letteratura araba le more amare
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Personaggio principale: Abdullah, un giovane di cultura mediocre, incarna un modello di un giovane che percepisce ciò che lo circonda, cosciente della propria realtà e dei piani dei colonizzanti e anche consapevole del fatto che la resistenza è l'unica via per liberarsi dall’ingiustizia, dall'oppressione e dalla schiavitù. Lavora come aiutante in un negozio ed è stato caratterizzato dalla sua devozione al lavoro, dal suo amore per tutti e dalle sue buone maniere. Amò Aisha dal primo sguardo. Ha deciso di sacrificarsi per renderla felice.
Sheikh Miftah: un modello di coloro che sono stati sfollati dalla guerra, hanno subito flagelli da parte dell’invasore italiano e sono in cerca di sicurezza e stabilità. Aisha è un modello che rappresenta la miseria umana.
Il romanzo si occupa di numerosi temi come la solidarietà,la lotta contro l’invasore, l'apprezzamento, il rispetto, l'amore per Aisha, il matrimonio, il rapporto di lavoro e il tema della droga. Tratta anche questioni sociali come la povertà, la sofferenza rappresentata dalla famiglia di Miftah, i veleni della società, la droga e l'utilizzo del takruri come fuga dalla realtà.
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letteratura araba le more amare - tarek zoghlami
Mohammed Laroussi el Metoui
LETTERATURA ARABA
LE MORE AMARE
Traduzione a cura del
Dott. Tarek Zoghlami
tarektunis@hotmail.com
Il vecchio Miftah si mise a degustare il rimanente nella tazza di tè fino all’ultimo sorso. In seguito riunì le sue sopracciglia bianche raccogliendo un strato di rughe al centro della sua fronte, afferrò il vecchio tappeto di paglia e disse alla figlia:
Il vecchio Miftah fece un lungo sospiro prima di dirle:
Mabruka anche lei fece un sospiro e disse:
Mabruka si alzò correndo in fretta per rimettere l’asino a suo posto.
Quest’asino è testardo! Bisognerebbe trattarlo con il ferro … Anche le corde di iuta divora con appetito e brama, come se non mangiasse da giorni … Quintali e quintali, li ingoiava senza fermarsi … Sempre affamato … Goloso .. Non lascia nulla, semola, crusca, orzo, grano o piante … E il signor Salah ama quest’asino come se fosse uno dei suoi figli ... L’asino più coccolato fra tutti gli asini del villaggio … Tutti parlano di lui … Raccontano su di lui storie e favole. Se gli asini avessero un regno, egli sarebbe incoronato il loro re … Cosa gli manca? … Ha una corda larga argentata … Una copertina di cuoio pregiato, ricamato con della seta di alta qualità … Una sella su cui qualsiasi persona nota o benestante desidererebbe sedersi … Cibo in abbondanza, sia nei momenti di carestia che di prosperità … E signor Salah lo nutriva con le sue mani, sceglieva per lui i grani di orzo … Cosa c’è più di questo ?
Mabruka smise di parlare mentre carezzava il dorso dell’asino e disse a se stessa: Alla fine egli non è responsabile di quello che fa … Un animale muto … Non responsabile … è un bene mandato da Dio …
.
Tornò da suo padre per aiutarlo e dargli il cuscino per riposare e fare la siesta prima di ricominciare il suo lavoro nel campo del signor Salah … Ma Mabruka trovò suo padre in un stato di sonno profondo; si mise vicino a lui ad udire il suo forte ronfare e non seppe scegliere tra svegliarlo per fargli smettere di russare o lasciargli godere la dormita di cui aveva talmente bisogno. Maledì l’asino maligno che non gli diede il tempo di consegnare il cuscino
a suo padre per prendere la sua razione di sonno. La stanchezza di questo padre laborioso arrivò ai suoi limiti e lo portò ad abbandonarsi velocemente in un sonno profondo … Questo ronfamento fastidioso! Si avviò per svegliarlo ma per la seconda volta ritornò sui suoi passi. Aveva pietà di lui in maniera eccessiva … Avrebbe desiderato di avere delle braccia forti come i maschi e la forza dei giovani … In quel caso gli avrebbe evitato la fatica e la stanchezza.
Rimase ad osservare il suo corpo allungato sull’esile tappetino, si sbigottì alla vista della sua bocca semiaperta, dove si intravedevano i suoi canini gialli e i suoi denti che erano diventati verdi alle radici come se ai loro lati fosse cresciuto del muschio. Sorvolò con il pensiero domandandosi :
… Quanto cibo avrebbe divorato mio padre?... Sessanta anni o di più e lui mangiava ed ingoiava ….
bazin di Misurata,
gharbuz di Matmata,
malthouth del Hamma,
shaddakh di Ghannouch … Alla fine nulla …. La morte e l’estinzione … Vermi e terra … Morirà mio padre come morì prima mia madre all’età di trent’anni e come è morto ieri il pellegrino (l’anziano), Mahmoud ben Yahia … Cosa ha ottenuto da tutte queste tavolate e abbuffate ? … Agnelli lessi e grigliati … Pentoloni e vasche …. Centinaia di giare di burro versate sopra i pentoloni di cuscus e assida … Tutti uguali … La fine è unica … La stessa per tutti: per quello che zappa il fazzoletto di terra con l’orzo, o per quello che prende il raccolto dell’orzo o i datteri secchi e scadenti … Se mio padre credesse in questo? … Vivrebbe in tristezza e malinconia tutti questi anni crudeli e dolorosi? …
Ma lo fa per Aisha, mia povera sorella … Che non cammina sulle sue gambe come tutta la gente, lei gattona con le ginocchia e le mani come se fosse ancora un bambino nel primo anno di vita ..."
L’anziano emise un rumore forte che fece spaventare Mabruka a tal punto da farla uscire dal discorso della morte, della gola e al suo dovere verso quest’asino viziato. Si ricordò di dare da mangiare all’asino un sacco pieno d’orzo che appendeva alla sua testa tutte le volte che il sole occupava il centro del cielo e le ombre delle palme si allungavano verso est. L’asino la vedeva diretta verso lui con il sacco d’orzo, allungava le orecchie e muoveva la testa e alzava le narici come se annusasse l’odore dell’orzo da lontano, poi abbassava il capo come se la stesse aiutando ad appendere il sacco.
È un asino intelligente, malgrado che asino sia sinonimo di testardo e stupido … Dov’è questa stupidità … Ma che colpa ha l’asino per diventare una forma di insulto usato dalla gente in tutte le epoche. Perché è paziente a sopportare l’arroganza dell’uomo? … Perché è serviente, umile, non conosce la stanchezza e non si stufa, si accontenta di poco e resiste alla negazione e alla miseria? Ma il cavallo ha un grado di intelligenza superiore all’asino a tal punto che è molto favorito? E questa differenza e notevole? … è vero che il cavallo è più bello e più affascinante, più adatto per le corse e per l’assalto, per l’orgoglio e il vanto. Ma malgrado questo da solo non compensa il fabbisogno dell’uomo. All’asino spetta il maggior lavoro ...
Mabruka storse il naso, attaccò il sacco al collo dell’asino e ritornò sui suoi passi verso la baracca per pulire la piazzetta che si trovava avanti.
La piazzetta era il luogo di riposo e la loro dimora di giorno … Il signor Salah offrì loro dei tronchi di palma per recintare la piazzetta che usavano come pedane per proteggersi dal suolo freddo nel periodo invernale e come panchine nelle altre stagioni.
Mabruka si ricordò dell’inverno e sentì un brivido lungo tutto il suo corpo e le si raddrizzarono i capelli. L’inverno! La stagione maledetta per lei, per sua sorella Aisha, per tutti quanti … Il freddo pungente dell’inverno che le mangiava i piedi e le dita. Avevano le estremità dei piedi gonfie e fessurate. Le screpolature si riempivano tutti i giorni con la terra … E rimaneva il residuo finché si chiudevano e lasciava quasi sempre degli sfregi neri. In inverno, le dita dei piedi rimasero vittime della terra irruente. Il suolo gelido si trasmetteva a quei piedi nudi e miseri e si insinuava dentro. Di notte, appena le dita sentivano un po’ di calore, si infiammavano come se fossero bruciate con del carbone ardente, che portava alle due sorelle un dolore forte che si poteva colmare solo versando dell’acqua fredda sui piedi, così non sentivano il caldo.
Mabruka finì di spazzare la piazzetta con un vecchio rametto, raccolse tutto dentro una busta vecchia e andò a buttarla in vicinanza dove l’asino era attaccato. Ritornò indietro immersa nei suoi pensieri con la testa china come se fosse alla ricerca di un oggetto prezioso caduto per terra. Sentì la voce del predicatore che annunciava l’ora della preghiera del primo pomeriggio, che si propagava dall’unico minareto del villaggio. Si recò da suo padre a svegliarlo dal suo sonno per fare la preghiera e continuare il lavoro nello zappare la terra e pulire le piante dalle erbacce parassite: farinello, convolvolo, ortica ed altri dei parassiti che non conoscono l’estinzione e la morte. Bastava che la zappa dello zio Miftah si assentasse per tre o quattro giorni, che la malerba prosperasse di nuovo come se fosse in una lotta continua …
L’anziano Miftah si sveglio al richiamo di sua figlia, se ne andò verso la giara dell’acqua per l’abluzione . Scelse un angolo nella piccola piazza che usava come luogo di preghiera nei momenti in cui non lavorava. Invece Mabruka si impegnò a preparare il tè nero che era sulla stufa di terracotta. La fece abituare suo vecchio padre, che appena pronunciava la parola pace concludendo la sua preghiera, lei era già al suo fianco per offrirgli un bicchiere di tè denso, sembrava del catrame per la sua consistenza e il suo colore nero.
Il vecchio Miftah si svegliava assonnato e non riprendeva le sue capacità mentali e fisiche se non dopo aver bevuto