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Gli Ospiti
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Gli Ospiti

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Questa pazza storia comincia con uno scrittore che è invitato ad un simposio di letteratura segreta in un villaggio pittoresco e spettrale. Al poco di arrivare al suo destino, Roberto Hernández, protagonista e narratore, conosce uno strano dottore che si fa chiamare Faustino, il cui non si sa le vere intenzioni, e alla bella Rocío Ramos e capisce che l’amore è un’avventura ciclica e infinita che si ripete lungo il tempo. Tutto è molto strano, perché: cos’è letteratura segreta? Stanno veramente dove vogliono stare? Higueras è un villaggio di Extremadura o finto? Perché si ha cercato di clonare lo scrittore Francisco Umbral? Benvenuti a questa distopia di finzione rurale e fantastica, un romanzo impazzito nei limiti di … tutto?

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateNov 23, 2017
ISBN9781386882466
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    Gli Ospiti - pedro pujante

    GLI OSPITI

    Pedro Pujante

    ...a Raquel...

    Perché amo la plastica, il vinilo.

    la vita che risiede, con la sua complessità

    brillante e inservibile, in questo tempo buio

    che brilla quando l’utentevuole;

    che gira con un tempo

    che sta già capitando.

    José Óscar López

    VIGILIA DELL’ASSASINO

    ÍNDICE

    SORPRESE, 6

    SIMOLACRI, 30

    RIVELAZIONI, 57

    BIFURCACIONES, 91

    SORPRESE

    1

    Sono stato invitato io a un simposio di letteratura segreta. Non so molto di più, solo che l’evento si farà in un posto sconosciuto. Ancora non si ha svelato il luogo, nelle date, nemmeno so chi organizza, chi verrà, il tema generale oppure le intenzioni o le motivazioni della riunione. Tutto è molto segreto. Tutto è ricoperto da un fino strato di silenzio e nebbia – nebbia metaforica, certo - che fa di questo evento futuro e imminente, un punto sfocato in cui al fissare il mio sguardo vedo una misteriosa premonizione, nuvolosa. In realtà non so bene di cosa sto parlando, le immagini di qualcosa, che non so cos’è, ballano nella mia stordita testa, ma cosa c’è di più misterioso che lo stesso mistero senza tempo ne data?

    Sono stato invitato io. Ad un simposio di letteratura segreta. Sarò io anche un uomo segreto? 

    Sono emozionato. Sono stordito. Ma, sopra tutto, ho tanta noia, porto tanti anni dedicati alla indecisione che sto appunto di esplodere di felicità. Mia noia è una nebbia densa che le nuove prospettive che si aprono sono riuscite a scogliere. Mi annoiavo così tanto che quasi mi sentivo uno zombie. E adesso, è arrivata la resurrezione dell’allegria con questo inaspettato invito. Più di dieci anni senza che capitasse niente di interessante in vita mia. E adesso, subitamente, un invito a un simposio SEGRETO!

    Perché io? E perché no? Che se ne frega

    Mi sento felice e fortunato.

    Questo simposio, da quello che posso dedurre della laconica ed enigmatica lettera che ho ricevuto per posta privata, di una riunione su letteratura segreta (non esattamente di mistero, terrore o gialli, no ‘non ci confonda signore Hernández’ , bensì di scrittori segreti, di argomenti ermetici e altri enigmi di profonda trascendenza che saranno svelati al dovuto tempo agli scelti, ai partecipanti misteriosi di questo anomalo evento che sta appunto di capitare. ‘un segno nella storia della cultura’, un fenomeno che se scriverà nel libro sacro della letteratura universale. Anonimato e fama, una combinazione paradossale.

    Non ci dicono niente di più ai partecipanti da quello che sto leggendo nella lettera, così la sorpresa e l’enigma facciano effetto anche a noi. Si deve creare l’ambiente giusto. Dicono: ‘Signor Hernández, il mistero non è una qualità ma una condizione’.

    La lettera spiega brevemente che il simposio sarà in un posto indeterminato di Spagna, senza più dati che una fascia oraria: fra settembre e novembre di quest’anno. Tutto è molto segreto. Tutto è molto strano. Come se le caverne delle più impensabili enigmi del tempo si aprissero davanti a me.

    Comincerò per il principio. Vediamo

    2

    Alle sei e tredici minuti dal mattino dal sette agosto 2014, cioè ieri, mi trovavo qui, nel mio appartamento di Torrevieja sentendo il frenetico chiasso delle macchine di pulizia che assediano il bellissimo parco che c’è sotto la mia finestra. Questo era un paradiso fino al arrivo di loro; i pulitori atomici le chiamo io. L’infernale e mostruoso esercito di impiegati pubblici aveva cominciato il suo indispensabile compito. Un compito che consiste basicamente in svegliarci prestissimo a noi vicini dormenti per godere di un parco e le strade senza foglie, senza spazzatura, senza silenzio, senza sogni. La giornaliera missione di pulizia consiste in rimuovere la spazzatura di un posto all’altro con tubi che vomitano raffiche di vento impulsate da sonori motori a gasolio, che noiosi e grassi dipendenti dal comune caricano alle spalle come Ghostbusters a pagamento e senza scrupoli e con un futuro di sordità imminente. Propagano la loro propria sordità, cambiano la merda di posto e travestono il parco come un inferno sonoro. Tutto pagato con le nostre tasse.

    Sono arrivato dalla mia stanza al bagno barcollando rimbambito ed esasperato per dormire poco e male. Incubi e calore con una sbornia costante e alcuni articoli che dovevo presentare in alcune ore e non ho ancora cominciato. Pensavo dedicare, adesso già avevo qualcosa in mente, mia editoriale settimanale alle cattive gestione delle pulizie di giardini e strade di Torrevieja. Un articolo incendiario che, come fanno loro con me al mattino, vuole trapanare le loro orecchie, le loro coscienze.

    Come dicevo, ieri mi hanno svegliato i ghostbuster atomici alle sette e qualcosa e in quel preciso momento qualcuno ha suonato il citofono. Ho pensato di non aprire, era troppo presto e credevo che avessero sbagliato di porta, nessuno visita me, nemmeno a quelle ore dal mattino, estivo e rumoroso di un sette agosto. Mi sono messo una vecchia maglia e prima che citofonassero per quarta volta ho deciso di aprire. Prima guardo per lo spioncino e vedo un signore vestito con un uniforme grigio, di un’azienda di trasporti, pensai, che portava un pacco oscuro nelle mani. Saranno libri, fu ciò che istintivamente pensai, sempre sono libri per fare una recensione oppure che ho comprato online. Titoli che usualmente dimentico e che, al arrivare risultano sempre una sorpresa per me. Ma mi sono sbagliato. Era una misteriosa lettera, senza mittente. Ho firmato la ricevuta e chiuso la porta. Controllai la bustina in tutti i modi. Una busta nera, senza nessun segno. Una busta nera, un po’ più grande del normale, misterioso, elegante, grande, l’ho già detto. L’ho aperto. Nell’interno c’era una lettera in carta anche nera con scrittura gotica e dorata. Tutto molto strano e molto nero. La lettera spiegava che in un periodo breve dovrei ricevere più informazione per assistere al Simposio di Letteratura Misteriosa al cui avevo l’onore di essere stato invitato. Scelto, fortuna, onore, tutto questo. Era, secondo quello scritto nella lettera nera, un atto segreto da cui non dovevo rivelare nessuna informazione e che succederebbe in un posto indeterminato di Spagna fra i mesi di settembre e novembre successivi. Che io riceverebbe più informazione in breve. Che se non ero interessato, cosa che dubitavano, secondo una vaga e presuntuosa supposizione, solo dovevo ignorare questa lettera e i successivi messaggi che potrebbero arrivare nei prossimi giorni.

    Devo confessare che, da ieri, quando è arrivata la lettera alle prime ore dal mattino, non sono riuscito a pensare ad altro. Certo che penso a Teresa, ma i fantasmi del amore viaggiano in una carrozza privata della memoria. Perciò quello non conta. Solo penso, se si può dire, nel evento, in questo bizzarro simposio e in un piccolissimo dettaglio che non riesco a capire di questo sconcertante scenario: cosa faccio io in un congresso su letteratura misteriosa? Perché ho già pubblicato qualche libro di fantasia o fantascienza. Racconti su cattive realtà che si comunicano con la nostra, mondi paralleli che parlano col nostro, su personaggi che abitano nei margini del anormale. Va bene, sì, pensandoci bene, si che ho qualcosa da fare col mistero, ma io sono un tizio parecchio normale con una vita al massimo volgare. Da ieri il mio stato nervoso mi fa soffrire delle palpitazioni e dell’ansia, di più ho perso l’appetito e prevedo un’insonnia devastante verrà e trasformerà le notti in spazi gelidi. E sopra tutto, sono soltanto un progetto di scrittore, non conosciuto, un fallimento totale. Ho pubblicato tre o quattro racconti in una rivista digitale di scarso riconoscimento o popolarità. Ho autoeditato un romanzo che ho venduto o regalato fra i miei vicini e conosciuti, niente di più. Articoli nella stampa locale di Torrevieja. Chi sono io? Niente. Un mistero? Nemmeno quello.

    Mia fama non è maggiore di quella di una spia.

    Ma almeno le spie hanno uno stipendio e sono valutati per non essere riconosciuti.

    Adesso sto bevendo granire di limone con rum, quello aiuta a confortate un po’ la mia crisi esistenziale ma, quando riceverò più istruzioni? L’ansia è qui, in me, spingendo in verie direzioni come se volesse fare del mio corpo un essere multiple, tagliarmi, strapparmi, smembrarmi spiritualmente. Quando saprò finalmente qual è lo scopo di tutto questo simposio di letteratura misteriosa?

    In questi pensieri angosciosi mi trovavo tenendo mio terzo rum con granita della mattina quando è arrivata la seconda consegna, questa volta attraverso una email. Sono davanti al mio computer, generalmente controllo la posta in arrivo di modo compulsivo e appena è arrivata una mail. Dentro l’email mi chiariscono che il simposio sarà in un remoto paesino di Extremadura, un paesino piccolo da cui non ho mai sentito nominare: ‘L’evento segreto verrà fatto a Higueras’. Higueras? L’ho cercato in Google e sembra che non abbia più di novanta abitanti ma in estate la popolazione si moltiplica per dieci per il turismo e tutto ciò. Un paesino con novanta abitanti è un paesino? Ricordo la presentazione di un libro di Javier Marías dove c’erano novanta persone, tutto un paesino di Extremadura.

    Dalle cose da vedere a Higueras si distinguono, d’accordo a quello che leggo su Internet, la tranquillità autunnale e una strana Festa del Emigrante. Quest’ultima sembra una brutta battuta. La ragione, spiego a me stesso, è il fatto che un posto così deserto –in corso d’estinzione dovuto alla fuga di giovani alle città – si ha considerato l’opzione di far venire stranieri, celebrare la loro presenza e commemorare con belle giornate festive in mezzo al mese d’agosto. Non so, for se le motivazioni siano altre, neanche so e non mi interessa troppo il folklore della remota e profonda Cáceres.

    Le ragioni che hanno impulsato che il simposio abbia posto lì in quel angolo estremo ed extremeño dell’universo, sono sconcertanti. Al inizio ho pensato che si trattasse di una barzelletta sgradevole, un tentativo di rompere le nostre volontà – quella dei probabili scrittori invitati – attraverso selvagge e irrealizzabili proposte. Come se fosse un test di resistenza. Ho anche pensato alla idea che fosse un reality show, una battuta televisiva in cui noi saremmo diventati il centro delle risate da tutta la nazione. Ma devo riconoscere che tutta quest’aura di segretiamo e mistero e ambiguità trasforma un semplice congresso di letteratura in un’esperienza desiderabile, esotica, fantastica. Nel punto di partenza di una nuova forma di vita, un viaggio al aldilà letterario.

    In più c’è il tema della mia noiosità: sono così disperato per la noia che qualche stupidaggine mi emoziona. Misteri letterari in Cáceres? Allora lì andrò. Sarei capace di andare al matrimonio della mia ex solo per scappare da me stesso. La dignità si diluisce nella viscosa immensità della realtà

    3

    Sono riuscito a dormire tutto il giorno. Non sono uscito di casa e solo mi sono avvicinato al balcone per guardare come si bagnano i turisti nell’affollata spiaggia, Plata de los Naufragos, a fumare qualche sigarretta e sentire il calore asfissiante di questo inferno chiamato estate. Ci sono barche ancorate, ombrelloni colorati, ragazzi e ragazze passeggiando, cani passeggiando, vecchi passeggiando, gabbiani passeggiando, ubriachi passeggiando con la loro ubriachezza. C’è molta gente passeggiando, sembra che fare la passeggiata, subitamente, è diventato lo sport più divertente e interessante al mondo estivo. Sento dei desideri irrefrenabili di passeggiare. Ma ogni volta più levi, mi sta passando infatti quella voglia.

    Chiudo gli occhi e respiro profondo

    Quando arriva l’ora di pranzo posso osservare alle persone tornare della loro giornata mattutina di spiaggia, verso le loro case. Sembra che venissero di una guerra, un combattimento contro il mare, tornano sconfitti, trascinando i loro pesanti e stanchi corpi, brandendo le loro ombrelloni e sedie di plastiche. Le loro armi, con cui si confrontano contro l’oceano. Ma sempre tornano sconfitti, affamati, trasandati. Tutti i giorni si fa una battaglia. Tutti i giorni perdono una battaglia. Ma, il giorno dopo tornano, senza tregua, duri. Ed è cosi tutta l’estate...

    So a questo momento che fra settembre e novembre sarò ad un minuscolo paesino di Extremadura per partecipare a una specie di convenzione letterario-misterica in cui tutto è segreto, inclusi il tema concreto e l’obbiettivo della riunione. Ed è raro, perché questi eventi, per regola generale, tendono ad essere pubblici, hanno una vocazione promozionale della cultura, di finestra al mondo, nascono con l’intenzione di stimolare correnti di pensiero o fare omaggio alle figure di poeti morti. Ma, in questo caso, l’aria che circonda questo simposio è polluta con

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