Le avventure di re Gilgamesh
By Giacomo Ulery and Saba
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Le avventure di re Gilgamesh - Giacomo Ulery
Tavola dei Contenuti - TOC
Cover
Chapitre 1
Punti di riferimento
Copertina
Le Avventure di Re Gilgamesh
Prima di Omero, i Sumeri mettevano le radici dell’Occidente.
Nella terra del Paradiso terrestre.
Incipit
Tu Poesia aiutami nell'aspra impresa.
Dammi le chiavi per raccontare
del re Gilgamesh le avventure.
Tu oh Poesia suggerisci al mio spirito,
con vive parole questo primordiale Mito
nascosto nella storia del popolo sumero.
Racconto conservato nell’argilla asciugata.
Dimenticato e coperto per seimila anni,
la storia traverso' un’era di detriti
misti a fango e polvere.
Con lui fra gli uomini nasce la Poesia,
dono degli Dei, energia che fa vivere
per l'eternita' esseri volti e avventure
caratteri che vivono e muoiono,
di cui nessuno sa spiegare.
Esseri forse essenze non tutti pero' uguali,
che' alcuni sono piu' potenti e conosciuti
e vivi nel cuore di coloro che leggono i libri.
Sono i personaggi gli esseri che vivono
in un mondo lontano e vicino
che si chiama Letteratura,
cioe' un'isola lontana
dove vivono Amleto e Faust,
il vecchio marinaio e mill’altri.
Isola dove tutti quegli esseri vivono
in compagnia di chi un giorno
li ha fatti nascere.
Gilgamesh con Sinleqiunnini,
Omero con Achille, Virgilio con Enea,
Shakespeare con Amleto.
Coi Sumeri nostri antenati, comincio'
la tradizione di contare mille odissee,
di ascoltare cio' che gia' e' chiuso in noi.
Il primo quello di Re Gilgamesh
fu racconto di avventure magiche.
dimenticate da tutti,anzi ignorate
coperte da millenni di macerie,
e scoperte per sorte da W. Loftus.
Egli ispirato dagli Dei,si mise a scavare:
in mano non aveva delle mappe,
ma libri su un mitico re,divina follia:
lui prese per storia la poesia.
Lui sotto il fango trovo’ la citta’ di Uruk
con le sue possenti mura circolari,
cosi' come esatte le descrive il mito.
Segno di una ricca e complessa
civilta' che resta mistero,
e in cui la nostra ha messo radici.
Lui con passione,offri’ alla luce del Sole,
e a quella della moderna cultura,
la prima citta' costruita dopo milioni
di anni passati a lavorare la pietra
a vagare nelle selve a caccia di prede
e infine a coltivare la terra.
Epoche passate a vivere in capanne
fatte di canne,legno e fango
prima, e poi in villaggi sempre piu' grandi.
In una regione paludosa il misterioso
popolo dei Sumeri lascio' i villaggi
di capanne dispersi nelle campagne.
Costrui' case in pietra, villaggi di pietra
e poi citta' ben ordinate tra poteri,
il re e gli dei coi loro servitori,
ed i cento mestieri: dei metalli,
delle pelli, del cucinare il pane
della grande citta' da far funzionare.
Che’ Uruk dentro le sue mura
era il doppio di Atene, la meta’
di Roma imperiale…
Nella citta’ di Uruk,su vaste
piattaforme fatte con mattoni
di fango cotto erano due templi:
al Dio Anu,il grande e a Ishtar,
poi Astarte fenicia poi Afrodite,
la potente Dea dell’amore.
Di fianco al tempio la reggia,
poi le case ed infine a proteggere
le vaste e leggendarie mura.
Un giovane inglese G.Smith,
tradusse un brano col racconto
del Diluvio che si credeva biblico
ed invece, con gran scandalo,
si seppe,faceva parte dell’epopea
del mitico semidio Re Gilgamesh.
Grazie a Smith vive ancora
il primo eroe della Poesia,
lui stesso come un eroe,
viaggio' a vela, in capo, al Mondo:
alla ricerca di Gilgamesh.
Lui l’inglese di cui contero' la vita
alla fine. Coraggioso e forte
nell’anima l'inglese che mori'
giovane come forse sognava.
Grazie a lui vive oggi quel gran re.
Vive l'epopea di un eroe,
la sua vita d'infinite avventure.
Lui sempre in lotta tra mostri,
per cercare il segreto di una vita
che non cade in braccio alla morte.
Lui che sempre dialoga con gli Dei.
Lui re che per un terzo era un Dio,
che viaggio' in capo al mondo
e incontro’ il superstite del Diluvio,
il re che rifiuto' l’amore divino
d'una Dea ,crudele con gli amanti,
che dal destino fu condannata
a perdere il suo solo e unico
ma sofferto grande amore....
Dentro quelle mura all’alba
del tempo fu inventata
forse dono divino la scrittura:
incisioni a cuneo su argilla fresca.
Li nasce la tradizione di contare
mille odissee,di ascoltare la Poesia.
Quella citta' vasta potente e vera.
dove i re sono figli degli Dei,
o mariti a Dee bellissime,
che hanno il talamo nel tempio
della citta’ nel centro, accanto
alla casa luminosa e fiorita del re.
Gilgamesh poema originario
Iliade vera della storia. Tremano
i polsi al cospetto di questa culla
di pietre ben squadrate di Cultura,
a leggere la prima Epopea
ripetuta per secoli a voce
e ben custodita nella memoria
dello Scriba che la ripeteva
e la custodiva intatta.
Tremano i polsi a leggere dei Sumeri
che primi sentirono il soffio
del creare, e della Poesia,
che vissero quell’ansia felice
di scrivere e tramandare
un poema di avventure.
Con loro la letteratura
prese forma, con quei bizzarri
essenziali segni d’argilla
quei ben curiosi cunei
che furono la prima scrittura.
Poi con intuito divino scrissero
sull'argilla un racconto tanto
bello da essere vero,
e che cela della Poesia
il segreto, forse il nocciolo
'divino dell’uomo
che e' l'arte: e ci fa diversi.
I Sumeri, il nostro popolo-madre.
Il vostro non e’ il lungo duro passato
di altri popoli, che sulla riva
dei millenni scoprono e apprendono.
Voi popolo misterioso gia' sapete
comparite in Mesopotamia da chissa’
dove, e il vostro sapere e’immenso:
forse 4000 anni prima della nostra eta'
raccontate della vostra civilta'
gia' brillante, ricca e completa.
Addirittura su una bella tavoletta, e' Mistero,
disegnate il nostro intero sistema solare
coi pianeti giusti nella dimensione e numero .
E’ comparsa a Eridu, prima citta’,la storia,
la vostra storia, fondata all'inizio
di tutto. Guidati dal luminoso Dio Enki
il sapiente.Rivelate di aver ogni cosa
saputo dagli Anunnaki, che significa
coloro che dal Cielo vennero sulla Terra.
Erano quelli divinita' a forma di rettili,
che grazie a vascelli fiammeggianti
arrivarono a noi dal pianeta Nibiru.
La verita' e' nascosta nel nostro Io
( nell'emisfero destro) dove forse
e' depositata l'intera storia umana.
Quella meta' intuitiva-creativa
con cui il nostro Io immagina
cio' che non vede e lo dice Dio o Arte.
Noi sumero-europei: che con la cultura
creata nelle vostre citta'
abbiamo costruito la nostra.
Noi che vi dobbiamo le radici:
che' le nostre lingue europee,
non sono figlie dell' India, vecchio errore,
ma della fertile Mesopotamia
di voi Sumeri: mariti figli
mogli degli Dei cui dobbiamo civilta'.
Loro, i Sumeri, sono il primo gruppo umano
che diventa popolo, organizza la societa'
attorno al re e al tempio del Dio.
Il Re siede a tavola sempre con sei,
numero sacro, invitati. Scribi, dignitari,
danzatori, un coppiere e un arpista.
Gli Scribi per il Re e per tutti scrivono
leggi, regole e conti, ma anche preghiere
e le memorie del passato: del Diluvio
e dei Re che vengono dagli Dei,
ma anche dell' immenso sapere:
dalla matematica all'astronomia
all'architettura e la musica, dopo la prima
vostra invenzione, la piu' grande,
quella della scrittura, quasi divina.
Dei re e' solenne anche la veste
in grandi pelli di pecora cui la lana
era con cura pettinata e intrecciata,
da aver infine tanti ciuffi regolari
che vestono Dei, e gli eroi e i grandi Re,
che degli Dei erano figli o sposi.
Altri saperi di questi uomini che si univano
con le divinita' sono: astronomia
architettura, scrittura e calcolo.
Poi ci sono gli stimati artigiani,i primi
artisti sanno lavorare metalli e gioielli
che inventano il tornio e fabbricano vasi,
non uno, tanti, varie forme: larghi
piatti e rozzi, alti lucidi eleganti,
adatte ciascuna a suoi compiti.
Anche ci sono gli addetti ai due fiumi,
i soldati e i burocrati, che tengono conti
che incassano i giusti tributi.
Fu Sinleqiunnini il primo poeta,
era un vecchio scriba e sacerdote.
Fu Sinleqiunnini vecchio sacerdote,
gran scriba,lui il primo saggio e dotto poeta,
a incidere queste avventure memorabili.
Lui che gia' nel nome: "O Sin, Dio-luna,
accogli la mia supplica". Mostra
i suoi legami forti con gli Dei.
Chissà se viveva nella grande Uruk,
se era cieco anche lui come Omero.
Certo fu il primo poeta della storia.
Lui scrisse di una vasta epopea,
che aveva radici in ogni citta'
sumera, e ciascuna metteva del suo.
Certo il vecchio scriba, il solo,
che firmo' una pagina d’argilla,