Gli Angeli e l'Apocalisse - Erenvir e l'Anno Zero
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Book preview
Gli Angeli e l'Apocalisse - Erenvir e l'Anno Zero - Effe Cinicola
Indice
Frontespizio
Colophon
Dedica
I sogni
L’inizio
1 - Il Giorno del Giudizio
2 - Una nuova alba
3 - Il Bastone Nodoso
4 - Lo sconosciuto dagli occhi viola
5 - Scoperte e sospetti
6 - La vera natura del signor Bel
7 - La Bussola del Destino
8 - Il Custode della Bussola
9 - Atlas, Signore del Sottosuolo
10 - Accenni del presente
11 - Addio al passato
In viaggio verso il futuro
1 - Primi passi
2 - Avvisaglie di pericolo
3 - L’incontro
4 - La morte che cammina
5 - Il Regno del Cavaliere della Morte
6 - Luc è in pericolo
7 - Il Negromante
8 - Il potere della Dominazione
9 - Il libero arbitrio
10 - Una decisione di tutti
La Terra Promessa
1 - La nera alba
2 - La triste attraversata
3 - Una strana forma di vita
4 - Circondati
5 - Il Giardino della Fluenza
6 - I Sovrani dei Farfin
7 - Il sacrificio
8 - Un passaggio molto particolare
9 - Xagot
10 - Un aiuto inatteso
11 - La Terra Promessa
Effe Cinicola
Gli Angeli e l’Apocalisse
Erenvir
e
l’Anno Zero
Youcanprint Self-Publishing
Titolo | Gli Angeli e l’Apocalisse – Erenvir e l’Anno Zero
Autore | Effe Cinicola
Facebook: facebook.com/EffeCNCola/Gli Angeli e l’Apocalisse
ISBN | 978-88-92685-27-7
Copertina di Comicsprovider e Livia De Simone
Illustrazioni di Mirco Paganessi
© Tutti i diritti riservati all’Autore
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta senza il
preventivo assenso dell’Autore.
Youcanprint Self-Publishing
Via Roma, 73 - 73039 Tricase (LE) - Italy
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Twitter: twitter.com/youcanprintit
A Valerio, che mi ha
introdotto in dimensioni e
mondi fantastici e avventurosi,
aprendo le porte della mia mente.
Prologo
I sogni
Sono un vecchio, con una lunga barba bianca che mi sfiora i piedi e un’ampia veste di un candore lucente. Sono seduto su un trono di ametista.
Mi sento in pace con me stesso perché so che tutti i miei desideri sono già stati realizzati e ho il potere di realizzarne ancora. So di essere saggio e potente.
Accanto a me, ventitré uomini e donne di età avanzata stanno seduti su troni simili al mio, disposti in cerchio attorno a un globo di puro calore grande abbastanza da contenerci tutti, che splende come se concentri in sé le meraviglie dell’universo. È una specie di sole che non mi acceca ma anzi mi rende più comprensibile ciò che vedo, simile a una sfera di cristallo che conosce tutta la storia dalle sue origini e contiene ogni risposta possibile.
All’inizio, al suo interno, osservo la serenità della creazione, lo smisurato spazio con le sue stelle, i suoi pianeti e la sua vita, la magnificenza della natura e il perfetto scorrere di ogni attimo. Innumerevoli suoni celestiali, colori sfavillanti e odori piacevolissimi glorificano se stessi, ciò che li circonda e anche me, come se fossimo un’unica bellissima creatura di luce senza macchie o imperfezioni.
Improvvisamente, però, le visioni cambiano e diventano terrificanti.
Vedo le infamità del mondo. Vedo il dolore inflitto e ricevuto. Vedo le lacrime, la povertà, la guerra e la morte. Vedo la natura sottomessa e lacerata, così come sottomessa e lacerata è la volontà dell’uomo che segue ideali deviati e distorti. E purtroppo sono consapevole che anche io faccio parte di tale caos.
Piango. Piango per il paradiso appena visto e subito perduto. Piango per tutti i bambini, le donne e gli uomini che hanno sofferto per la malvagità degli altri. Piango per gli animali, la Terra e il cielo inquinati da sudice mani. Piango per me stesso, umano fallibile e imperfetto. Le lacrime non mi fanno vedere altro che le lacrime stesse.
Nel buio dello sconforto, una speranza nasce nel mio cuore: che tutto ciò finisca e che gli uomini possano avere la possibilità di pentirsi e redimersi, ritornando alla gioia che hanno perso per i loro errori.
Poi, una voce sconosciuta e tonante irrompe nei miei pensieri:
CHE I SETTE SIGILLI VENGANO INFRANTI. CHE IL GIORNO DEL GIUDIZIO PROFETIZZATO SI COMPIA. CHE INIZI UN’ALTRA EPOCA
. Le parole provengono da ogni luogo e sembra l’etere stesso a pronunciarle. Innescano in me una lotta fra terrore e gioia, apprensione e fiducia, derivate dalla coscienza della futura fine di qualcosa e dalla consapevolezza del conseguente inizio di qualcos’altro, come chi sa che sta per morire ma che poi rinascerà migliore.
Subito dopo, sento un inquietante rumore di ingranaggi metallici cigolanti, come se un’antica porta, dai cardini arrugginiti, si stia aprendo. Altri sei rumori simili si susseguono, l’uno più terrificante dell’altro.
E dopo, grida, preghiere, imprecazioni, tuoni, boati ed esplosioni.
Sono io, con i miei soliti vestiti, la mia faccia e le mie mani. Sono solo un ragazzo. Mi ritrovo a vagare da solo in un deserto bianco e sterminato. Sono smarrito in un luogo che non conosco e non so come andarmene; ho paura perché i miei desideri si devono ancora realizzare e non so da dove cominciare o a chi chiedere aiuto.
Per mio sollievo, avverto una mano calda e confortante sulla spalla, mentre sotto i miei piedi si delinea una strada dorata, che porta in un punto imprecisato dell’orizzonte.
SEGUI LA VIA CHE È STATA SEGNATA PER TE
mi dice la voce di cui non conosco l’origine, ma di cui sento di potermi fidare.
E io la seguo.
Sono un uomo adulto e c’è una corona sopra la mia testa. Non sono più solo, ma circondato da una moltitudine di persone che mi acclamano. Mi sento al sicuro, come protetto da una forza sovrannaturale.
Sotto di me, ancora la strada lastricata d’oro.
Tutto intorno appare una città favolosa, risplendente sotto i raggi solari, morbida e accogliente come il seno di una madre, ma forte e protettiva come l’abbraccio di un padre.
Questa è casa mia. Penso, anche se non ho mai visto un luogo tanto bello.
Ci sono gemme ovunque, piante e fiori meravigliosi crescono nell’armonia dei colori della terra e del cielo, i leoni pascolano con gli agnelli e la farfalla gioca con il ragno. Profumi inebrianti danzano sotto il mio naso.
Tutto è di tutti e di nessuno.
Sono finalmente felice.
"CIÒ CHE VEDI È LA TERRA PROMESSA. CERCALA E LA TROVERAI.
A TE È DATO IL DESTINO DELL’UOMO CHE VUOLE SALVEZZA. VERRAI RICORDATO COME ERENVIR, COLUI CHE DÀ VITA ALLA NUOVA ERA DELL’APOCALISSE" parla ancora la voce senza una forma.
Poi… apro gli occhi.
I
L’inizio
Immagina che il mondo, così come lo conosci, venga spazzato via in un solo giorno. Immagina che i castighi apocalittici annientino e trasformino in un inferno la Terra in cui vivi.
Immagina di rimanere solo.
Poi il suolo sotto di te si spacca, cadi e rimani appeso sulla ripida roccia di un baratro di cui non vedi il fondo.
L’unica cosa che puoi fare è tentare di risalire, arrampicandoti con fatica.
Ma trovare salvezza sarà difficile perché le rocce appuntite su cui poggi mani e piedi ti provocano dolore, ti prelevano gocce di sangue e ti iniettano la voglia di arrenderti.
Se tutto ciò ti spaventa, non ascoltare le mie parole, perché ancora non puoi accettarle, perché ancora la tua mente non è pronta a illuminarsi del loro significato apocalittico.
1 - Il Giorno del Giudizio
Non avrei mai creduto a ciò che ho visto se qualcuno me lo avesse raccontato.
Tutto il mondo che conoscevo venne distrutto in un solo giorno, il giorno più terribile che l’umanità intera abbia mai vissuto.
A quel tempo, mi chiamavo Jonathan White ed ero solo un ragazzo prima di essere scaraventato, insieme alla mia famiglia, in un destino non meritato.
L’incubo iniziò con un frastuono assordante che mi svegliò e mi lasciò senza fiato. Era come se tutte le sofferenze del nostro pianeta si fossero destate contemporaneamente e stessero gridando vendetta.
Poi, la Terra tremò così tanto da sembrare una piccola biglia agitata con forza da una mano gigante. Le pareti della mia camera oscillavano quasi fossero di gomma, il lampadario si agitava e la libreria sputava fuori i libri e i vari oggetti come fosse indemoniata.
Sentii gridare mio fratello Luc, preso dal panico. Io rimasi immobile, incapace di ogni azione razionale, bloccato dal senso di fine imminente e dal terrore. Riuscii solo a immergermi nella preghiera più accorata che avessi mai espresso.
Per fortuna mio padre era sempre stato previdente e reattivo nelle situazioni peggiori e così, anche in quell’occasione, rimase lucido: prese cappotti, scarpe e altri oggetti tra cui una grossa torcia elettrica, calmò mio fratello e me e ci fece uscire in fretta.
Fuori di casa, ogni cosa intorno a noi franava sotto il violento terremoto. La gente correva e urlava per le strade, disperata per aver perso persone e oggetti cari sotto le macerie, mentre ancora cadevano rovinosamente pezzi di tetti e muri.
La polvere si era alzata così fitta da offuscare gran parte di ciò che accadeva intorno e, insieme a un forte odore di zolfo, entrava con prepotenza nelle narici fino ai polmoni, rendendo difficile respirare. Mi sono protetto naso e bocca con la maglietta del pigiama, ma la puzza della disperazione penetrò lo stesso.
Ero terrorizzato. I miei pensieri si erano azzerati, mentre venivo incatenato e violentato da quelle orribili immagini. Avevo già visto in televisione qualche reportage sui danni provocati dalle forti scosse sismiche, ma vivere in prima persona il disastro non è certo come guardarlo da semplice spettatore!
All’improvviso il mondo smise di tremare e un silenzio profondo squarciò l’aria, più terrificante del frastuono del terremoto. Credo sia durato almeno mezz’ora, in cui nessuno di noi, né gli altri scampati per le strade, fiatò.
Io e la mia famiglia eravamo sconvolti, ma ci abbracciammo, con gli occhi bagnati, comunque felici che non ci fosse accaduto niente di grave.
Nessuno poteva immaginare che il peggio dovesse ancora venire.
Guardammo stupiti il cielo, che venne oscurato da una fitta coltre di nubi scurissime, al cui interno si muovevano fiamme del colore del sangue. Il sole, che doveva già essersi affacciato sopra i monti, era come se non fosse mai esistito.
Nel buio più totale, scorsi una specie di monaco incappucciato senza volto, con un libro aperto in mano, mezzo bianco e mezzo nero, fregiato di strani simboli e rune dorate.
Il Tempo si chiude. Questa è la fine. La fine coincide con l’inizio. Questo è l’inizio. Dalla vita alla morte. Dalla morte alla vita. Dall’alfa all’omega. Dall’omega all’alfa. Il Tempo si chiude
cantilenò quella inquietante figura, priva di ogni espressione o emozione nella voce; e subito dopo svanì.
È un sogno, soltanto uno dei miei brutti sogni. Cercavo di convincermi.
Ma una luce accecante seguita da un rombo di tuono, troppo concreti e spaventosi, riportarono la mia attenzione verso l’alto.
All’orizzonte, il primo fulmine baluginò come un gigantesco albero di morte rovesciato, con i rami tesi verso la distruzione casuale di ciò che incontravano nel loro percorso. Non avevo mai visto un lampo così tremendo da squarciare le linee dello spazio: sembrava che stesse aprendo il cielo per far passare gli inferi!
Di lì a poco, si scatenò una tempesta furibonda, con la grandine che cadeva in pezzi anche più grandi di una palla di cannone, lasciando buchi profondi dove si schiantava.
Il fulgore dei lampi illuminava a giorno il caos irreale che stava annientando il panorama che avevo ammirato ogni mattina dalla mia finestra. A intermittenza vidi alcune persone fulminate oppure colpite da un masso di ghiaccio. Le grida, le invocazioni e persino le imprecazioni erano ovattate nel marasma generale.
Ero ancora incredulo, soprattutto perché mi sembrava di aver già vissuto quell’incubo. Vedevo tutto al rallentatore, come se avessi dovuto subire quelle torturanti immagini il più a lungo possibile.
Papà mi mise una mano sugli occhi per proteggermi da un’eventuale shock, ma io volevo guardare, spinto da una curiosità morbosa o forse da masochismo, chissà.
È un sogno. È solo un sogno…
piagnucolò Luc.
Avevo sempre reputato mio fratello un po’ lagnoso, ma in quel momento non potevo certo dargli torto!
Papà ci prese per mano.Mettiamoci in salvo
disse, trascinandoci per i vicoli crollanti.
E iniziammo a correre.
Non so per quanto abbiamo corso; non so neppure quantificare il tempo trascorso dalla prima scossa di terremoto.
So solo che alla fine, tra la polvere e il buio, tra i fulmini e i grossi proiettili ghiacciati, tra le persone e le lacrime che cadevano, stremati e ormai quasi privi di speranza, ci apparve una luce tremolante non molto lontana e udimmo squillare la voce riconoscibilissima di sorella Anna che ci esortava ad andare verso di lei.
Ci rifugiammo così nei sotterranei della chiesa, dove altri come noi tremavano in silenzio, pregando di essere risparmiati dalla catastrofe. Eravamo circa una settantina di persone, tutte con il volto incupito e triste, che dimostrava ogni terrore e angoscia possibili.
Con sollievo, notai che i bambini dell’orfanotrofio si erano salvati e stavano addossati a sorella Anna come fosse la loro chioccia. Non vidi padre Matteo che forse non ce l’aveva fatta.
Qualcuno smaneggiava con i cellulari per chiamare i soccorsi o per accertarsi delle condizioni dei loro familiari, ma senza alcun risultato dato che, probabilmente, gli apparecchi si erano già smagnetizzati.
Una ragazza, rannicchiata nell’oscurità di un angolo, aveva sulle ginocchia una piccola radio, che riusciva a scatti a sintonizzarsi su diverse stazioni. I messaggi trasmessi erano simili tra loro e tutti apocalittici: tsunami, piogge di meteoriti, cavallette giganti e morti usciti dalle tombe, riecheggiavano tra le notizie e la confusione di sottofondo.
Non potevo credere alle mie orecchie!
È giunto il Giorno del Giudizio! I Sette Sigilli sono stati aperti! Siamo tutti condannati!
urlò impazzito un uomo, dimenandosi al suolo, come in preda alle convulsioni.
Non capii subito ciò che voleva dire, ma dalla radio una voce diede una scioccante spiegazione a quelle frasi:
Aiutateci! Qualcuno ci salvi! Qui è l’inferno: quattro terribili e gigantesche creature sono comparse su mostruosi cavalli volanti e stanno distruggendo tutto… stanno annientando qualsiasi cosa… oh noooo! Aiutooo! Aarghhhhh…
. Dopodiché quella voce terrorizzata tacque per sempre.
Ero sbigottito. Sperai ancora una volta che ciò che stavo passando fosse solo un’illusione dettata dalla mia fantasia, soprattutto dopo le estenuanti lezioni di religione impostemi da sorella Anna per punizione.
L’ultimo messaggio infatti rievocava in me l’immagine che mi ero fatto dei quattro Cavalieri dell’Apocalisse, oscuri e implacabili, che riversavano l’Ira Divina sul genere umano, infliggendo ai peccatori un dolore almeno sette volte più grande di quello che avevano inflitto in vita.
La mia follia latente si era forse liberata causandomi quelle allucinazioni? Per sollevarmi un po’ mi risposi di sì: ma volevo veramente credere di essere pazzo? Scacciai ogni pensiero che ritenni non scientifico, cercando di darmi spiegazioni razionali a ciò che stava accadendo. Ma nel mio cervello c’era più chiasso di quello che si stava scatenando nel mondo.
Di qualsiasi religione siamo e anche se fossimo atei, è giunto il momento di pentirci dei nostri peccati. Non so se sopravvivremo a tutto ciò, ma se così non dovesse essere, almeno le nostre anime saranno alleggerite dai pesi che abbiamo inflitto a noi stessi e agli altri
disse sorella Anna, con tono innaturalmente sereno, alle persone che si erano rifugiate sotto la chiesa. Compresi che anche lei, che mi era sempre apparsa una donna forte, stava sforzandosi di celare le proprie paure.
Iniziò quindi a intonare un canto di gloria e tutti, anche l’avvocato risaputo non credente, l’ex drogato che una volta si sarebbe venduto l’anima per un po’ di roba, la donna che portava sempre un velo sul viso, l’antipatica vicina di casa, il magrissimo vegetariano fedele di una religione orientale, i pochi altri che conoscevo e i tanti che non conoscevo, la mia famiglia e io, insomma proprio tutti, ci prendemmo per mano, chinammo il capo e seguimmo quella preghiera, mentre fuori ancora imperversava il suono non descrivibile della distruzione.
Poi, stordito dalla nenia ipnotizzante e dal caos prodotto dal mondo che crollava, chiusi le palpebre, deciso ad addormentarmi e a risvegliarmi solo quando quell’incubo fosse finito.
2 - Una nuova alba
Sono io. Sono Jonathan White. Non mi trovo nel presente, ma ho qualche anno in più: i capelli castani mi sono cresciuti fino a sotto le scapole, qualche ruga si intravede intorno agli occhi marroncini e sono più alto e robusto di quanto mi aspettassi. Indosso una magnifica armatura completa del colore della madreperla, con la levigatezza e la lucidità del cristallo, che sento mia come il mio stesso corpo da gladiatore, con le sue cicatrici e i suoi muscoli allenati.
Vedo la Città Splendente d’oro e pietre preziose che spesso domina le mie visioni. Mi inebrio dei colori e degli odori gradevoli di cui è pregna, ne tocco le torri più elevate e imponenti e contemplo la sua armonia dall’alto, come se volassi.
Provo una sensazione di benessere sentendomi libero come l’aria che domino.
Sono seduto su un trono scolpito in un pezzo unico di ametista; intorno a me tante ombre umanoidi biancastre che mi danno sicurezza. Le conosco, conosco i loro nomi e il loro pensiero, che sembrano il mio stesso nome e il mio stesso pensiero.
Ho uno strano Bastone in mano, tortuoso e nodoso, su cui sembrano muoversi delle iscrizioni luminescenti violacee. Sento che la sua potenza è smisurata e che da esso traggo una grande forza, mentre la mia forza fluisce in lui, in una simbiosi perfetta di dare e avere, come se a chi offre da mangiare venisse a sua volta offerto un lauto pasto, ancora più generoso e abbondante, e di nuovo porgesse i suoi doni ricevendone altri.
Nell’infinita quiete che mi avvolge, appare una mano gigantesca che ha sul palmo un occhio aperto, senza iride e pupilla, ma con il bulbo oculare su cui si specchia il mio attuale volto: quello di un ragazzo di quindici anni.
L’occhio a specchio chiude la palpebra con lentezza e al suo posto appare un piccolo oggetto sferico che sembra un orologio ma di cui non comprendo il possibile utilizzo.
Poi sento una voce soave e rassicurante che percepisco come amica:
Questa è la Bussola del Destino, prendila e il tuo cammino verrà illuminato
mi dice in maniera carezzevole.
Allungo il braccio verso l’enorme mano e accetto lo strano marchingegno.
Dal desiderio alla pena. Dal sacrificio alla gloria. Il tuo nome è Erenvir e sarai un condottiero. Guiderai gli agnelli in mezzo ai lupi verso il pascolo fertile che vedi nei tuoi sogni. Chi seguirà la tua guida avrà speranza
parla ancora la voce senza volto, assumendo nel tono quasi un significato di avvertimento.
All’istante, senza la possibilità di replicare che non comprendo il significato di quelle frasi, ma soprattutto che non mi chiamo Erenvir, percepisco il misterioso oggetto sferico che vibra nella mia mano, emette un sibilo assordante e subito si ingigantisce