Gli unicorni esistono veramente - forse
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Book preview
Gli unicorni esistono veramente - forse - Elena Martini
Gli unicorni esistono veramente (forse)
di Elena Martini
Panda Edizioni
ISBN 9788893780674
© 2017 Panda Edizioni
www.pandaedizioni.it
info@pandaedizioni.it
Proprietà riservata. Nessuna parte del presente libro può essere riprodotta, memorizzata, fotocopiata o riprodotta altrimenti senza il consenso scritto dell'editore.
I fatti e i personaggi rappresentati nella seguente opera, nonché i nomi e i dialoghi ivi contenuti, sono unicamente frutto dell'immaginazione e della libera espressione artistica dell'Autore.
Ogni similitudine, riferimento o identificazione con fatti, persone, nomi o luoghi reali è puramente casuale e non intenzionale.
A Fra, Paola e Zenia,
che mi sono sempre rimasti accanto sostenendomi in ogni situazione
Ad Ali,
che pur avendo preso strade diverse,
c'è sempre stata negli anni più difficili della mia vita
Ad Alice,
sperando che cresca forte, determinata e con il coraggio di affrontare qualsiasi situazione le si presenti davanti.
Prologo
Mi strinse le mani tra le sue.
«Ero così preoccupato. Temevo non volessi più vedermi.» Scossi la testa, cercando di trattenere le lacrime. Gli dissi che era uno scemo se la pensava in quel modo, dato che era proprio lui, la cosa più importante per me in quel momento.
Scoppiammo a ridere come due bambini, prima di scioglierci in un dolcissimo bacio.
Fine.
Avevo appena finito di scrivere il mio ennesimo racconto, quando sentii mia madre chiamarmi dal piano di sotto.
«Arrivo!» urlai, mentre cliccavo sull'icona di salvataggio, decisa a pubblicarlo in seguito su una pagina di aspiranti scrittori che seguivo. Scesi le scale di corsa, rischiando di inciampare sull'ultimo scalino. Era un classico. Non era semplicemente colpa del mio peso, un po' al di sopra della norma, ma più che altro ero terribilmente goffa. Ero il tipico elefante in un negozio di cristalli, citato in alcuni modi di dire.
Mi sedetti a tavola, accompagnata da un soave profumo di pollo arrosto e patate al forno.
«Ha cucinato papà?» chiesi, mentre addentavo un pezzo di carne.
«Non si capisce?» mi sorrise mamma.
Papà era bravissimo a cucinare, ma decisamente troppo pigro per farlo diventare un lavoro. Lui stava benissimo seduto a una scrivania a compilare scartoffie. Però non si tirava mai indietro quando si trattava di cucinare per la sua famiglia.
«Dov'è Max?»
«Ha detto che si fermava a mangiare una pizza con i suoi amici... dato che domani ricomincia la scuola voleva godersi questa ultima serata in compagnia.»
«Capito.»
Mio fratello era il classico ragazzo superpopolare
, adorato dalla maggior parte dell'universo femminile, ma non grazie al suo aspetto. Certo, dal mio punto di vista era un bellissimo ragazzo, il suo viso aveva dei lineamenti talmente perfetti da sembrare scolpito nel marmo candido, ma, oltre a quello, era il suo carattere a farlo risplendere. Era allegro e spontaneo, amichevole con tutti. Non parlava mai alle spalle delle persone e odiava chi lo faceva; forse per il fatto che detestava chiunque parlasse male di me.
A causa del mio aspetto poco curato, del mio scarso interesse per la moda e del mio carattere totalmente debole, venivo sempre esclusa e presa di mira da tutti, fin dalla scuola elementare. Mi ha sempre vista soffrire e la cosa lo faceva sentire tremendamente in colpa, poiché, avendo un paio di anni di differenza, non poteva essere costantemente al mio fianco per proteggermi.
Finii la mia cena alla svelta. Avevo voglia di guardarmi un film che avevo noleggiato nel pomeriggio, quindi me ne tornai in camera e accesi il pc. Infilai il dvd nel lettore e mi stesi sul letto. Era la classica storia d'amore di una cenerentola moderna. La ragazza anonima che finiva per essere amata dal ragazzo popolare.
Peccato che quelle erano solo storie di fantasia.
Capitolo 1
Odiavo il caldo. Settembre, a mio modesto parere, è sempre stato un mese fin troppo caldo. Certo, non lo si poteva paragonare a luglio e agosto, ma non vedevo comunque l'ora che arrivasse l'autunno. Sono sempre stata la classica persona che amava uscire in felpa, quando soffia quel venticello fresco che ti fa arrossare e colare il naso.
Quella mattina indossai una semplice T-shirt nera -si sa, il nero smagrisce- e un paio di jeans. I miei capelli erano gonfi come sempre, e mi facevano apparire ancora più tozza di quanto non fossi in realtà.
«Il mio regno per una piastra!» borbottai, mentre addentavo una fetta di pane tostato, seduta a tavola con mio fratello.
Max si mise a ridere e, come se non bastasse, mi scompigliò ulteriormente i capelli.
«Antipatico!» dissi scansando la sua mano con la mia. In risposta mi fece la linguaccia.
Adoravo il nostro modo di litigare, sempre che si potesse parlare di litigi, poiché, in realtà, mi stuzzicava per tirarmi su di morale.
«Dai, polentona, sbrigati che siamo in ritardo!»
«Siamo?» gli chiesi con una smorfia.
«Sì, ti accompagno, poiché mi devo trovare con Giacomo vicino alla tua scuola.»
Giacomo era il suo migliore amico e il classico figo
adorato dalle ragazze. Aveva due bellissimi occhi azzurri, talmente chiari da sembrare di ghiaccio, e i capelli neri, perennemente spettinati. Pure il suo fisico era perfetto. Si vestiva quasi sempre di nero, cosa che adoravo. Ecco, Giacomo era la persona a cui mi ispiravo quando scrivevo i miei racconti. Peccato però che non si rendesse conto della sua bellezza. O forse, non gli importava granché. Il suo pensiero fisso non erano affatto le ragazze, ma i film e i videogiochi.
Mi alzai da tavola, mi buttai lo zaino sulle spalle e seguii Max fuori dalla porta.
«Che sonnooooo!!!» disse stiracchiandosi e sbadigliando.
«Concordo» gli sorrisi.
«Si sta bene fuori!»
«Be', sono le sette e mezza! Aspetta un paio d'ore e vedremo se la penserai ancora così» scossi la testa. La prospettiva del caldo afoso non mi piaceva affatto.
Si vedeva che l'anno scolastico era ricominciato. Le strade, che per gli ultimi mesi erano state praticamente deserte, iniziavano a pullulare di adolescenti a piedi e in