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Verso una nuova vita
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Verso una nuova vita

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About this ebook

Meddy Closer è in carcere, per aver cercato di uccidere suo fratello Sam. Qui conoscerà una dura realtà, tra carcerate che cercheranno di sottometterla e celle di isolamento. Ma c'è anche una nota positiva, la sua compagna di prigionia Frensis con la quale ha instaurato un grande rapporto di amicizia. Le due ragazze, ad un certo punto fuggiranno dal carcere, e durante la loro fuga, Meddy ritroverà la sua strada. Tra pericoli e passione, la sua storia sarà riscritta e non sarà mai più la stessa.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateJul 31, 2017
ISBN9788892674776
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    Verso una nuova vita - Roberta Caradonna

    vicende.

    CAPITOLO 1

    Partiamo con questa nuova avventura. La protagonista, Meddy, è una ragazza con i capelli castani e stupendi occhi azzurri, è chiusa in carcere da ben tre anni, per aver tentato di uccidere suo fratello Sam, che si era sposato con Maicol, il ragazzo con il quale lei conviveva, e che intendeva sposare. Il lieto evento si sarebbe dovuto svolgere a casa di suo fratello, a Londra, dove tutta la famiglia si era riunita per passare insieme le vacanze estive e per poter dare modo a Sam di riallacciare i rapporti con suo padre, il quale lo aveva cacciato di casa perché aveva scoperto che era omosessuale. Durante quel periodo, Sam e Maicol si erano innamorati, e Meddy era stata lasciata con il cuore spezzato. I due ragazzi si erano sposati e questo aveva contribuito a far crescere la rabbia della ragazza, fino a farla arrivare al punto di tentare di uccidere suo fratello per ben tre volte, e, nell'ultimo tentativo, fu fermata da suo padre, poi giunse la polizia e l'arrestò. Quel momento fu tremendo, e lei non poté dimenticare la sensazione tremenda delle manette ai polsi.

    Adesso si trovava lì tra quelle pareti che, con il passare del tempo, le avevano indurito ancora di più il cuore nonostante la sua famiglia aveva tentato in ogni modo di starle vicino, e Sam l'aveva anche perdonata, ma lei aveva allontanato tutti e aveva scelto di non vedere più nessuno, anche se voleva un gran bene ai suoi genitori, tramutando l'odio che provava per suo fratello in indifferenza. Gli psicologi che la vedevano abitualmente le chiedevano sempre se si era pentita di ciò che aveva fatto, e lei diceva sempre che non lo sapeva. Era la verità, perché anche se non era più innamorata di Maicol, ciò che provava per il tentato omicidio erano dei sentimenti contrastanti; ci pensava molto spesso, ma sicuramente, per il momento, non ne veniva a capo, anche se generalmente le persone che si trovavano nella sua situazion’erano più inclini a pentirsi, se non altro per avere degli sconti di pena; ma lei era del parere che, se un giorno avesse ammesso di essersi pentita, era perché corrispondeva al vero. Sicuramente, i suoi familiari speravano che lei capisse la gravità di ciò che stava per fare e che, una volta uscita di galera, lei diventasse una persona nuova.

    Una cosa era più che certa, quel posto aveva forgiato il suo carattere ed era diventata ribelle e questo le serviva per difendersi dalle altre detenute che all'inizio, essendo la nuova arrivata, avevano provato a sottometterla, cercando di farla obbedire a ogni loro capriccio, coinvolgendola, molto spesso, in delle risse che la facevano finire tante volte in infermeria. Questo era dovuto dal fatto che non avrebbe mai creduto di finire in quell’ambiente ed essere costretta a dover costantemente lottare per la sua incolumità. Poi imparò a reagire e a farsi valere, al punto che era lei a provocare le altre detenute e ogni occasion’era buona: nella lavanderia dove lavorava, nelle docce, nel refettorio e anche nel cortile durante l'ora d’aria. Così facendo aveva ottenuto il rispetto di molte persone, ma anche molte punizioni da parte delle guardie. Infatti finiva molto spesso in cella d’isolamento, come in quel momento, e ciò accadeva per la terza volta in un mese.

    CAPITOLO 2

    Ormai, quelle strette pareti le stavano diventando amiche perché le permettevano di pensare e di prendere in giro i suoi carcerieri, i quali sembravano sempre più esasperati. Mentre era distesa sul misero lettino, sentì girare la pesante chiave nella serratura e, dopo poco, la porta si aprì, e apparve una delle guardie, la corpulenta Linsi.

    Andiamo Closer, anche per questa volta il tuo soggiorno qui è finito. Adesso ti riaccompagno nella tua cella.

    Meddy si alzò sbadigliando.

    Ma che peccato!!! Proprio ora che iniziavo a divertirmi.

    Linsi la scortò fuori. Stai attenta, potrei anche decidere di prolungare la tua permanenza qui, visto che ti piace così tanto. Ancora non hai capito che il tuo comportamento ti causa solamente guai qui dentro.

    Meddy sorrise. Qui non aiuta niente, perciò tanto vale cercare di divertirsi.

    Linsi la guardò severamente, sapendo bene che non sarebbe servito a niente, e in fondo a lei dispiaceva, perché sapeva che in realtà non era cattiva, anche se aveva tentato di commettere un crimine orrendo. Linsi era dell'avviso che era stata accecata dalla rabbia e che era quella che rovinava tanta gente, e lei lo sapeva molto bene anche perché i delinquenti li conosceva. Arrivata davanti alla cella fece entrare Meddy, poi se ne andò, e la ragazza la salutò con un inchino; in quel preciso istante sentì una forte risata.

    Linsi si monterà la testa, se continui così.

    Meddy si girò e sorrise alla sua compagna di cella, con cui si era capita fin dai primi istanti, diventando così due grandi amiche. Il suo nome era Frensis Becher ed era una ragazza bionda con gli occhi azzurri, che si trovava lì dentro per aver ucciso suo marito. Lei si era innamorata subito di lui. Lo aveva conosciuto durante un viaggio di lavoro. Frensis lavorava per un’azienda di computer e, almeno una volta al mese, doveva fare degli aggiornamenti per conto del suo titolare. Prevalentemente questi viaggi li faceva a Seattle e, mentre c'era una conferenza, Greg Benson, così si chiamava il suo defunto marito, le si avvicinò e iniziò parlarle. Era molto seducente e la fece sentire importante, coinvolgendola immediatamente. Lui l'aveva notata non appena era entrata nella sala e decise che doveva conoscerla. Poi, una volta finito l'incontro, decisero di andare in un bar, per approfondire la conoscenza. Nei giorni seguenti stavano sempre insieme; Frensis s’innamorò pazzamente di lui e per Greg fu lo stesso, tant'è vero che entro breve tempo si sposarono.

    Andarono a vivere a Londra, e i primi mesi della loro relazione furono stupendi. Greg la riempiva di attenzioni e la faceva sentire veramente una regina. A lei sembrava di vivere in un sogno, ma ben presto tutto ciò si trasformò in un incubo, perché Greg perse il lavoro e, per questo motivo, aveva iniziato a bere diventando molto aggressivo e sfogando tutta la sua frustrazione su di lei, iniziando a picchiarla e a incolparla del fatto di avere ancora il lavoro; e questo, secondo lui, non era giusto.

    Per Frensis crollò tutto e la sua vita sprofondò sempre di più in un abisso. Lei sperava che tutto sarebbe passato, e che il loro amore potesse essere più forte di ogni cosa. Ma non fu così, e le cose peggiorarono ancora di più. Infatti, una sera, tornando a casa da lavoro, Frensis trovò Greg in mezzo al salotto più ubriaco che mai: aveva distrutto tutto e, non appena la vide, l’afferrò per un braccio e le diede un ceffone e poi un altro ancora. Sembrava una furia incontrollabile e lei era veramente terrorizzata. Era convinta che quella volta non ne sarebbe uscita viva. Provò a lottare e riuscì a scappare in cucina, ma lui le fu subito addosso e la prese a calci. Lei sentì che stava per perdere conoscenza e poi vide le forbici sul tavolo, riuscì a prenderle e a colpire al petto Greg, il quale sbarrò gli occhi per la sorpresa e lei a quel punto approfittò del vantaggio colpendolo ancora e ancora, fino a quando non cadde a terra ricoperto di sangue. Lei restò lì con le forbici in mano a guardare suo marito ormai esanime e fu in quel modo che la trovò la polizia che, nel frattempo, era stata chiamata dai vicini.

    Greg era morto e lei lo aveva ucciso, ma era stata costretta a farlo per salvare se stessa e credeva che non ci sarebbero stati dubbi su come si erano svolti i fatti visto i segni che aveva su tutto il corpo. Ma purtroppo non fu così. Lei raccontò di tutte le volte che l'aveva picchiata e di com’era andata quella sera. A lei tremava la voce mentre parlava perché era molto scossa emotivamente. Aveva tolto la vita a una persona che lei amava e stava malissimo perché nella sua esistenza non aveva mai fatto male neanche a una mosca. La interrogarono per ore e alla fine venne incriminata per omicidio: eccesso di legittima difesa. Lei scoppiò a piangere dicendo che, se non avesse reagito, sarebbe morta. Non era giusto che dopo aver subito tutte le angherie da parte di Greg lei finisse in galera. Quel pensiero le era intollerabile e non le restava altro che sperare in una buona difesa e in un giusto processo. Ma purtroppo, una volta in aula l'accusa riuscì a convincere la giuria e il suo avvocato non riuscì a fare niente nonostante tutta la volontà che ci mise. Lei fu condannata all'ergastolo, pensando che la giustizia, con lei, aveva proprio sbagliato tutto.

    Ora, era da cinque anni che si trovava in carcere, in quella cella, che da tre anni divideva con Meddy. Da quando la ragazza era giunta lì, aveva reso la sua prigionia più facile, perché Frensis le aveva voluto bene fin da subito, ed era stata una buona medicina perché riusciva spesso a farla ridere, come in quel momento.

    Dai, vieni a sederti qui accanto a me, mi sei mancata in questi giorni, inizio a essere gelosa della cella d’isolamento.

    Meddy la guardò. Bè, ormai la considero il mio villaggio vacanze privato e, sai, non è poi così male, se pensi alla soddisfazione che ho avuto nel mettere a posto quelle odiose scimmie di Nensy e le altre. Ti giuro che non le sopporto veramente più, credono di poter fare il bello e il cattivo tempo, ed è ora che capiscano che c’è chi è in grado di tener loro testa.

    Frensis scosse la testa: Loro credono di comandare qui dentro e adesso ce l'hanno a morte con te, amica mia, ma esiste un modo per non averci più niente a che fare ed essere finalmente libere.

    CAPITOLO 3

    Meddy l’osservò con curiosità: Cosa vuoi dire, Frensis?

    La ragazza abbassò la voce: Te lo spiegherò quando saremo in cortile per l'ora d'aria.

    Poco più tardi, le guardie riunirono tutte le detenute e le portarono fuori, per farle respirare un poco, visto che era estate e faceva veramente caldo, una delle estati più bollenti degli ultimi anni. Una volta arrivate in cortile, Meddy e Frensis furono subito avvistate da Nensy e le sue amiche, che le guardarono malissimo mimando loro la frase: ‘Prima o poi vi pentirete di aver incrociato il nostro cammino’. Le due ragazze non le calcolarono e raggiusero le altre detenute loro amiche e si misero a giocare a pallavolo sotto gli occhi vigili delle guardie. La partita servì per scaricare un poco di adrenalina, e anche a divertirsi, poi, una volta terminata, Meddy e Frensis si misero a sedere su una panca e quest’ultima cercò di riprendere fiato.

    Anche stavolta siamo state molto brave, e ho notato che Nensy e le altre non ci hanno perso di vista un attimo.

    Meddy la guardò. Non ti devi preoccupare, io so come tenerle a bada.

    Frensis, le si avvicinò e le sussurrò all’orecchio: È arrivato il momento di proseguire la conversazione iniziata nella nostra cella. Io sto programmando l’evasione da questo posto e tu verrai con me.

    Meddy le si avvicinò ancora di più: Come pensi di fare? Non è certo uno scherzo, senza un appoggio, non ce la faremo mai.

    Frensis le sorrise. Tu dimmi che sei pronta a seguirmi e io t’illustro il mio piano a prova di bomba.

    Meddy iniziò a pensare a cosa avrebbe potuto significare per lei ritrovare la libertà e riprendere in mano la propria vita e cercare di ritrovare se stessa fuori da lì. Quindi la risposta che avrebbe dato alla sua amica non può che essere una.

    Certo che vengo insieme a te, ci abbiamo passato troppo tempo qui dentro, è arrivato momento di levare le tende.

    Frensis esultò silenziosamente: Benissimo tesoro, allora ti dico cosa faremo e come. Ci aiuterà David. Sai che lui viene spesso a trovarmi qui e non mi ha mai abbandonato, al contrario della mia famiglia che mi ha voltato le spalle per proteggere il loro nome. Solo un lontano cugino si è sempre interessato a me, anche se non è mai venuto a trovarmi, ed è tantissimo tempo che non ci vediamo, ha sempre chiesto a David mie notizie e gli ha sempre detto che, di qualunque cosa avessi bisogno, lui ci sarebbe stato, ed ecco come nasce l’idea dell’evasione: io, durante l’ultima visita di David, ero giù di morale, molto più del solito, e gli ho detto che non ce la facevo più a restare qui dentro. Allora lui mi ha comunicato che Jake mi avrebbe aiutato a trovare un posto dove andare. Più precisamente in Svezia, in un paesino vicino a Stoccolma che si chiama Trosa. Lui fa l’autista per una persona molto in vista e a nessuno, credo, verrebbe in mente, di cercarci lì.

    Meddy sospirò. È un bel rischio per tuo cugino, se ci scoprono, finisce in carcere anche lui e la sua vita sarebbe rovinata. Posso capire che lo voglia fare per te, ma io per lui non sono niente.

    Frensis le prese una mano: Ascoltami, lui sa bene che non ti lascerei mai qui, glielo ha detto David, gli ha parlato di te, della tua storia e di quanto siamo legate e di come hai reso la mia vita meno grigia. Quindi, sa bene che non esiste proprio che io mi separi da te. Tu non sei una persona cattiva, Meddy, è stata la rabbia a guidare i tuoi gesti, e fuori di qui ritroverai la pace. E poi tutti meritiamo una seconda possibilità. Adesso proseguo a raccontarti come faremo ad andarcene senza destare sospetti.

    CAPITOLO 4

    Frensis proseguì a parlare del suo piano: sarebbero fuggite il lunedì della settimana entrante perché, proprio quel giorno, sarebbe arrivato il furgone della lavanderia per portare i panni puliti e portare via quelli sporchi. Loro dovevano creare un diversivo poi, approfittando della confusione che si sarebbe creata, si sarebbero nascoste dentro il furgone ormai carico. Poi si sarebbero nascoste bene sperando che tutto andasse per il meglio. Una volta raggiunto il primo incrocio, David si sarebbe fatto trovare nel mezzo, bloccando la strada al furgone, e loro ne avrebbero approfittato per scendere velocemente per poi nascondersi e aspettare che il ragazzo liberasse la strada per far passare il mezzo. Dopo le avrebbe prese, per poi fuggire. Meddy ascoltò tutto con molta attenzione e le sembrò che il piano di Frensis potesse funzionare. Dovevano stare molto attente a non fare passi falsi. Il loro comportamento doveva essere quello di sempre perché, se qualcuno avesse notato qualcosa di diverso, per loro sarebbe stata la fine.

    CAPITOLO 5

    Nei giorni seguenti, le due ragazze perfezionarono il loro piano in modo che tutto filasse liscio e senza correre il rischio di venire scoperte. Il tempo però, sembrava non passare mai, e Meddy e Frensis non vedevano l’ora che arrivasse lunedì per abbandonare per sempre quel posto.

    Finalmente la loro pazienza fu premiata e arrivò il momento tanto atteso. Quella mattina erano in cella e aspettavano che Linsi le scortasse alla lavanderia per iniziare la loro giornata lavorativa. Era un percorso formativo obbligato che faceva ogni detenuta per aiutarle a integrarsi nuovamente nella società. Frensis aveva i nervi a fior di pelle.

    Dobbiamo ripassare un poco il nostro piano: il furgone arriverà alle dieci e ripartirà alle dieci e trenta, perciò non possiamo perdere troppo tempo.

    Meddy la guardò. Prima di tutto cerca di calmarti, fai un bel respiro e rilassati, nulla può andare storto. Io creerò una gran confusione facendo litigare Nensy e Alessia e le loro amiche. Noi così potremo fuggire indisturbate.

    Dopo poco arrivò Linsi che aprì la porta della cella e fece cenno alle due ragazze di uscire. Meddy non poté fare a meno di pensare che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto quella donna e, in un certo senso, le sarebbe mancata perché, anche se era molto severa, era giusta e buona. Magari, fuori da lì, avrebbero potuto essere amiche.

    Una volta arrivate in lavanderia, le ragazze iniziarono subito a lavorare aspettando con molta ansia l’arrivo del furgone. Nel frattempo Meddy notò che quella mattina le guardie erano due in più e ciò poteva rappresentare un problema, quindi doveva fare in modo che la lite che intendeva provocare fosse molto più accesa del previsto.

    Erano già le dieci e il furgone entrò nel cortile del carcere e iniziò a scaricare i panni puliti. Dunque entro breve Meddy doveva far scattare il loro piano. Frensis stava trattenendo il respiro ma continuò a lavorare tranquillamente anche se le era difficile. Intanto Meddy si avvicinò ad Alessia per metterla contro Nensy. Nel frattempo i panni puliti erano stati portati dentro e stavano prendendo quelli sporchi. Era perciò arrivato il momento di agire.

    Ciao Ale, vedo che Nensy ti ha sostituito oggi perché al suo fianco oggi c’è Briget. Quindi è vero ciò che si dice in giro.

    Alessia la guardò: Cosa vuoi dire? Cosa ti stai inventando?

    Meddy sorrise. Io, mia cara, non mi sto inventando nulla, non è un mistero che ti vuole estromettere dal vostro gruppo... e se io fossi in te, starei molto attenta.

    La ragazza conosceva molto bene il carattere focoso di Alessia e infatti, dopo quelle insinuazioni, sapeva bene che avrebbe reagito e fu proprio così. Alessia andò dritta da Nensy ma, invece di chiedere una spiegazione le diede un ceffone. La ragazza la guardò stupita, poi le diede uno spintone. A quel punto esplose la rissa ed entro pochi istanti restarono coinvolte tutte le amiche di Nensy, facendo decollare il loro piano molto meglio di quanto Meddy si fosse aspettata. Le guardie intervennero subito per cercare di sedare gli animi e riportare l’ordine.

    A quel punto il furgon’era quasi pieno quindi era giunto il momento, per le ragazze, di allontanarsi. Perciò, piano piano, cercarono di raggiungere il cortile stando ben attente che le guardie non le vedessero. Per fortuna erano così impegnate con Nensy e le altre che loro riuscirono a uscire; lentamente entrarono dentro il furgone e si nascosero tra i panni aspettando con il cuore in gola che le porte si chiudessero. Il tutto doveva succedere entro breve tempo perché, con quella confusione, sarebbe stato meglio che il furgone uscisse dai cancelli del carcere al più presto. Per fortuna fu proprio così e con enorme sollievo sentirono il motore accendersi. Poi partì, senza che nessuno si accorgesse che loro erano dentro.

    CAPITOLO 6

    Meddy strinse la mano della sua amica. Sembra che sia andato tutto bene, la prima parte del piano ha funzionato e credo che passerà un po’ di tempo prima che si accorgano della nostra assenza e avranno il loro ben da fare per calmare quelle vipere di Nensy e le sue amiche. Devo dire che Alessia è stata grande, ha superato tutte le mie aspettative.

    Frensis le sorrise e le rispose a bassa voce, non potevano correre il rischio di venire scoperte.

    "È vero, Meddy, e il

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