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GialloScuro
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About this ebook

Tredici racconti, dodici autori, tensione, mistero, segreti... tutti da leggere! Fra sogni e fantasmi di Fosca Andraghetti;
Sonni tranquilli di Alessandro Beriachetto;
Luana la romantica e la sconosciuta di Angelo Bindi;
Troppi omicidi per nulla di Maurizio Canauz;
La morte di Lisandra di Leila Gambaruto;
La pagina bianca di Nuccia Isgrò;
Rosso arcobaleno di Donatella Lechiancole;
Un caso poco chiaro di Pinuccio Marra;
I vivi e i morti di Nicolina Scalzo;
L’innocente e Valzer di piombo di Enrico Teodorani;
E tu, hai chiamato la Polizia? di Antonio Viciani;
Delitto a Villa Palmieri di Bruno Volpi.
LanguageItaliano
PublisherCarta e Penna
Release dateJul 8, 2016
ISBN9788869320781
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    GialloScuro - Autori Vari

    Il libro dei Racconti di Carta e Penna

     Tutti i diritti riservati - All rights reserved

    Copyright © by Carta e Penna

    Realizzato da

    Associazione Culturale 

    Carta e Penna 

    10138 Torino - Via Susa, 37

    www.cartaepenna.it

    cartaepenna@cartaepenna.it

    Tel.: 011.434.68.13

    ISBN: 978-88-6932-078-1

    Prima edizione luglio 2016

    Presentazione

    Mi piacciono i film polizieschi perché racchiudono un mistero e perché sappiamo che esso si risolverà logicamente. È un caos che racchiude l’ordine

    Jorge Luis Borges

    (Buenos Aires 1899 - 1986)

    Forse è proprio questa l’essenza delle motivazioni che ci portano a prediligere la lettura del cosiddetto racconto giallo: abbiamo voglia di addentrarci in un mistero che via via si svela, portando alla luce aspetti inattesi che ci accompagnano alla soluzione, a volte completamente diversa da quella immaginata all’inizio della lettura.

    In questa raccolta potrete leggere diverse interpretazioni del racconto giallo, noir o thriller: le storie sono tutte coinvolgenti, ruotano attorno a personaggi ben caratterizzati e ci mostrano ognuna una sfaccettatura diversa dell’agire umano.

    Tredici storie, firmate da dodici autori, stili diversi, un solo obiettivo: mettere ordine nel caos volutamente creato per dar vita al racconto.

    Gli autori per raccontarci le loro storie ci portano in luoghi molto diversi tra loro dove fanno muovere i propri personaggi: passiamo dal castello scozzese, Fra sogni e fantasmi, che poi tanto fantasmi non sono, a una casa qualsiasi, dove vive un uomo prudente che cerca di dormire Sonni tranquilli; poi raggiungiamo, con un giornalista, un paese dell’interland milanese scosso dall’omicidio di Luana; seguiremo successivamente le indagini di un altro giornalista, ormai in pensione, su delle misteriose liste rubate che hanno provocato Troppi omicidi per nulla; in una villa ottocentesca, invece, assisteremo a La morte di Lisandra; il sovrannaturale fa da sfondo a una serie di omicidi legati a La pagina bianca; sarà invece la tela di un quadro l’ultimo atto di una tragedia familiare annunciata immortalata in Rosso arcobaleno. La prima periferia torinese fa da sfondo a Un caso poco chiaro mentre le aule di tribunale e la coscienza dei protagonisti danno vita a I vivi e i morti. Il salotto di casa accoglie L’innocente e a un festival de l’Unità inizia un Valzer di piombo. Le nuove tecnologie aiuteranno il protagonista di E tu, hai chiamato la Polizia? rinchiuso nel bagagliaio di un’auto...? E infine un pensionato gestito da suore è il palcoscenico dove si muovono i personaggi del racconto Delitto a Villa Palmieri.

    Le penne degli autori hanno saputo ritrarre i protagonisti in modo convincente e realistico, donandoci una preziosa collana composta da tredici perle.

    L’Editore

    Fra sogni e fantasmi

    Fosca Andraghetti

    Ginevra guardò con pensosa attenzione i vestiti appesi nell’armadio e sospirò lievemente. Il problema che le si presentava era, per lei, di difficile soluzione. Non si trattava infatti di prendere semplicemente degli abiti da un armadio per infilarli in una valigia, oppure, a scelta, ripiegarli accuratamente nella stessa. Ginevra si apprestava a compiere un viaggio, anzi, più esattamente un viaggio all’estero: il primo della sua vita. Ginevra non si era mai allontanata troppo dal suo paese di origine; viveva in quella zona da quando era nata, prima in uno sperduto casolare sull’altro versante della montagna, poi, con il suo bravo diploma fresco di stampa, si era trasferita con la sua famiglia nella cittadina vicina e si era presentata per un posto di impiegata nell’unica agenzia di viaggi esistente. Il tempo trascorreva lento e lei, con quel suo nome che sapeva di cavalieri antichi e di tavole rotonde, continuava a sognare invano un principe azzurro. Non era una gran bellezza la Ginevra e le uniche simpatie che attirava erano quelle che, di solito, si dedicano ad un cagnolino senza pedigree. Lei non ne faceva un problema; continuava le sue letture, coltivava il suo giardino e sognava.

    Poi un giorno un improvviso desiderio di evasione e di cose nuove la spinse a prendere un’importante decisione! Quel corso, seguito su dispense acquistate in edicola, andava perfezionato, sarebbe andata in Inghilterra e avrebbe studiato seriamente. Da qui il dilemma: – Cosa metto in valigia? –

    La signora Gina, sorella del farmacista, grande viaggiatrice e sua collega in agenzia, le sarebbe indubbiamente stata di grande aiuto. Le cose andarono ancora meglio del previsto.

    – Bene, cara! Hai visto quei depliant arrivati ieri? La TOUR-BEST organizza soggiorni in Scozia presso veri castelli e abbinati a corsi in college prestigiosi. Se sei fortunata trovi pure il castellano scapolo. Ti farò anche un elenco di cose da mettere in quella tua benedetta valigia! Tu pensa solo a firmare un assegno. –

    Fu così che un giorno un taxi la depositò all’ingresso dell’aeroporto più vicino; il suo cervello era un turbinio di pensieri:

    – E se avessi sbagliato data? Magari è stato annullato tutto perché hanno messo qualche bomba nel castello, oppure c’è un meeting di fantasmi! –

    Ripensando in seguito a quel viaggio, non fu in grado di ricordare molto. C’era confusione e lei era un tipo tranquillo. Era il suo primo volo ed aveva paura. Doveva fare tante cose insieme e lei era abituata a farne una alla volta.

    Quella che sarebbe stata la sua dimora per il mese successivo era una costruzione grigia e malinconica; l’unica nota di colore era l’erica in fiore. Il suo sogno di vivere in un castello fu alquanto ridimensionato; infatti gli ospiti potevano andare liberamente nel salone, che fungeva anche da biblioteca, e in cucina, ma era vietato l’accesso a tutti gli altri locali, ai piani superiori e al parco.

    Trovò Sir Arthur Mac Pollack, il proprietario, in biblioteca; era un sala immensa con una parete interamente coperta da scaffalature piene di libri, quadri, arazzi alle pareti e mobili d’epoca; in un angolo, discretamente posato su un piccolo tavolo stava un modernissimo computer.

    – Mia data bank! – le sorrise radioso Sir Mac Pollack – Questa storia italiana, Garibaldi. Do you know? – chiese a Ginevra mostrandole un libro dalla copertina ingiallita.

    Lei era sì una ragazza tranquilla, ma non mancava certo di spirito, così rispose: – Come no! Siamo quasi parenti. Voglio dire da parte di madre; un cugino di uno prozio di mio nonno! –

    Nonostante avesse mantenuto la sua aria compunta, il guizzo che brillò veloce negli occhi di Sir Arthur, fu in un certo senso un invito alla prudenza con l’ironia!

    Un rumore di porte sbattute e l’improvviso ingresso di un insolito personaggio che cantava – Oh mia bela Gigogin! – la fece comunque ammutolire. Era lo stesso tizio che l’aveva prelevata all’aeroporto e l’aveva accompagnata al castello assieme agli altri ospiti: tre studenti, uno del Ghana, uno cinese o giapponese (non sapeva bene) e una ragazza australiana di chiara origine aborigena.

    – Io presento Memory! Suo nome is Mark, ma lui avere tanta memoria! –

    Si toccò la fronte con la punta dell’indice.

    – Questo gesto dalle mie parti significa matto! – pensò Ginevra.

    – Lui aiuta me con computer. My nephew qui per poco. Lui vive a Manchester. Lui arrivato... come si dice? Lui non chiesto permesso! –

    – Vuol dire che è arrivato all’improvviso? – chiese Ginevra

    – Oh, yes, darling! – Le sorrise mettendo in mostra lunghi denti gialli, con i canini in primo piano.

    Guardò con curiosità il nuovo arrivato: con quel ciuffo di capelli viola tagliati a cresta di gallo, gli scarponi militari e la giacca da nazista, era difficile identificarlo con uno studioso di libri antichi.

    – Lui ama molto storia. Memory is che lui sapere tutto di storia! Capito? –

    – Naturalmente! – rispose sorridendo.

    Sir Mac Pollack a volte la guardava perplesso. Lei pensò, anzi sperò che quegli sguardi fossero rivolti a lei, come essere umano di genere femminile: dopotutto non era comparsa ancora la Signora Mac Pollack!

    Al castello trovò un’altra ragazza italiana; lavorava come aiuto cuoca e non sapeva una parola d’inglese. Naturalmente accolse Ginevra come una benedizione e, appena ebbe occasione di incontrarla da sola, le disse: – Devo parlarti di una cosa molto grave! –

    – A me! Ma se non ci conosciamo neppure! –

    L’altra proseguì imperterrita: – In biblioteca ci sono gli spiriti! –

    – Ma va! Li hai visti? In che lingua parlavano? –

    Chiunque, anche il più avaro in fatto di sensibilità, avrebbe notato una lieve nota di tremulo pianto nella sua voce.

    – È un piccolo fantasma di ranocchia! La libreria si è spalancata e lui è uscito e mi ha detto: – Lavami o qualcosa di simile! –

    Ginevra la guardò con curiosità, si stava spaventando e decise di prendere tempo: – Senti, che ne diresti se ne parlassimo domani. Sono appena arrivata e tu mi investi con fantasmi e librerie che si comportano come le acque del Mar Rosso nei tempi passati! –

    Concetta accettò a malincuore e tornò alle sue occupazioni.

    Si era alzato un forte vento, foriero di tempesta e lei se ne stava lì, rannicchiata sotto le coperte con in mano un libro aperto, in parte nascosto dal piumino immacolato. Aveva dimenticato di chiudere il pesante tendaggio della finestra, ma era troppo pigra per alzarsi e, inoltre, il calore delle coperte non l’aiutava per niente! Un lampo rischiarò la stanza, Ginevra sbirciò nuovamente verso la finestra e si sentì gelare: là fuori, grondante di pioggia, una figura indistinta la stava fissando. Lentamente si rintanò ancora di più sotto le coperte e chiuse gli occhi. Poi li riaprì: l’ombra era scomparsa e lei tirò un lieve sospiro. Deve essere la tetraggine di questo castello! si disse per rincuorarsi.

    Riprese a leggere il libro indubbiamente più sereno e gioioso, sospirò di nuovo e voltò pagina. Purtroppo un picchiettio insistente nel vetro la distolse dalle sue beatitudini. La figura se ne stava là, ritta come un soldato dentro alla sua garitta e la fissava immobile. Un soldato, sì ecco quello che era, e più esattamente un garibaldino! Ma non era un garibaldino in convento? Non voglio vedere! si disse coraggiosamente e chiuse di nuovo gli occhi. Il vento continuava a ululare e scricchiolii sinistri echeggiavano in ogni angolo della stanza. Ci fu un boato spaventoso e la luce si spense. Riuscì a recuperare la candela che aveva visto sopra un mobile e pensò bene di armarsi di coraggio e andare alla ricerca di un altro essere umano. La lunga vestaglia strisciava sul pavimento accompagnata da frusci e rumori strani; alzò la candela all’altezza del viso e la luce tremolò; sentì un soffio, come una leggera brezza e la fiammella tremolò ancora. Tentò di proteggerla con una mano mentre avanzava lentamente lungo il corridoio sbirciando timorosa l’armatura alla sua destra. Dalla visiera alzata due pupille nere, fissate in una cornea bianchissima, la fissavano attente; il cuore accelerò vistosamente i battiti. Superò con un balzo l’uomo di ferro, ma un clanck metallico inchiodò la sua partenza da Ferrarista in pista. Con uno sforzo sovrumano si voltò: la visiera era calata e un’innocua armatura se ne stava lì sola e solitaria, nel corridoio buio. Mosse cautamente un passo, qualcuno mosse un passo dietro di lei; si girò sperando nell’incontro di un umano vivente: c’era solo l’armatura che, emettendo strani suoni, la seguiva passo dopo passo. – Gen, please, Gen! –

    – Said, ma dove cavolo… Oh, non è possibile! Che ci fai lì dentro? –

    – Aiutami ad uscire di qui. Ho visto un uomo con un lungo fucile che se ne andava in giro per il castello. Ti prego Gen, credimi. –

    – Guardalo, alto due metri, figlio di antichi guerrieri, e viene a chiedere aiuto a me, a fiore dimenticato. È così che chiamate le zittelle al tuo paese, giusto? –

    – Gen, ti prego lascia perdere e aiutami! –

    – Ma vaffà un bagno! –

    Liberarlo dall’armatura richiese un po’ di tempo, ma alla fine ci riuscì. Una strana sorta di pudore le aveva impedito di esternare le sue paure, così si diresse sconsolatamente in camera sua con una gran voglia di tornare a casa in tutta fretta.

    Ginevra frequentava la scuola con profitto e cominciava ad avere una certa padronanza della lingua; era arrivato il momento di leggere un libro in lingua inglese.

    Entrò in biblioteca. Aveva la sensazione che fosse diversa da come l’aveva sempre vista e si guardò attentamente intorno; i quadri alle pareti c’erano sempre, quello sulla parete di destra sembrava più piccolo ma forse era lei che ricordava male. Non mancava nulla, né mobili né soprammobili. Scosse la testa e cominciò a scorrere i titoli dei vari volumi; fu costretta ad alzarsi in punta di piedi per leggere quelli dei libri posti nelle scansie superiori

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