Vacanze d'estate
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About this ebook
Il racconto di un'estate lungo le spiagge di Finale Ligure, tra falò, chitarre e stelle cadenti.
Michael Floris è nato a Iglesias nel 1987. Ha conseguito la laurea in Ingegneria Ambientale a Cagliari. Nel 2015 ha pubblicato il suo primo romanzo, "Il treno per la felicità" (Ed. Youcanprint). Attualmente vive e lavora a Torino.
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Vacanze d'estate - Michael Floris
1. I bagni di fine scuola
Il caldo appiccicoso si posava sulle loro teste, e qualche mosca girava tra i banchi. Una andò a posarsi proprio sul collo di Giorgio, che stava al secondo banco. I compagni della fila immediatamente dietro videro l’opportunità di ammazzare quella maledetta mosca e, al contempo, di fare uno scherzo al povero Giorgio.
«Aspetta, aspetta…» disse Luca sottovoce.
Quando la Prof si girò per riprendere a scrivere l’esercizio alla lavagna, Luca diede il segnale.
«Ora!»
Zac!
Pietro scagliò il quaderno di matematica sul collo di Giorgio.
« Ahi !» urlò Giorgio passandosi la mano su collo.
«Accidenti, l’ho mancata per un pelo!» disse Pietro con finto rammarico.
La mosca riuscì a salvarsi, e tutti cominciarono a ridere a crepapelle. La Prof si girò di scatto e vide Pietro colpevole con il quaderno in mano.
«Le sembra questo il modo più utile di usare il suo quaderno?» disse la Prof infastidita, inarcando le sue folte sopracciglia e portandosi le mani ai fianchi.
Giorgio continuava a massaggiarsi il collo arrossato.
La campanella, finalmente, suonò anche per loro. Tutti avevano atteso quel momento a lungo e, nell’ultima ora, nessuno stette più a sentire la Prof di matematica che, con i suoi numeri, intratteneva noiosamente la quarta A.
«Uscite con ordine, non siete delle pecore!» continuava a gridare invano la Prof.
Nessuno la stava ad ascoltare…mentre lei guardava gli studenti lasciare l’aula e, nonostante fosse l’insegnante più bisbetica della scuola, in quel momento si sentiva più malinconica che mai. Le si chiudeva lo stomaco, e pensava a quanto le sarebbero mancati i ragazzi fino a settembre. Senza loro si sentiva immancabilmente più sola. Abbassò la testa come in raccoglimento e dalla porta dell’aula si sentì l’augurio di uno studente.
«Buone vacanze, professoressa!»
La Prof sussultò sulla sedia e drizzò subito la schiena per non mostrare le sue debolezze. Non aveva capito chi fosse ma, per un momento, ebbe paura di perdere l’etichetta di Prof più burbera della scuola .
«Buone vacanze, mascalzoni!» gridò con il suo solito tono grave.
Aveva gradito quell’augurio. Forse, nonostante i suoi comportamenti un po’ scorbutici, anche i ragazzi le volevano bene.
File disordinate di studenti varcavano l’uscita del Collegio San Giuseppe. Gli schiamazzi riempivano tutta la via, e i passanti e i turisti si giravano a guardare quei volti con le lentiggini e invasi dall’acne, che festeggiavano la fine della scuola come se fosse finita la guerra.
Non si erano dati nessun appuntamento ma come da tradizione, dopo la scuola, tutti gli studenti si erano recati in piazza Castello per i classici bagni nelle fontane. Cominciavano sempre i più grandi, dopo aver poggiato gli zaini sulle panchine della parete di palazzo Madama. Questi cominciavano a schizzarsi e a trascinare in mezzo le ragazze.
Luca si era buttato tra i compagni e percepì quell’acqua fresca come una manna dal cielo.
Nonostante fosse solo il dieci di giugno il sole era cocente. Marco, Beppe e Alberto avevano spinto le ragazze al centro e Luca si sentì a disagio perché di fronte a lui c’era Sofia.
Sofia non era nella sua classe ma, come capitava spesso, nei bagni di fine scuola ci si ritrovava tra studenti di altre classi e di altre scuole.
Sofia aveva appena finito la terza e Luca, durante l’anno non aveva mai avuto il coraggio di avvicinarsi a lei nonostante avesse avuto tante occasioni, come la ricreazione o le ore di educazione fisica in comune, ma per Luca, Sofia era una di quelle ragazze irraggiungibili. Ora era lì, a pochi centimetri da lui, con la maglietta bagnata che lasciava poco spazio all’immaginazione e con un sorriso che gli scaldava il cuore.
«Ehi, Luca!»
Pietro gli diede uno scossone per svegliarlo da quello stato di dissociazione.
«Sembri un pesce lesso, si può sapere che hai?»
«Sì, scusa, ora arrivo!»
«Pensi a Sofia?»
Luca abbassò lo sguardo senza rispondere.
«Dai retta a me, quella non fa per te…»
Pietro intanto era scappato e aveva preso Michela tra le braccia.
«Lasciami!» gridava lei ridendo, mentre il gorgoglio dell’acqua le inzuppava la t-shirt . «Lasciami!»
Luca si buttò tra i suoi compagni provando a non pensare a nulla, o meglio, cercando di non pensare a Sofia. Anche se lei, almeno per un secondo, lo aveva guardato. E a Luca questo non era sfuggito.
2. La partenza
Lo speaker della stazione