Misteri di un Antichissimo Culto: La Dea e il Toro
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About this ebook
Perché le Tombe dei Giganti in Sardegna hanno la forma di una testa di toro?
Esisteva una volta un culto legato alla Natura e al miracolo della Creazione che ha lasciato numerosissime testimonianze.
Il suo retaggio ha attraversato i millenni grazie alla simbologia, spesso in forme inusuali, e ancora oggi la Dea e il Toro ci sussurrano all’orecchio messaggi che troppo spesso ignoriamo.
Questo è un libro decisamente atipico, in cui si discute non solo di religione ma anche di misteri antichi, arte, natura, buon cibo e altro ancora.
Giancarlo Maria Longhi, ingegnere biomedico, è consulente per attrezzature e tecnologie elettromedicali, si occupa da anni di salute e benessere. Nasce a Milano nel 1977, è innamorato della Sardegna che considera sua vera patria natia. Appassionato da sempre di tematiche misteriche, in questo saggio racconta per la prima volta le sue esperienze di viaggio, divulgando impressioni e ipotesi con rigore scientifico. Collabora con la rivista digitale “Tracce d’eternità” fin dai primi numeri.
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Misteri di un Antichissimo Culto - Giancarlo Maria Longhi
ICONOGRAFIA
INTRODUZIONE
Malta, piccolo arcipelago nel cuore del Mediterraneo ove mandare i propri figli per una vacanza studio ad Agosto.
Sardegna, splendida isola di spiagge, formaggio pecorino e porcetto arrosto.
È bello avere degli stereotipi in quanto si è sempre in tempo per sfatarli.
Questo lavoro nasce proprio con l’obiettivo di mostrare la ricchezza storico-archeologica di queste isole, in grado di offrire ben più di quanto si possa pensare.
Parleremo di un culto antichissimo, probabilmente il primo dell’umanità, che ha interessato tutto il Mediterraneo e che quindi non poteva che prosperare nelle due isole, lasciando testimonianze incredibili.
Vedremo come questo culto, sebbene finito nell’oblio, abbia lasciato nel corso dei millenni messaggi nascosti in simboli spesso decisamente inusuali ma sotto gli occhi di tutti.
Non si parlerà solo di religione, però: gli argomenti spazieranno dai misteri antichi all’arte, dalla natura al buon cibo, e altro ancora.
Non sono uno storico, un archeologo o un esperto di religioni e culti, ma ho un obiettivo ben preciso: insinuare in voi il seme della curiosità spingendo gli occhi a volgersi, con sorriso interrogativo, verso cose apparentemente insignificanti come una banale decorazione, un già visto gioco da tavolo, una statuetta di pietra dalle forme bizzarre.
Osservare e porsi delle domande, con la mente guidata da quel giudice imparziale senza pregiudizi, preconcetti e dogmi che si chiama Buon Senso.
Spero che queste pagine scatenino in voi il desiderio di indagine, di approfondimento, di soddisfazione di qualsiasi dubbio che possa scaturire da una parola, una frase o un’immagine.
Confido poi nel fatto che la vostra possa essere una lettura dinamica, da affiancare a ricerche su Google, da integrare con i testi citati in bibliografia, o addirittura da indurvi a prenotare un biglietto aereo.
Buon viaggio a tutti voi.
L’autore
PARTE PRIMA MALTA E GOZO - CAPITOLO 1 I templi megalitici
Figura 1
Esterno del tempio di Ġgantija
CORSI DI LINGUA
Se si ponesse a cento persone la domanda: ‘ tre cose alle quali associ l’isola di Malta ’, il 90% risponderebbe ‘ corsi di inglese, vacanza al mare e Cavalieri con la croce a 8 punte ’.
Io stesso, sino a poco tempo fa, avrei avuto difficoltà a elencare altro. Scoprire invece che il piccolo arcipelago ha una storia incredibile che si perde nella notte dei tempi e che la sua natura mediterranea ospita siti megalitici molto antichi, ha scatenato in me la tentazione fortissima di visitarlo; se uniamo il fatto che la meta non è certo distante dall’Italia (appena ottanta chilometri dalle coste meridionali della Sicilia) e che l’isola offre altre mille attrazioni (natura, arte, cultura, cibo) era inevitabile pensare a un viaggio verso La Valletta. Approfittando di un buono regalo da spendere in agenzia viaggi, io e la mia compagna Elisa organizziamo un tour di sette giorni nell’arcipelago e, armati di libri e connessione internet, scopriamo in poche settimane che il TO DO LIST maltese è ricco, vario e così interessante da gonfiare il cuore e arricchire la mente. Decidiamo di noleggiare una jeep per poter esplorare le isole senza limitazioni di sorta: optiamo, per simpatia (e per questioni di prezzo) per una Maruti, ignorando le caratteristiche di comfort della vettura …
Si parte!
ISOLE E ISOLETTE
L’arcipelago di Malta consta di un piccolo gruppo di isole nel mezzo del Mar Mediterraneo, tra la Sicilia e il Nord Africa.
L’isola principale è Malta, seguita dalla più piccola (ma non meno importante) Gozo e da altre isolette, tra cui impossibile non citare Comino, il cui nome è legato alla bellissima Blue Lagoon (non quella del celebre film, ma altrettanto splendida).
Le dimensioni delle due isole maggiori sono davvero modeste (316 km²) eppure risultano abitatissime, raggiungendo la terza densità di popolazione più alta d’Europa. Non fatevi però ingannare: esistono centri urbani affollati ma molte zone, specie a Gozo, sono disabitate, quasi selvagge, da esplorare zaino in spalla.
Parallelamente a questa altissima concentrazione di abitanti vi è un numero di siti archeologici di rilievo davvero importante: i principali sono senza dubbio i Templi Megalitici e l’Ipogeo di Ħal Saflieni. L’Ipogeo è unico (anche se si parla di altri ipogei scoperti e poi nascosti), mentre i templi sono numerosi e sparsi per tutta l’isola.
UNICI NEL LORO GENERE
La storia dei templi maltesi si perde nella notte dei tempi: i primi vengono addirittura fatti risalire ad un periodo attorno al 3.600 a.C. [1] Si percepisce un certo orgoglio da parte dei Maltesi nel dire che i propri templi precedono di oltre mille anni la costruzione delle piramidi egizie e di ben millecinquecento anni l’edificazione di Stonehenge.
Come detto prima, la densità di templi, per un arcipelago così piccolo, è davvero impressionante: tra Malta e Gozo esistono addirittura oltre trenta siti con edifici megalitici: i principali sono sette, nei quali quasi sempre si presentano coppie di edifici - uno accanto all’altro - con dimensioni leggermente differenti.
Figura 2
Templi gemelli di Mnajdra, Malta
La costruzione dei templi, secondo la datazione ufficiale, proseguì per mille anni sino al 2.500 a.C. circa, dopodiché si fermò improvvisamente la storia maltese, per riprendere qualche centinaio di anni dopo (attorno al 2.000 a.C.) con una civiltà che usava il bronzo ma con tecnologie costruttive certamente inferiori. Poi il buio, sino al 1.000 a.C. circa, fino all’arrivo dei Fenici. Difficile, se non impossibile, dire che fine fecero i costruttori dei templi: migrarono in altre terre per diffondere la propria civiltà? Furono annientati da un’epidemia? O forse da un cataclisma?
TRA CIELO, MARE E PIETRA
Una delle innumerevoli meravigliose qualità della mia compagna è quella di seguirmi con entusiasmo estremo in qualsiasi azione: pertanto coinvolgerla nell’esplorazione di siti archeologici in mezzo alla macchia mediterranea maltese non è stato di certo difficile. Perciò, zaino in spalla, ci avviamo verso i celebri templi megalitici.
La guida sul lato sinistro nelle strade maltesi non è così difficile, e la Maruti jeep, nonostante le sospensioni di una rigidità pazzesca, che fanno di ogni buca una minaccia per glutei e schiena, si rivela sin da subito un’ottima compagna di viaggio. Per raggiungere la prima tappa, il tempio di Ħaġar Qim, si lascia alle spalle il caos de La Valletta, e poco dopo l’aeroporto internazionale, tramite una stradina non ben segnalata, si giunge a un complesso moderno che nasconde le pietre antiche.
Parcheggiata la Maruti proprio vicino all’ingresso, entriamo nella struttura e, prima dell’accesso al tempio, si apprendono nozioni sui costruttori e la storia del sito grazie a un piccolo ma utile e ben strutturato museo. Il tempio è oggi, ahimé, ricoperto da una tensostruttura moderna costruita ‘saggiamente’ per abbassare i rischi connessi all’azione degli agenti atmosferici (in effetti il tempio è sopravvissuto a più di cinquemila anni di intemperie…), estrapolandolo dal suo bellissimo contesto originario cielo-mare-terra.
La stessa copertura, ai tempi del viaggio, veniva allestita sullo splendido tempio di Tarxien, inibendo l’ingresso al pubblico (e purtroppo a noi due compresi…).
. Figura 3
Malta, Ingresso del Tempio di Ħaġar Qim
Nonostante questo, l’energia che si percepisce nel sito è davvero forte e positiva. Elisa sorride silenziosa, assorta nella magia della natura: tutt’attorno macchia mediterranea coi suoi profumi intensi primaverili (è il 23 giugno), a sud l’immensa distesa blu del mare, di fronte il colore ocra/giallo del tempio.
La prima impressione è che gli architetti maltesi, nella realizzazione di queste meravigliose costruzioni, abbiano ragionato con la logica dell’impatto zero: la forma del tempio, la sua posizione e l’uso delle maggiori pietre locali (calcare, dai maltesi chiamata ‘limestone’, di tipo corallino e globigerino) fanno sì che la struttura s’innesti in maniera armoniosa in tutto il contesto circostante, senza ‘violentare’ la splendida natura che ne fa da contorno. Giusto per citare un esempio contemporaneo, ricorda l’architettura alla Frank Lloyd Wright.
I costruttori dei templi hanno infatti solo ‘spostato’ parti della natura che li circondava (certo, lavorando anche la pietra, spesso in maniera eccellente) ma dando come risultato finale un prodotto estremamente integrato.
Le rocce, in natura, difficilmente presentano forme rettilinee, squadrate e rigidamente geometriche: questo è peraltro uno dei punti più spinosi tra i cacciatori di monumenti e i geologi, che spesso genera lotte ogni qualvolta venga scoperta qualche formazione rocciosa ‘geometrica’.
Le diverse civiltà antiche, invece, hanno sempre cercato per le loro strutture, planimetrie ben precise: piante a base quadrata, rettangolare, sferica, lavorando la pietra - spesso con risultati incredibili - sino a ottenere forme geometriche perfette (basti pensare alle piramidi egizie e mesoamericane).
I templi maltesi, unici nel loro genere, presentano una pianta simile ma mai uguale, con delle forme morbide, curvilinee, quasi modellate dall’acqua o dal vento: insomma, più ‘naturali’.
Figura 4
Esempi di piante di alcuni templi maltesi
Nell’esplorazione del sito balzano agli occhi alcune pietre lavorate: un altare, scolpito a tutto tondo, raffigura l’albero della vita, simbolo importantissimo per le civiltà antiche; un’altra stele mostra due spirali affiancate in simmetria assiale, quasi fossero due occhi magnetici pronti ad ipnotizzarti. [2]
Figura 5 Tempio di Ħaġar Qim, altare con Albero della Vita.
Figura 6 Tempio di Ħaġar Qim, stele con doppia spirale
Alcuni dei monoliti che costituiscono le mura curve del tempio hanno dimensioni davvero colossali; tra tutti posso citare un gruppo di quattro monoliti dei quali uno, quasi un obelisco, alto circa cinque metri (Tavola1).
Poco più avanti, lungo il muro, non si può non notare un enorme blocco rettangolare, lungo 6,5 metri, alto 3 e profondo circa 90 centimetri; questo porta a un volume di quasi diciotto metri cubi che, moltiplicato per la densità media del calcare, pari a circa 2.500 Kg/m³, rende il peso del monolite quarantacinque tonnellate, che potremmo arrotondare a quaranta avendo in mano misure massime. In letteratura solitamente si parla di circa 20 tonnellate, ma le dimensioni del blocco sono quelle. Che mi sbagli o meno, il peso del monolite è davvero notevole, ed è indice ancor di più delle incredibili qualità degli architetti