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Il Dio degli Abissi - Il Terzo Libro dei Guardiani
Il Dio degli Abissi - Il Terzo Libro dei Guardiani
Il Dio degli Abissi - Il Terzo Libro dei Guardiani
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Il Dio degli Abissi - Il Terzo Libro dei Guardiani

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About this ebook

La pace che Dylan si è guadagnato tanto duramente non è destinata a durare a lungo. Dopo aver affrontato due volte il pericolo e aver impedito entrambe le volte la distruzione della Terra, Dylan si sistema con la sua famiglia, ma si ritroverà presto a dover affrontare una nuova minaccia. I cancelli del vuoto stanno iniziando ad aprirsi, e gli dèi sospettano che ci sia un traditore. I Guardiani stanno scomparendo, e i loro poteri stanno svanendo.

Ritornano vecchi nemici, e Dylan dovrà risolvere delle nuove complicazioni. L'idea che alla fine il bene vince sempre è in dubbio. Nel frattempo, la lealtà di Mordon viene messa alla prova quando il ragazzo scopre un veleno che minaccia di sterminare i draghi rimanenti.

Dylan e Mordon dovranno combattere le stesse leggi della natura per scoprire esattamente chi ha tradito gli dèi. Per tenere i cancelli chiusi ed impedire che le devastanti visioni di Dylan si avverino dovranno usare il tempo come strumento, la magia come arma e una mappa come chiave. Questa volta Dylan dovrà prendere parte ad una battaglia contro una forza che non potrà essere distrutta.

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateMar 7, 2017
ISBN9781507170427
Il Dio degli Abissi - Il Terzo Libro dei Guardiani

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    Il Dio degli Abissi - Il Terzo Libro dei Guardiani - Rain Oxford

    Sommario

    Sommario

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Epilogo

    Informazioni sull’autore

    Capitolo 1

    Un forte fragore mi risvegliò da un sonno profondo. Quando lo udii di nuovo uscii con molta attenzione dal letto ed andai verso l’armadio. Come avevo imparato la seconda volta che qualcuno aveva forzato l’ingresso di casa, i ladri di quel quartiere non avevano molti dilemmi morali sul fare del male a qualcuno. Mia madre aveva fatto installare al suo compagno una serratura dentro al mio armadio dopo che ciò era avvenuto.

    Fu un grido di grande intensità che mi spinse ad aprire la porta. Udii il suono di qualcuno che veniva colpito e capii che mamma era a casa. Pochi minuti dopo qualcuno sbatté la porta d’ingresso e calò il silenzio quasi assoluto. Andai in cucina, facendo attenzione a come posavo i piedi. Tenevo la casa immacolata, ma agli uomini che si trovavano da quelle parti piaceva molto lanciare le cose… generalmente più erano distruttivi, più pulita era la casa.

    Mia madre era appoggiata agli armadietti sotto al lavello di cucina. I suoi capelli biondo chiaro erano rovinati perché erano stati tirati ed erano umidi per via di alcune macchie di sangue. Anche se il sangue rosso scuro che copriva il volto di mia madre era rappreso, era troppo buio per capire se avesse qualcosa di rotto.

    Camminai con attenzione attorno ai resti frantumati di una tazza che era stata probabilmente lanciata durante un attacco di rabbia e mi avvicinai a mia madre. Solo quando mi inginocchiai accanto a lei mi venne in mente di accendere la luce, ma da dove mi trovavo non potevo raggiungere l’interruttore senza allontanarmi dal fianco di mia madre. La guardai e le luci venivano e se ne andavano. Mia madre impazziva quando facevano ciò che volevo. Disse che ero innaturale e che sarei andato all’Inferno.

    Sebbene il volto non sembrava riportare danni, la spalla destra aveva un’angolazione strana. Perché le persone dovevano sempre farle del male? Sapevo che non era una donna carina, che rubava e mentiva; tuttavia, era comunque una persona. Ed era l’unica persona che avevo.

    Mamma, svegliati. dissi. Non si mosse, quindi le controllai il polso. Nonostante il forte tonfo, le mie dita erano sanguinanti quando le allontanai. Mi asciugai la mano sulla mia t-shirt bianca. Mamma, svegliati o dovrò chiamare un’altra volta l’ambulanza. Era il primissimo numero che avevo imparato. Mamma!

    Si mosse, ma lo fece solo per cominciare a piangere. Tolsi un asciugamano dal cassetto e lo bagnai con l’acqua calda del lavello, poi provai a pulirle il sangue dal volto il più gentilmente possibile.

    Che stai facendo alzato? mi domandò.

    Avevo fame. dissi. Non era una bugia. Era domenica notte e avevo trascorso quasi tutto il weekend senza cibo. Avevo imparato presto a razionare il cibo, ma mia madre non tornava a casa da più di due settimane. Non potevo dirle che ero stato svegliato dal suo compagno che la schiaffeggiava per la stanza.

    Non devi mangiare di notte, di notte si dorme, stupido bambino. Senza di me sei proprio inutile, vero? Non riesci a fare niente di giusto. Vai a letto. Quando mi alzo domani mattina voglio trovare questo casino sistemato. disse.

    Quello era facile; avrei potuto pulire non appena fossi tornato a casa da scuola, perché sarebbero passato diverse ore prima che si fosse alzata dal letto. Misi l’asciugamano nel cesto dei panni nel bagno e tornai nella mia stanza. Tuttavia non ero da solo.

    Sulla cassapanca ai piedi del mio letto sedeva un uomo. Volevo rimproverarlo - non era una cassapanca su cui sedersi - ma esitai. Non era bello rimproverare un adulto, a prescindere da quanto la cosa mi desse fastidio. Aveva i capelli corti e rossastri, anche se la stanza era troppo buia per capire esattamente di che colore fossero. D’altro canto, i suoi occhi marrone chiaro avevano un leggero bagliore o un riflesso che li rendeva perfettamente visibili al buio. Mi sentivo come se dovessi conoscere quell’uomo, eppure non lo avevo mai visto prima.

    Sei nella mia stanza. dissi.

    Sì. Si alzò dalla cassapanca e venne in piedi davanti a me, poi si piegò così che potessimo trovarci faccia a faccia. Fece un sorrisetto. E tu sei troppo piccolo per impedirmelo. Andò alla mia libreria, prese un libro e lo sfogliò. Quando lanciò il libro oltre la sua spalla, corsi a raccoglierlo. Dovetti raccogliere molti altri libri, ma alla fine se ne andò dalla libreria. Sono in ordine alfabetico? domandò, come se fosse il concetto più strano del mondo.

    Certo. Tu chi sei?

    Vretial, il dio più potente che incontrerai in tutta la tua vita. O meglio, un tempo lo ero. Adesso non sono sicuro di cosa sono. Ancora potente, però, abbastanza potente da distruggerti. Si avvicinò poi alla mia cassettiera ed iniziò ad aprire i cassetti, tirando fuori gli abiti e gettandoli sul pavimento. Ancora una volta mi trattenni. Pieghi le calze?

    Così non devo mai cercare due calze dello stesso paio quando sono di fretta. spiegai. Si voltò verso di me con cipiglio insultato. Come ho fatto ad insultarlo?

    Che genere di bambino eri? Mi aspettavo di più da te. A pensare che il guerriero il cui nome fa fuggire i demoni dalla paura era un bambino puntiglioso. Hai paura di me, almeno? domandò.

    Il bizzarro straniero parve molto sconvolto per qualche ragione. Studiai l’uomo che era entrato nella mia stanza nel cuore della notte e aveva messo in disordine la mia roba, esaminando attentamente ogni lineamento da prima di aprire la bocca. Agli adulti non piaceva che dicessi cosa mi passava per la testa.

    Non era sfigurato da cicatrici, non aveva tatuaggi da gang, né un abbigliamento di pelle o armi, e tra gli abiti non vi erano pieghe che potessero nasconderle. Non aveva quello sguardo da tossico negli occhi, né il sudore da astinenza. Il naso era perfettamente dritto in un modo che mi faceva intendere che non si era mai rotto. Ovviamente era strano con le parole e maleducato nel suo modo di toccare la mia roba, per non parlare del fatto che era entrato nella mia stanza senza permesso, eppure nulla in lui lo rendeva spaventoso.

    Perché dovrei temerti? Non sei molto educato con la mia roba, ma non ti comporti da persona cattiva. E io sapevo com’erano fatte le persone cattive.

    Parve un po’ sorpreso, e molto curioso. Come si comporta un uomo cattivo?

    Che ci fai nella mia stanza? domandai.

    Sospirò. È stato un incidente… e anche questo è colpa tua. disse, senza sembrare arrabbiato. Non risposi, e lui proseguì. Tua e di tuo figlio.

    Io non ho un figlio. Ho sette anni. Perché fai lo sciocco?

    Non sto facendo lo sciocco; tu però sì. Stammi a sentire. Ancora non mi hai incontrato, ma io ho incontrato te e tu mi hai provocato molti guai. Per il momento va bene, e tu hai fatto la tua parte per rimediare ai danni che hai causato… be’, ancora no, ma l’hai fatto allora… e adesso il mio futuro giace nelle mani dei tuoi bambini.

    Non ho intenzione di avere dei bambini da grande. Perché dovrei? Mia mamma ha detto che sono la cosa peggiore che le sono capitato. Perché dovrei farlo? domandai.

    Dovresti cambiare idea. I bambini sono fantastici.

    Perché? domandai.

    Scrollò le spalle. Non ne ho idea. Mi è stato detto così, in passato. Onestamente, sono d’accordo con te; i bambini umani puzzano, si dimenano di continuo, e non smettono mai di fare rumore. Mi danno i brividi. Anche tu, a dire il vero; sei troppo carino. E poi, se non hai dei bambini, io non posso finire ciò che ho iniziato. Detesto lasciare le cose a metà, riesci a capirlo? domandò. Annuii. Bene. Allora avrai dei bambini, perché se non lo fai, io farò qualcosa… Ancora non so cosa, ma qualcosa che non ti piacerà.

    Dovrei trovare qualcuno che amo, prima.

    Non preoccuparti di questo. Ecco, prendi una mela. disse, porgendomi una mela rossa che gli era appena misteriosamente comparsa nella mano.

    La presi, ma pensai immediatamente alla regina cattiva che offriva una mela avvelenata a Biancaneve. Non avrei mai potuto fidarmi di un uomo che mi offriva del cibo; avevo visto che mia madre si era fatta ingannare da quel trucco molte volte senza mai imparare. Non posso mangiare di notte. A quest’ora dovrei dormire.

    Alzò gli occhi al cielo. Allora tienila. Non è una mela qualsiasi; è un presagio. Posso farci un trucchetto magico. Guarda. La prese dalla mia mano, la lanciò in aria, l’afferrò con una mano e la coprì con l’altra. Quando tolse la mano, stringeva una carta da gioco con l’immagine di una mela su di essa. Fa un’altra cosa, ma ancora non è pronta per farla. La terrò io per quando sarai più grande. Ricordati solo che quando la vedrai di nuovo, ogni cosa starà per cambiare.

    Tornò a sedere sulla cassapanca ai piedi del letto come se non avesse alcuna intenzione di andarsene presto. E un’altra cosa; c’è qualcosa nel buio.

    *      *      *

    Mi svegliai sorpreso, confuso e ansimante. Mi misi a sedere senza pensare, agitando Divina. Il mio battito e il respiro tornarono normali mentre mi rendevo conto che avevo solo sognato.

    Che c’è che non va? domandò Divina con voce assonnata. Mi divertiva sempre il fatto che, nonostante fosse una divinità, adorasse dormire.

    Niente. dissi aggiustando il piumone sulla sua spalla scoperta. Stavo solo sognando. Penso di essermi ricordato di quand’ero un bambino. È cominciato normale… e poi è cambiato qualcosa. Non me lo ricordo abbastanza bene. Dovrei ricordarmelo; era importante.

    Se non te lo ricordi, forse non era così importante.

    Scossi la testa. Dopo la nascita di mio figlio, avevo iniziato ad avere dei sogni particolari, ma questo era diverso. Sì, invece. Qualcosa che ho dimenticato molto tempo fa. Vado a pulire la cucina.

    Si tirò su a sedere con un sospiro. Cavolo, Dylan. Ogni volta che fai un sogno o qualcosa ti ricorda la tua infanzia, ti metti a pulire qualcosa. Eri un mostriciattolo carino da bambino? domandò.

    Non risposi. Aveva ragione e la cosa non mi piaceva. Ci erano voluti molti anni per superare i miei traumi infantili, ma avere la magia per difendermi e una famiglia di cui mi potevo fidare era stato decisamente di grande aiuto. Credo che il mio sarcasmo nacque come conseguenza della mia infanzia piuttosto che come meccanismo di difesa, anche se non era una cosa che avevo deciso di superare. Svegliandomi ogni giorno al sicuro e circondato da persone che mi amavano, la mia infanzia sulla Terra diventava un incubo raro.

    Concentrati sul tuo libro. È al sicuro. È al sicuro, quindi ogni cosa andrà bene.

    Lo feci. Concentrandomi sul mio libro, percepii che esso e la Terra stavano bene. Nessuna minaccia percepibile. Vretial non era tornato per vendicarsi… erano solo le mie cicatrici di guerra. Avere a che fare con un dio potente come lui doveva lasciare delle cicatrici.

    Non appena tornai a sedere e Divina si strinse a me, udii qualcuno che bussava alla porta. Papy, Ron ha fame.

    *      *      *

    Era un giorno qualsiasi quando raccolsi un libro dal mio giardino. Non c’erano nubi di tempesta o un vento inquietante. e non mi sentivo come se qualcosa mi stesse osservando. Forse avrei dovuto, perché non avevo idea che quello sarebbe stato l’inizio del mio futuro. Fino ad allora la mia vita era stata mediocre, se non peggiore. Quando incontrai Edward, divenni il Noquodi della Terra e iniziai ad imparare la magia, sapevo che mi avrebbero aspettato molte avventure.

    La mia prima grande avventura era stata salvare la Terra da Vretial. La seconda era avvenuta tre anni dopo, quando salvai Sammy da un antico demone e tutti i mondi dell’universo dai danni causati dal decesso di Vretial. Fu allora che scoprii di avere l’energia Iadnah, la magia degli dèi. E anche Sammy l’aveva.

    Divina mi disse che era incinta, cosa impossibile dato che era una dea. Nessuno comprese come fosse possibile, ma gli dèi non capirono neanche come potessimo Sammy ed io avere l’energia Iadnah. Non mi interessava come potesse essere incinta Divina; ero soddisfatto di chiamarlo un miracolo.

    Sammy era un gioiello della mia vita. Quando i suoi genitori vennero a riprenderselo mi sentii triste. Anche se cercai di essere felice del fatto che era tornato con la sua vera famiglia, sentivo la sua mancanza. Ma quella non era la parte peggiore; mi disse che il motivo per cui aveva così tanta paura del buio era che Vretial lo avrebbe trovato.

    Ne parlai con Divina e lei mi disse che non era possibile che quel dio fosse sopravvissuto. Eppure Sammy era stato così spaventato. Mia moglie si fidava di me, e io mi fidavo del piccolo, così Divina mise un incantesimo di protezione su di lui. Fondamentalmente lo proteggeva da chiunque cercasse di entrare nella sua mente o nei suoi sogni, al punto che nessuno, eccetto Divina, potesse leggergli la mente. La cosa terminò lì e Sammy andò a vivere con i suoi genitori.

    E poi nacque nostro figlio.

    *      *      *

    Ero appena tornato a casa dalle terme con Sammy e Mordon. I suoi genitori lo avevano lasciato per qualche giorno con noi così da avere il fine settimana per sé, quindi venne anche Mordon, così da trascorrere del tempo con Sammy. Mordon, Sammy ed io avevamo trascorso tutto il giorno alle terme, ma Divina aveva preferito rimanere a casa. La gravidanza era ad uno stadio molto avanzato, e Divina aveva ancora dei timori sul fatto di diventare mamma.

    Quando Edward menzionò incidentalmente che Divina avrebbe potuto avere dei gemelli, scoprii che anche una divinità poteva avere un attacco di panico. Dovetti chiamare Regivus per farla calmare, e lui le assicurò che avrebbe dato alla vita un solo bambino. A volte avevo paura di essere troppo sconsiderato sulle sue paure, ma pensavo che sarebbe stata bene una volta nato il bambino.

    Durante la gravidanza di Divina provavo a rendere il bambino partecipe delle nostre vite. Gli parlavo, dormivo con la mano sullo stomaco di Divina, e usavo il suo nome. Regivus disse che sarebbe stato un ragazzo, quindi lo chiamammo Ronez come mio padre.

    Furono i miei istinti da Guardiano, o forse il mio legame da compagno, che mi incoraggiarono a dirigermi a casa prima del tramonto. A Divina erano venute le doglie un momento prima del nostro arrivo. La sentimmo chiamarmi a gran voce prima ancora che raggiungessimo la capanna, quindi Mordon andò a chiamare il medico che viveva ad un’ora di distanza. Fortunatamente il dottore e il suo assistente arrivarono appena in tempo.

    Strinsi la mano di Divina per tutto il processo, ma lei non aveva paura del dolore. Solo una volta avevo visto quella disperazione nei suoi occhi blu. Non puoi lasciarmi se sarò una cattiva madre. mi ordinò.

    Annuii. Non potrei mai lasciarti. Ogni cosa andò come prevista. Un minuto prima tenevo la mano di Divina, e il minuto successivo avevo mio figlio tra le mie braccia. Era così piccolo e piangeva così forte. Poi circa un minuto dopo smise di piangere e iniziò a fissarmi. Nella mia testa sapevo che i bambini appena nati non si concentravano e non sapevano che cosa vedevano, ma nel mio cuore sapevo che mi aveva riconosciuto.

    Mi abbassai verso Divina così che lei potesse vederlo, e quando i loro occhi si incontrarono Divina riprese fiato. Proprio come avevo sperato, vedere quel visino fece svanire ogni suo timore. Questo è il nostro bambino. Non è brutto. Cioè… Non riusciva a mettere insieme le parole, ma io capii. Pensava veramente che se avesse avuto un figlio sarebbe nato malformato, come se lei fosse incapace di essere una brava madre persino al livello biologico. Ma il bambino era perfetto.

    Si addormentò in mezzo a noi. L’unica cosa che avrebbe reso quel momento migliore sarebbe stata la presenza di Edward. Sfortunatamente aveva del lavoro da fare su Anoshii e non sarebbe tornato prima di dieci giorni.

    A volte mentre guardavamo nostro figlio per la meraviglia, e per la stanchezza nel caso di Divina, Sammy strisciava sul letto. Mentre mi mettevo a sedere e lo prendevo in collo, Sammy fissava il bebè come se non avesse mai visto niente di simile.

    Mio fratello? domandò.

    Guardai Divina, che si era addormentata, e poi Mordon seduto sulla sedia accanto a noi. Mordon ed io eravamo stretti come fratelli, e avevamo scoperto che non era sempre il sangue a rendere due persone imparentate. Sì. Voglio che tu incontri tuo fratello, Ronez Virzu Keisei Yatunus.

    Come se già conoscesse il proprio nome, l’infante aprì i suoi occhi blu scuro e guardò direttamente l’altro bambino.

    Quella sera, quando andammo a letto Divina era ovviamente dubbiosa per qualcosa. Sapevo che era una cosa importante, ma ero convinto che me l’avrebbe detta a suo tempo. Tuttavia, quando la mattina successiva Vivian e Nano vennero a prendere Sammy, la preoccupazione della mia compagna aumentò. La cosa era sospetta. Mordon se ne andò lo stesso giorno in cui andò via Sammy.

    Quattro giorni dopo eravamo seduti sul porticato a guardare il tramonto. L’allegro piccolo porticato era una delle poche aggiunte fatte alla casa dopo che avevo lasciato la capanna che Edward ed io avevamo condiviso per tre anni per andare a vivere in quella di Divina.

    Stavo leggendo un libro mentre lei cullava Ronez, che era il bambino più perfetto che qualcuno potesse desiderare. Era completamente in salute, abbastanza attento, e mai molto esigente. La nostra vita avrebbe potuto essere calma e facile… a parte il fatto che io ero il Guardiano della Terra, lei era un dio ed entrambi vivevamo su Duran. Insomma, il mio migliore amico era in parte drago, mio zio era il Guardiano di Duran, la mia compagna era la divinità della Terra, io avevo la magia degli dèi e un figlio appena nato. Cosa mai avrebbe potuto accadere?

    Vivian e Nano comparvero davanti alla casa con Sammy che piangeva. Entrambi i genitori parevano estremamente spossati. Vivian portò suo figlio dritto da me. Sta avendo dei sogni terribili. Ha il terrore del buio. Non sappiamo che fare. Vivian mi mise suo figlio tra le braccia e si sedette per terra e appoggiò la fronte sul mio ginocchio.

    Dalle lacrime negli occhi di Vivian capii che la donna era fuori di sé, così le accarezzai i capelli per calmarla con una mano e provai a confortare Sammy con l’altra. Cosa c’è che non va, tesoro?

    Lui mi ha trovato. disse il bambino.

    Non c’era bisogno di chiedere di chi stava parlando. Guardai Divina, ma lei si limitò ad avvicinare la propria sedia. Sammy smise di piangere e provò a guardare meglio Ronez. Fuori faceva freddo, quindi il neonato era avvolto molto bene.

    Ron ha freddo? domandò.

    Sammy aveva l’abitudine di chiamare tutti quanti con dei nuovi nomi, quindi non fui sorpreso nel sentire che aveva già inventato un nomignolo per il suo fratellino.

    Se avesse freddo, piangerebbe. dissi. Sammy mi guardò con uno sguardo accigliato come se avessi detto la cosa più strana del mondo. Divina? Come ha fatto Vretial a trovarlo? le domandai.

    Non ne sono sicura. insistette lei. Devi capire che ogni cosa che ha a che fare con Ronez per me è un mistero. Ho usato quell’incantesimo per proteggere Sammy… ma quando Ronez è nato, non riuscivo più a sentirlo. Non ne sono certa, ma penso che in qualche modo l’incantesimo sia stato trasferito su di li.

    Quindi adesso l’incantesimo protegge Ronez al posto di Sammy?

    "No, penso che Ronez sia l’incantesimo di protezione. Penso che la magia che ha protetto Sammy adesso stia venendo da Ronez. Tuttavia, dato che ha solo quattro giorni, la sua magia non può raggiungere Dios."

    Allora metti un altro incantesimo di protezione su di lui, no? dissi.

    Mi dispiace, ma non posso. La mia magia era troppo forte. L’ho creata per proteggerlo da un dio, quindi adesso la magia non proviene da me e lo proteggerà persino da me. Non posso fare niente finché la magia è ancora attiva e così potente. È la mia magia, solo che non è più dalla mia parte.

    Ma Vretial può raggiungerlo?

    Quando Sammy non è con Ronez sì. Ammesso che Vretial sia sopravvissuto.

    Quale incantesimo? domandò Vivian. Non le avevamo mai spiegato che un dio cattivo, che in teoria avevamo sconfitto, dava la caccia al suo bambino. Non era un discorso piacevole.

    Quella notte, Sammy dormì pacificamente senza avere alcuna paura del buio. Non ebbe incubi né visite, e la mattina successiva la prima cosa che sentii appena sveglio fu il suono delle sue risate. Riuscivo a percepire che lui e Divina erano in cucina ancora prima di aprire gli occhi. Mi tirai su a sedere e mi stropicciai gli occhi con un sospiro appagato.

    La nostra camera da letto mi aveva viziato un po’. Prima che andassi a vivere lì l’interno della casa era buio e piuttosto inquietante per via dei teschi e delle candele ovunque. Mi ricordavano la classica casa delle vecchie streghe che vivono nelle foreste.

    La casa era incantata per far sì che l’esterno apparisse piccolo e confortevole, ma all’interno era molto più grande. Mentre prima non c’erano vernice né arredamento, adesso la stanza da letto aveva dei colori scuri e del satin. La casa aveva ancora i teschi, le candele, le radici inquietanti e le pozioni in giro per le stanze, ma con l’aggiunta di alcuni giocattoli gettati per casa. Accanto ai grimori magici di Divina c’erano dei libri di fiabe per bambini. Era più rassicurante. Tra le altre modifiche apportate alla casa c’erano l’impianto idraulico interno... gestito dalla magia piuttosto che dall’elettricità.

    I miei tocchi personali furono minimi, poiché non avevo mai sviluppato l’abitudine di accumulare dei possedimenti. Non c’era molto di cui avessi bisogno quando non avevo l’elettricità. Una volta avevo provato ad avere un portatile su Duran, ma la mia magia lo faceva andare in tilt di continuo.

    Era grazie a Divina se per me quella era una casa.

    Mi alzai e scoprii che Ronez non era nella sua culla, così seguii i rumori che provenivano dalla cucina. Non era una cucina molto larga, ma era un po’ più vivace del resto della casa. Il centro della stanza era dominato da un tavolo di cucina in legno rosso scuro. A destra della porta c’era una grande cassapanca di ghiaccio che misteriosamente si manteneva fredda. Dovetti fare attenzione a raggiungerla senza guardare, perché Divina adorava sperimentare con le pozioni e a volte i suoi ingredienti dovevano rimanere al freddo. Lungo il muro a sud c’era un bancone in legno scuro con un semplice lavello di metallo e degli armadietti sopra di esso.

    Sammy sedeva sul tavolo, mescolando i contenuti di una grossa ciotola. Il miscuglio assomigliava in modo sospetto a burro per i pancake, cosa che capii perché Sammy ne era cosparso dalla testa ai piedi. Divina aveva Ronez tra le braccia e stava rapendo tutta la concentrazione di nostro figlio con un sonaglio giocattolo.

    Sammy le porse il cucchiaio, sgocciolando ovunque tranne che sul piccolo. Assaggia. insisté lui. Divina si abbassò per leccare il cucchiaio, poi fece una smorfia.

    Serve del cioccolato. esclamò.

    Sammy saltò su, gridando per la gioia e facendo quasi cadere la ciotola per terra. Divina lo fermò facilmente con una mano e lo aiutò a scendere dal tavolo. Sapevo che aveva suggerito il cioccolato solo per renderlo felice, perché lei odiava quella roba. Sammy corse all’armadietto sotto al bancone per afferrare la bottiglia di cioccolato, si voltò per tornare di corsa con il suo tesoro e si bloccò quando mi vide.

    Papà! Volevamo portarti la colazione a letto. disse, sconvolto del fatto che la sua sorpresa era stata rovinata. Il mio cuore continuava ad avere dei colpi nonostante mi avesse chiamato in quel modo per mesi. Dopo che lo avevamo salvato dal demone e si era riunito ai suoi genitori, Sammy aveva iniziato a chiamarli ma’ e pa’, e anche se smise di chiamare me e Mordon papy e mamy iniziò a chiamarci papà e mamma. Non ci spiegò mai la ragione, anche se ormai non nascondeva più la sua capacità di parlare meglio degli altri bambini della sua età.

    Divina riteneva che Sammy avesse pochissimo controllo sul proprio potere finché non entrò in contatto con il mio. Più tempo stavamo insieme più il suo potere emergeva, e il suo processo mentale fu il primo ad essere influenzato, subito seguito dalle sue abilità linguistiche.

    Sembra fantastico, ma potrebbe essere più pulito mangiare qui. Sai che sbriciolo sul letto perché sono umano. scherzai.

    Sei un umano? Questo spiega diverse cose. scherzò Mordon mentre entrava nella cucina. Non mi ero accorto che fosse lì, quindi immaginai che Mordon avesse cercato di coglierci di sorpresa.

    Mamma! gridò Sammy correndo verso di lui.

    Mi feci da parte e poi mi abbassai per dare un bacio a Divina. Ronez si agitò e lei me lo mise in braccio, sostenendo con attenzione la sua testa. Quella era probabilmente la cosa a cui stava più attenta.

    Shinobu camminò sulla mia gamba per sistemarsi sulla mia spalla. Annusò Ronez, ma sapeva di non doversi avvicinare. Seccata per ciò che aveva visto balzò sul tavolo e iniziò a leccare il burro versato.

    Buongiorno, Mordon. Non eri qui a disturbarci ieri? domandò.

    Sammy sussultò. Non dice sul serio, mamma.

    Lo so. E poi… finse di guardarmi in cagnesco. Ho fatto una gran fatica per portargli una cosa.

    In quell’istante entrò Edward. Sembrava stanco per via dei suoi viaggi, ma continuava ad assomigliare a Ronez. Gli avevamo tenuto segreto il nome del bambino, nel caso Regivus si fosse sbagliato e avessimo avuto una femmina. Quando gli dissi che mio figlio si chiamava come suo fratello gemello, lo sentii tirare il fiato. Tenne Ronez con gentilezza. Edward era enorme se paragonato al bambino, ma era così gentile.

    Mi arruffò i capelli. Bel lavoro, ragazzo.

    Be’, non proprio. lo corressi con un sospiro.

    Divina rise. Edward era un padre per me, più di chiunque altro, e per me era un esempio da seguire. Potevo essere un bravo padre perché ne avevo avuto uno… solo che il mio era arrivato un po’ più tardi rispetto agli altri.

    Stando in quella cucina con la mia moglie immortale, mio zio che era come un padre, il mio migliore amico che era come un fratello, un ragazzino che era come un figlio, e il mio bebè impossibile, pensai che non mi ero mai sentito a casa come allora. Non aveva importanza dove fossimo, cos’era successo, né cosa sarebbe avvenuto. Quella era la mia famiglia.

    *      *      *

    Fu bello e triste allo stesso tempo quando Vivian e Nano vennero a riprendersi Sammy, per poi tornare la mattina dopo perché non riuscivano a calmarlo. Vivian posò Sammy sul pavimento per discutere le nostre opzioni. Quando non arrivammo ad alcuna conclusione, mi accorsi che era tutto tranquillo. Scoprimmo che Sammy era entrato nella culla di Ronez ed entrambi si erano addormentati.

    Nano era il Guardiano di Dios e non poteva vivere su Duran. Sammy era tormentato da un dio oscuro e non poteva allontanarsi da Ronez. Vivian doveva prendere una decisione difficile; lasciare il suo compagno o lasciare suo figlio. Finché Ronez non fosse stato abbastanza grande da usare attivamente la sua magia, non potevamo rischiare e dare per scontato che Vretial fosse veramente morto.

    Vivian se ne andò con suo marito e Sammy rimase con noi per qualche anno. Pensai che Divina sarebbe stata sconvolta, ma in realtà teneva moltissimo a Sammy. Alcuni giorni dopo che i genitori di Sammy gli ebbero detto addio, il bambino strisciò nel mio letto. Divina ed io stavamo leggendo, avendo messo entrambi i bambini a letto, quindi non ce lo aspettavamo. Tirò su con il naso, i suoi occhi gonfi e rossi. Ma’ non vuole più stare con me? Sono stato cattivo? Sono troppo strano?

    Lo abbracciai e Divina gli arruffò i capelli. No, tesoro. I tuoi genitori ti amano moltissimo.

    Mi hanno lasciato. Non torneranno.

    Loro… iniziai a controbattere quando vidi lo sguardo nei suoi occhi. Hai visto questo? Hai visto il futuro? domandai.

    Sammy annuì e iniziò a piangere. Non torneranno a prendermi. Perché, papà? Che cosa ho fatto?

    I bambini pensavano sempre che fosse colpa loro. Anche mia madre pensava che fossi troppo strano, ma non lo avrei detto a Sammy, perché era una situazione diversa. Vivian era una brava donna che amava suo figlio per tutto ciò che era. Mia madre era un incubo.

    Non so perché non torneranno, ma non è per qualcosa che hai fatto tu. Ti hanno lasciato perché ti amano e vogliono che tu sia felice e al sicuro. Pensiamo che tu sia più al sicuro qui.

    Con Ron?

    Sì.

    Vretial non mi parla quando Ron è vicino. Rimase zitto, per alcuni minuti. Un giorno diventerò un Guardiano, come te, vero?

    Sì. Sarai il Guardiano di Lore, il nuovo pianeta di Avoli. Lo hai incontrato, ti ricordi? domandai.

    Annuì. Penso che lui sia buono, come te.

    Sei contento di diventare un Guardiano?

    Sì, papà. Posso proteggere il mondo dai mostri. Voglio essere sicuro che Avoli rimane buono e non fa nulla di male. Puoi fidarti di me, io ci starò attento. Quando devo andare? chiese.

    Mi domandai perché pensasse che il suo lavoro era di fare da babysitter ad un dio. Quando sarai adulto. Hai molto tempo, prima. Lore non è ancora pronto per un Guardiano. Puoi dirgli di assicurarsi che il mondo abbia molta acqua, così potrai nuotarci dentro. dissi. Quel bambino avrebbe potuto vincere una medaglia d’oro alle Olimpiadi terrestri da grande, il che era strano, perché era mezzo diliano ed era risaputo che i diliani annegano. Nessuno di loro sa nuotare.

    *      *      *

    Nell’anno successivo la nostra vita si calmò. Divina si annoiava a morte e di tanto in tanto lasciava la casa per avere una delle sue avventure. Anche io volevo andare in giro per il mondo… ma avevamo un bambino piccolo di cui occuparci, e toccava sempre a me. Volevo che i miei ragazzi avessero la madre intorno più spesso, ma Divina era una dea e non poteva sopportare di stare seduta troppo a lungo.

    Insegnare a Sammy era fantastico; era desideroso di imparare e molto talentuoso in tutte le materie, dalla matematica alla magia. Ronez, che prima era un bellissimo bebè, divenne un meraviglioso bambino. Era felice tutto il tempo. Seguiva Sammy in giro, prima strisciando e poi camminando. Era un bimbo curioso che voleva osservare ogni cosa. Anche quando non parlava mai era sempre intento ad osservare. Se da bebè Ron non piangeva quasi mai, crescendo divenne un bambino che non si lamentava mai. Lasciarlo da solo sembrava la cosa peggiore che potessimo fare. Mi domandavo come facesse un bambino ad apparire così abbandonato quando lo lasciavo nella culla per fare il bagnetto a Sammy.

    Sammy insisteva perché portassi Ron sempre con noi, ovunque. La maggior parte dei bambini a quell’età è gelosa dei nuovi arrivati, mentre Sammy era molto protettivo. Sammy sapeva quando Ronez era sconvolto, anche se Ron non lo dimostrava.

    Quando Ron compì due anni sapevo che il loro legame tra fratelli sarebbe stato permanente. Iniziai anche ad avere dei dubbi su di me come genitore. Ron era sempre stato un bimbo molto bravo… ma non parlava mai. Anche Sammy parlava a due anni, e Ron era mezzo Iadnah. Non volevo confidare i miei timori a Divina, perché sapevo che avrebbe avuto dei dubbi e incolpato se stessa.

    Sammy gestì la cosa senza problemi. Ci diceva ciò che Ron voleva e pensava. Mio figlio non era mai in disaccordo né sembrava esserne sconvolto. Inoltre, se facevamo a Ron una domanda, lui guardava spesso Sammy, che rispondeva al posto suo. Quando glielo chiedevamo, Sammy diceva che Ron non voleva parlare.

    Sammy aveva sei anni quando lo iscrissi alla scuola di un piccolo villaggio su Shomodii. La cosa lo rendeva infelice, ma io gli dissi che gli faceva bene stare nel mondo per conto suo e farsi degli amici della sua età. Gli avevo insegnato a casa perché era troppo intelligente per stare in una scuola normale.

    Due giorni dopo venne sospeso per un lotta... nell’equivalente di Duran della prima elementare. Gli domandai perché e lui disse che odiava la scuola e che voleva stare a casa. I suoi insegnanti non avevano mai avuto problemi con lui, ma ritenevano che fosse un bambino terribilmente depresso. Pianse per tutta la strada di ritorno quando gli dissi che ero deluso. Volevo piangere anch’io, perché nei quattro anni precedenti dovevo aver fatto un terribile errore che lo aveva reso asociale. Generalmente i bambini volevano iniziare la scuola. I bambini normali volevano fare amici.

    Ronez e Divina ci stavano aspettando sul porticato. Ron lo abbracciò e i due andarono nella loro stanza. Ron aveva quattro anni e non parlava mai. Sammy ne aveva sei e litigava con gli altri bambini. Dissi a Divina che capivo come si sentiva Edward, poi scoppiai a piangere. L’unica cosa che feci bene nei giorni successivi fu tenere la bocca chiusa. Fu il momento più lungo che trascorsi senza parlare; sapevo che se lo avessi fatto avrei ferito qualcuno che amavo. Sapevo quanto male potessero fare le parole.

    Mordon e Edward vennero a farci visita, ma io non potevo parlarne. L’ultima cosa che volevo era dire la cosa sbagliata davanti ad uno dei miei figli. Tuttavia ero così tentato di farlo quando Mordon cercava di parlarmi telepaticamente. Dopo il terzo giorno di silenzio capii che stavo facendo del male alla mia famiglia comunque; la casa era silenziosa. Sammy e Ronez non parlavano e Divina era sempre molto diplomatica intorno a me.

    Ero alle terme da solo quando avvertii la sua presenza dietro di me. Non mi preoccupai di guardare o salutare il dio. Con mia sorpresa si sedette accanto a me. Che vergogna; un potente dio che sedeva sull’erba.

    C’è qualcosa che non va in Ron. Non ha mai detto una parola. Sammy è asociale perché ha trascorso la maggior parte della sua vita da solo con la sua famiglia.

    Guardai Regivus. Gli dèi sceglievano sempre il loro aspetto per una ragione o per un altra. Divina sceglieva la sua per apparire bellissima ad ogni uomo, perché la sua forma fisica la aiutava ad ottenere tutto ciò che voleva. Evidentemente, la scelta era influenzata anche dalle loro personalità, per quello Azenoth mi sembrava sempre irascibile. Quando lo incontrai la prima volta, Regivus aveva modificato la propria forma per assomigliare ad un uomo del mio passato che aveva provato ad uccidermi. Dopo aver fallito nel suo intento - cioè quello di spaventarmi - l’antico dio decise di rimanere in quel modo per nessuna ragione, eccetto che gli si addiceva.

    I suoi capelli neri erano impeccabilmente pettinati all’indietro, il che si addiceva all’atteggiamento pratico di Regivus, mentre i suoi occhi marrone scuro avrebbero potuto essere umani se non fosse stato per l’accenno sovrannaturale di rame. Era alto, ma non l’uomo più alto che conoscevo, e slanciato, ma per niente scheletrico. Anche se un tempo il suo aspetto mi infastidiva, adesso sembrava adattarsi bene al suo modo di essere. Anzi, non mi ricordava più Alec. Piuttosto pensavo a Regivus come un dio che non cercherebbe mai di giocare con i miei sentimenti o di reprimere la mia magia per proteggere me, dato che ero una persona completamente onesta.

    E anche in me c’è qualcosa che non va; anzi, io sto persino peggio. Mi manca stare là fuori. Sono un padre da quattro anni e non ho fatto altro che quello. Voglio essere di nuovo un Guardiano. Divina non mi manda nemmeno sulla Terra per le commissioni; ci va di persona o manda Edward. Sono una persona orribile.

    Ti senti orribile perché ti manca l’avventura?

    Mi sento orribile perché voglio mandare i miei bambini a scuola così che io possa uscire di casa. Adesso che devo fare da insegnante a Sammy so che non uscirò mai. Sono un genitore, e non sarò mai nient’altro, e sono una persona orribile perché…

    Non vuoi essere un genitore?

    Io… Esitai. Non lo so. Adoro tantissimo Sammy e Ron… però mi manca essere quello che ero prima.

    Quindi Regivus fece una cosa che mi lasciò senza parole; mi lanciò alcuni fili d’erba. Hai due bambini piccoli che stanno crescendo ogni minuto di più. Un giorno se ne andranno, forse persino su un altro mondo. Quello più piccolo sa camminare. Cosa più importante, forse non è capace di parlare, ma è in grado correre per salvarsi la vita. Sammy era ancora più piccolo di lui quando stavate scappando dall’Antico. Tu li guardi a casa. Loro si svegliano, fanno quello che gli pare, e poi vanno a dormire. È ovvio che ti annoi. È risaputo che voi umani vi annoiate molto. Quindi esci. Porta i bambini e la tua compagna in qualche avventura.

    Tipo quale?

    Basta viaggiare. Ti garantisco che per una famiglia potente come la tua il pericolo e il brivido non saranno difficili da trovare. Forse un altro mostro antico, magari un demone. A chi importa? Dovresti portare anche il figlio del drago.

    Rimasi a fantasticare per un po’. Posso veramente portare Sammy e Ron a giro per il mondo? Ron ha solo quattro anni. Potrebbe essere pericoloso.

    Tu pensi troppo. In quanti guai potresti cacciare i tuoi bambini con un dio e un potente Noquodi che li sorvegliano? Mostra loro il mondo subito e apri loro gli occhi. Questo è un momento cruciale del loro sviluppo.

    Aiuterai Ron?

    Darò un’occhiata e vedrò se riesco a capire perché non parla.

    Ci teletrasportammo nella casa e trovammo Sammy e Ron seduti sul porticato. Dov’è la mamma? domandai. In genere la sera non li lasciavamo uscire da soli, dato che c’era della gente strana che girovagava per Shomodii.

    Sammy indicò dietro di sé. Entrambi sembravano tristi. Divina e Mamma stanno discutendo in cucina.

    Mi voltai verso Regivus, ma lui mi fece cenno di entrare. Mi fidavo a lasciarlo con i miei bambini. Di sicuro non volevo che entrassero in casa se c’erano delle discussioni in corso; quella era una cosa che cercavo di evitare il più possibile. Proprio come aveva detto Sammy, trovai Divina e Mordon impegnati in una discussione accesa. Entrambi si fermarono e si voltarono verso di me quando entrai. Gli occhi di Mordon erano neri, come erano normalmente quando era arrabbiato, ma percepivo in essi l’assenza di connessione. Mordon ed io eravamo migliori amici da sette anni, quindi in lui c’era uno sguardo di riconoscimento quando mi vedeva, persino quando i suoi occhi erano neri. Questa volta non lo vidi.

    Ciao, Rojan. È un po’ che non ci vediamo. Mi riferivo a Rojan in particolare; vedevo Mordon tutto il tempo. Il mio amico era completamente maturo, quasi della mia stessa altezza, e dalla costituzione un poco più robusta. Non era più il giovane tutto pelle e ossa che cercava di fuggire dalla vita da sovrano come quando lo avevo conosciuto.

    È sbalorditivo come tu riesca a capire sempre quando sono io, Dylan. È bello vederti.

    Per qualche ragione ne dubito. Perché sei qui? Mordon sta bene?

    Per ora sì, ma abbiamo un problema, e speravo che tu potessi aiutarci. disse. I suoi occhi tornarono normali, uno blu ghiaccio e l’altro viola. Era di nuovo se stesso.

    Ti aiuterò sempre, lo sai. dissi a Mordon.

    Lo so, ma Divina qui vuole che tu stia a casa.

    Lei lo fissò prima di voltarsi verso di me, i suoi profondi occhi blu addolorati e supplichevoli. Devo occuparmi di alcune cose con i miei fratelli e ho bisogno che tu guardi i ragazzi per qualche giorno. disse. Se ci fosse un modo per evitarlo lo farei, ma non posso. Ti prego. Lo so che ti lascio da solo troppo spesso, ma...

    Ma certo che li guarderò. dissi interrompendola. Mordon apparve immediatamente desolato e sorpreso, dato che non mi sarei mai rifiutato di aiutare lui e Rojan quando avevano bisogno di me. Purché a Mordon stia bene se vengono con noi. Altrimenti dovremo far venire Edward a fare da babysitter, oppure Vivian e Nano. Cavolo, persino Nila si offrirebbe volontario. Non preoccuparti. Tu vai ad affrontare i tuoi burberi fratelli e io mi assicurerò che i bambini stiano bene. Farò persino un appello per assicurarmi che torneremo tutti sani e salvi.

    E Ron?

    Il tuo fratello più burbero è fuori a fargli da babysitter e da psicologo.

    Ren? domandò lei, riferendosi a Regivus con il suo soprannome. Risi, perché entrambi lo consideravamo il più burbero, ma in realtà era molto saggio e mi aveva offerto consigli importanti in varie occasioni.

    Entrammo tutti nel soggiorno, dove la porta era aperta di circa trenta centimetri e scoprimmo che stavano avendo una conversazione fuori. Per conversazione voglio dire che Regivus stava parlando con Ron e Sammy rispondeva. Probabilmente i ragazzi non si erano accorti che eravamo lì. Sammy confessò che a scuola si era ritrovato in una rissa perché odiava gli altri bambini e gli mancava suo fratello. Spiegò quanto mi ero arrabbiato con lui e da allora non avevo più parlato a nessuno dei due. Quando disse al dio che era dispiaciuto di avermi fatto arrabbiare con entrambi, mi sentii orribile. Sammy credeva che fossi arrabbiato con Ron per colpa sua, ed evidentemente Ron era infelice.

    Tuo padre è molto preoccupato perché Ron non sa parlare. disse Regivus a Sammy. Guardò il mio figlio più piccolo. Tu sai che si preoccupa per te? Sai che gli altri bambini della tua età sanno parlare? domandò.

    Ron annuì, ma come al solito fu Sammy a parlare. "Ron sa parlare." insisté lui.

    Fummo tutti sorpresi per quella risposta, ed io ero incredulo. Sammy chiacchierava abbastanza per entrambi, ma io immaginai che se Ron avesse potuto parlare lo avrei sentito conversare in privato con Sammy. Ron non aveva mai fatto più di un grugnito, anche se in lui non avevo mai trovato niente di sbagliato dal punto di vista medico, la sua gola o il suo udito.

    Davvero? E allora perché non lo fa? domandò Regivus. Per essere un potente dio che aveva minacciato di uccidermi durante il nostro primo incontro, Regivus aveva una voce gentile con i bambini. Solo a loro mostrò tanta gentilezza.

    Sammy scrollò le spalle. Non lo sappiamo. Non lo fa mai e basta. Quand’era un bebè non gli piaceva piangere e adesso non gli piace parlare.

    Ma tu sai che cosa pensa?

    Ma certo; siamo fratelli. Come mamma e papà.

    Che vuoi dire?

    Siamo fratelli come Mordon e Dylan.

    E questo come ti aiuta a sapere che cosa sta pensando?

    Entrambi i miei ragazzi parvero confusi. Loro parlano tutto il tempo nelle loro teste. I fratelli sanno parlare nelle loro teste. Ron ed io parliamo quando qualcuno fa una domanda a Ron, lui mi dice la risposta che devo dare. Di solito però non ha bisogno di dirmelo, perché lo so già.

    Oh. Questo è interessante. disse il dio.

    Mordon ed io ci guardammo l’un l’altro. Avevamo scoperto la capacità di parlare l’uno con l’altro per caso non molto dopo essere diventati amici. Avevo sempre immaginato che fosse perché usavo il mio libro per tradurre per entrambi, anche se non c’era mai stata alcuna prova, né qualcosa che lo facesse pensare.

    "Da quando ho scoperto di Rojan, credevo che fosse per via di lui che potevamo parlare."

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