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When in Rome...: Legio X vol. 2.5
When in Rome...: Legio X vol. 2.5
When in Rome...: Legio X vol. 2.5
Ebook195 pages2 hours

When in Rome...: Legio X vol. 2.5

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About this ebook

I membri della Legio X si apprestano a vivere il primo Natale tutti insieme (o quasi) a Chicago: Tom è addetto alle decorazioni, Amulio alla cucina, Brianna alla sala da pranzo.
Qualcuno, però, non trova l’atmosfera così magica. Gina, infatti, è nervosa e scostante, Gus freme d’impazienza per qualcosa che intende fare e Alice… Be’, lei sa sempre come movimentare la situazione!
Sollecitata da Luke, inizia a svelare cosa sia davvero successo quando era in luna di miele a Roma e si sa, dove ci sono lei e Tom, non c’è pace per nessuno!
Tra fughe, incomprensioni e accoltellamenti, racconterà di come, dopo un inizio traballante, lei e suo marito abbiano imparato una delle più importanti lezioni della vita matrimoniale: che bisogna accettare chi si ama nel bene e nel male, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, finché una ex non provi a separarvi…
 
LanguageItaliano
PublisherEmma Black
Release dateNov 29, 2016
ISBN9788822871640
When in Rome...: Legio X vol. 2.5

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    When in Rome... - Emma Black

    Epilogo

    1

    L'elfo ansioso

    Una folata impetuosa e stridente, che proveniva da nord-ovest e recava con sé il freddo dell’Artico, sbatacchiò con furia gli alberi intorno alla graziosa dépendance e la neve residua franò dai rami sul gelido terreno sottostante.

    Subito dopo, una raffica più aggressiva investì tutta l’area abitativa e quello che era iniziato come un fischio minaccioso si trasformò in un boato quasi assordante. Le vetrate tintinnarono in modo sinistro e la festosa ghirlanda natalizia affissa alla porta oscillò per qualche secondo, prima di staccarsi e ruzzolare via, infangandosi nell’aiuola più vicina.

    Nonostante gli addobbi sgargianti e le lucette colorate, sistemate sulla facciata anteriore, quella casetta aveva un aspetto più spettrale del solito. Il ghiaccio, sottile e insidioso, aveva anche reso il vialetto d’accesso simile a una pista di pattinaggio. Piccole stalattiti pendevano dal tetto basso, a minacciare chiunque si fosse trovato per caso là sotto, mentre la porta veniva sbattuta in malo modo. E ultimamente capitava spesso.

    Le luci erano spente, segno che Tiberius non era in casa. O forse c’era, ma se ne stava al buio, a rimuginare sui suoi guai personali.

    Tom aveva iniziato a preoccuparsi seriamente per la sua delicata situazione già dalla prima volta che lo aveva sorpreso a pedinare lui e Gina, in una delle uscite notturne.

    Non ne aveva fatto parola con nessuno dei due, soprattutto per non creare ulteriori motivi di attrito, ma ne era rimasto sconcertato. Non era da Tiberius mostrarsi tanto insicuro e il fatto che lui, così loquace e gioviale, non si fosse nemmeno ancora confidato sulla questione, dava da riflettere. Se almeno avesse trovato il coraggio di aprirsi, di confessare cosa lo turbasse, Tom non avrebbe esitato a dargli il suo sostegno. Lo avrebbe aiutato volentieri a decifrare gli indizi rivelatori del malessere di Gina, pur dovendo ammettere che, ancora adesso, la sua conoscenza delle donne in generale fosse scarsa e limitata. Certo non era più un ragazzino, eppure la psiche femminile restava per lui il mistero più inesplicabile. Non solo non ne comprendeva la natura ma, ad essere onesti, nemmeno era mai stato interessato ad approfondire la questione.

    Prima di Alice, aveva avuto relazioni brevi, superficiali e, tutto sommato, di semplice interpretazione, nelle quali veniva privilegiato l’aspetto fisico e che si esaurivano subito dopo che l’appetito sessuale fosse stato saziato. Il suo cuore era sempre rimasto distante, vuoto e inaccessibile. Né le lusinghe della carne né il fascino dei molti intelletti incontrati sul suo cammino erano riusciti a irretirlo e a vincere le naturali resistenze del suo io più profondo e inarrivabile.

    Le cose erano cambiate in maniera radicale con Alice ma la storia con lei, in effetti, era diversa, unica nel suo genere. Lo era stata sin dal principio, grazie alle visioni che lo avevano tormentato per anni, per poi rivelarsi inefficaci e fuorvianti. Niente della sua esperienza passata lo aveva preparato per la drastica, emozionante virata che quella piccola umana aveva imposto alla sua vita. Lei, con la sua spontaneità e la sua determinazione, aveva messo a soqquadro la sua esistenza, per poi mostrargli un modo differente di vivere, di pensare e di essere. Inoltre, grazie al loro particolare legame, Alice era per lui un libro aperto: quando aveva dei dubbi, gli bastava immergersi nella lettura delle pagine e risolverli. Grazie agli Dèi, non doveva fare i salti mortali per scoprire se ci fossero dei problemi, né Alice si faceva mai scrupoli nel dar voce alle proprie rimostranze.

    Tiberius, invece, non sembrava essere stato favorito dalla sorte, specie negli ultimi tempi. Tom aveva molte ragioni per credere che non sarebbe stato semplice per lui superare quel momento di tristezza senza appoggiarsi a nessuno, ma in tutta onestà non sapeva proprio cosa dirgli per alleviare le sue pene.

    Gina, infatti, dopo aver mostrato un iniziale entusiasmo per la missione che li aveva condotti in quel di Chicago, era tornata la persona scontrosa e irascibile che era stata all’inizio, nei primi tempi della sua trasformazione. Poco alla volta, aveva di nuovo messo una certa distanza tra sé e Tom e quel minimo di confidenza che si era instaurato tra loro era venuto meno non appena il gruppo si era ricongiunto a Chicago. Nei lunghi mesi trascorsi dalla morte di Lucinda, lei si era interamente votata a quello che, per un periodo indefinito di tempo, sarebbe stato il loro unico scopo: catturare Ben e assicurarlo alla giustizia. Ormai era sempre più taciturna, preferiva uscire in ricognizione da sola e si impegnava allo stremo delle sue forze per sfruttare le esigue tracce che riuscivano a fiutare. Era un lavoro noioso, il più delle volte, ma poteva diventare rischioso da un momento all’altro e ciò li faceva essere sempre cauti e molto diffidenti. Quando Tom la incontrava, e iniziava ad accadere sempre più di rado, non parlavano che di questioni pratiche: dove fossero stati, cosa avessero saputo, chi avessero visto. Cosa poteva dunque saperne lui del rapporto con Tiberius? Se c’erano delle incomprensioni gravi, ne era all’oscuro e comunque non spettava a lui chiarirle.

    Le sue amare riflessioni si interruppero quando vide una pioggia sottile e fitta iniziare a bagnare in obliquo i muri di pietra e legno della dépendance. Il tempo a Chicago era davvero mutevole e sembrava accordarsi al suo stesso umore. Preoccupato, si chiese quando sarebbero rientrati tutti. Erano fuori da diverse ore, anche se per attività più amene del solito, ma questo non lo faceva stare meno in apprensione. La mezzanotte era vicina e sperava che riuscissero ad evitare il terribile temporale che stava per scatenarsi e che, in un certo senso, sentiva anche nascere dentro di sé.

    Alice sosteneva che la sua meteoropatia fosse più precisa delle previsioni del tempo: era come se lui avesse ogni volta dei dolori reumatici e questi si acuissero con il peggioramento delle condizioni atmosferiche.

    Hai una certa età gli diceva per schernirlo bonariamente. I vecchietti soffrono di questi problemi!

    In effetti, la sensazione era proprio quella, ma aveva le mani legate: sua moglie gli aveva tassativamente proibito di intervenire in tal senso, perché sperava in una nuova nevicata spontanea.

    Questa era la scusa ufficiale che avevano rifilato agli altri, ogni volta che si erano lamentati del troppo vento, delle nevicate frequenti o del freddo intenso. La verità era che Alice non voleva che lui utilizzasse uno dei suoi Doni invano. Non dopo che avevano capito quanta fatica gli costasse negli ultimi tempi padroneggiarli tutti, i vecchi quanto i nuovi.

    Se almeno qualcuno si fosse degnato di aiutarlo con tutte quelle decorazioni natalizie! Non sapeva neppure se avesse svolto un lavoro accettabile, dal momento che non lo aveva mai fatto prima. E l’entusiasmo iniziale, a causa del quale si era offerto per quel compito, era ormai così scemato che si distraeva ogni due secondi, perdendo la concentrazione e il filo dei suoi stessi pensieri.

    Levitò per appendere un rametto di vischio poco oltre l’entrata, servendosi del nastro adesivo trasparente, poi lanciò un’ultima occhiata fuori dalla finestra ed ebbe la conferma dell’inizio di un temporale che, più che fiocchi, prometteva grandine. Quindi si fece forza ed estrasse dalla scatola di sua pertinenza l’ennesimo groviglio inestricabile di fili rossi, dorati e verdi. Pungevano dannatamente e, ogni volta che provava a sciogliere uno dei nodi, le frange si assottigliavano e perdevano un mare di filamenti.

    Cosa diavolo doveva farne? Appendersele al collo e ballare la rumba? Non ne aveva idea.

    Guardò esasperato in direzione di Amulio, che proprio in quel momento tornava dal retro, un grembiule da cucina allacciato in vita e un grosso mazzo di rosmarino appena colto in una mano. L’amico, dai cui lunghi capelli lisci grondava acqua fin sul parquet, si trattenne dal commentare, ma i suoi ridenti occhi viola parlavano eccome. Sussurravano: Dèi del cielo, fate che non debba mai ridurmi così per compiacere una donna!

    Tom socchiuse le palpebre e gli ringhiò contro a denti stretti, in segno di sfida, ma Amulio se la svignò e scomparve in cucina. Da dove poi, ovviamente, giunse la sua grassa risata. Già dal pomeriggio Tom era diventato il bersaglio delle battutine sue e di Alice e il motivo era quanto mai palese.

    Alice! si lamentò per l’ennesima volta. Perché non vieni ad aiutarmi?

    La sentì sghignazzare e questo non fece che aumentare la sua irritazione.

    Arrivo tra poco, continua pure. Stai andando benissimo!

    Come no! borbottò. Ma se non aveva dato neanche uno sguardo di sfuggita al salotto! Ci aveva lavorato per oltre un’ora, rischiando di ammattire.

    E se si fosse confuso? O se, magari, avesse lasciato perdere? Avrebbero creato molto fumo le decorazioni, se le avesse appallottolate e gettate tutte nel camino acceso?

    La tentazione di seguire quell’impulso e correre in cucina per dirgliene quattro fu forte, almeno quanto la tormenta che picchiava gli alberi come avesse l’intenzione di divellere l’intero bosco circostante la casa di Amulio. Sapeva però che, non appena il suo sguardo si fosse posato su di lei, su una qualunque parte di lei, fosse stato anche il mignolo, l’irritazione si sarebbe dissolta e sarebbe stata soppiantata dal desiderio.

    Caldo, irresistibile desiderio di passare le mani tra i suoi capelli, lisci ma sempre più corti, nonostante le sue suppliche affinché li facesse ricrescere. L’avrebbe tirata a sé e schiacciata sul proprio torace, quella piccola strega, dominandola dall’alto della sua invidiabile statura, intimorendola con la promessa, muta ma assai persuasiva, di prenderla sul momento, contro il muro, le gambe sollevate e strette sui suoi fianchi, le mani ovunque su di lei. Poi l’avrebbe guardata in quei suoi ammalianti occhi verdi e ne sarebbe divenuto schiavo, pronto a servirla e riverirla. A baciarla fino a farle perdere il fiato, la ragione e, soprattutto, la voglia di ridere di lui.

    Il tonfo sordo di una forchetta che cadeva a terra e rimbalzava sul pavimento gli ricordò che non era solo. Si voltò verso Brianna, grato che avesse involontariamente interrotto le sue fantasticherie, prima che lo travolgessero e iniziasse a comportarsi in maniera sconveniente. Lei, però, raccolse la posata, la mise da parte e riprese ad apparecchiare la tavola senza degnarlo di un’occhiata. Le chiazze rosse che le si diffusero sul viso delicato e sull’esile collo tradirono il suo imbarazzo, ma per Tom, che non la conosceva abbastanza, era arduo stabilire se fosse solo a causa della propria lieve sbadataggine o se, piuttosto, lei si stesse trattenendo dal ridere quanto gli altri.

    Sperò con tutto se stesso che non si fosse accorta del fatto che fosse bastato il pensiero di Alice perché iniziasse a bruciare di passione ma, per precauzione e riserbo, decise di raccogliere la scatola e di spostarsi verso la scalinata. Se Gus fosse entrato all’improvviso e lo avesse visto con una simile vistosa erezione nei pantaloni, lo avrebbe fulminato senza neanche chiedere perché. A torto, ma comunque lo avrebbe arrostito per bene e lui non ci teneva a puzzare di bruciato proprio la notte di Natale.

    Il primo Natale che lui e sua moglie festeggiavano insieme.

    Strano come l’atmosfera natalizia gli si fosse appiccicata addosso, sin dal primo momento in cui lei aveva proposto al gruppo di celebrarlo. Gina e Brianna, essendo vampire solo da poco, avevano aderito subito con entusiasmo e agli altri, che comunque non erano credenti, non era dispiaciuto dare inizio ad una nuova tradizione.

    Tom, che non aveva mai avuto il benché minimo interesse per le festività umane, adesso si ritrovava a canticchiare tra sé le canzoncine che sentiva alla radio, accesa in salotto, e a nutrire un forte senso di attesa, di anticipazione. Non sapeva con esattezza per cosa, ma era così. Ed era gradevole, tutto sommato. Un momento di relativa pace.

    Districò finalmente la matassa di fili e pensò che, se li avesse intrecciati al cordone delle lampadine luminose, la scala sarebbe stata un capolavoro. L’aveva visto da qualche parte, forse in un programma di quelli che Alice seguiva alla tv. Poteva provarci anche lui.

    Si dette da fare più che poté e quando, dopo essere salito di alcuni gradini, si fermò a controllare il risultato, pensò di essere stato piuttosto in gamba. Non voleva deludere sua moglie, che era il giudice principale del suo operato, ma aveva anche un certo orgoglio personale e voleva che tutti fossero soddisfatti. Che nessuno pensasse mai che fosse meno capace come elfo natalizio di quanto lo fosse come centurione.

    Poi, però, la sua concentrazione si smarrì dietro un paio di gambe tornite, fasciate da un paio di leggins tanto aderenti da sembrare una seconda pelle, che attraversavano il salotto a passo lento e sensuale. I tacchi alti aiutavano a snellirle e favorivano un ancheggiamento che, d’istinto, lo eccitò. Il fuoco che aveva nel petto esplose di colpo, riversando tutto il suo calore nelle vene e facendo evaporare ogni suo sforzo di rimanere calmo e in controllo.

    Alice, che si era spostata nell’altra stanza per aiutare Brianna, percepì il suo desiderio come fosse il proprio e, per dispetto, iniziò a chinarsi e a sventolargli con insistenza il sedere proprio davanti agli occhi. Si divertiva a far cadere a terra, di proposito, qualunque oggetto avesse in mano ogni trenta secondi circa, per continuare a provocarlo.

    Come se ce ne fosse bisogno!

    Se c’era qualcosa che tra loro non mancava mai era la voglia di stuzzicarsi, quel cercarsi e rincorrersi di continuo, anche solo per un fugace sguardo d’intesa. Il più delle volte, se erano soli, finivano per divorarsi con reciproca soddisfazione sul divano, sul letto, su qualunque superficie fosse disponibile. In altre occasioni, si ritrovavano a conversare per ore, sempre in modo costruttivo e amabile, su vari argomenti. Manifestavano entrambi le loro opinioni o i loro gusti, e ne traevano considerazioni molto interessanti, per quello che lo riguardava.

    Alice era una donna con idee ben chiare. A volte stravaganti, ma anche geniali. Non aveva mai paura di esternarle e a lui piaceva ascoltare i suoi fantasiosi soliloqui. Li trovava rilassanti.

    Questo, però, lo indusse a pensare al regalo che aveva scelto per lei. Guardò il pacchetto rettangolare, col grosso fiocco argentato e la carta blu, che giaceva innocente sotto l’albero, e gli vennero i sudori freddi.

    Le sarebbe piaciuto? Era della taglia giusta? La commessa riteneva di sì, ma per prudenza lui aveva tenuto lo scontrino. All’improvviso non era affatto sicuro che quel maglione bianco di angora sarebbe stato di suo gradimento. Il disegno della renna che cantava gli era parso simpatico, quando l’aveva visto in vetrina, addosso ad un manichino. In tema con la festività che sua moglie voleva festeggiare con così tanto entusiasmo da aver travolto anche lui. Eppure adesso aveva il dubbio di aver preso una sonora cantonata.

    Alice, che non sembrava tanto ignara dei suoi vaneggiamenti, si voltò nella sua

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