GialloModena: L’inaccessibile diventa accessibile
By Autori Vari
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La terra è rotonda e ruota intorno alla Ghirlandina. O meglio, ogni modenese, anche quelli che negheranno sempre, fino all’evidenza, è legato alla Pioppa e per quanto si possa allontanare, fino all’altro capo del mondo, quel legame continuerà ad esercitare la sua tenace influenza. Quindi non importa se ti senti cittadino del mondo, non importa se parli le lingue e usi il pc, alla fine a quella Pioppa ti aggrappi nei momenti difficili, il dialetto torna di prepotenza e il salvaschermo sarà tuo malgrado tinto di giallo-blu. Questa raccolta di storie “GialloModena” è un po’ la rappresentazione di tale legame, ognuno di noi vive di qua e di là, abbiamo età e vite diverse, sono diverse le esperienze che ci hanno fatto maturare. Tutto diverso, tranne Modena, e per non farci mancare nulla abbiamo imbarcato anche un bolognese trapiantato a Latina, che non si dica che siamo campanilisti.
Gli autori
Fabrizio Cavazzuti, Simone Covili, Fabrizio Fangareggi, Manuela Fiorini, Luigi Guicciardi, Maurizio Malavolta, Angelo Martinelli, Giovanni Mistrulli, Fabio Mundadori, Enrico Solmi
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GialloModena - Autori Vari
Autori Vari
GialloModena
L’inaccessibile diventa accessibile
Prima Edizione Ebook 2016 © Damster Edizioni, Modena
ISBN: 9788868103415
Copertina
Progetto grafico
Massimo Casarini e Fabio Mundadori
Damster Edizioni
Via Galeno, 90 - 41126 Modena
http://www.damster.it e-mail: damster@damster.it
Autori Vari
Giallo Modena
L’inaccessibile diventa accessibile
Racconti
INDICE
1e30 GRANDITETTE
IL LADRO DI VITE
CARNEVALE
CHI HA UCCISO IL MENAGRAMO?
MORTE DI UNA STUDENTESSA
LA FARMACIA DEI SANI
UN NATALE TROPPO CALDO
DELIA
OCCHI VIOLA
CIRCOLO CHIUSO
GLI AUTORI
COMMA21 la collana
Catalogo Damster
1e30 GRANDITETTE
Fabrizio Cavazzuti
L’uomo si collega in chat a mezzanotte passata. Sua moglie è andata a letto da circa mezz’ora, ormai dorme un sonno profondo, lui con la scusa dell’insonnia sta alzato e chatta mentre in sottofondo ascolta Bruce Springsteen.
Stasera va dritto e deciso a una chat d’incontri, c’è una tipa che… e pensare che all’inizio pensava che fosse un uomo che faceva il furbo. Ci sono di quei coglioni che si spacciano per esponenti dell’altro sesso solo per divertirsi, poveri scemi. E questa tipa sembrava proprio un uomo, per via del nick soprattutto: Granditette e una foto di un seno bello e prosperoso. Chi è che si presenta così in chat? La prendono tutti per una zoccola, che poi va anche bene, ma il troppo esplicito spaventa.
È stata lei a cercarlo, lui ha scelto qualcosa di più neutro: Metropolitan Cowboy, e una foto di un ranchero che non è certo lui, si vede lontano un miglio che quello è americano. Come sospetta che la sua amica Granditette non se le sia fotografate per metterle on line, ma un po’ ci spera, sono davvero ben fatte. Rotonde, piene ma non enormi, con capezzoli grandi come piacciono a lui; di sicuro non sono rifatte, segno di abbronzatura in topless, che puntano leggermente all’insù, formando una lievissima conca sopra i capezzoli. Bel seno, ma non ci crede che sia quello della donna che chatta con lui. Però è convinto che stia parlando con una persona di sesso femminile e non con uno sfigato che si prende gioco delle persone. È una settimana che chiacchierano virtualmente, le prime cose in comune sono state la città di provenienza, l’età simile, i gusti in fatto di cibo, i film e un matrimonio che non va. Altrimenti perché sarebbero entrati in una chat d’incontri? No, non c’è nessun trucco, è solo una insoddisfatta della propria vita sessuale proprio come lui.
Ora si connette e Granditette è già lì che lo aspetta, gli viene segnalata la presenza on-line ma non la disponibilità a conversare. Ma come? Ha un moto di stizza, quella sta già flirtando con un altro, non è possibile. Si alza e in quattro passi veloci raggiunge la cucina, il frigo ultimo modello che gli è costato un occhio è lì, nero e lucido come sempre, col distributore di ghiaccio e acqua in bella vista. Lo ignora come non dovrebbe fare, non deve bere alcolici e lo sa, colpa di qualche chilo di troppo e qualche valore del sangue non del tutto in linea con i suoi trentotto anni. Il dottore è stato chiaro, un po’ di vita sana e si torna in forma, ma per qualche mese bisogna tirare la cinghia, non c’è verso. Apre il frigo e prende una birra doppio malto scura, la sua preferita, è ancora lì perché sua moglie non la beve. Sua moglie, bah! Beve il vino bianco e mai più di un bicchiere a tavola, va in palestra, si rassoda, va dall’estetista, combatte le rughe, la cellulite, i peli e tutto il resto. È un bel pezzo, ma di ghiaccio, senza emozioni, senza nulla da dargli. Non riesce neanche più ad avere un’erezione con lei, non fa niente per aiutarlo, non lo seduce, non lo stimola, non partecipa, peggio che una bambola. E allora come si fa? Con Granditette è un’erezione continua invece, basta che lei accenni all’argomento sesso che va su e diventa d marmo, non sa come fare dopo. E non l’ha nemmeno vista… Ingolla una lunga sorsata di birra direttamente dalla bottiglia e torna al computer.
Non l’ha nemmeno vista e adesso lei sta chattando con un altro! Gli verrebbe voglia di fracassare il monitor, tirargli un pugno proprio al centro e farlo esplodere, invece opta per la birra, ne fa fuori un altro terzo, è buona da morire, dopo due settimane di astinenza.
Sta già per decidere di berne un’altra quando vede un messaggio per lui. Lo apre con dita tremanti:
Ciao Cowboy, ti aspettavo.
Risponde il più velocemente possibile infilandoci tre errori di battitura nelle prime quattro parole. Lei è lì, tutta per lui, con le Granditette che fremono di desiderio e gli risponde subito:
Sei carico stasera, Cowboy. Fammi sentire le tue mani sul mio corpo.
Eccolo che sale, è bastata una frase e già si sente pronto, per un attimo pensa a sua moglie, un automa che dorme nel suo letto e gli sale la rabbia, gli viene voglia di andare di là, strapparle di dosso la camicia da notte e…
Stasera ti voglio, non credo di poter resistere. Scrive invece, meglio pensare a questa donna stupenda.
Accendi la telecamera, fatti vedere. Scrive ancora, vuole vederla masturbarsi davanti a lui.
Lo sai che non posso, sono in camera da letto e se lui viene a dormire qui invece di farlo sul divano.
Anch’io dormo sempre sul divano, con quella stronza non ci dormo di sicuro.
Ma lo so. Anche lui di solito, ma non posso rischiare. Dai raccontami quello che mi faresti stasera, ti sento così voglioso, voglio eccitarmi anch’io.
E giù a scrivere dolci sconcezze col pene che gli batte sulla pancia un po’ prominente. Più volte si sistema e sente che i boxer sono già umidi. Poi tocca a lei e mentre legge si masturba, ma non vuole mollare, vuole tenersi, vuole incontrarla e farla finalmente godere come una donna dovrebbe sempre godere. Lui ne è capace, lui è in grado di farlo, lui con la donna giusta è un grande uomo.
Senti vediamoci, non ce la faccio più. Ho bisogno di affondare la tua faccia fra le mie grandi tette.
Quasi esplode quando legge l’ultimo messaggio, stava già per rinunciare. Si risistema e guarda l’ora: 1e30. È veramente tardi, come fa…
Hai un posto? Chiede lei, nessuno dei due è a casa da solo ricorda, un altro impiccio e un albergo a quell’ora…
Niente di squallido però. Precisa lei, escludendo anche il motel a ore a cui aveva appena pensato. Giusto, giusto. Pensa, pensa!
Ti vorrei ovunque. Scrive per prendere tempo.
Se hai un posto, scappo dalla finestra, sono disposta a fare questa follia per godere una notte con te. È la goccia che fa traboccare il vaso. Follia per follia, scemenza per scemenza, allora anche lui sgattaiolerà fuori di casa all’una e trenta del mattino. Cazzata per cazzata ha pure un posto dove andare che non è suo, ma ha le chiavi. Una voce gli dice che sta per gettare il suo matrimonio nel cesso, prima ancora di festeggiare il secondo anniversario. Che la stronza di là, se lo scopre, vorrà il divorzio e gli succhierà anche il sangue, che i suoi bei guadagni da libero professionista finiranno quasi tutti in tasca a lei, che la sua vita si trasformerà in un inferno ben peggiore di quello che è adesso. E mentre questa voce parla, si scosta un poco la pancia e sotto c’è un erezione che così lunga e forte non se la ricorda da anni. La voce sparisce, scrive l’indirizzo a Granditette, infila i jeans e esce di soppiatto dalla porta, la destinazione non è lontana, dieci minuti a piedi, due in auto. Prende la macchina, non vede l’ora di essere là. Sarà la più grande bella cazzata della sua vita e si divertirà un mondo a farla. Quando avvia il motore esulta come se la sua squadra del cuore avesse vinto la Champions.
– Non è che io la conoscessi poi tanto bene. La incrociavo per le scale o la salutavo nel pianerottolo. Certo che si notava, sia per l’altezza, sarà stata uno e trenta, non di più, sia per le dimensioni… sì insomma, per le grandi tette. Grandi per la sua corporatura, quanto peserà? Quaranta chili con le scarpe…
– No va be’, era sempre gentile, disponibile, parlava discretamente l’italiano, filippina giusto? Se la cavano bene con la nostra lingua, sarà perché hanno avuto la dominazione spagnola, mi sembra, sono già abituati ai suoni. Qualcuno del condominio storceva la bocca all’idea di un’amministratrice straniera, ma io no. E che problema c’è? Se sa fare il suo lavoro... rispondevo sempre. Ma lamentele non ne ho mai sentite, quelle no. Solo qualche battuta e qualche commento un po’ acido, però lamentele non ce n’erano. Era brava. Poi io non è che mi interesso molto di questioni condominiali, sinceramente non m’interessa più di tanto. La vita del condomino intendo, pago le spese che ci sono da pagare, per il resto io in casa ci sto poco, sono fuori tutto il giorno per lavoro e la sera esco. In casa ci dormo, poco altro.
– Sì, un po’ mi piaceva, era carina, aveva un bel sorriso, ma alla fine non so nemmeno quanti anni avesse. Con gli asiatici non si capisce mai, è vero? Poi lei era così minuta, da lontano pareva una bambina, ma di sicuro aveva già una certa età, forse anche qualche anno più di me. Non lo so, non era solo un problema di età, via... aveva un bel paio di tette sì, ma insomma, era veramente troppo bassa. No, non siamo mai andati oltre qualche scambio di convenevoli fra condomini, lei sorrideva a tutti, non credo che mi avesse adocchiato. Insomma, quando una donna mi punta me ne accorgo, non era questo il caso, d’altronde io non le ho mai dato tanto spazio. Era pur sempre l’amministratrice condominiale.
– Uomini non so. Faceva una vita molto ritirata per quel che so io. Era quasi sempre a casa, credo lavorasse in casa, non lo so, mi sembra di aver sentito dire dalla signora del quarto piano che fosse così. Ma sinceramente non lo so, perché io in casa sua non sono mai entrato. Veniva sempre lei da me… no per le questioni condominiali, intendo. Quando saltavo una riunione m’informava sempre delle decisioni prese, se dimenticavo di pagare qualche spesa veniva a riscuotere, ma sempre con gentilezza e col sorriso, non mi faceva mai pesare i miei ritardi. È che sono distratto, no, non ho problemi di soldi, solo che mi dimentico, poi io sono sempre fuori, in casa praticamente ci dormo e basta.
– Comunque qualche volta ho visto qualcuno della sua razza in giro, magari erano parenti, ricordo una donna più alta e più in carne, un paio di uomini, ma non è che poi a me interessasse della sua vita privata. Io non so nemmeno bene il nome, Noelia giusto? Un bel nome sì, esotico ma non troppo strampalato, nelle filippine è un nome molto comune? Ah va be’, non ha importanza. Ma non m’interessavo di quello che faceva, perché avrei dovuto? Mica avevamo una storia che dovevo essere geloso o controllare chi la visitava. Però c’era poco movimento, non credo che avesse un uomo fisso, altrimenti nel condominio la voce si sarebbe sparsa. Era molto schiva, questo sì, ma un condominio è un condominio, non si può tenere nascosto nulla, via. Una volta che una ragazza ha dormito da me tre o quattro notti consecutive girava già la voce che convivevo, figuriamoci! Non si può nemmeno ospitare un’amica? E se per sfiga era un amico dicevano subito che ero diventato ricchione, nonostante qualche bella ragazza l’abbia rimorchiata anch’io.
– Nel palazzo ci sono certe vipere, questo è sicuro. E anche qualche uomo che a parole… ma non credo che alla fine poi dicessero la verità. Ma sì le solite sparate da maschi, le solite volgarità sulle asiatiche, qualche racconto sulle tette di Noelia. Tutte balle secondo me, sono tutti vecchi che si farebbero qualsiasi donna che non sia la moglie e fantasticavano sulla piccoletta. Un po’ la disprezzavano, un po’ se la volevano fare, sempre la stessa storia, ma secondo me nessuno c’era riuscito veramente, aveva anche un bel sedere diceva uno, un bel sedere sodo, lui poteva dirlo perché l’aveva toccato, ma non era vero, lo sapevamo tutti. Perché era sì gentile e disponibile, ma non era una che si faceva mettere i piedi in testa... e tanto meno le mani sul culo. Non si fa l’amministratrice condominiale senza carattere, questo è certo. Prima di lei avevamo una strega, cattiva impestata, vecchia e brutta, ma non aveva le stesse capacità, non sapeva farsi rispettare come Noelia, nonostante la cattiveria tutti se ne sbattevano e lei se ne sbatteva dei problemi. Insomma una vera tortura, stavo già cercando casa, non ne potevo più di quella megera della Luisa, ma quando è subentrata lei tutto è andato a posto.
– Ieri sera pensavo proprio a lei, a Noelia, pensa un po’ la coincidenza. Era l’una e mezza, stavo filando verso la riviera, per raggiungere un paio d’amici, sì sono quelle cazzate che si fanno a volte. L’una e mezza e invece di andare a letto correvo in riviera, correvo, ma non tanto via, cerco sempre di rispettare i limiti, o almeno di non superarli troppo. Comunque correvo verso la riviera per andare in discoteca, sapendo che sarei arrivato quando in molti cominciavano ad andarsene, ma non volevo dare buca agli amici, ero in parola e io sono uno di parola. Insomma sono in macchina che penso, porca puttana, chissà quando arrivo, se c’è ancora qualcuna da rimorchiare, quanto saranno ubriachi i miei amici, e parte la canzone per radio. Avevo appena risintonizzato una stazione, ne becchi di quelle che si sentono sì e no per cinque chilometri d’autostrada, come diceva il Liga? Radio trash da casello a casello, esatto. Proprio così, fuori da Bologna non c’è una stazione decente. In ogni caso, ne becco che fa musica rilassante, che all’ 1 e 30 ci può anche stare, la gente o dorme o… insomma niente musica da discoteca, e parte Luca Carboni con Lungomare. Bella, mi piace, la ascolto volentieri, è un tot che non la sento, sarà un pezzo degli anni ottanta credo. E quando arriva la strofa che dice: dove si incontrano donne sulle biciclette con le braccia nude e le grandi tette
bum! Un flash e mi viene in mente Noelia. Lei sulla sua bicicletta che sembrava una bici da bambina tanto è piccola. Anzi sicuramente lo è da bambina, la bici, lei girava sempre in bici, non aveva l’auto. Mi viene in mente lei e le sue grandi tette, come dice la canzone e sono lì lì per tornare indietro. Al diavolo gli amici ubriachi, le ultime sciattone da rimorchiare, torno indietro e le suono il campanello. Un’assurdità lo so, tanto più che… ma poi guardo l’ora e mi do dello scemo, meglio se mi do una mossa ad arrivare in riviera, che altrimenti la disco la trovo chiusa.
– Era meglio se fossi tornato indietro, ma poi cosa cambiava? Sarei arrivato alle due passate e quindi… In disco non ho trovato i miei amici, quei bidonari... li chiamo sul cellulare e loro niente. Ormai sono dentro, bevo un cocktail fatto da una barista stanca che si guarda bene dal rivolgermi la parola nonostante un paio di battute carine mi escano dalla bocca. C’è qualcuno che balla, la musica fa schifo, qualche ragazzino che si bacia sui divanetti, qualche attempata che mi guarda speranzosa, ma è proprio il fondo del barile, altro che setaccio della penultima ora, qui siamo alla disperazione della chiusura. Mi va solo la barista, ma lei è scazzata, si vede, o forse sarà il cinquantesimo che cerca di rimorchiarla in una sera e lei è lì a lavorare, mentre tutti gli altri bevono, ballano e si divertono. Oddio, a vedere le facce di quelli rimasti, a parte i ragazzetti che hanno trovato una ragazzetta da palpare, del gran divertimento non ce n’è. Ci sono gli sbronzi, i depressi, i disperati, gli incazzati. Io abbraccio tutte le categorie. Ma a quel punto aspetto che mi buttino fuori. C’è una tipa sui quarant’anni, o forse qualcosa di più, ma a quell’ora sono disposto a farle anche lo sconto sull’età, che è meno peggio delle altre e le offro da bere, giusto per scambiare due chiacchiere depresse sulla schifezza della serata. Ci sono uomini che pur di concludere dopo una serata sono disposti a non guardare in faccia a nulla, io no. Non solleva dalla depressione. Lei mi chiede se sono in albergo, e io faccio di no con la testa, allora s’informa se torno in macchina. Se vuoi un passaggio non c’è problema le dico io, vado a Bologna, lei accetta ma è altro che vuole. La scarico a Imola e solo in quel momento si ricorda di non aver avvertito l’amica che tornava con me. Poveretta, sia lei che l’amica, perché alla fine è venuta via con me per niente, forse uno disposto a darle il contentino lo trovava, invece io niente. Non mi andava proprio. Di ritorno ribecco la stazione di prima e, toh, c’è di nuovo Luca Carboni che canta Lungomare. Da non crederci vero? Penso a un segno del destino, lo giuro, in quel momento credo che qualcuno stesse cercando di dirmi qualcosa, ma subito dopo mi accorgo che la sequenza dei brani è la stessa. Questi sfigati di questa piccola radio trash hanno la stessa scaletta che si ripete di notte. Ma dico io che ci vuole a preparare qualcosa che copra tutte le ore notturne? È che un po’ di queste cose le so, poi adesso con i lettori mp3 anche il più cretino sa come si fa una scaletta dei brani. Comunque mi faccio due risate, ormai sono le cinque del mattino. Niente segno del destino, niente Noelia che mi aspetta a casa mia e invece…
– Non ho capito perché dobbiate risentirmi, ho già rilasciato una dichiarazione spontanea…
– No, ho chiamato il mio avvocato, ma è via per lavoro. Mi ha detto che non c’erano problemi però…
– Sì, ve lo ripeto, Noelia non aveva le chiavi del mio appartamento, perché avrebbe dovuto?… Un passepartout? Non lo so, non credo che ne avesse uno, l’avete trovato?
– Insomma vi ho chiamati io no?… Ah vi avevano già telefonato per segnalare l’assenza di Noelia? E chi?
– Ero stanco e un po’ ubriaco, va bene? Quante volte ve lo devo dire? Non sono andato a dormire in camera, ho raggiunto il divano erano le sei ormai, mi sono stravaccato lì, non ce la facevo a sdraiarmi, mi girava troppo… L’ho vista solo la mattina dopo, sì a mezzogiorno circa, ero uno straccio va bene?
– Insomma io non c’ero neanche, ero in riviera a ballare. Vi ho anche detto il nome del locale, controllate!
– Gli amici no, non c’erano, ve l’ho già detto, non li ho trovati. Ho parlato con la barista… non si ricorda di me? Ve l’ho detto che non mi filava, avrà servito tremila persone quella notte… però la tipa che ho riaccompagnato, quella ha fatto il viaggio con me!
– Il nome non lo so, ve l’ho già detto la volta scorsa. Era di Imola, l’ho lasciata su una via larga, case tutte uguali, un quartiere nuovo, casette tristi per neosposi, quelle costruite tutte uguali, ma lontano dalle grandi città che costano meno, robe così. Mi fanno tristezza, se avesse abitato in una vecchia casa dei primi del secolo forse sarei salito da lei, ma quelle robe lì, conformiste come sono mi mettono tristezza, e poi ero ubriaco… la via? E chi l’ha guardata, lei mi diceva, gira a destra, gira a sinistra, sembrava un navigatore… Forse saprei tornarci, ma ero un po’ stanco e un po’ ubriaco, ve l’ho già detto.
– Ma sì, mi piaceva, un pensierino l’ho fatto, va bene? Ma trascinarla nel mio appartamento per violentarla… che cazzo dite?! Sì okay, non alzo la voce, però queste sono cose assurde, perché avrei dovuto fare una cosa del genere?
– Cosa?! Ma cristo è il mio letto, è normale che ci sia il mio liquido seminale sopra! Mica sono un prete io, qualche donna ce l’ho, la sera prima… Sui vestiti della vittima? Il mio sperma siete sicuri? Ecco forse, io quando sono arrivato a casa, prima di dormire, forse mi sono… un po’ con le mani toccato… Sì, sì ho dormito sul divano, ma forse non ci sono andato subito, forse prima mi sono steso un po’ sul letto, ma poi mi girava troppo…
– No, non me ne sono accorto che lei era nel letto con me. Ero ubriaco, era buio, mi sono svestito, forse mi sono masturbato e poi sono andato sul divano a dormire che sdraiato non riuscivo a stare…
– Lo so che è poco credibile, tanto più che io… insomma non mi ricordo proprio di essere entrato in camera prima di mezzogiorno, ma ero sfatto quando sono rientrato, tutto può essere. Poi lei non è morta molto prima, alle due avete detto? Io non ero a casa a quell’ora, era già morta quando sono rientrato…
– Se ho provato a farmela da morta? È questo che state insinuando?! Ma siete pazzi, io vi denuncio, ma queste sono solo assurdità… ci sarà anche gente malata che lo fa, ma non io. Io non le avrei mai fatto del male a Noelia, era così gentile, così piccola…
– Senti mi devi tirare fuori di qui! Mi accusano di omicidio questi qui! Ma ti rendi conto? Io non ero neanche in città, ero in riviera.
– Puoi provarlo? Scontrini, ricevute, telepass dell’autrostrada?
– Il telepass l’ho restituito quando mi hanno chiuso il conto. Ho pagato alle casse automatiche con i soldi. Avessi usato il bancomat era meglio. Però ho il tagliando d’ingresso della discoteca.
– Quello prova solo che sei stato là, non a che ora ci sei andato. La filippina è morta poco prima della due.
– Ma io non c’ero neanche capisci?
– Okay. Senti, e lo sperma sui vestiti? Ai carabinieri hai detto che ti sei masturbato appena rientrato a casa, nel letto senza accorgerti che c’era una donna morta accanto a te. A questa cosa non crederanno mai, lo sai vero? Com’è andata veramente?
– Io non lo so.
– Dobbiamo trovare una spiegazione,