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La conoscenza della sera
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Ebook183 pages58 minutes

La conoscenza della sera

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La conoscenza della sera, il “volume poetico che deve coronare l’opera” di Bousquet, è diviso in cinque sezioni (La spiga di lavanda, Pensafavole e Danzamuse, La conoscenza della sera, Passeremo la speranza, Freddolose) e comprende poesie in prosa, versi liberi e liriche obbedienti a precise regole di prosodia.

Nessun poeta, dopo Rimbaud, si è lasciato tanto attirare come Bousquet dalle vertigini delle tenebre, dove il silenzio è materia inerte da ascoltare.
LanguageItaliano
Release dateOct 23, 2015
ISBN9788874722471
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    La conoscenza della sera - Joe Bousquet

    Joë Bousquet

    LA CONOSCENZA

    DELLA SERA

    a cura di

    Adriano Marchetti

    EPISODI

    Collana diretta

    da Adriano Marchetti

    1

    Joë Bousquet

    LA CONOSCENZA

    DELLA SERA

    prefazione e traduzione di

    Adriano Marchetti

    con testo a fronte

    EPISODI - Collana diretta da Adriano Marchetti

    Comitato scientifico: Giovanni Cacciavillani,

    Alberto Destro, Vita Fortunati, Giovanni Marchetti,

    Piero Menarini, Patrizio Rigobon, Jacqueline Risset,

    Tito Saronne, Roberto Vecchi.

    Titolo originale

    La Connaissance du Soir

    © 1947 Gallimard

    Prima edizione: marzo 1998

    La fotografia di J. Bousquet, realizzata tra il 1944

    e il 1946 da Gabriel Sarraute, è stata gentilmente concessa

    dai Cahiers Joë Bousquet et son temps (1997),

    © Éditions GARAE/HESIODE

    (Maison Joë Bousquet - 53, rue de Verdun, Carcassonne)

    Proprietà letteraria riservata

    © 1998 Panozzo Editore, via Forzieri 27 - Rimini

    ISBN: 9788874722471

    TABLE DES POÈMES

    LA CONNAISSANCE DU SOIR

    L’ÉPI DE LAVANDE

    Il n’a ni droite ni gauche...

    Aumône du noir

    L’une

    L’autre

    L’une ou l’autre

    Suite

    Suite et fin

    L’aveugle de l’aube

    Duo

    La nuit mûrit

    Clairière

    La pupille

    PENSEFABLES ET DANSEMUSES

    À cette ronde d’enfants... 64

    Le galant de neige

    Ouverture

    Songe

    Chanson de route

    Dansemuse

    Petit-jour

    Pensefable

    Reflet

    Pensefable

    Vieille fille

    LA CONNAISSANCE DU SOIR

    Mon frère l’ombre

    Passer

    Le déshérité

    Passante

    Le large

    Lendemain

    Madrigal

    Cloches

    Child-wife

    Quand l’âme eut froid

    Poème du soir

    Ils étaient trois

    L’ombre soeur

    Je n’ai qu’elle

    L’institutrice est noire

    L’aubaine des jours

    Les deux fossoyeurs

    Jour et nuit

    Vieille histoire

    NOUS PASSERONS L’ESPÉRANCE

    Saint-Silence

    Altera ego 160

    Le pays clos

    Eucheria

    FRILEUSES

    Le papillon gelé

    Chantelaine

    Blanchevole

    Envoi

    INDICE

    Prefazione di Adriano Marchetti

    LA CONOSCENZA DELLA SERA

    LA SPIGA DI LAVANDA

    Non ha né destra né sinistra...

    Elemosina del buio

    L’una

    L’altra

    L’una o l’altra

    Suite

    Suite e fine

    Il cieco dell’alba

    Duo

    Matura la notte

    Radura

    La pupilla

    PENSAFAVOLE E DANZAMUSE

    A questo girotondo di bambini...

    Il galante di neve

    Ouverture

    Sogno

    Canzone di strada

    Danzamusa

    Alba

    Pensafavola

    Riflesso

    Pensafavola

    Zitella

    LA CONOSCENZA DELLA SERA

    Mio fratello l’ombra

    Passare

    Il diseredato

    Passante

    Il largo

    L’indomani

    Madrigale

    Campane

    Child-wife

    Quando l’anima ebbe freddo

    Poesia della sera

    Erano tre

    L’ombra sorella

    Non ho che lei

    L’istitutrice è nera

    La fortuna dei giorni

    I due becchini

    Giorno e notte

    Filastrocca

    PASSEREMO LA SPERANZA

    San Silenzio

    Altera ego

    Il paese chiuso

    Eucheria

    FREDDOLOSE

    La farfalla gelata

    Cantalana

    Biancavola

    Congedo

    Cronologia

    Opere di Joë Bousquet

    PREFAZIONE

    La Conoscenza della Sera, unico volume di poesie pubblicato da Joë Bousquet, è il frutto di un’alta prova di fiducia nella lingua e d’amore per la vita. La raccolta forma un vasto poema che, sprofondando di abisso in abisso per corrispondere all’appello silenzioso della materia, indica l’orizzonte estremo, e insieme prossimo, del linguaggio. Dell’essere, raccoglie e custodisce il suo sottrarsi, la sua assenza, la sua notte. Con quale spessore d’ombra emergono le figure che il dire fa scaturire dal suo interno, da quella luce nera che è il grembo di queste poesie? Non era forse questo che s’attendeva Jean Paulhan il quale, abbacinato da quella scrittura, aveva spinto il poeta di Carcassonne a condurre l’impresa fino in fondo? Nessun poeta, dopo Rimbaud, si è lasciato attirare tanto dalle vertigini delle tenebre dove la notte è decomposizione e il suo silenzio offre una materia inerte da ascoltare. Nell’intento di darsi un corpo di parole, Joë Bousquet, recluso nella sua camera d’infermo, sostanzializza la scrittura che gli rivela l’uomo sotterraneo, l’ombra di un essere umano in attesa, come nella ricerca del Graal, di venire riassorbito in una creatura di luce. «Sono l’opera della notte nello specchio del giorno» annota in L’homme dont je mourrai, uno degli in-finiti «quaderni» che tiene contemporaneamente aperti intorno a sé. La lenta accumulazione di scrittura e la conflagrazione dei generi che l’accompagna si svolgono sotto i segni imperiosi che sono anche il grafico di un destino, i tratti di un martirio.

    Nel 1949 Martin Heidegger, riprendendo la questione che Hölderlin aveva posto nel suo elogio Pane e Vino: «...e perché dei poeti in tempi di miseria?», comincia la meditazione suscitata da questi versi: «Non solamente gli dèi sono fuggiti, ma lo splendore della divinità si è spento nella storia del mondo. Il tempo della notte del mondo è il tempo della miseria...». Essere poeta in tempo di miseria impone una sospensione, cantando, sulla traccia della privazione. Bousquet ha già assunto su di sé questo tempo di miseria quando in Traduit du silence riconosce che «c’è una notte nella notte»: l’una si riconosce dal suo riflesso nell’altra. Il bagliore del nero è l’inverso del bagliore della luce. Due luci contraddittorie: ciascuna, sovrapposta all’altra, appare simile alla sua oscurità. La luce dei sensi è ombra per l’anima e la chiarezza dell’anima è opacità per gli occhi. Una notte invisibile che vive il suo invisibile giorno. Nessun fulgore, nessun trionfo della luce come presenza, come pienezza dell’apparire. Nessun indugio nella simbolica o nella metafisica della luce, perché la luce di questa conoscenza è lunare, velame di ciò che è. Figura dell’interiorità e del sogno, la luce riflessa col suo teatro d’ombre chiama al linguaggio il poeta e gli assegna il destino di meneur de lune.

    Da quel golfo d’ombra che è la vita di Bousquet, dettata da un destino che si fa dolore fisico, solitudine, nervi, un corpo straziato è lo strumento che permette l’accesso alla zona d’ombra e di luce ritmata nella scrittura. Non mancano gli spasimi indispensabili alla discesa. Non manca la costrizione, il soccorso obbligato della droga, il «meraviglioso liquore». Dalle vampate di quel fuoco s’illuminano parole di lacrime e d’amore, è favorita la provvisoria condizione psicofisica per l’epifania visionaria. Ogni rischio è accettato. Bousquet sa che l’oppio «può offrire un po’ di spirito solo a forza di annientare il cuore, il miserabile paradiso di coloro che sono senz’anima».

    L’opera si apre dall’interno sulla notte minerale della materia e reca il presagio di una bellezza, forse, sepolta in un’infanzia memorabile, ma inafferrabile dalla conoscenza logica. Nella sua profondità la notte custodisce, come il nero della scrittura, una gioia pura e un dolore muto, essenziale, testimonianza notturna dell’anima - questa «non si sveglia

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