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Appunti di lettura
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Appunti di lettura

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Leggere è una delle attività più interessanti, appaganti e formative del vivere quotidiano.
Leggere tutto è praticamente impossibile, bisogna dunque necessariamente scegliere.
C'è chi lo fa seguendo le mode, chi seguendo l'onda dei successi editoriali, chi infine seguendo più semplicemente i suoi gusti ed interessi.
Questa non può che essere quindi solo una piccola selezione di libri, che comprende qualche best-seller, alcuni titoli di nicchia e molti titoli di genere…
Magari non vi interesseranno tutti, alcuni magari finirete per leggerli, ma un piccolo orientamento nelle scelte di lettura possono certamente fornirlo...
LanguageItaliano
Release dateMar 16, 2016
ISBN9788892571754
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    Appunti di lettura - Bonanno Giuseppe Floriano

    fornirlo...

    Valour: l’Entusiasmante Secondo Capitolo della Saga Fantasy di John Gwynne

    Entrare nelle Terre dell’Esilio non è poi così difficile, basta munirsi di una copia di uno dei volumi della saga La fede e l’inganno di John Gwynne e si viene immediatamente catapultati in un mondo misterioso in cui uomini e creature soprannaturali si muovono su binari paralleli che finiscono più d’una volta per intrecciarsi con tutte le conseguenze del caso.

    Dopo aver fatto conoscenza con la pletora di personaggi che alimentano l’eterna lotta tra il bene e il male in Malice – La guerra degli Dei (Fanucci, 2014), con Valour – L’astro splendente (edito sempre da Fanucci nel 2015 con la traduzione di Stefano Andrea Cresti) Gwynne prosegue il suo racconto, svelandoci, passo dopo passo, particolari ed antefatti che servono a rendere la vicenda più intelligibile. L’autore ci guida verso la conoscenza introducendo nuovi personaggi e facendoci attraversare mari, laghi, foreste e montagne, che delineano sempre meglio i contorni del suo mondo, che diventa sempre più reale e credibile.

    Se nel primo libro della saga poteva risultare difficile digerire decine di personaggi dai caratteri e dai ruoli apparentemente inconciliabili e distanti tra loro, calandoli in un mondo tutto da comprendere, e poi da metabolizzare, con il secondo tutto è più semplice, quasi consequenziale.

    E così i buoni e i cattivi, pagina dopo pagina, intraprendono, irreversibilmente, il cammino che li condurrà definitivamente a schierarsi con gli avatar del Sole Nero e dell’Astro Splendente.

    Corban e Nathair hanno in comune una qualità importante: sono carismatici, possiedono il dono di attirare come calamite chiunque abbia l’occasione di trovarsi sulla loro strada. Amici e parenti finiscono per divenire protettori e strumento di quel complicato percorso che li porterà alla conoscenza e alla consapevolezza del loro ruolo, quello di essere trascinatori di masse, consci entrambi di essere nel giusto.

    La guerra scatenata dal re di Tenebral, Nathair, ha ormai messo a ferro e fuoco le Terre dell’Esilio. Insieme alla sua malvagia e intrigante alleata, la regina Rhin di Cambren, i cui reali obiettivi sono sconosciuti allo stesso sovrano, il fiero condottiero percorre quelle immense lande con il suo esercito spietato, abbattendo chiunque si opponga alla sua crociata e schiacciando sotto il suo giogo le genti sconfitte. Data per morta ed abbandonata dalla sua famiglia, Cywen ha visto la sua patria saccheggiata e i suoi amici e conoscenti sterminati dai crudeli invasori; non le manca però il coraggio e, pur prigioniera dei suoi persecutori, continuerà a battersi con tutte le forze per sopravvivere. Suo fratello Corban, intanto, braccato da nemici d’ogni tipo, vaga, insieme a pochi fidati compagni, alla ricerca dell’unico luogo che possa dare loro rifugio: il Domhain. Per raggiungerlo dovranno però affrontare le bande di guerrieri di Cambren, i giganti e i wolven delle montagne. Nel lungo percorso, irto di difficoltà, battaglie e sangue, il ragazzino spaurito crescerà diventando un uomo impavido e deciso. Del resto il suo destino è scritto in una profezia datata secoli, e, per quanto cercherà di sottrarsene, in un drammatico sogno, troppo reale per non essere rivelatore, Corban finirà per accettarlo e si convincerà finalmente di essere colui che tutti credono: l’Astro Splendente destinato a liberare le Terre dell’Esilio.

    Ancora una volta Gwynne riesce ad avvilupparci, con la sua scrittura, scorrevole ed incisiva, ed il suo stile asciutto e coinvolgente, in un mondo crudele, magico e misterioso, che poco ha da invidiare a quelli creati da Tolkien e Brooks.

    La psicologia dei protagonisti è sempre più approfondita, le descrizioni d’ambiente sono impeccabili, quelle delle battaglie e dei duelli hanno quel taglio cinematografico che è una delle peculiarità di un racconto che attende solo di essere lavorato da un bravo regista.

    La sensazione di vivere accanto ai protagonisti è talmente vivida e tangibile che ci sembra quasi di essere catturati dalle oltre settecento pagine che compongono il romanzo, bruciati da un irrefrenabile desiderio di proseguire la lettura che porta a divorarne ogni capitolo.

    n attesa dell’uscita italiana del terzo capitolo della saga, Ruin – La lancia di Skald, dopo il buona la prima attribuito a Malice – La guerra degli dèi, non ci resta che promuovere Valour – L’astro splendente con un più che meritato ottima la seconda!

    Malice: il Fantasy Classico di John Gwynne

    L’infinita lotta tra luce e tenebre, bene e male, da sempre infiamma gli uomini, siano essi buoni o cattivi, eroi o codardi, e, nel contempo, assai spesso è anche il filo conduttore delle storie fantasy. La mia affermazione trova ennesima conferma nel romanzo d’esordio di John Gwynne: Malice – La guerra degli dèi (edito da Fanucci nel 2014 con la traduzione di Stefano Andrea Cresti). Il volume in questione rappresenta il primo capitolo di una saga molto promettente intitolata La fede e l’inganno.

    Nato a Singapore, Gwynne ha studiato e insegnato alla Brighton University ed ha sempre avuto la passione per la letteratura fantasy, passione che, coltivata nella sua adolescenza da giramondo al seguito del padre, militare della RAF (Royal Air Force), si è di fatto trasformata in un secondo lavoro (il nostro gestisce una piccola azienda che si occupa di restauro di mobili vintage) che gli ha regalato finora un confortante successo.

    All’interno del variegato mondo del fantasy e dei suoi sottogeneri, si potrebbe collocare Malice – La guerra degli dèi dalle parti di classici come Il Signore degli Anelli di Tolkien o La spada di Shannara di Terry Brooks. Quasi inevitabile, poi, trovare un richiamo, almeno per quanto riguarda la struttura della saga, ad uno dei più grandi successi contemporanei del genere (grazie anche alla sua trasposizione televisiva):Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R. R. Martin.

    Nell’opera di Gwynne il bene e il male sono chiaramente definiti, mentre i suoi protagonisti abbisognano invece di un lungo ed articolato percorso per assumere i tratti distintivi di eroi positivi o negativi, non arrivando mai a quelle figure di antieroi tipiche del modaiolo Grimdark fantasy.

    La scelta dell’autore è quella di seguire un’impostazione a POV (punto di vista) multiplo con la storia principale che si dipana in una miriade di sottotrame in cui i vari protagonisti, ben tratteggiati psicologicamente, crescono scoprendo gradualmente il proprio ruolo, a coronamento di vicende apparentemente non collegate tra loro. Pagina dopo pagina (qui si sfiorano le ottocento), ogni singolo personaggio, da Nathair a Corban, da Cywen a Gar, da Veradis a Kastell, da Evnis a Halion, da Camlin a Morcant, assume una fisionomia chiara, spazzando dubbi e incertezze sul proprio io, spesso al prezzo di scelte dolorose e dalle infinite e gravi conseguenze.

    Malice – La guerra degli dèi è ambientato nelle Terre dell’Esilio, un mondo che è stato, nell’antichità, testimone di una feroce e sanguinosa guerra tra uomini, giganti e altre creature e che ora vive sul delicato equilibrio di una pace traballante, insidiata da più parti, come alcuni segni sovrannaturali preannunciano (non manca un’oscura profezia). Su questo sfondo complesso si innestano le storie di un manipolo di personaggi che, più o meno volontariamente, si determineranno a scegliere il bene o il male.

    La parte più complessa e pesante del libro è proprio quella iniziale in cui tanta, forse anche troppa, carne viene messa sul fuoco. Del resto creare un mondo immaginario e coerente è impresa alquanto complessa, inserirvi dei personaggi ancor di più, perché ognuno di essi deve avere un peso specifico, caratterialmente e non solo, per non correre il rischio di ridursi a banale figurina.

    In questi luoghi sull’orlo di una nuova guerra tra il bene e il male da cui dipenderà il destino dell’intera umanità, si allenano dunque quelli che rappresenteranno l’una o l’altra delle due fazioni. Tra questi il giovane Corban, che desidera solo essere un guerriero; Evnis, il figlio cadetto di un nobile, oscurato dal fratello maggiore, che cerca il potere alleandosi con esseri infernali; Veradis, uno spadaccino, incompreso dal padre, che arriva a Tenebral per farsi le ossa come scudiero del principe Nathair, il quale, esempio perfetto di ciò che dovrebbe essere un re, è animato però da mire che lo perderanno. Intorno a loro si muovono decine di interessanti figure: re, scudieri, maghi, campioni, guaritrici, soldati, mercenari e creature misteriose.

    Confesso che ho molto faticato, impiegando parecchio tempo, a leggere la prima metà del libro, ma poi ho letteralmente divorato la seconda parte, avvinto da una frenesia che solo l’immedesimazione totale nell’atmosfera di una storia e dei suoi personaggi sa creare. In conclusione, non mi resta che consigliare la lettura di questo primo volume di una saga che, a mio avviso, ha le giuste potenzialità per ottenere un grosso successo anche sul piccolo schermo.

    La Profezia dell’Aquila: Avventure in Mare per Macrone e Catone

    L’abile penna di Simon Scarrow con il romanzo La profezia dell’aquila (pubblicato da Newton Compton Editori e tradotto da Rosa Prencipe e Monica Ricci), dopo averci accompagnato negli assolati deserti infuocati del Medio Oriente, nelle gelide foreste della Germania, nelle piovose lande della Britannia e nel cuore pulsante dell’Impero, Roma, ci conduce stavolta in acque pericolose, quelle di un infido mare Adriatico, per seguire i nostri amati eroi, Macrone e Catone, a caccia di pirati lungo le coste dell’Illiria.

    È la primavera del 45 d.C. ed i due centurioni, congedati dalla II legione dopo essere tornati dalla Britannia, sono in attesa che un’indagine ufficiale chiarisca il loro coinvolgimento nella morte di un commilitone.

    Dopo mesi trascorsi a bighellonare nei sordidi vicoli della Suburra, il segretario imperiale, il viscido Narciso, fa loro un’offerta che non possono rifiutare: se vogliono uscire puliti dalla faccenda, dovranno salvare un agente imperiale rapito dai pirati al largo della costa illirica e, soprattutto, recuperare alcune misteriose pergamene di vitale importanza. In gioco ci sono la salvezza dell’imperatore Claudio ed il futuro stesso di Roma. Con loro Narciso manda anche Vitellio, nemico di vecchia data dei due centurioni. I tre ufficiali salpano da Ravenna con la flotta imperiale, ma vengono duramente attaccati dai pirati che qualcuno deve aver informato della missione. Sovrastati dal nemico e accusati nuovamente di tradimento, Catone e Macrone useranno coraggio e astuzia per riuscire a scongiurare una catastrofe che minaccia di travolgerli e che potrebbe distruggere il cuore stesso dell’Impero. L’arrivo del generale Vespasiano, che da sempre li apprezza, contribuirà a mettere le cose nel giusto verso…

    Abituati nei precedenti titoli a vedere i nostri eroi impegnati in scaramucce e battaglie terrestri, ora in selve oscure, ora in avamposti dimenticati dagli dei o peggio ancora in lande desolate, è con curiosità ed interesse che veniamo trascinati in un’avventura marinara dalle forti tinte, sospesa com’è tra atti di eroismo e di codardia, in cui nulla è mai davvero come sembra.

    Il cambio di location, e, perché no, quasi di genere, ci permette tuttavia di apprezzare ancor più le doti di squisito narratore di Scarrow che si muove da consumato professionista anche in un ambito, per lui nuovo, qual è quello della vita a bordo delle navi da guerra romane.

    Con il suo inconfondibile stile, asciutto e scorrevole, l’autore anglosassone riesce a calarsi nella nuova parte regalandoci descrizioni complesse della vita di bordo e delle manovre nella conduzione delle imbarcazioni, ma, soprattutto, delle dinamiche delle battaglie sui mari, che pur essendo inizialmente articolati giochi di finte, inseguimenti tra colossi di legno e vele, si trasformano poi, dopo gli abbordaggi, in feroci corpi a corpo, tanto violenti quanto sanguinosi.

    Abituati nei precedenti titoli a vedere i nostri eroi impegnati in scaramucce e battaglie terrestri, ora in selve oscure, ora in avamposti dimenticati dagli dei o peggio ancora in lande desolate, è con curiosità ed interesse che veniamo trascinati in un’avventura marinara dalle forti tinte, sospesa com’è tra atti di eroismo e di codardia, in cui nulla è mai davvero come sembra.

    Il cambio di location, e, perché no, quasi di genere, ci permette tuttavia di apprezzare ancor più le doti di squisito narratore di Scarrow che si muove da consumato professionista anche in un ambito, per lui nuovo, qual è quello della vita a bordo delle navi da guerra romane.

    Con il suo inconfondibile stile, asciutto e scorrevole, l’autore anglosassone riesce a calarsi nella nuova parte regalandoci descrizioni complesse della vita di bordo e delle manovre nella conduzione delle imbarcazioni, ma, soprattutto, delle dinamiche delle battaglie sui mari, che pur essendo inizialmente articolati giochi di finte, inseguimenti tra colossi di legno e vele, si trasformano poi, dopo gli abbordaggi, in feroci corpi a corpo, tanto violenti quanto sanguinosi.

    Gli approfonditi studi sulla marineria romana si vedono e permeano di sé ogni pagina, ma Scarrow resta pur sempre un fine conoscitore dell’animo umano e, ancora una volta, i suoi tratti decisi, ma sapienti, ci restituiscono figure storiche e di fantasia con un grosso peso specifico.

    Se da una parte ritroviamo Narciso, verofactotum dell’imperatore che tutto muove e decide dietro le quinte, padrone assoluto delle vite di milioni di romani, dall’altra i caratteri di quelli che diventeranno due imperatori, Vitellio e Vespasiano, sono qui analizzati e sviscerati quasi con il bilancino del farmacista. Abili, arrivisti, manipolatori, ma animati da obiettivi ben diversi: infatti, se Vitellio mira soltanto a raggiungere il mero potere individuale, Vespasiano è invece desideroso di gestire la res publica nel rispetto degli antenati e del benessere di Roma e dei suoi cittadini. Anche in questo capitolo della saga la partita finisce tuttavia pari e patta, in quanto l’apparente vittoria dell’uno viene svilita dal viscido opportunismo dell’altro.

    Con La profezia dell’aquila sono però proprio i nostri due eroi ad uscire in un certo modo cambiati dall’esperienza vissuta, pur rimanendo fedeli ai loro rispettivi cliché con Macrone sempre spontaneo, virile, irruente e Catone razionale, furbo, geniale. Sarà infatti svelato l’oscuro passato di Macrone che, oltre a ritrovare dopo più di vent’anni la madre, Porzia, che lo aveva abbandonato quando era ancora un ragazzino influenzandone tutta la crescita, scoprirà anche la vera identità del padre.

    Sullo sfondo della ricerca dei Libri sibillini perduti, Scarrow ci fa addentrare in uno scenario ai più poco noto, rendendoci edotti di quanto fosse pericoloso andar per mare, pur all’interno dei confini dell’Impero, per la presenza di agguerriti pirati, di cui Telemaco ed Aiace incarnano a pieno le virtù

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