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Ex Tenebris: Il miglior fantasy italiano degli ultimi anni
Ex Tenebris: Il miglior fantasy italiano degli ultimi anni
Ex Tenebris: Il miglior fantasy italiano degli ultimi anni
Ebook270 pages3 hours

Ex Tenebris: Il miglior fantasy italiano degli ultimi anni

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Nocturnia.

Un mondo dove il Potere Oscuro ha eclissato il sole e tre Confraternite magiche si combattono in una guerra senza tregua. Un mondo lontanissimo dal nostro, eppure solo un Varco la divide dalla Terra, dove il mago Lynerus ha portato in salvo l’ultima erede della dinastia regnante e i Sigilli, i tre grimori che contengono il Sapere Perduto.

Thomas Travers, un collaboratore della polizia di Washington D.C., indagando su un bizzarro delitto incrocia la sua strada con quella di Diana, una ragazza fragile nella quale il potere magico sta crescendo come un cancro maligno. Per salvarla e permetterle di reclamare il trono di Nocturnia, dovrà affrontare esseri che non sono di questo mondo e che provengono da oltre il Varco.

Dalle tenebre.
LanguageItaliano
Release dateMar 15, 2016
ISBN9788892570771
Ex Tenebris: Il miglior fantasy italiano degli ultimi anni
Author

Stefano Lanciotti

Stefano Lanciotti was one of the most sensational cases of self-publishing in Italy. Over 20,000 people read the Nocturnia Saga. He published three highly successful thrillers with the publisher Newton Compton and now wishes to introduce the dark world of Nocturnia to the Anglo-Saxon public.

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    Ex Tenebris - Stefano Lanciotti

    Ex Tenebris

    Primo romanzo della

    Saga di Nocturnia

    Stefano Lanciotti

    Copyright © 2012 Stefano Lanciotti

    Tutti i diritti riservati

    I personaggi e gli eventi rappresentati in questo libro sono immaginari. Qualsiasi somiglianza a persone reali, vive o morte, è casuale e non voluta dall'autore.

    Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o archiviata in un sistema di recupero né trasmessa in qualsivoglia forma o mediante qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, tramite fotocopie o registrazioni o in altro modo, senza l'autorizzazione scritta esplicita dell'editore.

    ISBN-13: 9788890635519

    A Giulia e Antonella, che portano la magia nel mio mondo ogni giorno

    Premessa

    Ex Tenebris é il primo romanzo della Saga di Nocturnia. Viene distribuito in forma gratuita per permettere a chi non mi conosce di valutare la qualità della mia scrittura e l'interesse della storia. Gli altri romanzi, qualora ti interessasse proseguire nella lettura, sono disponibili in formato ebook e cartaceo (anche con copertina rigida) su Amazon.

    La Saga di Nocturnia è uno dei più clamorosi successi di autopubblicazione in Italia. Ex Tenebris, questo romanzo, è stato scaricato gratuitamente da più di 130.000 persone e i successivi romanzi sono stati acquistati da oltre 50.000 lettori.

    Se ti piacerà questo romanzo, ti chiedo la cortesia di mettere in condivisione la mia home page www.stefanolanciotti.it sul tuo profilo Facebook o su Twitter, in alternativa semplicemente di parlarne con i tuoi amici e colleghi.

    Per rimanere in contatto con me e conoscere le ultime novità sulla mia produzione letteraria, ti consiglio di mettere mi piace sulla mia pagina Facebook https://www.facebook.com/stefanolanciottiscrittore.

    Buona Lettura!

    Stefano Lanciotti

    Mappa sinistraMappa destra

    Prologo

    L'incenso si consuma lieve, liberando un profumo dolce e persistente. Sul pavimento un cerchio circoscrive una stella a cinque punte, con un cero su ogni vertice. Un refolo d’aria, penetrato nella stanza attraverso fessure invisibili, fa ondeggiare le fiammelle.

    L’uomo all’interno del pentacolo solleva le mani senza mai staccare gli occhi dalle pagine consunte dell’antico tomo, sul leggio di fronte a lui. Intona un canto in una lingua sgraziata e gutturale, inadatta alla voce umana. Anche il suo ritmo sincopato stride, ma nessuno può udirlo. Egli è solo, il resto del mondo relegato all'esterno della stanza.

    Attorno a lui si stringe l'ombra appena dissipata dalla pallida luminosità delle fiammelle, che danzano sui ceri e disegnano strane forme sul suo viso. Le pareti, pur così vicine, sono indistinguibili dalle tenebre e la sua voce echeggia come se lo spazio si fosse dilatato al di là delle possibilità fisiche.

    D'un tratto l'oscurità sembra addensarsi alle sue spalle, ma l'uomo è troppo assorto nel rituale per accorgersene. I suoi occhi sono intenti a seguire i contorti segni tracciati sulle pagine ingiallite, le sue orecchie immerse nella nenia che egli stesso va salmodiando. Il grumo d’ombra si infittisce e comincia a prendere forma, incombendo su di lui.

    La tenue luminosità dei ceri tremola fin quasi a spegnersi, come se fosse venuta a contatto con un'improvvisa corrente gelida. L'oscurità si fa più fitta, assorbendo ogni singolo raggio di luce. Nutrendosene. L'uomo ha l'improvvisa percezione di quello che sta accadendo e sgrana gli occhi. Cerca di impedire al rituale di perdere forza, perché esso costituisce l'unica barriera che può tenere l'ombra fuori dal cerchio. Una volta spezzata, ogni altro tentativo risulterebbe inutile.

    È acutamente conscio di una pressione che sta comprimendo la luce all'interno dal circolo e ne minaccia l'integrità. Gocce di sudore gli imperlano la fronte, mentre impegna ogni briciolo di energia nel mantenere la concentrazione.

    Un brusco colpo di vento, giunto da chissà dove, afferra la pagina che sta leggendo e la gira con beffarda lentezza davanti ai suoi occhi, che si spalancano per il terrore. La sua voce si incrina, fino a spegnersi. Per un singolo istante la stanza viene avvolta da un silenzio sepolcrale.

    Poi il buio.

    Parte prima

    Uno

    Thomas Travers parcheggiò l’auto di fronte a una graziosa villetta dalle parti di Georgia Avenue, nella zona residenziale a nord di Washington D.C. Era un uomo sulla quarantina, dall’aria un po’ trasandata. I capelli brizzolati, ormai più grigi che neri, avevano bisogno di essere tagliati e le borse sotto gli occhi non miglioravano l’aspetto del suo volto pallido e scavato. I vestiti spiegazzati davano l’impressione di esser stati indossati anche il giorno precedente.

    Davanti all’abitazione c’erano solo un paio di auto della polizia, a testimonianza del fatto che ormai il grosso dei rilievi era stato fatto. Anche gli inevitabili curiosi dovevano aver capito che non c’era più nulla da vedere e si erano allontanati. Tutto nella norma. In genere i criminologi arrivavano per ultimi sulla scena del delitto.

    Si chinò per superare la fascia gialla con su scritto ‘POLICE LINE - DO NOT CROSS’ e fece un cenno col capo a O'Brian, il poliziotto di guardia davanti alla porta. Questi si sfiorò il cappello in un abbozzo di saluto militare.

    L'ispettore Bennett è dentro? chiese, mentre sbirciava all’interno. L’agente annuì.

    La casa si presentava piuttosto ben arredata e tenuta. Famiglia borghese. Tom fu però colpito dall’insolita quantità di libri. Ce n’erano centinaia, allineati su librerie e scaffali. Incuriosito, si soffermò a dare un'occhiata alle copertine. Tra le molte altre cose, un criminologo doveva conoscere gli interessi delle vittime.

    Economia, antropologia, sociologia, storia… Sembrava esserci un po’ di tutto. Aprì un libro a caso e iniziò a sfogliarlo, ma lo ripose quando Adrian Bennett fece capolino nella stanza. Il suo volto tondo era più pallido del solito e sull'ampia stempiatura luccicava qualche goccia di sudore. L'ispettore si diresse verso di lui caracollando sulle gambette corte, che mettevano in crisi l'equilibrio del busto dominato da uno stomaco imponente.

    Ti ringrazio per essere venuto, nonostante tutto gli disse, stringendogli la mano. Poi soggiunse, in evidente imbarazzo: ho saputo che… insomma, mi dispiace molto. Se c’è qualcosa che posso fare per…

    Tom deglutì, annuendo imbarazzato. A quanto pareva, la notizia della sua separazione dalla moglie Kathrin aveva già cominciato a girare nell’ambiente. Chi li conosceva non era rimasto sorpreso: dalla morte di loro figlia Aileen, un fagottino di appena qualche chilo portato via l’anno precedente da un male più grande di lei, il dolore aveva scavato un cratere nel suo petto e una trincea tra di loro.

    Si era detto mille volte che, se si fossero impegnati a sufficienza, avrebbero potuto ricostruire il loro rapporto. Invece tutto era andato in frantumi e lui non era ancora riuscito a capire in che modo rimettere insieme i cocci della sua vita.

    Sì, sì… grazie mille tagliò corto. Desiderava che i suoi problemi rimanessero fuori dal lavoro, anche se era più facile a dirsi che a farsi. Dov'è stato trovato il cadavere?

    Nello studio, seguimi. Bennet si avviò lungo il corridoio e si fermò all'altezza di una pesante porta di legno massiccio.

    Tom lo raggiunse e si affacciò, osservando l’interno. Lo studio era molto diverso dal resto della casa e sembrava in qualche modo l'ambiente più vissuto. Le pareti laterali erano nascoste da due librerie colme fino  all'inverosimile e una grande scrivania, coperta di carte, era stata spostata dal centro della stanza per ottenere un ampio spazio vuoto.

    Il cadavere di Blake non era più lì, ma il contorno del suo corpo era stato disegnato a terra accanto a un cerchio del diametro approssimativo di un paio di metri. Il cerchio inscriveva una stella a cinque punte, ai cui vertici c’erano dei tozzi ceri color fuliggine, alcuni dei quali ora giacevano rovesciati di fianco. Un persistente profumo di incenso proveniva da un braciere ormai spento.

    Tra l’ingresso della stanza e il circolo era stato piazzato un pesante leggio di legno massiccio, su cui era incisa una fitta ragnatela di simboli sconosciuti. Il piano inclinato era vuoto.

    Tutto è rimasto com’era quando siamo arrivati, a parte i rilievi effettuati e l'asportazione del corpo gli disse Bennett.

    L'ispettore prese una cartellina appoggiata su un ripiano e gliela porse. Conteneva i fogli con i primi risultati delle analisi e alcune foto. Tom cominciò a studiare le immagini. Il cadavere di Blake era stato trovato riverso a terra in posizione prona, con le braccia allargate e le mani che artigliavano il pavimento. Pareva quasi che avesse voluto scavare la fuga dalla morte con le unghie. La foto successiva era un primo piano del volto dell’uomo, che aveva gli occhi spalancati e un'espressione di terrore scavata nei lineamenti.

    Cristo! si lasciò sfuggire Tom. Siete sicuri che non ci fosse nessun altro dentro lo studio?

    La porta era sbarrata dall'interno. Abbiamo dovuto sfondarla per entrare. L’ispettore indicò un pesante chiavistello rotto. In qualsiasi caso, non è stata trovata alcuna impronta che non fosse di Blake.

    Causa della morte?

    Il sangue dell'uomo era denso come resina. Bennet scosse la testa, come se stentasse a credere alle sue stesse parole.

    Avete capito cos’abbia provocato un effetto tanto anomalo? Tom sfilò una lente di ingrandimento dalla tasca e cominciò a studiare le immagini. È la prima volta che sento parlare di un fenomeno del genere.

    Il coroner ha detto che il sangue sembra essere entrato in ebollizione, provocando la sua coagulazione immediata fece  Bennett, sbuffando. Come puoi notare, però, il corpo non è stato esposto ad alcuna fonte di calore e la pelle non è ustionata. Francamente non so cosa attendermi dai risultati dell'autopsia.

    Tom diede una rapida occhiata ai referti, poi si infilò un paio di guanti in lattice e si avvicinò al cerchio tracciato a terra.

    Un pentacolo osservò a mezza voce, quasi parlando a sé stesso.

    Si piazzò al centro del circolo e si girò lentamente, osservando con attenzione ogni particolare della stanza.

    Sul leggio non c'era nulla? chiese.

    No, niente. Perché?

    Mm… Tom continuò a guardarsi intorno, perplesso. In apparenza Blake era intento in un rituale di evocazione. Il cerchio con la stella a cinque punte inscritta è chiamato pentacolo. Forma una sorta di barriera, che tiene all'esterno l'essere evocato. Impedisce che si ribelli all'evocatore e lo aggredisca.

    L’ispettore non riuscì a mascherare un’espressione incredula.

    Pensi veramente che…

    Adrian, non sto affermando che qui dentro sia avvenuta veramente un'evocazione. Ci sono però tutti gli elementi per così dire ‘classici’ di un rituale di questo tipo. Fece una pausa, riflettendo e continuando a guardarsi attorno. Tutti… tranne uno.

    Quale?

    Il libro rispose, indicando il leggio intagliato posto davanti al circolo. A cosa serviva, se non a sostenere il libro con le formule necessarie per effettuare il rituale?

    Hai ragione annuì Bennet.

    Il fatto che non ci sia fa pensare che Blake non era solo nello studio e che qualcuno l'abbia sottratto rifletté Tom.

    Ti ripeto che i rilievi non hanno trovato traccia della presenza di nessun altro. Il viso di Adrian Bennet si stava arrossando e il sudore gli colava copioso lungo le basette fino al collo.

    Non lo metto in dubbio. Ti sto solo dando il mio parere, sta a te trarre le conclusioni finali.

    Uscì dal circolo e cominciò a dare un'occhiata ai libri sugli scaffali. Qui la selezione era decisamente diversa. Edizioni antiche di trattati di Cabala, Demonologia, Magia Nera, con testi in almeno cinque lingue diverse. Ne sfogliò alcuni. Sui retrocopertina c'era stampigliata la scritta ‘Rose's Antique Books’, seguita da un indirizzo di Georgetown.

    Lo sguardo di Tom si posò sul tavolino dove, spostato di lato, c’era un diario aperto.

    Hai già dato un'occhiata a questo? chiese, prendendolo in mano.

    Credo sia pane per i tuoi denti rispose l’ispettore, stringendosi nelle spalle. È una lingua che non conosco.

    In effetti il diario era scritto quasi per intero in una lingua strana, che non assomigliava a nessuna che Tom avesse mai visto prima. Sulla copertina c'erano due parole, a mo’ di titolo.

    Sirbenet Xe

    Per il resto solo l’ultima pagina, che aveva la data del giorno prima, era scritta in inglese:

    Tutto è pronto, ma io lo sono? Non ho alternative e questo non mi aiuta neppure un po'. Ho studiato per mesi, ma mi sento come uno studente al primo esame. Sto per confrontarmi con un mondo che conosco appena e le cui leggi mi sfuggono. Purtroppo non ho scelta, temo per la vita di Diana.

    Le parole enigmatiche si interrompevano così, senza aggiungere altri particolari che potessero contribuire a chiarirne il senso.

    Hai un'idea di chi sia questa Diana?

    Blake ha una nipote della quale ha ottenuto la custodia anni fa. Bennett prese i suoi appunti per consultarli. Dopo che la madre è morta partorendola è stata affidata alle sue cure.

    L'ispettore gli allungò una foto, che aveva probabilmente sfilato da qualche cornice. Diana era una bella ragazza mora con la pelle molto chiara e luminosi occhi neri. Doveva avere circa sedici anni.

    L'avete già interrogata?

    Non sappiamo dove sia in questo momento sospirò Bennett, scuotendo la testa. A scuola dicono che durante le lezioni si è sentita poco bene e che, dato che non riuscivano a mettersi in contatto con lo zio, l'hanno fatta riaccompagnare a casa. L'ultimo a vederla è stato l'autista del pulmino scolastico, verso le undici di questa mattina. Abbiamo diramato il suo identikit a tutte le pattuglie.

    Tom si guardò attorno con aria vagamente spaesata. L’ispettore attese qualche istante.

    Stai cominciando a farti un'idea di quello che può essere successo? gli chiese infine.

    Generalmente in casi come questo si tratta di persone disturbate, gente che legge una mezza dozzina di libri di magia nera e decide di imitare quello che ha letto. Però le loro messe sataniche presentano rituali rozzi, inconsistenti. Quanto alle vittime, in genere si tratta di malcapitati che finiscono uccisi con un coltello, un colpo in testa o per strangolamento…

    Non è questo il caso.

    Infatti. Peraltro non avete trovato traccia di violenza… Hai pensato al veleno?

    Non di tipo conosciuto, almeno stando alla mia esperienza e ai primi rilievi. Comunque le analisi tossicologiche sono ancora in corso fece Bennet, poi sospirò. Mi auguro che si tratti di una malattia rara, così potrei chiudere l'indagine ancor prima di iniziare. Il Procuratore me ne sarebbe grato.

    Tom fece per ribattere, ma si trattenne. Non condivideva la fretta di Adrian Bennett di archiviare il caso, anche se ne capiva lo stato d’animo.

    In quel momento un poliziotto fece capolino e chiamò l'ispettore, che si allontanò scusandosi. Lui si attardò nello studio ancora qualche minuto, poi si infilò il diario in tasca e lo raggiunse in salotto.

    Vado a visitare questa libreria antiquaria, vediamo se riesco a ottenere qualche informazione utile disse.

    L'ispettore Bennett lo salutò, rivolgendogli un vago cenno di assenso.

    Due

    Il dolore avvinghiava Diana Blake come se avesse degli artigli conficcati nel suo ventre. Con gli occhi chiusi, avvertiva attorno a lei solo un forte tanfo di rifiuti in decomposizione, di urina e di escrementi. Continuava a domandarsi se avesse fatto bene a rifugiarsi lì, ma non provò neppure ad alzarsi. La lama di sofferenza che le trafiggeva appena sopra l'inguine le impediva di muoversi. In qualsiasi caso, non avrebbe saputo dove andare.

    Per il momento voleva solo impedire alla sua mente di scivolare nell’incoscienza. Le sembrava di galleggiare in un limbo fatto di immagini confuse di ricordi e sogni, senza essere in grado di distinguere tra gli uni e gli altri.

    L'insegnante che, vedendola pallida e sofferente, l’aveva autorizzata a tornare a casa. I tentativi ripetuti di chiamare zio Sylvester. Il viaggio accanto all'autista del pulmino scolastico, piegata in due per contrastare il dolore crescente. Questi dovevano essere ricordi, anche se le pareva di riviverli proprio in quel momento.

    Scesa dal bus si era avvicinata all'ingresso di casa, con l’unico desiderio di accucciarsi nel tepore del suo letto. Arrivata a pochi metri dalla porta, la sua mente era però esplosa. La strada, il vialetto d'ingresso, la pioggerella insistente erano spariti in un lampo. Era stata trascinata a forza in un luogo estraneo e conosciuto allo stesso tempo. Si trattava di ricordi, oppure stava sognando?

    Si ritrovò a osservare l'interno della sua casa da un'angolatura distorta e strana. Il suo campo visivo si restrinse e di fronte a lei apparve suo zio Sylvester, ignaro della sua presenza. Era all’interno di uno strano disegno sul pavimento, una stella a cinque punte circondata da un cerchio.

    Indossava una specie di tunica nera e intonava una nenia sgraziata, con una voce che non sembrava neppure la sua. Rimase immobile a braccia aperte, con lo sguardo fisso su un enorme libro antico dall'aspetto sinistro, mentre spire di fumo denso si alzavano lente da un braciere accanto a lui.

    Sempre meno in grado di comprendere se stesse sognando o ricordando, Diana osservò inorridita una figura orribile emergere dall'oscurità alle sue spalle. Era scura come l'abisso, più nera delle ombre che gravano sulla stanza. Al contrario di suo zio, l’essere percepì la sua presenza. Si girò verso di lei e, nel silenzio assoluto, un ghigno agghiacciante gli deformò il muso.

    Diana cercò inutilmente di sfuggire il suo sguardo crudele e sovrannaturale, che sembrava perforare la materia. Alla fine l’essere si girò e si avvicinò a Sylvester Blake. Lei tentò di gridare per metterlo in allarme, invano. La voce le si incagliò in gola e morì lì.

    Per qualche istante la

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