A coda di rondine
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Tutti gli altri mi hanno conciato per le feste e, non poche volte, non ho alcuna remora a confessarlo, in uscita, ho indossato il solito berretto della vergogna.
E non sono un tipo pretenzioso.
Poi, così, per caso, sono entrato in questo posto, che da fuori appare vecchio e poco curato, e mi appare quest’omino d’altri tempi.
Mi fa accomodare sulla sua poltroncina e la prima cosa che mi dice è che non sono io a decidere il taglio: è lui e non si discute, altrimenti, posso pure andarmene.
Al che sono rimasto interdetto, anche perché una cosa del genere non m’era mai capitata, ma mi ha ispirato fiducia e sono restato.
Il taglio si è trasformato nel racconto della sua vita.
Lui parlava e tagliava.
Poi, ogni tanto, si fermava, si soffiava il naso o scatarrava nello stesso fazzoletto e ricominciava.
E mi ha raccontato di tutto: di quand’era piccolo, della sua famiglia, di quando s’è sposato, delle prostitute che ha frequentato e di tutti quei piccoli e grandi momenti del suo passato che, avvicendandosi a ritmo di pettine e forbici, di battute, aneddoti e riflessioni, hanno lasciato spazio sia ad amarezze che sorrisi.
Alla fine, quando sono andato via, mi è tornato il buon umore.
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A coda di rondine - Giorgio Monticolo
Giorgio Monticolo
A coda di rondine
AVVERTENZA: l’autore assicura, formalmente, che i personaggi e le vicende di questo libro NON corrispondono a persone o fatti reali che li abbiano, anche solo in parte, ispirati. Poiché, però, è possibile – e in alcuni casi probabile – che esistano persone o fatti le cui caratteristiche richiamino i personaggi e/o le vicende narrati in questo libro, l’autore assicura che si tratta di una pura coincidenza: NON è di loro che si racconta qui.
© 2016 - Giorgio Monticolo
Tutti i diritti sono riservati
UUID: 2b079538-1e64-11ea-b743-1166c27e52f1
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Indice
Uno
Due
Tre
Quattro
Cinque
Sei
Sette
Otto
Nove
Dieci
Undici
Dodici
Tredici
Quattordici
Quindici
Sedici
Diciassette
Diciotto
Diciannove
Venti
Ringraziamenti
a Claudia
G.M.
Uno
Buongiorno.
Buongiorno a lei. Benvenuto. Prego.
Si può, è permesso, è libero?
Certo, e certo che sono libero, caro signore.
Vede, per caso, qualcuno con la faccia da cliente seduto qui in poltrona, davanti allo specchio, ancora insaponato in viso che attende il rasoio per il contropelo o che gli finisca la sfumatura, oppure scorge qualcun altro accomodato sulle poltroncine là in fondo, nell’angolo, che aspetta il suo turno leggendo il giornale in santa pace e ogni tanto s’alza e parla con noialtri che lavoriamo?
No, veramente, no.
Ecco, e allora sono libero.
E ora che lo sa, si accomodi pure qui, sulla prima poltrona, quella con il doppio cuscino, la più comoda, e aspetti solo un attimino, che vado di là a prendere un telo pulito da metterle addosso.
Bene, eccoci, stia ben dritto, e adesso che glielo sistemo intorno al collo, mi dica pure se è troppo stretto, così lo allento un poco.
No, va bene, è perfetto.
Allora cominciamo pure.
Va bene, cominciamo.
A proposito, quanto prende per il taglio?
Non sa leggere, per caso, mi scusi?
In che senso, come faccio a leggere che cosa?
Il tariffario, caro signore, il tariffario che sta di fianco alla porta, in alto a destra.
Ah, ecco, il tariffario, non l’avevo mica visto.
Chiedo scusa.
Prima, quando sono entrato, gli davo le spalle.
Lo vedo solo adesso che siedo davanti allo specchio. Anzi, meno male che me l’ha fatto notare lei.
Beh, dato che l’ha visto, sono tredici euro, quindici, se decide di fare il taglio all’umberta, ma le dico subito che, con il suo tipo di capello, è cosa impossibile a farsi o anche solo a immaginarsi: li ha troppo sottili.
E, comunque, faccio pagare a tutti tredici euro, nessuno escluso, nessuna eccezione, anche ai bambini e ai quasi calvi.
Qualcuno protesta, per la verità, si stupisce e fa del facile sarcasmo sull’atteggiamento del sottoscritto, ma non sa minimamente che i bambini sono, in assoluto, i clienti più difficili da gestire.
Ha mai visto quanto si muovono?
Sì, qualche volta.
Beh, se l’ha visto e lo sa, s’immagini la fatica di chi taglia loro i capelli cercando di fare le cose per bene, anche per non farsi rinfacciare nulla, soprattutto dopo, dai loro genitori.
Pensi che, proprio l’altro giorno, ho chiesto tredici euro anche a un avvocato che abita qui vicino e che m’aveva domandato pure lo sconto, perché, così diceva, d’avere pochi capelli in testa, quattro peli, addirittura, m’ha precisato.
Al che sa cosa gli ho risposto?
Gli ho risposto che un cliente è pur sempre un cliente, e che la mia attenzione ai suoi quattro peli è la stessa che metto nei confronti di chi sulla testa ne ha quarantamila o quaranta milioni.
E sa che è successo? Quello s’è alzato e se ne è andato via. Guarda tu che gente.
Se vuole anche barba e lavaggio, invece, sono altri quindici euro.
No, va bene, va bene, li taglio e basta.
Bene.
A proposito, vorrei solo un taglio leggero, una piccola spuntata. Sono un amante del taglio classico, regolare, con una leggera sfumatura che digrada fino alle basette, che lascerei anche un po’ lunghe, se non le dispiace.
Detto in altre parole, niente tagli alla calciatore o all’attore famoso.
E no che non mi dispiace, anzi, sembra quasi che mi abbia letto nel pensiero. È proprio quello che stavo per farle, caro.
Come, in che senso? Non le avevo detto ancora niente.
Ma sono io che decido, non lei.
È il barbiere che stabilisce che tipo di taglio s’addice al cliente, non è mica il contrario.
Ah, no?
Nossignore.
Ma è mai stato da un barbiere? Un barbiere nel vero senso della parola?
Beh, sì, certo.
Allora è strano che sia rimasto stupito. Sono io che decido come tagliarle i capelli e non viceversa.
Lo so, lo so, può sembrare bizzarro, e per alcuni è addirittura impensabile o inconcepibile, tanto che, quando metto subito le cose in chiaro, la maggior parte s’incazza, s’alza dalla sedia, si toglie il telo e se ne va via mandandomi a quel paese.
Pensi che qualche tempo fa, ora non mi ricordo esattamente quando, è venuto uno che m’ha chiesto di rasarlo con la macchinetta, completamente.
Non ci crede neanche lei, vero?
E poi era anche un signore di una certa età, un docente universitario, un borghese, una persona rispettabile e parecchio in vista, teoricamente anche uno ragionevole e alla mano, e allora, proprio