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Spirali di Energia - L'antica arte della Selfica: L'antica arte della Selfica
Spirali di Energia - L'antica arte della Selfica: L'antica arte della Selfica
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Spirali di Energia - L'antica arte della Selfica: L'antica arte della Selfica

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Disciplina affascinante e misteriosa, la Selfica permette di realizzare oggetti in metallo, inchiostri e colori in grado di interagire positivamente con l’ambiente e permettono a chi li possiede di aumentare il benessere personale, la sensibilità, l’equilibrio psicofisico.
Le “self”– siano esse gioielli, strutture per l’ambiente o quadri – aiutano chi le usa a conoscere meglio se stessi e a entrare in contatto con dimensioni energetiche e campi di informazioni differenti da quelli in cui siamo normalmente immersi.
La Selfica – sviluppata attraverso le ricerche e gli insegnamenti di Oberto Airaudi, Falco Tarassaco, ispiratore di Damanhur, Federazione di Comunità – è in realtà un’arte-scienza antichissima, già conosciuta da molti popoli del passato.
Questo libro racconta le sperimentazioni di numerosi ricercatori e appassionati, raccolte dall’Autrice, protagonista a sua volta di molte esperienze appassionanti. È un viaggio in una nuova dimensione dove tempo, spazio, emozione e memoria rispondono a leggi molto diverse da quelle a cui siamo abituati...

LanguageItaliano
PublisherDEVODAMA
Release dateFeb 16, 2016
ISBN9788899652043
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    Spirali di Energia - L'antica arte della Selfica - Esperide Ananas

    Esperide Ananas

    Spirali di Energia

    L’antica arte della Selfica

    DAMANHUR

    Spirali di Energia

    L’antica arte della Selfica

    Silvia Buffagni (Esperide Ananas),

    Foto Gianluca Scolaro, Esperide Ananas

    Progetto grafico: Gambero Finocchio Selvatico

    Prima edizione: giugno 2013

    Prima edizione digitale: dicembre 2015

    ISBN 978-88-99652-04-3

    COPYRIGHT 2013© by DEVODAMA

    Devodama srl, Vidracco (TO), - Italy

    http://www.devodama.it/

    http://www.damanur.org

    Tutti i diritti sono riservati. È vietata qualsiasi utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti inseriti nel presente portale, ivi inclusa la memorizzazione, riproduzione, rielaborazione, diffusione o distribuzione dei contenuti stessi mediante qualunque piattaforma tecnologica, supporto o rete telematica, senza previa autorizzazione scritta di Devodama srl.

    a Falco

    Esperide Ananas (Silvia Buffagni), ricercatrice spirituale, docente di innovazione, scrittrice, vive da oltre venti anni a Damanhur, dove conduce ricerche nel campo della Selfica e della struttura energetica dell’essere umano, sulle quali tiene corsi e seminari in tutto il mondo.

    Disciplina affascinante e misteriosa, la Selfica permette di realizzare oggetti in metallo, inchiostri e colori in grado di interagire positivamente con l’ambiente e permettono a chi li possiede di aumentare il benessere personale, la sensibilità, l’equilibrio psicofisico.

    Le self– siano esse gioielli, strutture per l’ambiente o quadri – aiutano chi le usa a conoscere meglio se stessi e a entrare in contatto con dimensioni energetiche e campi di informazioni differenti da quelli in cui siamo normalmente immersi.

    La Selfica – sviluppata attraverso le ricerche e gli insegnamenti di Oberto Airaudi, Falco, ispiratore di Damanhur, Federazione di Comunità – è in realtà di un’arte-scienza antichissima, già conosciuta da molti popoli del passato.

    Questo libro racconta le sperimentazioni di numerosi ricercatori e appassionati, raccolte dall’Autrice, protagonista a sua volta di molte esperienze appassionanti. È un viaggio in una nuova dimensione dove tempo, spazio, emozione e memoria rispondono a leggi molto diverse da quelle a cui siamo abituati…

    Sommario

    Presentazione

    Introduzione dell’Autrice

    Prima parte - La selfica classica

    Il primo incontro

    La Selfica secondo l’insegnamento di Falco

    L’arrivo del segnale

    La Self personale

    L’inizio del collegamento

    Stabilire una relazione

    La protezione

    Esplorazioni individuali

    Scambi di caratteristiche temporanei…

    …e permanenti

    Scambi e lingue

    I Templi come grande struttura selfica

    Esperienze di Viaggio

    Il corso Sensi Interni

    «Non ancora»

    Gli organi sottili

    Il potenziamento delle microlinee

    Self e sensi

    Alterazioni dello spazio-tempo

    Le stelle

    …e il Luna Park cosmico

    Tempi e luoghi

    Tempo, ritorni e partenze

    A consulto dalle Self

    Creare le self

    L’esperienza di Cicogna Giunco

    Esperimenti di gruppo

    Selfica e salute

    La Pranoselfica

    Seconda parte - Pittura Selfica

    I Quadri Selfici

    Trova quello che sceglie te…

    Non quadri ma libri…

    Titoli e chiavi

    La creazione dei Quadri selfici

    Porte, memorie e trasformazione

    Esplorazioni nel mondo dei quadri

    La Cabina-Galleria

    I quadri come aiuto istruttori

    Quadri, vita e tempo

    Le cabine di Quadri selfici

    Il Tempio selfico

    Quadri e foresta

    Alleanza con il Regno di Pan

    Armonia con Tutto

    Un patto antico come la vita

    SELFICA

    Galleria di foto e funzioni

    DAMANHUR, FEDERAZIONE DI COMUNITÀ

    Presentazione

    In questo libro, Esperide Ananas racconta le proprie esperienze con la Selfica e introduce molti altri ricercatori, damanhuriani e non, che nel tempo hanno consolidato un forte rapporto con queste particolari strutture energetiche-intelligenti, a cominciare naturalmente da Falco, ispiratore della federazione di comunità di Damanhur, che ha presentato la Selfica alla metà degli anni Settanta.

    Si tratta di esperienze di ricerca spesso svolte con apparecchiature selfiche notevolmente complesse, che si collocano accanto alle self di uso quotidiano, come quelle che sono a disposizione di tutti presso il laboratorio Selet di Damanhur Crea.

    Qualche secolo fa, un volume come questo avrebbe rappresentato una veloce scorciatoia verso il rogo. Fino a pochi anni fa, sarebbe stato un motivo di dileggio verso autrice e persone narranti, in nome del buonsenso comune che – indipendentemente da ciò che si pensasse davvero – voleva che esperienze legate alla sensibilità e alla sensitività fossero bollate come superstizioni. Ma i tempi cambiano e oggi che parlare dell’universo come di energia plasmata dal pensiero non è più così strano, anche esperienze di confine come quelle raccontate in questo libro trovano spazio e attenzione.

    La Fisica quantistica apre visioni del tempo e dello spazio non più solo meccanicistiche; la scienza medica certifica attraverso la psiconeuroendocrinologia che il pensiero positivo migliora e allunga la vita; figure di ricercatori multidisciplinari, a cavallo fra la scienza, la filosofia e la poesia, tracciano itinerari di esplorazione della vita.

    In questo filone si inserisce la Selfica, presentando una disciplina che, a partire da un oggetto fisico a due o a tre dimensioni – bracciali in rame, installazioni più grandi, quadri di misure diverse – permette allo stesso oggetto di diventare la sede di un’intelligenza puramente energetica, che scambia informazioni con la persona che ne è proprietaria. In questo senso le self e i quadri selfici possono essere considerati oggetti vivi, che scambiano energia con i loro possessori, energia finalizzata al benessere della persona, al suo equilibrio, alla sua rigenerazione.

    La Selfica è una disciplina di ricerca che parte da conoscenze antiche, recuperate nei meandri del tempo, negli immaginari scaffali delle biblioteche che raccolgono i saperi di tutta l’umanità, e le unisce a una paziente sperimentazione. Per oltre quarant’anni Falco in primis e poi tanti damanhuriani hanno portato avanti questa ricerca, alcuni come artefici diretti della realizzazione dei vari modelli di self, altri come semplici sperimentatori, usando le self nella vita quotidiana. Come per ogni disciplina a Damanhur, la sperimentazione nel campo della Selfica viene sempre compiuta sul campo, in presa diretta, perché l’obiettivo non è il riempire tabulati di dati e numeri – che sarebbe impossibile in campi basati sull’empatia diretta tra persona e fenomeno – bensì lo scoprire le potenzialità e il limite di ognuno, e poi spostarlo un po’ più in là. Per questo il libro racconta esperienze, sensazioni e scoperte che descrivono il rapporto tra umani e self.

    Chi ama la fantascienza può immaginare il collegamento tra l’oggetto fisico e le intelligenze energetiche che lo abitano come il benefico atterraggio di una specie extraterrestre, di intelligenze che arrivano da una dimensione altra rispetto alla nostra. Più semplicemente, è una delle manifestazioni dell’ecosistema spirituale del nostro mondo, nel quale convivono tanti esseri che hanno coscienza e autoconsapevolezza pur in assenza di veicolo fisico: dai Deva che abitano nella natura, alle grandi forze stellari, dagli aiutatori invisibili a tutte quelle grandi e piccole forze che la sensibilità umana ha identificato e la fantasia ha descritto secondo miti e tradizioni diverse.

    Quando vennero sviluppati i primi modelli di self, lo spirito con il quale damanhuriani e amici li acquistavano era soprattutto riuscire attraverso un metodo naturale, non invasivo, a stare meglio, con un migliore bilanciamento delle proprie energie e una migliore difesa dagli agenti esterni.

    Nel tempo il rapporto con le self si è modificato; le self continuano a riversare i loro benefici su chi le porta, ma l’esperienza fondamentale per molti è la creazione di uno spazio vivo che rappresenta un allargamento di sé e della propria consapevolezza. È un nuovo ecosistema, un habitat naturale nel quale interagiscono la persona stessa e le self delle quali si è nel tempo circondata, dai bracciali ai gioielli fino ai quadri. In questa direzione, la ricerca è ampia e aperta più che mai…

    Stambecco Pesco

    Introduzione dell’Autrice

    Questo volume raccoglie le esperienze personali mie e delle persone che via via raccontano le loro storie; sono episodi di ricerca soggettiva e non pretendono di ergersi a verità assolute.

    Inizialmente scrivere di Selfica mi sembrava un’impresa al di là delle mie capacità, ma grazie al contributo di tutti, credo che questo libro possa essere utile per comprendere meglio uno degli aspetti più affascinanti della ricerca damanhuriana. Che, come ogni percorso di ricerca a Damanhur, è sempre condiviso, perché l’unicità di ciascuno rende i risultati più profondi e di maggior valore.

    La Selfica è stata introdotta a Damanhur attraverso gli studi di Falco e all’inizio del testo la trascrizione di un’intervista con lui realizzata nella primavera del 2012 introduce alla comprensione di cosa siano le intelligenze selfiche. Nelle pagine successive si raccontano, completate da principi di filosofia damanhuriana che le rendono comprensibili, le avventure di molti damanhuriani nella ricerca di un canale di comunicazione chiaro e costante con queste energie intelligenti, forze di confine che negli anni molti di noi a Damanhur hanno cominciato a conoscere.

    In tanti anni di sperimentazione insieme agli altri, ci sono stati momenti profondamente emozionanti, e periodi in cui mi sembrava invece di essere un po’ appannata, ed erano necessari una nuova centratura e un riordino interiore per poter raggiungere un livello successivo. Le aperture di comprensione che le self hanno regalato a me e ai miei compagni e compagne ricercatori hanno trasformato profondamente la nostra vita, aprendoci poco a poco a una diversa e più articolata comprensione della realtà, in un viaggio continuo di espansione del cuore e della mente. Di questo, sono profondamente riconoscente a Damanhur, e spero che questo libro possa ispirare altri a lanciarsi, con allegria e amore, nell’avventura più entusiasmante che esista: quella di cercare il proprio posto nell’universo e con altri partecipare al risveglio dell’essere umano, come principio divino, materiale e spirituale. Questo è il momento.

    Damanhur offre strumenti adatti a tutti: nella nostra scuola filosofica si addestrano le persone a diventare medium lucidi di se stessi, delle proprie personalità, di intelligenze e Forze di diverso livello. Questo significa imparare ad essere presenti nel tempo lineare a cui si partecipa, e con una parte di sé riuscire a muoversi al di là dei soliti rapporti di causa/effetto, conquistando un metodo per sentire la realtà in maniera più allargata. Le self, in questo, si sono rivelate insegnanti eccezionali, amorevoli, infaticabili e con un bel senso dell’umorismo! Probabilmente, quest’ultimo, è un ingrediente indispensabile per collaborare con una specie spesso pigra, abitudinaria e anche un po’ arrogante come quella umana…

    Le sperimentazioni con le self ci invitano ad accogliere nuove esperienze e nuove logiche senza giudicare – e nello stesso tempo senza esaltarsi come se si avesse capito tutto. Ogni esperienza porta sempre più domande, meno certezze e nuovo desiderio di altre esplorazioni. E poi ci sono comunque le mille attività quotidiane che sono preziosissime per mantenere un sano senso di appartenenza al mondo, anche quando parti di noi partecipano ad esplorazioni galattiche.

    La vita a Damanhur è costellata di esperienze fuori dal normale, la nostra mente è sempre sollecitata ad accogliere nuove possibilità, nuove comprensioni di ogni aspetto della vita, al di là delle apparenze, e nello stesso tempo siamo persone con i piedi per terra, capaci di conciliare fantascienza e ricerca con le relazioni personali, i figli, il lavoro, lo studio, l’agricoltura… ricordandoci sempre che le nostre conquiste spirituali sono strumenti per trasformare la realtà materiale, da mettere al servizio degli altri verso il Risveglio dell’Umanità.

    La vita a Damanhur è costellata di esperienze fuori dal normale, la nostra mente è sempre sollecitata ad accogliere nuove possibilità, nuove comprensioni di ogni aspetto della vita, al di là delle apparenze, e nello stesso tempo siamo persone con i piedi per terra, capaci di conciliare fantascienza e ricerca con le relazioni personali, i figli, il lavoro, lo studio, l’agricoltura… ricordandoci sempre che le nostre conquiste spirituali sono strumenti per trasformare la realtà materiale, da mettere al servizio degli altri verso il Risveglio dell’Umanità.

    Esperide Ananas

    Prima parte - La selfica classica

    Il primo incontro

    La prima volta che vidi una self, ne fui profondamente colpita. Era una piccola struttura di rame spiraleggiante, piazzata su uno scaffale in mezzo a libri, medaglioni e una congerie di altri oggetti, ma per me spiccava come se ci fosse una luce accesa solo su di lei. Il cartellino diceva che si trattava di un equilibratore d’ambiente, costruito per mantenere l’atmosfera di uno spazio sempre pulita dal punto di vista energetico, convogliando all’esterno eventuali tracce di disarmonia, in modo da essere trasformate e dissolte dalla natura. Sembrava una scultura; per quanto semplice, aveva armonia nelle proporzioni e le spire, che si stringevano orizzontalmente fino a creare una punta di un solo filo di rame, sembravano davvero creare una direzione. Quella che, immaginavo, doveva invitare i pensieri stantii ad uscire dalla porta…

    Era il 1991, la mia prima visita a Damanhur. Arrivavo da Milano, ero una libera professionista e la mia realtà quotidiana era lontanissima da quella di una valle delle prealpi piemontesi. Ero stata attratta da un depliant e dai discorsi di un amico che ci era già stato, ma pensavo di dedicare a Damanhur solo un paio d’ore del mio tempo… un paio d’ore che adesso sono diventate oltre vent’anni.

    Si arrivava in un parcheggio non asfaltato e non c’era quasi nulla, a parte tanti alberi, le colonne verso il cielo del Tempio Aperto, una spirale di sassi e piccoli altari dedicati agli elementi, semplici ma accattivanti, tanto da sembrare usciti da un libro di fate. Le persone erano rilassate, sorridenti e abbigliate in un modo che mi sembrava insolito. Molti avevano abiti di tessuti fatti a mano e indossavano gioielli e ornamenti particolari, spesso in rame, con forme a spirale simili a quelle dell’oggetto che aveva così attirato la mia attenzione. Un po’ a metà tra Il Signore degli Anelli e una civiltà antica che non mi riusciva di identificare. (O forse una civiltà del futuro? Chissà se la regista di La Belle Verte(1) si è ispirata a Damanhur. Se a quel tempo il film fosse già esistito forse avrei collocato i damanhuriani in un’avanzatissima civiltà galattica.)

    All’epoca, i Templi dell’Umanità erano un segreto,(2) la comunità si presentava come un centro spirituale basato sulle medicine naturali e sull’ecologia, quella della natura, del pensiero e delle energie. Per

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