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cronache di un autore precario
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cronache di un autore precario

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About this ebook

Questo libro si propone di narrare in chiave sostanzialmente ironica alcuni degli eventi principali della vita di Lele Cash, il protagonista, e di tutte quelle persone che, nel bene o nel male, ne hanno preso parte. Certo non mancheranno gli spunti di riflessione e nemmeno i momenti tristi e coinvolgenti, anche perché si tratta pur sempre di un excursus narrativo di vita reale. Con uno stile tipico di una sceneggiatura cinematografica, l’autore inizia a descrivere gli ultimi atti che hanno preceduto la nascita del protagonista nell’ospedale di Tricase (LE). Lele ricorda per alcuni versi Sid, il fratello minore di Tom Sawyer, la cui parte spetta di diritto a Toni, il fratello maggiore di Lele. Come nelle avventure descritte da Mark Twain, i due protagonisti finiscono costantemente in mezzo ai guai e a farne le spese è sempre il più piccolo. Tra mille disavventure comunque spensierate, il nostro protagonista si trova ad affrontare troppo presto le premature dipartite dei propri cari. “Tenebre” è l’interpretazione a posteriori di un sogno/incubo, la rappresentazione onirica di quelle che avrebbero dovuto essere solo le paure di un bambino ma che poi si sono avverate in tutta la loro crudeltà. Questa ferita, mai del tutto rimarginata, non gli impedisce di affrontare con la giusta allegria il periodo dell’adolescenza, delle prime infatuazioni e degli innamoramenti, dei classici due di picche e degli amici bellocci bravi a dispensare consigli, ma non altrettanto a valutare obiettivamente la loro posizione di vantaggio dovuta al semplice fatto di essere dotati di un sex appeal donato da madre natura. Tra partite a Tedesca, tornei di calcetto e scampagnate in bicicletta, Lele supera con buona disinvoltura la ‘Squola’ superiore fino ad arrivare alla scelta dell’università, vero e proprio snodo della vita del nostro protagonista. È in questo momento che si forma il vero carattere di Lele che, tra un esame tosto e un altro ancora più tosto, incontra alcuni dei suoi migliori amici, coprotagonisti di tutta un’altra serie di disavventure la cui apoteosi viene raggiunta con l’irruzione della polizia durante la festa per il 23º compleanno! Il maestro di disavventure, nonché procacciatore di guai è La Carla, un personaggio nel vero senso della parola, in grado di catturare la scena con la sola presenza, un nuovo protagonista che sembra preso direttamente da uno dei fumetti di Alan Ford. Una volta laureato, Lele si ritrova proiettato nel mondo del lavoro e più precisamente in uno dei gironi dell’inferno di Dante, quello degli “avidi”. Le prime esperienze lavorative hanno letteralmente forgiato nell’acciaio lo spirito del nostro protagonista che, nonostante otto anni di precariato, ha deciso di affrontare l’incerto futuro in maniera del tutto fiduciosa. Il destino, infatti, ha modi alquanto originali di manifestarsi e di sorprendere. A conclusione di tutto, come la classica ciliegina sulla torta, ecco l’ultimo capitolo caratterizzato dai classici saluti e titoli di coda, conditi per bene da ringraziamenti speciali rivolti alle persone care e a tutte quelle che, seppur involontariamente, hanno allietato le giornate lavorative di Lele.
LanguageItaliano
Publishereditrice GDS
Release dateSep 24, 2013
ISBN9788867821679
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    cronache di un autore precario - LELE CASH

    attento.

    PREFAZIONE

    LA NASCITA

    Be’, che dire? Da dove cominciare? Vediamo un attimo… mhm, sì! Direi che è proprio il caso di cominciare dall’inizio.

    Siamo in piena notte e, conoscendomi, non potrebbe essere altrimenti. Mia madre me lo ha sempre detto in maniera scherzosa (almeno spero): «Tu, figlio mio, anche prima di nascere rompevi già le scatole!»

    Forse il termine usato non era proprio scatole; forse aveva usato un’altra parola un po’ più colorita, o forse no! Vabbe’, non ha molta importanza: il concetto non cambia. In effetti, devo ammetterlo, da piccolo ero proprio un rompiscatole, sempre a frignare e a combinarne una dietro l’altra, magari coadiuvato da quel disgraziato di mio fratello – di solito la mente criminale – ideatore di tutte le mie disavventure! Ma procediamo con ordine, anche perché avremo tutto il tempo per parlarne. Dunque, dov’ero rimasto? Ah, sì!

    Notte fonda. Ospedale di Tricase.

    Per chi non lo sapesse, Tricase è una ridente cittadina della provincia di Lecce, situata in quel magnifico territorio denominato Salento, a pochi km da Uggiano la Chiesa: un paesetto dove attualmente risiedo, pur non abitandovi. Ma questo è un altro discorso che spiegherò con l’avvicendarsi degli eventi che andrò a narrare. Dietro a un nome così strano – Tricase per l’appunto – c’è tutta una serie di congetture e ipotesi; si racconta, infatti, che tra il decimo e l’undicesimo secolo esistessero tre casali dalla cui unione sembrerebbe sorto il nucleo che ha dato vita al comune di Tricase. Molto probabilmente, però, la vera origine del nome sembra sia stata individuata in inter casas, ossia centro sorto tra altri nuclei abitati. È opinione ormai consolidata che tre casali si unirono perché, essendo piccoli, deboli e inermi, erano spesso attaccati, invasi e derubati dai barbari e dalle genti dei luoghi limitrofi. Tutto ciò accadde – corre voce – intorno all’anno 1030.

    Starete pensando: «Questo qui ha ancora una volta divagato.»

    Ebbene sì! Ma non potevo resistere alla tentazione di raccontare l’origine di un nome così strano e particolare.

    Tornando a noi, siamo ancora nell’ospedale di Tricase e si sentono le urla di una donna che con forza e noncuranza del dolore sta dando i natali al sottoscritto. Si tratta di una bella donna: altezza media (un metro e sessantacinque), lunghi capelli biondi, seno abbondante ma non esagerato e naso appena appena adunco che – ovviamente, aggiungerei – ha pensato bene di trasferire a me in proporzioni smisurate, come smisurato, d’altronde, è l’amore che una madre prova per il suo bambino!

    Accanto a lei c’è mio padre, un uomo alto, capelli scuri, forte, ma soprattutto intelligente. Perché dico questo? Semplice: per essere riuscito ad accaparrarsi una donna come mia madre, be’, bisogna per forza essere molto, molto in gamba, ma soprattutto intelligente!

    Tornando a noi, siamo nel bel mezzo di un parto. Le urla della donna – di mia madre, scusate – raggiungono il loro apice. Mio padre le dà pieno supporto morale e verbale, stringendole la mano e incitandola a fare un ultimo sforzo; si sa: gli uomini in questi casi non possono fare molto di più. Certo, anche questo è importante, ma non è nulla in confronto alla fatica e alla sofferenza fisica che una donna deve sopportare per tutta la durata della gravidanza.

    A un tratto le urla si trasformano in affanno e pochi secondi dopo l’affanno viene del tutto surclassato da un pianto  tanto acuto quanto assordante. Proprio in quell’istante è iniziata la mia vita nel mondo che noi tutti conosciamo.

    24 marzo 1974, una di notte. Segno zodiacale ariete, ascendente sagittario: una combinazione davvero esplosiva, o – per meglio esprimere il concetto – un vero e proprio rompicoglioni, permettetemi il francesismo!

    Con l’evolversi della storia, dimostrerò pienamente la non veridicità del preconcetto che i segni di fuoco sono cocciuti, o per lo meno cercherò di dimostrarvelo. Forse. O forse no, vedremo. A conti fatti tireremo le somme.

    Come dite? Sto dimenticando qualcosa? Il mio nome? No, no, non ho dimenticato di dirvelo, tranquilli. È solo che non ho intenzione di farlo.

    Via, non fate queste facce! Va bene, facciamo una cosa: non dirò né nome né cognome. Solo quattro lettere corrispondenti alla sigla della provincia di Lecce ripetuta due volte: Lele. Questo è il nomignolo con cui vengo chiamato dalla mia famiglia e dalla stragrande maggioranza dei miei amici. Ah, naturalmente spero anche da voi! A questo punto posso fare benissimo un ultimo sforzo e aggiungere altre quattro lettere per dare un’indicazione del mio cognome: Cash (come denaro contante). Il mio nome è Cash, Lele Cash. E il mio aperitivo preferito è Martini, agitato non shakerato!. Spero Flaming possa perdonarmi: non potevo proprio resistere alla tentazione.

    Un’ultima informazione prima di entrare nel vivo della storia: ogni capitolo, compresa la prefazione, si concluderà con una canzone che farà da colonna sonora al periodo della vita narrato (la mia vita, ma non solo).

    In questo caso, la scelta è caduta su un cantautore scozzese il cui brano – a mio parere molto bello – è diventato famoso in Italia con un paio d’anni di ritardo:

    Breathe

    di Midge Ure

    WITH EVERY WAKING BREATH I BREATHE

    I SEE WHAT LIFE HAS DEALT TO ME

    WITH EVERY SADNESS I DENY

    I FEEL A CHANCE INSIDE ME DIE

    GIVE ME A TASTE OF SOMETHING NEW

    TO TOUCH TO HOLD TO PULL ME THROUGH

    SEND ME A GUIDING LIGHT THAT SHINES

    ACROSS THIS DARKENED LIFE OF MINE

    BREATHE SOME SOUL IN ME

    BREATHE YOUR GIFT OF LOVE TO ME

    BREATHE LIFE TO LAY ¹FORE ME

    BREATHE TO MAKE ME BREATHE

    FOR EVERY MAN WHO BUILT A HOME

    A PAPER PROMISE FOR HIS OWN

    HE FIGHTS AGAINST AN OPEN FLOW

    OF LIES AND FAILURES, WE ALL KNOW

    TO THOSE WHO HAVE AND WHO HAVE NOT

    HOW CAN YOU LIVE WITH WHAT YOU¹VE GOT?

    GIVE ME A TOUCH OF SOMETHING SURE

    I COULD BE HAPPY EVERMORE

    BREATHE SOME SOUL IN ME

    BREATHE YOUR GIFT OF LOVE TO ME

    BREATHE LIFE TO LAY ¹FORE ME

    TO SEE TO MAKE ME BREATHE

    BREATHE YOUR HONESTY

    BREATHE YOUR INNOCENCE TO ME

    BREATHE YOUR WORD AND SET ME FREE

    BREATHE TO MAKE ME BREATHE

    THIS LIFE PREPARES THE STRANGEST THINGS

    THE DREAMS WE DREAM OF WHAT LIFE BRINGS

    THE HIGHEST HIGHS CAN TURN AROUND

    TO SOW LOVE’S SEEDS ON STONY GROUND

    BREATHE, BREATHE

    BREATHE SOME SOUL IN ME

    BREATHE YOUR GIFT OF LOVE TO ME

    BREATHE LIFE TO LAY ¹FORE ME

    TO SEE TO MAKE ME BREATHE

    BREATHE YOUR HONESTY

    BREATHE YOUR INNOCENCE TO ME

    BREATHE YOUR WORD AND SET ME FREE

    BREATHE TO MAKE ME BREATHE

    (BREATHE)

    Ogni volta che lo ascolto mi torna in mente lo spot pubblicitario della Swatch che rese famosa la canzone e lo stesso Midge Ure. Le immagini mostravano la vita di tutti i giorni di persone comuni: una madre che dà alla luce il proprio figlio, un canestro fatto all’ultimo secondo, i passi del primo uomo sulla luna e infine il primo piano di Michael Duane Johnson, che con le braccia allargate e gli occhi spiritati si rende conto di aver stracciato il record del mondo dei 400 m con un perentorio 19.32… semplicemente grandioso!

    CAPITOLO 1

    CROCE E DELIZIA

    Prima di raccontarvi le peripezie che saranno oggetto di questo capitolo devo fare una premessa.

    Quando ero piccolo, fino all’età di 5 anni circa, vivevo a Gallarate, una città lombarda in provincia di Varese e, solo d’estate, passavo le vacanze a casa dei miei nonni a Specchia Gallone, un ridente paesino in provincia di Lecce di ben mille anime, in attesa che i miei genitori finissero di costruire quella che poi sarebbe diventata la casa della nostra famiglia.

    Detto questo, una mattina…

    «Lele! Lele! Lele!»

    Silenzio assoluto, quasi innaturale.

    «Lele!»

    Nessuna risposta.

    Era mia nonna, la madre di mia madre, che per un attimo, distraendosi, mi aveva perso di vista. Io avevo sentito benissimo, ma non potevo  assolutamente permettermi di essere scoperto. Mi trovavo sotto il bancone del negozio di alimentari dei miei nonni, in procinto di saccheggiare la nuova fornitura di ovetti Kinder. Perché, vi starete chiedendo? La risposta è semplicissima: sono goloso. Se a questa mia peculiarità aggiungiamo anche il fatto che mio fratello aveva trovato la sorpresa più bella, allora la situazione era davvero grave. Il mio orgoglio ferito richiedeva una pronta e adeguata risposta.

    Mi accingevo a scartare il terzo ovetto di fila; al momento, infatti, le due precedenti sorprese non avevano catturato il mio interesse. D’un tratto la mia concentrazione nell’assaporare il cioccolato fu interrotta dall’irrompere nella stanza del gattone di famiglia.

    «Meeeow, meeeow.»

    Si trattava di Micio, tipico esemplare di gatto europeo, noto anche come celtic. Per entrare meglio nei particolari, quella europea è una razza di gatto la cui varietà più nota è quella con il mantello tigrato, la cui forma più comune presenta striature nere su fondo beige. Secondo alcuni studi, si tratterebbe della razza che più direttamente discende dall’antico gatto

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