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Guantoni rossi
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Ebook85 pages55 minutes

Guantoni rossi

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RACCONTO LUNGO (41 pagine) - FANTASCIENZA - Un lottatore a fine carriera affronta un formidabile astro nascente del muay combat, un incontro che appare scontato fin quando due criminali non lo costringono a... vincere a tutti i costi.

Ivan Gatalsky divide il suo tempo tra figlio malato, un lavoro precario e sbrigativi allenamenti in vista dell'incontro con il giovane Touthatis, promessa delle arti marziali, avversario violento e spietato. È rassegnato a perdere, quando due criminali gli piombano in casa, decisi a scommettere su di lui. Gli propongono di usare il Chew-9 e Ivan rifiuta, da sempre sostenitore degli alti valori dello sport. Ma gli sgherri non demordono, e ricorrendo all'arte del ricatto lo costringeranno a combattere con ogni mezzo, in una lotta che si estenderà ben oltre i confini del ring.

Lorenzo Fontana è un ingegnere idraulico toscano, classe '74. Il suo racconto "Il manutengolo", incentrato sulla figura del brigante maremmano Tiburzi, è stato pubblicato in appendice ai Gialli Mondadori nel 2013. I racconti brevi "Simbiofono" e "Prime fughe di un ribelle" sono stati pubblicati sulla rivista Writers Magazine Italia. Altri suoi racconti si possono trovare nelle antologie "Il magazzino dei mondi", "365 Racconti Horror", "365 Racconti sulla fine del mondo" e "365 Storie d'amore", tutte edite da Delos Books.
LanguageItaliano
PublisherDelos Digital
Release dateMay 27, 2014
ISBN9788867753536
Guantoni rossi

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    Book preview

    Guantoni rossi - Lorenzo Fontana

    a cura di Franco Forte

    Guantoni rossi

    di Lorenzo Fontana

    1.0 maggio 2014

    ISBN versione ePub: 9788867753536

    © 2014 Lorenzo Fontana

    Edizione ebook © 2014 Delos Digital srl

    Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano

    Versione: 1.0 maggio 2014

    Font Quattrocento Sans by Pablo Impallari, SIL Open Font Licence 1.1

    TUTTI I DIRITTI RISERVATI

    Sono vietate la copia e la diffusione non autorizzate.

    Informazioni sulla politica di Delos Books contro la pirateria

    Indice

    Colophon

    Lorenzo Fontana

    Guantoni rossi

    Premessa

    1.

    2.

    3.

    4.

    5.

    6.

    7.

    8.

    9.

    10.

    11.

    Postfazione. CHEW-9 La droga del benessere

    Delos Digital e il DRM

    In questa collana

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    Lorenzo Fontana

    Lorenzo Fontana è un ingegnere idraulico toscano, classe '74. Il suo racconto Il manutengolo, incentrato sulla figura del brigante maremmano Tiburzi, è stato pubblicato in appendice ai Gialli Mondadori nel 2013. I racconti brevi Simbiofono e Prime fughe di un ribelle sono stati pubblicati sulla rivista Writers Magazine Italia. Altri suoi racconti si possono trovare nelle antologie Il magazzino dei mondi, 365 Racconti Horror, 365 Racconti sulla fine del mondo e 365 Storie d'amore, tutte edite da Delos Books.

    Premessa

    Il Chew-9, la droga del benessere, è la sostanza più preziosa della galassia. Un potente allucinogeno in grado di sconvolgere la vita degli esseri umani, capace di fare interagire l’immaginazione con la realtà, manipolando la materia per ottenere effetti sconvolgenti. Una droga che solo i ricchi e i potenti possono permettersi. A costo di annientare intere civiltà…

    1.

    Alla fine Timofey si era calmato, e prima che i sedativi facessero effetto, spedendolo di nuovo nell'incoscienza, era perfino riuscito ad alzare una manina in segno di saluto.

    Ivan guardava suo figlio, deformando il naso contro il vetro che separava la camera di isolamento dal resto del mondo. Rimase a contemplare il faccino per alcuni minuti, la frangia bionda che cadeva sul viso smunto, il collo ossuto che usciva dal pigiama troppo largo per quel corpo scheletrico.

    Un droide infermiere gli appoggiò un artiglio sulla spalla. Con voce metallica lo invitò a seguirlo.

    Percorse il labirinto di corridoi asettici dietro al robot che, senza voltarsi, si adeguava alla sua velocità. A pochi metri di distanza un aggeggio simile, addetto alle pulizie, cancellava dal pavimento immacolato ogni traccia lasciata dalle sue suole. Ivan conosceva già la strada, l’aveva percorsa almeno una volta alla settimana negli ultimi due anni, ma a nessuno veniva permesso di girovagare da solo nell’ospedale. Il protocollo era il protocollo.

    Il primo droide esaurì il suo compito aprendo la porta dell’ufficio della professoressa Radevica, facendolo accomodare su una sedia posta proprio al centro della stanza, come se fosse prossimo a essere messo sotto esame. Il luogo era freddo e impersonale: la scrivania di plastacciaio era sgombra, fatta eccezione per un computer e un antico stetoscopio, in compenso i tanti scaffali erano colmi di cataste di medicinali di ogni tipo, ammucchiati senza ordine apparente. Unica concessione alla sfera privata della donna era una foto appesa alla parete, che ritraeva un posto troppo bello e assolato per essere situato nelle vicinanze, con un ragazzino sui dodici anni, immortalato mentre saltava da una roccia. Un gesto che Timofey non avrebbe più potuto fare. Ivan ne scrutò i lineamenti, chiedendosi come ogni volta se fosse figlio della sua interlocutrice o un altro parente, e come sempre rimase con il dubbio.

    La dottoressa iniziò a parlare, aggiornandolo sulle condizioni di suo figlio. Era sulla quarantina e non proprio da buttare via. Dalla folta chioma di capelli ricci, raccolti in una crocchia austera, spuntavano due ciuffi che le cadevano davanti agli occhiali. Il camice era sbottonato e rivelava un petto lentigginoso che sfumava nelle rotondità del seno. Ivan non poté fare a meno di immaginarsela nuda, domandandosi come dovesse essere a letto. Poi scacciò quei tipi di pensieri e si concentrò sul filo del discorso, come un equilibrista attento a tutti quei termini scientifici che, come improvvise folate di vento, rischiavano di farlo cadere.

    Alla fine della spiegazione scattò in piedi e sbatté la manona sul tavolo, facendo sobbalzare tutto quello che vi era poggiato. – Un virus? – Sbraitò, ben sapendo che la sua reazione avrebbe attirato i droidi della sicurezza. – Un maledetto virus?

    – Si calmi, signor Gatalsky – disse la donna, irrigidendo la mascella.

    – Sono due mesi che non posso nemmeno stringergli la mano perché in questa fase non può ammalarsi, e mi venite a dire che ha preso un virus?

    – Sterilizziamo tutto – proseguì la dottoressa. – E non…

    – Lo vedo bene – la interruppe, preda

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