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Gli scacchi
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Gli scacchi
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Gli scacchi

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Ettore è un paleontologo e uno scacchista, tra i primi del mondo.
Andromaca una donna che ha intrapreso a grandi passi la strada del fallimento.
Si intravedono da giovani con il futuro davanti. Si incontrano di nuovo nel momento in cui uno sta arrivando in vetta, l’altra sfiora il baratro.
Si amano per rinascere ma, nella partita a scacchi della vita, attraverso diverse fasi di difesa e attacco, con l’interposizione di figure ingombranti e fastidiose, comprendono che ogni nascita prevede una morte.
Il substrato è la condizione attuale della donna, affermata e in carriera o emarginata perché disoccupata, pronta ad affrontare le violenze, fisiche e psicologiche, che il destino (o le donne stesse) riserva loro.
Il contorno, fosco e morboso, esprime con chiarezza il bisogno di cancellazione di limiti indotto dalla banalità della quotidianità; il sesso, brutale e crudo, e la violenza vincono su qualsiasi tipo di amore.
Il riscatto non c’è, se non cambiando le regole.
LanguageItaliano
PublisherAbel Books
Release dateJan 25, 2016
ISBN9788867521739
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    Gli scacchi - Elettra Iago

    ELETTRA IAGO

    Gli scacchi

    Ovvero: trattato di come la vita non va mai

    nel verso pianificato

    Abel Books

    Proprietà letteraria riservata

    © 2015 AbelBooks

    Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico.

    Le richieste per l’utilizzo della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono essere inviate a:

    AbelBooks – Massimo Lerose editore

    via Leonardo Da Vinci Pal. CEEPLA snc

    04019 Terracina (Latina)

    ISBN 9788867521418

    A Rosanna

    Il mio avversario è freddo. Io tremo. Forse non si vede. Trema il mio stomaco, ancora disgustato dal sangue. Trema il polmone sotto il costato ma la cassa toracica ammortizza e sopprime. Il silenzio nella mia testa corrisponde a malapena al silenzio della sala piena, contrariamente al mio cervello in cui ho fatto il vuoto pneumatico. La mia mano è abituata a non tremare. Il cervello riesce ancora a ordinare queste azioni elementari. I miei occhi non tremano, rimbalzando da un quadrato all’altro della scacchiera. A volte la confusione porta a un sovrapporsi di forme tanto da indurre il mio cervello a leggere dai miei occhi immagini assurde come il cavallo che sodomizza la regina. Impossibile: il cavallo ha solo la testa. I pedoni intralciano il traffico del centro medievale pieno di torri. Sto giocando quattro partite: eppure mi ricordo di essere giunto in finale. Chi ho di fronte? Ah, si, il ragazzino di Tokyo, quello freddo. A lui lo stomaco non si rivolta. Lui non ha appena ucciso la sua ex moglie.

    Primo capitolo: la gioventù, la gloria e le patate

    Ettore studiava nella sua stanza. Aveva appena chiesto a sua madre di fargli un caffè che gli garantisse di superare la crisi delle 15, quella in cui ti addormenti sul libro e su quelle assurde parole: Lithoceras, Quinqueloculina lamarckiana, Mammuthus primigenius.

    L’esame di Paleontologia era a giorni: doveva memorizzare  nomi, luoghi, piani e periodi, ricostruzioni ambientali in rigorosa sequenza temporale.

    Poteva riuscirci. Sempre che sua madre si sbrigasse con quel caffè.

    Il telefono emise un suono.

    Non ti distrarre La frase provenne dalla cucina, accompagnata da un dilagante odore di caffeina.

    Ettore non badò alla raccomandazione materna e lesse il messaggio.

    Lo attendeva una serata da oblio. L’ennesima portatrice sana di patata aveva ceduto.

    Esci anche stasera? Sua madre insisteva nell’impartire lezioni di vita reggendo un tazzina piena di nero liquido corroborante.

    Ettore si collegò via PC alla partita che aveva in sospeso con il suo rivale australiano. Aveva ancora qualche ora prima di fare la sua mossa.

    La notte precedente si era improvvisamente svegliato in preda a un ruminare intenso di pensieri: aprendo gli occhi, non aveva visto il buio semistracciato dalla luce stradale che si infilava a forza tra i pertugi delle persiane ma solo un quadrato suddiviso in 64 caselle bianche e nere.

    Troppo pigro per alzarsi dalle calde e confortevoli coperte, aveva deciso di immaginare la partita.

    Erano in una situazione di stallo, lui e l’australiano: la difesa boreale contro l’attacco australe.

    Ma Ettore era abituato a trovare sempre una soluzione. Non sopportava di essere inchiodato e impedito nei movimenti e decise di sacrificare qualche pedone – è sempre il proletariato ad avere la peggio – per sfondare la barriera nemica.

    Aveva trovato la soluzione: dopo aver ucciso un po’ di gente, avrebbe piazzato il cavallo in B2, la torre in C4, scacco al re aborigeno. O perlomeno così lo immaginava. Un re nero, completamente tatuato, che ballava la danza dei Maori, fa niente che fossero neozelandesi gli All Blacks: ogni tanto, lasciava la sua mente vagare e abbuffarsi dell’immaginario collettivo per addobbare i suoi pensieri con le immagini che più lo soddisfacevano.

    Una voluta distorsione della realtà di cui conosceva la via per tornare indietro.

    Si immerse di nuovo negli ambienti preistorici sfruttando la sua capacità di funzionare a compartimenti stagni, dimenticando completamente ciò che aveva appena fatto o pensato per dedicarsi a un’altra azione, a un altro pensiero.

    Riusciva a separare la sua vita di diligente studente di Scienze Geologiche dalla vita di maschio cacciatore privo di scrupoli e poco avvezzo al romanticismo.

    Da un'altra parte della città viveva Andromaca. Viso schietto, gambe lunghe, sguardo impossibile da frenare.

    Era una bella giornata di sole; la mattina chiusa ad ascoltare il prof di filosofia della comunicazione meritava un premio.

    Passeggiata in centro, anche da sola. Qual è il problema?

    La sera, il solito pub aspettava lei e le sue amiche.

    Sull'autobus avrebbe riletto gli appunti, dopo, non ora.

    Passeggiata. Non domani. Ora.

    Si concesse un gelato; gli sguardi maschili che si inchiodavano sulle sue gambe solitarie.

    Tanto il suo, di sguardo, non si posava.

    Questo era importante, non altro.

    Soddisfatta, dopo qualche vasca sul corso, si diresse senza indugio verso casa.

    Infilò la chiave nella toppa pensando che tra qualche anno il mondo sarebbe andato incontro a un salto nel buio. Il 2M si avvicinava a grandi passi e già informatici esperti, religiosi, spiritualisti e via dicendo si preoccupavano di avvisare i comuni mortali, di redimersi, di vivere intensamente, insomma tutto ciò che si dice quando la fine è incombente.

    Mavalà! Andromaca, dal basso dei suoi 23 anni non badava a questi insulsi allarmi. Il mondo, lei, i suoi amici avrebbero vissuto e forse anche prosperato.

    Era ottimista e la accolse un allegro saluto materno.

    Ricambiò con un bacio lanciato dal corridoio senza fermate intermedie fino al bagno. Superato il problema contingentemente fisiologico, si dedicò alla mamma su cui vide una ruga in più.

    Ancora? chiese un po' preoccupata.

    Solo una telefonata rude disse triste.

    Dio, quando finirà? Non gli è bastato riavere la sua casa, cacciarci, toglierci il pane di bocca? Andromaca gesticolò con fare disperato.

    Lo sai come è fatto. Quando il lavoro lo sommerge, deve sfogarsi su qualcuno. E chi meglio di me?

    Non giustificarlo! Ti ha picchiata, non te ne sei andata con un altro. È colpa sua se lo hai lasciato

    Mi ama ed è disperato perché non lo amo più e non voglio perdonarlo

    Dovremmo sporgere denuncia, impedirgli di avvicinarsi a noi

    La sua rabbia crescerebbe a dismisura. Sarebbe capace di rovinare la sua, la mia ma soprattutto la tua vita. Fammi sopportare ancora qualche tempo, finché non finisci gli studi. Sarò il tuo angelo custode

    E tu? Quando potrai goderti la vita? l'euforia era svanita.

    Piccola, ho quasi cinquant'anni, non posso divertirmi per sempre. Ci sono momenti nella vita in cui ci si deve rimboccare le maniche e affrontare le difficoltà, cercando in tutti i modi di risolverle o di limitare i disastri

    Non è giusto, mamma l'abbracciò forte, stringendole la sottile vita. Le tanto ammirate gambe di Andromaca erano opera materna.

    Restarono così per qualche decina di secondi.

    A cena parlarono del pensiero del prof di filosofia della comunicazione.

    Ha ragione sentenziò Andromaca addentando un boccone di filetto al pepe verde. Sua madre risparmiava sulla quantità, riservando preziose risorse alla qualità la comunicazione procede secondo meccanismi simili in qualsiasi tipo di relazione. Deve essere biunivoca per esistere. L'emittente e il ricevente devono scambiare i loro ruoli, altrimenti i presupposti per il dialogo vengono meno e diventa un monologo si fermò un istante, pensierosa.

    Più o meno come è successo a te e a papà

    La mamma la guardò spostando solo gli occhi, non la testa, tentando di salvarsi dalla candida persecuzione verso cui si avviava la conversazione.

    Non è un po' tardi? Non hai appuntamento alle nove con Caterina? l'orologio formato famiglia piazzato con giganteschi stop sopra la porta della cucina le stava lanciando un'ancora di salvataggio.

    E’ vero, ma non pensare di salvarti da questa discussione! La riprenderemo. Non scappi, mammina!

    Devi mangiare la frutta. Hai bisogno di vitamine, sei bianca come un cencio bianco

    Andromaca che già aveva sparecchiato, prese il cesto ricolmo di arance e obbedì all'ordine sbucciandone due.

    Per te, mamma. Questa è sicuramente la più buona sbatté gli occhioni come quando, dolce fanciulla, cercava il perdono dopo una birichinata.

    La mamma rise. Che piacere vederla così!

    La lasciò rapidamente le stoviglie nell'apposita macchina per lavarle e andò a prepararsi.

    Solo mascara e un po' di rossetto, minimo indispensabile per una serata di chiacchiere e un po' di gente.

    Il citofono emise un gracchio doloroso come se fosse stato punto da uno scorpione.

    Andromaca baciò sulla guancia sua madre e scese trotterellando le scale progettando di cambiare il suono di quel citofono urlante di terrore.

    Un grido di pari dolore sconquassò improvvisamente le mura di un appartamento.

    Ettore, cosa è successo?

    L'australiano mi ha battuto! Ha eluso il mio attacco e mi ha circondato la regina!

    Accidenti a te e ai tuoi scacchi, Ettore! Ci hai spaventato! gracchiò la mamma.

    Ettore, provocante, fece capolino dalla sua stanza a torso nudo, sapendo già quale scena avrebbe avuto di fronte.

    Non mi sembra che papà si sia scosso più di tanto

    In effetti, papà era sommerso da una serie di fogli di colore rosa – la Gazzetta dello Sport - e da immagini di uomini in mutande che rincorrevano una palla all'interno di una scatola di circa quaranta pollici. Il genitore scostò per un attimo lo sguardo da tutta quella gente e quelle parole nero su rosa e lanciò al proprio figlio una muta frase.

    Lo so, papà, tua moglie coinvolge tutti nei suoi sentimenti. Meno male che c'è lei ad averne, qui dentro! la graffiata finale risultò inattesa al padre di Ettore; comunque non mosse ciglio, evitando in dribbling l'entrata a gamba tesa.

    Ettore, deluso, cercò complicità di sponda. La mamma rispose con occhio bovino, rassegnata. Si chiese che cosa si fossero detti in tutti questi anni di silenzi geneticamente connessi a rassegnazione reciproca e se mai avessero avuto un po' di dignità.

    Gli sembrava una situazione paradossale: perchè erano ancora sposati? Per avere qualcosa di cui lamentarsi con gli amici? Per rallegrare con aneddotistica convincente gli incontri? Per confessare qualche peccato alla fine dei propri giorni?

    Si guardò allo specchio, autoammiccandosi.

    Ci vuole ben altro per potersi pentire dei propri peccati si disse alzando un sopracciglio beffardo.

    Salutò cortesemente i suoi diretti avi – almeno la cortesia e l'educazione non mancavano in quella landa desolata in cui crescevano solo piantagioni di gramigna di ipocrisia - e uscì come per andare a caccia grossa, montando sul suo fedele destriero di 200 cc.

    Raggiunse in un lampo gli amici che avevano arbitrariamente deliberato per un pub di loro conoscenza.

    Perchè qui? chiese Ettore a Giovanni il Donnaiuolo appena sceso dallo scooter.

    Ehi, ciao. Buonasera, come stai? I pupi a casa? Crescono? Giovanni non era passato oltre la mancanza di saluto.

    Stai facendo lo spiritoso?

    E tu? Stai prendendo lezione di bon ton dar Piotta? Saluta prima di lamentarti o di inquisire

    I due occhieggiarono vicendevolmente. Ettore afferrò che doveva farsi perdonare.

    Gli strinse il collo con il suo nerboruto braccio destro e lo spinse all'interno.

    Ti offro da bere, entriamo, stiamo solo perdendo tempo!

    Così mi piaci! Giovanni il Donnaiuolo aveva dismesso le vesti dell'amico offeso per riprendere le proprie: lo schiacciapatate.

    Davanti al bancone, in attesa dei due boccali di birra scura da mezzo litro, scrutarono coscienziosamente e professionalmente le offerte della serata: 70% universitarie, 20% segretarie, 10% sciampiste.

    Il vostro cinismo ha raggiunto livelli stratosferici

    Arrigo l'Allenatore era giunto alle loro spalle quatto quatto e li aveva sorpresi nell'esercizio della professione: l'acquisto al dettaglio.

    Avete deciso di quagliare stasera? chiese Arrigo.

    Vediamo le evoluzioni Giovanni era possibilista.

    Sei in versione passiva? ribattè Arrigo l'Allenatore, promotore del gioco totale alla olandese.

    Questa sera vorrei essere scelto. Mi piazzo qui, con la mia birra e attendo di farmi sciupare da una coraggiosa

    Risero contenti e rilassati. Ettore scrutò l'orizzonte, facendo rimbalzare le pupille da un angolo all'altro del locale.

    Oggi Federica mi ha scritto un sms. Forse mi raggiunge qui disse quasi sottovoce.

    Dunque, sei prenotato arguì Giovanni il Donnaiuolo.

    Resterò solo a caccia, come al solito. Mi aggirerò per il pub come un lupo affamato e porterò da mangiare ai miei due cuccioli in attesa, questa sera estrapolò Arrigo l'Allenatore.

    A meno che... Giovanni puntò una direzione. Tutti la seguirono.

    A meno che quelle due gambe lassù non si dimostrino ben collegate a un faccino d'angelo continuò Ettore.

    È un quarto d'ora che le guardo e sono arrivato appena al ginocchio, ma quanto sono lunghe?

    Andiamo! Giovanni aveva scatenato l'arrembaggio come un corsaro.

    Avevano scostato di poco i loro torniti sederi dagli sgabelli che udirono un richiamo.

    Federica, con vocina mansueta e armata di agguerrite amiche – tre in totale, o numero perfetto! -, aveva richiamato Ettore all'ordine e, conseguentemente, gli altri due – tre in totale, o numero perfetto!

    Il soggetto del richiamo emanò un sospirone sufficientemente artistico – sorriso a 84 denti - e assunse l'espressione 'sei tutta la mia vita, ho occhi solo per te, voglio sposarti e fare dei figli'; la abbracciò e girandola come in un romantico casquet diede un ultimo sguardo a quei due lunghissimi oggetti di passione, ricercandone il volto per imprimerlo nella memoria.

    In quel momento, Andromaca si voltò e dall’alto vide due occhi che la spiavano da dietro un cespuglio ben pasciuto di capelli femminili.

    Restò in attesa del distacco onde poter controllare le fattezze del guardante.

    Carino e si voltò di nuovo verso il chiacchiericcio cercando la sua birra piccola chiara, dimenticando l’episodio.

    Era accompagnato, ergo intoccabile.

    Quella sera, Andromaca riluceva di un sapore antico e primordiale, odorava di latte materno, emetteva suoni dolci e rassicuranti.

    Non era stata notata solo da Ettore il Guerriero, Giovanni il Donnaiuolo e Arrigo l'Allenatore.

    Un mucchietto cresciuto di ormoni seguì la scia plurisensoriale e si fermò al tavolo delle ragazze.

    Che hai stasera? Sembrano orsi attirati dal miele chiese la Cate.

    Andromaca, incredula, sorrise interrogativamente e lei spazzò l'aria con una mano accompagnata da un lascia stare rassegnato.

    Non le badò: il ragazzo più magro aveva invaso la sua bolla di privacy e non mollava. Lei gli concesse la sua attenzione dopo attenta valutazione occhiometrica sguardo-bocca-mani-spalle e intellettiva mododiparlare-vocabolario-contenuti.

    La trattativa proseguì per molte settimane.

    Il desiderio ondeggiava, la convinzione altalenava tra imbarazzi e entusiasmo alle stelle, quello che ti porta a trattenerti con la tua sulla bocca dell'altra, indugiando per ore, incapace di staccarti.

    La mamma di Andromaca si destreggiava tra consigli, ascolti e tentativi di allontanamento dall'ex marito. Perciò la prima attività non le riusciva al 100%.

    Dall'altra parte della città, Federica aveva messo una momentanea quanto flebile bandierina sul territorio di Ettore il quale, da bravo guerriero, dopo il 30 e lode in Paleontologia, si era rifatto dell'australiano e si era concesso una serata di caccia grossa con Giovanni il Donnaiuolo e Arrigo l'Allenatore. Più altre donzelle di corte. Incurante delle faccine disperate di Fede in occasione delle uscite a timbro maschilmaschilista.

    Se fa solo faccine, rompe poco cinico e previdente, Arrigo l'Allenatore sentenziò Le donne si dividono in due categorie: quelle a basso mantenimento e quelle ad alto costo. A quale delle due appartiene Federica?

    Sei generico, Arrigo Giovanni il Donnaiuolo decise che era l’ora di Filosofia Economica per inquadrare l’altra metà della mela…

    Se si parla di frutta, ritengo di appartenere a pieno diritto alla categoria delle banane!

    I tre scoppiarono a ridere alla manifestazione di triviale cinismo di Ettore il Guerriero.

    Per inquadrare l’altra metà della mela, occorre contestualizzare i parametri di riferimento, selezionarli a dovere ed effettuare un’analisi costi-benefici

    Esempio? fu la giustificata richiesta dell’Allenatore.

    Le cerbiattine come Fede sono apparentemente ad alto costo. Cene, cinema, teatro, ossia tutte le attività comuni sono a carico di chi opera l’analisi, nella fattispecie, il nostro Guerriero. In realtà, ella, oggetto di analisi, gli permette frequenti uscite con gli amici, pone come contropartita solo, e dico solo, l’estrinsecazione della sua lacrimosa femminilità e qualche coccola, anche telefonica, per altro sporadica. Nessun controllo

    Quindi? chiesero all’unisono i due terzi del gruppo.

    L’analisi costi-benefici deve essere fondata su parametri economici ma anche di soddisfazione di bisogni sociali e individuali: in poche parole, se ti lascia libero, pur di restare accanto a te, e tu devi aprire il portafogli di tanto in tanto per ammansirla, cene, rose, e via dicendo, ben venga! Schiacciamento di patata assicurato e potenziale futuro!

    Mi fai quasi schifo, lo sai? Neanche io arrivo a tanto Arrigo l’Allenatore fece una smorfia di risposta; Ettore, invece, si era zittito.

    L’Allenatore e il Donnaiuolo attesero l’arrivo del flusso di parole dal cervello alla bocca senza esortarne la fuoriuscita.

    I pensieri di Ettore guadagnarono l’exit. Donzelle indipendenti, che non ti fanno pagare la cena, che escono anche per conto loro…

    Sono esseri pericolosi ad alto costo poiché richiedono un impegno mentale elevato e ti inchiodano a un controllo non controllabile, poiché più sottile concordarono Giovanni il Donnaiuolo e Arrigo l’Allenatore.

    Ettore rifletteva silente.

    Fede sarebbe perciò un buon partito, se vogliamo usare terminologie antiquate?

    I due terzi restanti approvarono senza reciproca consultazione.

    Ettore avviò la sua vita al plurale pur non amando affatto Federica ma, amando tutto ciò che possedeva, il sacrificio richiesto era più che conveniente.

    Non si degnava neanche di fingere. Fede si rivelò esattamente come Giovanni il Donnaiuolo aveva previsto: era talmente cotta da accontentare qualsiasi sua richiesta o bisogno o desiderio.

    Era comunque una brava ragazza di famiglia borghese e di sani principi; Ettore non poteva chiederle alcuna trasgressione, del tipo sesso orgiastico o altre pratiche violente che ne avrebbero molestato la sensibilità.

    Prima o poi, si diceva senza fretta, sarebbe capitato con una portatrice insana di patata a perdere.

    Arrigo l’Allenatore era stato chiaro, a questo proposito: le portatrici sane di patata sono donne che non hanno fame e che fanno sesso perché gli va, non perché devono. Le portatrici insane sono le altre: affamate per tanto digiuno o affamate per dovere.

    Chi sono le affamate per dovere? Ettore si ricordò di non aver compreso a perfezione la casistica.

    Femmine single che praticano sesso occasionale con chiunque per sentirsi alla pari delle donne accoppiate che lo praticano regolarmente. Alcune estremiste scopano solo per raccontare alle amiche più sfigate le loro mitiche avventure e sfoggiare il loro successo. Se sei più o meno figa, ‘devi’ far sesso frequentemente. Te lo chiede la società, se no non sei più credibile

    Che tristezza, pensò Ettore ripensando a questo terribile quadretto.

    Poi, vide suo padre nella mente. Lo aveva sempre ritenuto sfigato: eppure, da giovane, era bello e intelligente. Un buon partito. E aveva sposato sua madre perché era bellissima e ricchissima.

    No, esclamò tra sé e sé, gli uomini non erano migliori.

    Lui stesso non lo era.

    La vita, però, è questa: un bilancio continuo tra pro e contro. Una questione di pura convenienza. La vita è una.

    Più o meno nello stesso istante, a qualche chilometro e molto traffico di distanza, Andromaca si distraeva dal suo libro di Comunicazione Telematica addentrandosi nella medesima riflessione.

    Il cielo era troppo azzurro per non meritarsi il premio di goderne lo splendore: sarebbe uscita in bici, con il libro nello zaino, avrebbe raggiunto il parco e avrebbe steso le sue studiose membra su di uno stuolo di fili d’erba dall’effetto materasso.

    Forse avrebbe buttato un’ora di studio per attuare quell’impresa ma ne valeva la pena. La vita è una. Il cielo

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