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Il regno cade
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Il regno cade

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In un’atmosfera quasi kafkiana, il Regno subisce l’invasione da parte di un misterioso esercito straniero. L’Imperatore, che pure è immensamente potente, per evitare un bagno di sangue permette che gli occupanti dilaghino. I cittadini si dividono. Una parte si fa affascinare dalla novità, l’altra resiste. I misteriosi occupanti, il nome dei quali contiene sempre la lettera K, sovvertono i costumi tradizionali del Regno. Creano i Box Bianki, ne adorano gli strani prodotti, battono una nuova moneta, creano la Chiesa dell’occupante. Si sparge la voce che l’Imperatore è morto. Privati della sua saggezza, i cittadini più coscienti sono smarriti. Come finirà la vicenda? L’autore non prende partito. Ma nelle sue pagine aleggia l’essenza del mondo contemporaneo e della sua economia politica, di cui il racconto è una forte metafora.
LanguageItaliano
PublisherAbel Books
Release dateJul 25, 2013
ISBN9788867520671
Il regno cade

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    Il regno cade - Luciano Jolly

    Luciano Jolly

    IL REGNO CADE

    Abel Books

    Proprietà letteraria riservata

    © 2013 Abel Books

    Tutti i diritti sono riservati. È  vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico.

    Le richieste per l’utilizzo della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono essere inviate a:

    Abel Books

    via Terme di Traiano, 25

    00053 Civitavecchia (Roma)

    ISBN 978886752671

    1

    disse il Primo Funzionario con labbra rosee ma adesso increspate per l’allarme, .

    aggiunse Abelis, il Ministro degli Affari Celesti. Poi si mise a sfogliare il Libro delle Preghiere segrete, per cercare il rimedio più adatto al nuovo pericolo.

    rincarò il Gran Dignitario.

    .

    .

    .

    L’Imperatore mosse verso il balcone di marmo del Palazzo. Da lì si vedeva il Regno in tutta la sua nobile bellezza. Dopo le colline brune si distendevano quelle perlacee, e poi ancora valli del tutto silenziose e una corona di monti, dalle candide cime mai percorse, fino a quel momento, da nessuno. Rimanendo in piedi, l’Imperatore contemplò fiumi e distese verdi per una lunga ora, e sembrava che il tempo non dovesse trovare fine. Però fece salire lo sguardo, e in questa elevazione provò un brivido di triste gioia, fissando i contorni luminosi delle nubi altissime che veleggiavano sopra la superficie cupa dei laghi. Dalle loro acque, ogni giorno, i contadini pescavano grassi pesci per nutrirsi. Pensò: . Vide i poggi, come l’avevano fatto i suoi avi per generazioni, emergere dal ventre del pianeta come mammelle erette contro il cielo in cui il pianeta navigava. Essi promettevano di riempire le bocche degli abitanti con i loro frutti, secondo la sazietà di ciascuno. Con un ultimo respiro, quasi di rimpianto perché un’epoca stava tramontando, notò che l’acqua delle risaie era tuttavia stabile; qualche airone riposava immobile sopra una zampa rosa. Quanti secoli erano occorsi per creare il caro ordine! Com’era benedetta la sua terra!

    Girò il solido corpo reale verso i Dignitari: decise quindi con la sua voce grave, che scendeva come il profumo di un incenso fino alle ossa dei presenti.

  • Essi sovvertono le abitudini del popolo, ciò significa che il nostro è un popolo compatto e sa distinguere ciò che è giusto da ciò che è ingiusto. Lo fa abitualmente sia di giorno sia di notte, sotto la luce dell’astro o sotto i mari delle stelle>.
  • insisté con passione il Primo Funzionario di Corte, .

    Per la prima volta prese la parola Cornelio, il generale che comandava la Legittima Difesa: .

    rispose con tristezza l’Imperatore.

    informò il Primo Funzionario.

    aggiunse Abelis .

    finì il generale Cornelio.

    suggerì il Primo Funzionario. .

    terminò il Ministro degli Affari Celesti.

    decise l’Imperatore. .

    Egli si diresse al settore Est – dove entrambi ogni mattino assistevano al sorgere del sole - ed entrò negli appartamenti dell’amata dove i mobili erano di legno chiaro ed essenziale. le chiese turbato da malinconici presentimenti. . Entrambi guardarono la luce di quel giorno che si posava sui muri bianchi con leggerezza, recando i profumi benedetti della terra: quella luce che la filiera degli Imperatori aveva tanto amato fin dalla fondazione del Regno.

    chiese l’Imperatrice ponendogli una mano sul braccio.

    .

    .

    disse lui con una nuova ruga sulla fronte, che rimaneva tuttavia distesa.

    chiese la buona Imperatrice.

    .

    disse Lei con un’onda di tremore nella parte superiore della veste.

    .

    affermò Lei.

    precisò Lui.

    .

    .

    .

    .

    .

    .

    .

    .

    .

    .

    .

    .

    disse ancora Lei.

    concluse l’Imperatore.

    Nel separarsi compresero che dovevano abbandonare un certo sentimento di malinconia, che pulsava sotto i loro zigomi da poche ore. L’Imperatore ritornò nel Salone dei Colloqui. Andò incontro al generale Cornelio e disse: <È stato deciso di lasciarli avanzare>.

    si oppose il Primo Funzionario. .

    aggiunse Abelis.

    Il Gran Dignitario taceva. L’esercito occupante non era ancora arrivato al Palazzo, ma l’onda d’urto avanzava più veloce dei carri meccanici nell’aria fresca di quell’ultimo crepuscolo. Decisero di attendere gli avvenimenti e di avere una certa fede nel futuro: si sarebbero visti il mattino dopo per esaminare quelle che Abelis chiamava le novità contundenti.

    Con un solo pensiero nella mente, l’Imperatore ritornò allora nello spazio Est e disse all’amata: .

    La sera discese con una straordinaria dolcezza sulle torri del Palazzo. L’arco Est del cielo fu il primo a oscurarsi come un velluto bruno. Nell’aria profumata per le recenti fioriture incominciarono timidamente a muoversi, come per un avviso frullante, i primi uccelli notturni. Un tepore amichevole avvolgeva la cima degli alberi sopra la terra in riposo. Tutto parlava la cara lingua del silenzio. Intanto gli avvenimenti si svolgevano secondo l’ordine prestabilito; gli eserciti marciavano comprimendo il suolo con i loro talloni e gli uomini tremavano nelle case del Regno coltivando una fede spaventata.

    L’Imperatore si avvicinò allora alla sua diletta. Sentì il fruscio delle sete che scivolavano sulla pelle dorata e giovane dell’Imperatrice. Per un attimo rimasero immobili nella sera a considerare l’andamento delle cose: sapevano che una prova bestiale stava per abbattersi sul Regno. Da quel momento in poi le Gerarchie sarebbero state sconvolte. Il male avrebbe camminato dentro i polpacci stessi degli abitanti. Qualcuno si sarebbe incaricato di gettare i Regolamenti, sovvertiti e lacerati in mille pezzi, agli angoli delle strade. Per questo gli Imperatori che avevano cura del Regno non dovevano farsi prendere la mano: ma rimanere forti e coltivare la propria essenza.

    Per questo Essi si avvicinarono in una regale attrazione reciproca. Lui sfiorò la mano di Lei e la strinse liberando l’immenso amore. L’immenso amore arrivò alle labbra di Lei. Circolò impetuoso nel sangue femminile di Lei, restituendosi sovrano nelle membra di Lui. Così si sprigionarono mondi nuovi. Le loro porte erano del tutto aperte e ciascuno circolò nei palazzi dell'altro da ospite; e da lì ciascuno, in coppia, passò agli universi amici che tutto intorno circondano il Regno. Vi furono pulsazioni di una vita indicibile che sgorgavano da Lei ed entravano in Lui; nello stesso momento essi non erano abili a distinguere chiaramente che cosa fosse l’uno, e che cosa diventasse l’altra. Affinché tutto questo fosse compiuto occorse,

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