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Memorie di Emozioni: La ricerca emozionale attraverso le vite precedenti
Memorie di Emozioni: La ricerca emozionale attraverso le vite precedenti
Memorie di Emozioni: La ricerca emozionale attraverso le vite precedenti
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Memorie di Emozioni: La ricerca emozionale attraverso le vite precedenti

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About this ebook

È un libro appassionante e avvolgente che conduce il lettore verso un percorso di
ricerca emozionale portandolo a conoscere e recuperare le proprie capacità divine.
Le memorie di vite precedenti introducono il tema della reincarnazione in modo
semplice e avvincente.
In quest'opera si parla di emozioni e memorie di vite passate. I bambini possiedono un’anima che, pur essendo incarnata, mantiene ancora un contatto e un ricordo dei piani astrali.
L’autrice, attraverso il frutto della sua ricerca e della sua conoscenza,vi porterà a riflettere sulla vostra origine divina facendovi scoprire come l’anima, attraverso le varie vite,ha lo scopo di raggiungere le più alte vette dell’amore universale.
Memorie ed emozioni in una presa di coscienza del proprio sé, purificazione attraverso il perdono, aiuti angelici, tocco terapeutico sull'aura, equilibrio evolutivo emozionale, passo dopo passo vi condurranno a cambiare il vostro modo di guardare le esperienze vissute.
LanguageItaliano
Release dateFeb 13, 2014
ISBN9788863651706
Memorie di Emozioni: La ricerca emozionale attraverso le vite precedenti

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    Memorie di Emozioni - FROJO ROSY

    Luce.

    1. IL PRIMO CONTATTO CON LA VITA

    La vita è un viaggio attraverso la gioia e il dolore, l’amore e l’odio, la libertà e la schiavitù, la forza e la debolezza, la luce e le tenebre.

    L’uomo ha il dovere di chiedersi il perché e indagare sul fine della propria esistenza, anche se non potrà comprendere il perché della Vita Universale.

    (La Coppa d’Oro, A. Voldben)

    Ho deciso di scrivere questo libro per portare alla conoscenza di molti ciò che, nella mia esperienza di vita, ho rielaborato. Sul mondo emozionale sono stati scritti, sicuramente, molti libri e forse avrete già letto e sentito parte di ciò che scriverò o già lo conoscete. Lo scopo, però, che mi prefiggo è quello di accompagnarvi nel mondo emozionale attraverso la vibrazione animica del ricordo, farvi comprendere come i bambini, che sono tali per il fatto di essere giovani vite, possano venire influenzati negativamente dal mondo esterno e quindi crearsi un’opinione errata di quello che noi chiamiamo «realtà» e che, invece, rappresenta la vita fisica attraverso la quale le anime che scendono nel tempo, nel mondo, possono compiere la loro missione, la loro esperienza di vita.

    I bambini sono esseri intelligenti e sono pieni di comprensione e capacità che, a volte, non riescono a esprimere, in altre parole non riescono a parlare per mancanza degli strumenti utili a esprimersi. Il loro pensiero è profondo e capiscono molto bene ciò che si dice loro, ma la capacità fisica – si parla di neonati – impedisce loro di comunicare. Rielaborano, però, tutte le informazioni che ricevono dall’ambiente esterno attraverso le emozioni che provano, facendosi un’idea propria del mondo esterno. Da neonati e fino all’anno di età il loro pensiero è ben saldo e sono consapevoli della vita e del percorso vitale che hanno scelto di percorrere.

    Emozioni e ricordi, ma soprattutto i ricordi impressi in noi, nella nostra memoria, possono farci capire la realtà che ci circonda, soprattutto quando riusciamo a dare una giusta collocazione all’esperienza che stiamo vivendo in un determinato momento.

    Molti bambini hanno ricordi dei loro primi anni di vita e io sono stata una bambina con molti ricordi che, tuttora, mantengo nella mia memoria. Tanti dimenticano, altri no! Anche quelli che dimenticano, lo fanno solo apparentemente perché ognuno racchiude dentro di sé ogni informazione, anche se, a volte, rimane soltanto a livello inconscio. Con il passare del tempo permangono a livello cosciente, spesso, solo i ricordi legati a esperienze particolarmente cariche di emozioni sia in senso positivo sia in negativo.

    Il bambino o meglio l’anima che scende nell’ambiente terreno, ambiente di evoluzione e anche di costrizione, entra nella vita nell’attimo del concepimento e da quel momento ha il compito di seguire la propria gestazione²; si dispone davanti alla vagina della madre e segue il proprio movimento vitale rielaborando le energie necessarie alla costruzione del proprio complesso fisico. Ciò rappresenta la prima fatica che l’anima compie per costruire il corpo o il complesso vitale in cui dovrà incarnarsi nel momento del parto, della nascita.

    Sin dal primo momento, dall’attimo del concepimento, l’anima si trova in un luogo costretto rispetto all’ambiente di libertà dove prima viveva; porta con sé la consapevolezza della fatica che deve compiere nel tempo e si prepara ad affrontare la vita terrena, il nuovo modo di vivere. In sostanza, avviene un trapasso da una dimensione spirituale a una fisica, un cambiamento di condizioni vitali che portano l’anima ad affrontare il disagio dell’incarnazione nella propria prigione, prigione che consente all’anima di poter compiere nel tempo la sua missione, il suo percorso evolutivo, attraverso lo stesso corpo che l’anima ha contribuito a costruire adoperando le energie che Dio le ha concesso. Questo succede quando l’anima è consapevole del suo cammino, altrimenti l’evoluzione, attraverso l’incarnazione, può essere imposta, per un moto di progresso e di misericordia, dall’Eterno.

    Rimane il fatto, comunque, che già in questa prima fase d’ingresso nel mondo, l’anima comincia a prendere contatto col proprio mondo emozionale legato al movimento vitale-fisico che si sta attuando. Il solo fatto, da parte dei genitori, di desiderare un maschio piuttosto che una femmina o viceversa, può essere vissuto come un rifiuto oppure come un ostacolo alla propria espressione fisica e all’accettazione di se stessi. L’anima ha già deciso il sesso nel momento in cui le è stata concessa la possibilità di continuare il moto evolutivo e ha già stabilito le esperienze necessarie alla sua crescita evolutiva. Il primo passo che deve compiere è quello di legare il proprio movimento al nucleo familiare prescelto e fondersi con i suoi membri che in questo caso rappresentano il «comitato di accoglienza» dell’anima. Più l’accoglienza è colma di amore, più l’anima si sente accettata e amata; se invece il desiderio dei genitori è in contrasto con le scelte fatte, può permanere la sensazione di difficoltà nel farsi accettare.

    Per tutto il periodo della gestazione, le emozioni che sono vissute di riflesso attraverso l’ambiente e i componenti del nucleo familiare determinano, attraverso i loro stati d’animo, un primo involontario condizionamento emotivo. L’anima vibra ed è sensibile alla più piccola disarmonia che crea scompiglio, anche perché la fase delicata della gestazione rappresenta una fatica non indifferente ed è molto impegnativa. Questa fatica termina quando il feto è pronto per l’espulsione, e nel momento del parto l’anima si accinge a occupare il proprio corpo immergendovisi completamente e iniziando una nuova fatica, diversa dalla precedente: il bambino o la bambina sono nati!

    Con l’incarnazione, l’anima inizia il suo viaggio nell’esperienza terrena, si trova avvolta dalla materia e comincia a sentirne tutto il disagio fisico e psicologico, anche se ben conosce il suo cammino ed è consapevole del perché si trova in quella condizione. Da questo momento, avendo cambiato stadio, deve adattarsi al nuovo stato fisico e abituarsi a percepire la materia come parte integrante della sua persona. Il pensiero rimane, però, attivo e l’anima, attraverso di esso, comincia a esprimere se stessa e a cercare di capire come vivere nel complesso vitale.

    In questa prima fase il pensiero continua a rielaborare gli avvenimenti e i cambiamenti che intervengono di volta in volta, mentre la mente registra ogni informazione legata, spesso, allo stato emozionale che sta vivendo, per raccogliere il materiale sufficiente che le permetterà di capire in che modo vivere la propria vita materiale. L’anima, però, anche se ha vissuto per molte vite nelle incarnazioni precedenti, è di nuovo alle prese con il compito di abitare un corpo che ha delle necessità fisiche che incombono, poiché gli stimoli, come la fame, la sete, il dolore, sono molto intensi dato che la materia deve procedere nel suo programma di crescita. Vivendo s’immerge nella vita e, piano piano, il ricordo di tutte le incarnazioni precedenti si dissolve, anche se rimane presente nell’anima, a livello inconscio, lo scopo dell’attuale incarnazione con la consapevolezza del cammino da percorrere.

    Verso l’anno di età, la Legge di Oblio³ avvolge completamente l’anima, e i ricordi precedenti la nascita cominciano a indebolirsi fino a scomparire definitivamente negli anni seguenti. Alcune volte, però, e per Volontà Divina, alcuni di questi ricordi permangono a livello cosciente e attraverso di essi l’anima può legarsi a movimenti precedenti per raccogliere un insegnamento per sé o per altri, o semplicemente avere la consapevolezza di un legame più profondo con la vita. Questi ricordi sono molto importanti; tutti noi ne abbiamo, ma li dimentichiamo attraverso la Legge di Oblio che, per Misericordia Divina, ci protegge da influenze negative passate che potrebbero di nuovo deviarci dal cammino oppure dall’avere attaccamenti che ci impedirebbero di proseguire sulla via, magari faticosa, che dobbiamo percorrere nel moto presente.

    Dimenticare chi siamo ci permette di affrontare la vita in maniera più gioiosa e non sapere le tappe dolorose della nostra crescita fa sì che possiamo viverla senza angosce verso il futuro. Solo con la forza dell’amore possiamo realizzare noi stessi e compiere il nostro compito in sintonia con le Leggi Divine, accettando la vita come meravigliosa opportunità offertaci da Dio per raggiungere la consapevolezza della nostra origine divina e, attraverso di essa, imparare l’amore.

    2. VITA PRECEDENTE

    «Considera dietro e dinanzi a te l’abisso infinito del tempo».

    La tua esistenza terrena è un punto, appena visibile, un puntino nell’immenso fluire delle epoche, un istante fra secoli e millenni che passano e si rinnovano; simile a un lampo che illumina e si spegne in un attimo, nel decorso di miliardi di anni, durante i quali civiltà sorgono e scompaiono, nella vicenda dei tempi.

    (La Coppa d’Oro, A. Voldben)

    Com’è stato detto precedentemente, a volte la Legge di Oblio non cancella completamente il ricordo ma, qua e là, possono permanere dei frammenti, dei flash di vari momenti legati a vite passate. Molti bambini dicono di ricordare avvenimenti passati, ma non vengono quasi mai creduti o comunque presi sul serio poiché si pensa, a livello generale, che la reincarnazione sia solo legata all’Oriente e alle sue pratiche. Si accetta solo se associata ad altri mondi o contesti sociali diversi dal nostro, dove tutto è lontano e non può dare risposte adattabili al nostro contesto di vita. Solo in questi ultimi anni si è cominciata ad accettare la reincarnazione o, a volte, a tollerarla come possibile risposta alle mille domande che, naturalmente, ogni individuo si pone sul perché della vita e del suo scorrere.

    Già molti secoli or sono i grandi filosofi del passato avevano preso in considerazione questa possibilità, tra cui Pitagora (570 a.C. – 495 a.C.) il quale parlava di metempsicosi, trasmigrazione di anime. Per giungere ad avvenimenti più recenti, si può trovare anche nei Vangeli qualche riferimento a questa possibilità. A volte il ricordo di avvenimenti passati, come già abbiamo detto, non si oscura ma permane, nonostante lo scorrere del tempo. Molti ricordano gli avvenimenti passati. L’anima che si appresta alla vita reca con sé il bagaglio di esperienza che ha accumulato nei vari stadi del suo esistere ed è consapevole di tutto ciò che può compiere per migliorarsi e percorrere la via scelta.

    Sin da piccola, ho sempre saputo molte cose sul mio percorso e, come me, molti di voi hanno potuto avere percezioni e fenomeni definiti «paranormali» che non abbiamo potuto capire subito per mancanza di risposte adeguate e conoscenze adatte da parte dei nostri educatori che, a loro volta, non le hanno ricevute dai responsabili della loro educazione. Si tratta, tuttavia, di stabilire come si possa interpretare il ricordo se esso non è riconosciuto come realtà, ma come estratto dalla stessa, e diviso, annullato dagli adulti che non lo comprendono o che hanno dimenticato di averlo vissuto a loro volta durante l’infanzia.

    Per i bambini la realtà esiste in ogni esperienza che permette loro di sperimentare la vita; i confini tra il sogno o la realtà, per esempio, non sono distinti, ma rimangono esperienze vissute nella convinzione che siano in entrambi i casi realtà. Io, come molti, ho mantenuto nella mia memoria tanti ricordi legati ai miei primi mesi di vita, alle sensazioni fisiche e anche a situazioni emozionali (di cui parlerò più avanti) che mi hanno fatto capire come il mondo emozionale possa influenzare, in modo a volte negativo, il nostro giudizio sul mondo esterno e sulla vita in generale.

    Il primo ricordo di cui vorrei parlarvi è legato all’esperienza di una vita precedente che rammento da sempre in questa vita, anche se per un certo periodo me ne dimenticai. Un ricordo che ho ripreso quando è giunto il momento «giusto» per comprenderlo.

    Avevo sei anni, o poco più, e stavo sul balcone di casa, assieme a mio padre e ad altri abitanti del cortile. La casa dove abitavamo era una cascina in cui vivevano numerose famiglie e, come in tutte le case di cortile, la ringhiera era sempre affollata e si viveva una vita in continua relazione con gli altri. In una calda giornata primaverile, mio padre stava fumando una sigaretta all’aria aperta e io lo guardavo. Altre persone si trovavano con noi e chiacchieravano del più e del meno tra loro.

    Mi persi a osservare le spire del fumo e, mentre seguivo con lo sguardo il sottile filo che si disperdeva nell’aria, mi rividi fumatore del passato.

    Avevo visto un’immagine di me da adulto e sapevo che si trattava di un’immagine del passato, di una vita già vissuta e terminata. Ero stata un uomo molto alto e robusto, chiaro di pelle e dai capelli rossicci. Un vero «schianto» (si fa per dire)! Dall’immagine capii che potevo aver avuto all’incirca cinquant’anni e mi vedevo in una macelleria. Mi sentii a disagio, come se volessi cancellare la sensazione del vissuto di quella persona; un fastidio legato a quella vita, come un senso di ribrezzo. Guardai di nuovo sul balcone e vidi mio padre che fumava, sapevo esattamente come stava facendo, sentivo il fumo scendere e uscire dal naso e volli condividere con lui il mio ricordo.

    Lo guardai fisso negli occhi ed esclamai: «Anch’io, quand’ero grande, fumavo!»

    Mio padre mi guardò sbigottito e sorpreso, poi mi disse: «Non sei mai stata grande, sei piccola!»

    Io insistetti, arrabbiata: «Io ero un uomo e fumavo».

    Lo scherno delle persone che erano presenti mi fece desistere dal continuare nella mia posizione e rimasi con la sensazione di non essere creduta e con il dubbio se fossi stato o meno un uomo, perché papà mi diceva di no.

    Con il tempo dimenticai tutto e la mia vita trascorse senza il ricordo di questo episodio, fino a un giorno in cui, poco più che ventenne, anch’io stavo fumando all’aperto. Ero al mare, in Calabria, in visita dai nonni, in vacanza. Mia cugina di soli cinque anni mi trotterellava intorno, giocando. A un tratto mi guardò e con un piccolo sorrisetto di complicità mi confidò: «Anch’io, quand’ero grande, fumavo».

    Restai allibita e sorpresa, e subito le chiesi: «Chi eri e dove abitavi quando eri grande?»

    Lei, con un piccolo balzo, si era già allontanata senza darmi risposta. Ed ecco riaprirsi la porta che era stata chiusa, ecco ritornare alla memoria il ricordo del passato! La chiave per aprire il cassetto dei ricordi mi era stata fornita da un’altra anima che in quel momento aveva fatto da tramite per stimolare in me le sensazioni necessarie al ripristino di informazioni indispensabili alla mia crescita spirituale. Ecco davanti a me la prova di quello che avevo sempre percepito come verità: non si vive una volta sola ma tante quante sono necessarie per permetterci di migliorare e crescere nell’amore.

    Balzò subito in me il ricordo di un’altra vita, un’esistenza in cui ero sempre stata un uomo, ma ciò non aveva attinenza con l’uomo dai capelli rossi dell’altra immagine, di un altro passato. Quest’altra immagine recava in sé nuovi ricordi: emozioni forti e possenti si abbatterono su di me in pochi secondi, travolgendomi e, nello stesso tempo, liberandomi dal buio in cui ero stata fino a quel momento. Fu come se un fulmine si fosse abbattuto vicino a me, senza farmi alcun male.

    Ecco la prova che ero rinata, anima, in un altro corpo, con un altro impegno da assumere in questa vita. Una nuova missione per proseguire il cammino verso una maggiore evoluzione lasciando, attraverso l’esperienza terrena, tutte le difficoltà spirituali che ostacolano l’anima a vivere in fraternità e in armonia con i propri simili, in amore.

    Ricordai in quel momento particolari sulla mia morte precedente, che morte non è, ma è un trapasso da una condizione a un’altra, un’uscita dalla materia che permette all’anima di ritornare a essere tale.

    Mi vidi in veste di uomo: ero in un bistrot circondato da amici e avevamo davanti a noi dei bicchieri di vino, scherzavamo e parlavamo in libertà. Eravamo in piedi vicino al bancone e i vetri della taverna, pieni di vapore e di fumo, facevano presupporre che all’esterno il clima fosse rigido. Si sentivano i passi dei passanti che camminavano sulla via nella penombra della sera, frettolosi, ansiosi del ritorno a casa, mentre noi, al caldo del locale, trascorrevamo il nostro tempo immemori dello scadere della nostra vita, o meglio della mia vita.

    Avevo guardato ancora fuori, curioso di capire chi si trovasse per strada e di nuovo avevo alzato il bicchiere, compiaciuto di trovarmi lì. Avevo capelli e occhi scuri, un fisico asciutto, indossavo abiti costosi e il mio aspetto era molto curato. Il locale si trovava un piano più basso rispetto al vicolo esterno e le persone, quando entravano nel locale, erano costrette a scendere alcuni gradini; noi eravamo in una posizione tale che ci permetteva di vedere chi entrasse. Fu in quel momento, mentre bevevo tranquillo, che avevo avvertito una sensazione strana, un piccolo capogiro cui era seguito un dolore lancinante alla schiena, come di una lama che fosse penetrata dal dorso al cuore, una fitta fulminea di dolore seguita dallo svenimento o da quello che io pensavo fosse tale.

    Mentre mi sentivo mancare, avevo ascoltato gli amici chiamarmi e subito mi ero rialzato; il malessere era scomparso e io stavo bene! Loro, però, continuavano a chiamarmi mentre io li stavo rassicurando dicendo: «Sto bene, sono qui, non mi vedete?»

    Poi mi ero accorto che un corpo giaceva a terra e che gli amici, riversi su di esso, cercavano

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