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Antipsichiatria Extragalattica
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Ebook134 pages1 hour

Antipsichiatria Extragalattica

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About this ebook

Claudio Roncarati scrive per sconfiggere Medusa: Antipsichiatria Extragalattica ha la leggerezza del realismo magico, i sandali alati di uno stile eclettico ed ironico e lo scudo di una fervida immaginazione per riflettere lo sguardo pietrificante dell’oggettività. Il protagonista è un angelico alieno le cui vicissitudini si intrecciano con quelle di alcuni turisti della località marina in cui casualmente compare e con quelle di personaggi fantastici che arrivano da un Aldilà letterario. Finirà ricoverato in psichiatria e la trama acquisirà un tocco di noir.
LanguageItaliano
Release dateJul 13, 2015
ISBN9788898419326
Antipsichiatria Extragalattica

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    Book preview

    Antipsichiatria Extragalattica - Claudio Roncarati

    Indice

    cover

    quarta

    copyright

    L’anomalo viaggio dell’alieno Gnegno nella fangosa fragilità di Lido d’Italia

    Prefazione

    Antipsichiatria Extragalattica

    Premessa

    Parte Prima

    1. L’arrivo

    2. Mi manca Grande Ma’

    3. In volo

    4. Sesso

    5. Una persona normale

    6. Al rogo!

    7. Matto

    Parte Seconda

    8. Il ricovero psichiatrico

    9. Fantasmi in reparto

    10. La patologia iatrogena

    11. La guarigione

    12. Parlami d’amore Mariù

    13. Il delitto perfetto

    Parte Terza

    14. Pensieri già pensati

    Conclusione

    Epilogo

    L’anomalo viaggio dell’alieno Gnegno

    nella fangosa fragilità di Lido d’Italia

    di Stefano Martello

    Gli errori, come pagliuzze, galleggiano alla superficie; chi cerca perle deve tuffarsi in profondo.

    John Dryden, Tutto per amore

    Ad occhio e croce – ma non fidatevi troppo dello sguardo terrestre che si è posato su queste pagine – si tratta di un Viaggio. Il viaggiatore – o, per meglio definirne lo status, l’Angelo Esploratore – è un tale Gnegno di cui sappiamo poco e niente. Nessuna informazione utile sulla sua famiglia (ammesso che si possa o si debba parlare di famiglia nel caso specifico); nessuna relazione significativa alle spalle (ma anche in questo caso valga il dubbio di qualche battuta fa); quasi sicuramente celibe/nubile data la professione intrapresa.

    Lo ammetto, questo rapporto inizia male e mi porterà solo fastidi, altro che la candidatura all’Abwehr Prize che rincorro da anni; poche supposizioni vaghe, apparentemente isolate e frammentarie. Pezzi di un puzzle che non si incastrano e che rimangono sulla mia scrivania come fastidiose chiazze indistinte di colore.

    Con gli alieni è sempre così, una grana continua. Arrivano, annunciano, disfano, si buscano un virus letale da qualche gerbera, ripartono. A loro non va mai bene niente, e basta con gli esperimenti nucleari e ci servono le vostre risorse, e noi siamo ghiotti di topi e i topi sono estinti sul nostro pianeta… che cavolo, io glieli avrei pure dati, i topi, ma la cosa impressionava non poco i bambini e poi ce lo avrebbero dovuto dire subito che non erano troppo simili a noi. È una questione di stile e di trasparenza.

    Ma in questo caso è tutto differente. Non si tratta di un Klaatu qualsiasi che atterra a Washington, accompagnato da quell’invadente amichetto di latta. Certo, stando a quello che mi ha raccontato il nonno, non ci comportammo molto bene in quella occasione, e abbiamo ripetuto gli stessi errori con il Klaatu 2.0, quello che, per intenderci, prese il corpo di quell’attore famoso che faceva surf per acchiappare un branco di rapinatori new age.

    Ma con il tempo abbiamo imparato e raffinato le nostre tecniche diplomatiche, aspettiamo sempre che venga fulminato qualcuno per scaricare la contraerea.

    E allora, perché questo viaggio sotto copertura?

    E, soprattutto, perché proprio in una landa desolata come Lido d’Italia che non riveste alcuna posizione strategica. Perché non Mumbai o Seattle o Sidney?

    Posso solo fare delle supposizioni e spero vivamente che quanto segue non mi faccia finire a fare il custode per quegli sfigati di Man in Black; innanzitutto Gnegno – e questo lo sappiamo per certo – non è nuovo a missioni sul nostro pianeta.

    Dunque, ha maturato una significativa esperienza e, forse, ha anche un superiore illuminato che gli lascia un ampio margine d’azione.

    Sappiamo anche che Gnegno è un assiduo lettore di testi umani; per questo dobbiamo ringraziare il nostro Informatore di classe A Alessandro Ramberti che ci ha segnalato immediatamente una richiesta anonima di classici del novecento da inviare ad un indirizzo del tutto rispettabile sul pianeta Solaris.

    Il mio sospetto è che Gnegno abbia sperimentato, con questa missione, un nuovo approccio che potrebbe rivoluzionare il modello delle visite aliene nei prossimi anni.

    Gnegno ha volontariamente dimenticato non solo tutto quello che aveva imparato nelle precedenti missioni, ma anche tutto ciò che ha imparato al corso d’addestramento. Se lo fanno i MIB, figurati se non lo fa Gnegno!

    Mi ha colpito molto, in questa vicenda che fatico a incasellare, l’assenza di una strategia ben pianificata. Ora, se la scelta di non manifestarsi (almeno non subito) alla popolazione di Lido d’Italia può facilmente essere giustificata da una prudenza che – dati i trascorsi – è pienamente legittima, meno mi spiego l’apparente casualità della strategia di occupazione corpo che solitamente viene pianificata nei dettagli. Ma in questo caso non è successo, come ben si evince dai frammenti telepatici intercettati, preferendo una scelta apparentemente casuale. E dico apparentemente perché sembra che – a differenza delle altre missioni – Gnegno abbia voluto includere nei propri rapporti anche le sensazioni provate in quei corpi estranei.

    Sembra, anzi, che quelle sensazioni rappresentino il fulcro stesso della missione, di cui, d’altronde, non siamo ancora riusciti a definire l’intento.

    E se non ci fosse intento?

    La domanda entra veloce nel mio schema di pensiero, si insinua in una parte remota del mio cervello, per salvarsi e per resistere alle correnti conservative e conservatrici che fanno quieto affidamento su procedure cristallizzate e salvifiche.

    Ma resiste, ben accucciata, e prudentemente – quanto inesorabilmente – configura una nuova visuale.

    Si tratta di un viaggio umano, senza funi di sostegno, tra difficoltà ed imprevisti che spesso non sono nemmeno oggettivi. Un viaggio nella diversità più estrema e sfrenata, tra esseri accumunati da una mera somiglianza fisica ma estremamente sfaccettati l’uno verso l’altro. Un viaggio che non ha una meta finale; semmai un percorso circolare di cui non ricordiamo l’inizio e su cui azzardiamo tanti finali diversi. Ma a noi, come a Gnegno, interessano poco i due estremi. Schifosamente affascinati da un in mezzo quanto mai caotico, sguazziamo allegramente nel fango, tesi nei nostri progetti intermedi di felicità assoluta, buoni per farci riposare rilassati per un paio di notti prima che quella tensione evolutiva – che non ci interessa nemmeno troppo motivare – torni a farci visita.

    Forse Gnegno ha voluto comprendere con dolorosa esattezza che non c’è progresso in questa avanzata perenne che contempla soste sempre meno consapevoli del panorama circostante e sempre più funzionali ad un apparente disegno finale. Che poi tanto finale non è.

    Ci siamo imposti un obiettivo alto, lo abbiamo formalizzato in uno schema di vita essenziale e ben depurato da orpelli emotivi, ma rimaniamo – in fondo – i quattro ominidi della seconda missione di Gnegno.

    Abbiamo persino sprecato la nostra chance più promettente – il linguaggio, il nostro facilitatore per eccellenza – per trasformarla in una arma di così imponente incisività.

    Qualcuno, nella cerchia ristretta dell’Intelligence, ha ipotizzato che l’ultima incarnazione di Gnegno debba essere considerata come tradimento, non tanto verso l’obiettivo della missione che rimane ignoto, quanto – e vado a citare – verso l’ineludibile fine che ogni essere senziente, corporeo o extra corporeo, dovrebbe avere nei confronti della propria esistenza; quell’innalzamento spirituale, materiale e territoriale che restituirà al nostro nome gloria eterna.

    Alquanto strana, inoltre, appare la circostanza che, a lamentarsi del presunto tradimento siano stati gli umanissimi vertici della nostra organizzazione mentre il diretto superiore di Gnegno ha accolto la notizia con una calma ed un compiacimento quasi sospetto.

    Sembra quasi che Gnegno si sia fatto due conti in tasca ed abbia barattato l’emozione e lo splendore dell’ignoto con una routine statica; sicuramente appare felice e ben gratificato dalle sue nuove mansioni e si è già messo all’opera per individuare le zone di approvvigionamento più promettenti.

    La questione, comunque, non sembra finita qui. Non c’è stata rottura definitiva del contatto telepatico e molte cose potrebbero ancora succedere. Per questo consiglio l’attuazione di un punto d’osservazione di livello C.

    Nota acclusa al presente rapporto

    Sono perfettamente consapevole di non aver parlato in maniera esauriente circa il carteggio oggetto del presente rapporto. Credo, d’altronde, di essermi già esposto in maniera sufficientemente incauta e ritengo che il resto della storia debba essere visionato da occhi più esperti dei miei. Consiglio solo attenzione, perché la trama è fitta e gli attori sulla scena sono tanti. E tutti di prima fila.

    Accludo – in questa nota acclusa al presente rapporto – anche una doverosa lettera di dimissioni in bianco. Confido che questo gesto mi possa non tanto salvare il posto quanto garantire un po’ di indulgenza da parte degli illuminati vertici dell’organizzazione a cui ho l’onore di appartenere.

    Caro Leonardo,

    mi sa che ho scritto un libro di fanta-psicoanalisi blégeriana.

    Mi farebbe davvero piacere se ti riuscissse, come Presidente della Scuola Bléger di trovare un po’ di tempo per scrivere la prefazione…

    Ciao,

    Claudio

    Prefazione

    di Leonardo Montecchi

    Antipsichiatria Extragalattica è un conte philosopique che attraverso le varie incarnazioni dell’angelo Gnegno 732268 e le sue peripezie ci mostra come gli stereotipi agiscano potentemente come pre/giudizi di fronte alle situazioni di cambiamento.

    Il nostro Gnegno, un po’ come Kunt il marziano a Roma, proviene da un altrove non spaziale, perché proviene direttamente dalla Coscienza cosmica la Grande Matrice dell’Universo.Insomma il principio non materiale del tutto. Il messaggero Gnegno porta informazioni sulla terra, questa è la sua terza discesa nel pianeta, nelle prime due non ha trovato vita cosciente.

    In questa comincia la sua esplorazione come un

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