Adolescenza Infranta
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Adolescenza Infranta - Giovanna Capizzuto
soprusi.
Prefazione dell’Autrice
Vorrei sottoporre alla vostra attenzione alcuni numeri che mi hanno colpito: nel 2012 sono stati 5.103 i minori vittime di reati (4.946 nel 2011). Secondo i dati forniti dalle Forze dell'ordine e rielaborati dall’organizzazione Terre des Hommes, nel 2012, 689 minori hanno subito violenza sessuale (di cui l'85% sono femmine). A questi vanno aggiunte le 422 vittime di violenza sessuale aggravata (79%).
Da un'indagine pubblicata dall'Istat nel 2005 su Molestie e violenze sessuali, risulta che in Italia oltre la metà delle donne in età 14-59 anni ha subìto almeno una molestia sessuale, un ricatto sessuale sul lavoro o una violenza, tentata o consumata, nel corso della vita (55,4%).
La maggior parte delle violenze sessuali (stupri e tentati stupri) avviene da parte di persone che conoscono la vittima. In particolare, amici, datori o colleghi di lavoro rappresentano, da soli, quasi il 40% degli offensori, mentre le violenze sessuali commesse da coniugi, fidanzati ed ex, ammontano a circa il 12%. La violenza sessuale si esplica più frequentemente da parte dell'uomo nei confronti della donna: su 100 stupri, più di 90 sono subiti da donne.
Dall’ultima indagine Ipsos per Save the Children, realizzata nel 2014, emerge che l’incontro sessuale tra un minore e un adulto è accettabile
per oltre un italiano su 3. Se il 38% degli italiani si mostra tollerante nei riguardi di un rapporto fra adulto e minore, un intervistato su cento lo trova addirittura formativo per il ragazzo.
La cosa che più mi spaventa è che, nonostante ogni anno si organizzino manifestazioni contro tali violenze, nel corso degli anni il loro numero continua ad aumentare! Questo non spaventa anche voi?
Capizzuto giovanna
Capitolo 1 – Il Danno
Sono passati circa due mesi dall’inizio del mio primo anno di liceo, ma non mi sento più la stessa di quando ho attraversato, per la prima volta, il cancello dell’istituto artistico Menegoni.
Quel giorno ero in ansia, tutto era nuovo e conoscevo solo Melissa, una compagna delle medie.
L’Istituto era immenso, composto da più plessi, in quanto raccoglieva varie specializzazioni. Quello centrale ospitava anche la segreteria, l’aula Magna, i vari laboratori, le palestre, il bar e la mensa. La mia classe si trovava in una dépendance molto decentrata.
Io arrivavo da una piccola scuola di paese, quindi mi sentivo disorientata.
Ci ho messo un po’ ad allacciare alcuni rapporti di amicizia, quelli sbagliati naturalmente, con i più svogliati e incostanti fannulloni della classe.
Per sentirmi più grande ed equipararmi al gruppo, ho anche iniziato a fumare. Che sciocchezza.
Come se una sigaretta mi rendesse più matura.
Solo che ora non riesco a farne a meno.
Ora poi, ne ho più bisogno che mai.
Oggi, 7 novembre 1990, è successa una cosa terribile ed io non so come porvi rimedio. O meglio, so che non posso in alcun modo porvi rimedio, ma devo trovare il modo di affrontarla.
E per affrontarla, devo ripercorrere la storia dall’inizio.
Il mese scorso ho visto nel corridoio della dépendance un ragazzo bellissimo: alto, impostato, capelli neri, un po’ lunghi e spettinati, occhi castani, carnagione chiara. In pratica il mio opposto. Infatti io sono minuta, bionda, con gli occhi chiari e la carnagione olivastra!
Mi sono informata ed ho scoperto che si chiama Mirko e che sta ripetendo l’ultimo anno.
La mia natura romantica mi ha portata a fantasticare su di noi, così passavo le lezioni a disegnare cuoricini sul mio diario intrecciando i nostri nomi, disegnando ritratti di noi due abbracciati, scrivendo speranze e fantasie nascoste intervallate a pensieri d’amore per lui.
Purtroppo Caterina, una mia compagna di classe, una ragazza molto estroversa, ha intercettato il mio diario e, in un gesto che forse voleva essere gentile, ha pensato bene di farlo recapitare in quinta.
Chiaramente le più carogne della classe l’hanno letto e hanno iniziato a sfottere Mirko per aver conquistato
una lattante.
Mi sono sentita morire. Credevo che lui mi avrebbe odiato per questo (e forse sarebbe stato meglio).
Invece, durante l’intervallo, è venuto a presentarsi.
Quando l’ho visto venirmi incontro per poco non svenivo. Ero certa che mi avrebbe insultata davanti a tutti. Ma mi sbagliavo.
«Ciao.» ha esordito, sorridendomi.
La mia risposta era più un mugugno a voce strozzata.
«Ho letto il tuo diario e l’ho trovato…. mmmh… ecco, interessante, direi!» ha continuato, allungando un braccio e appoggiando la mano sul muro alle mie spalle, bloccandomi ogni via di fuga.
«In-teressante?» balbetto, perplessa.
«Sì. Non ti avevo notata prima, sai? Sei al primo anno, giusto?» mi ha chiesto chinandosi verso di me, tanto che potevo sentire il suo alito caldo sul viso.
Ho annuito, incapace di parlare.
Con la mano libera ha preso una ciocca dei miei lunghi capelli biondi e se l’è attorcigliata su un dito.
Non ricordo altro del nostro primo incontro. Tutto è vagamente offuscato, come se la sua presenza mi avesse stordito. Come se fossi stata ubriaca!
So solo che, da quel giorno, Mirko mi girava intorno in continuazione. Me lo trovavo accanto ovunque: in mensa, in aula Magna, al bar, nei corridoi durante l’intervallo, in metro… ovunque!
Era sempre molto gentile e questo non faceva altro che rafforzare la mia infatuazione.
Ormai stravedevo per lui.
Ogni volta che incrociavo i suoi occhi castani, caldi come la cioccolata, il mio cuore perdeva un battito. E l’idea poi che un ragazzo più grande fosse interessato a me, mi gasava una cifra!
Le mie compagne mi invidiavano e le ragazze di quinta mi degnavano di attenzioni, anche se non sempre benigne.
Mi sentivo importante. Mi sentivo al settimo cielo!
Ma questo era il mese scorso.
Ora non so cosa darei per tornare indietro e buttare nel cesso il mio maledetto diario prima che Caterina possa leggerlo!
Qualche giorno fa Mirko mi ha invitato a uscire con lui. Ovviamente sono andata in brodo di giuggiole e ho accettato. Melissa, l’unica vera amica che ho qui a scuola, mi aveva detto di non farlo: ha scosso i suoi lunghi capelli castani e spalancato i suoi spettacolari occhi verdi, quando le ho parlato dell’appuntamento.
«È troppo grande. Non fa per te. Non ci andare! E poi non lo conosci abbastanza.» mi aveva detto.
Avrei dovuto darle retta: dopo nemmeno cinque minuti dacché ero salita in macchina, infatti, lui ha parcheggiato in un luogo appartato e ha iniziato a baciarmi e a tastarmi dappertutto.
Ho cercato di fermarlo e di divincolarmi, ma naturalmente era troppo forte, così gli ho dato un ceffone.
Lui si è allontanato di scatto, gli occhi socchiusi che mi lanciavano lampi di rabbia, il fiato corto e le labbra tirate, ancora umide dai baci che mi aveva rubato.
«Ma che ti prende?» mi ha domandato rabbioso.
«Che prende a te! Non ci siamo nemmeno scambiati due parole e mi aggredisci così…» sono sbottata, tra lo spaventato e l’arrabbiato.
«Sei proprio una bambina! Avevano ragione i miei compagni. Non abbiamo nulla in comune!» ha sbraitato, sbattendo un pugno contro il volante dell’auto.
La sua frase mi ha ferito profondamente. Stavo cercando di mostrarmi grande, perché mi sentivo tale. Facevo di tutto per sembrare più matura della mia età anagrafica e lui mi dava della bambina?
«E cosa credevi? Che ti avrei baciato al primo appuntamento?» ho replicato, in tono sostenuto per non fargli notare quanto ci fossi rimasta male.
Lui mi ha fissato sbigottito.
«Baciarmi? Pensi che mi volessi fermare a questo? Ma quanti anni hai? Dieci?» mi ha insultata ancora.
«Ne ho quasi quattordici!» ho risposto piccata.
Lui mi ha fissato, scuro in volto.
La mia paura è cresciuta a dismisura mentre mi chiedevo perché avevo accettato di uscire da sola con un perfetto