La musica nell'anima: Al confine tra estro e follia
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La musica nell’anima ci farà notare come ogni persona scelga lo strumento che più lo rappresenta, rientrando così in una determinata categoria caratteriale, ci ricorderà che la musica è poesia e immagini e colori… e la sua magia può avvolgere e migliorare tutto ciò che ci circonda.
Con La musica nell’anima Luigi Fiorentini si apre e condivide con noi le sue riflessioni sul mondo attuale, dalla scuola alla politica, dalla composizione al lato esoterico della musica.
La musica nell’anima è un libro da leggere e ascoltare.
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Book preview
La musica nell'anima - Luigi Fiorentini
© Edizioni SENSOINVERSO
Collana OroArgento
www.edizionisensoinverso.it
ufficiostampa@edizionisensoinverso.it
Via Vulcano, 31 – 48124 – Ravenna (RA)
ISBN 9788867930678
1° edizione cartaceo – Marzo 2013
© 2013 - Copyright | Tutti i diritti riservati
Sensoinverso - P.I. 02360700393
Creazione e impaginazione eBook | http://creoebook.blogspot.com
Luigi Fiorentini
LA MUSICA NELL'ANIMA
Al confine tra estro e follia
Questa, pur essendo un’opera autobiografica, presenta nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti usati in modo fittizio. Ogni riferimento concreto a situazioni reali dipende da pura coincidenza.
Ai miei figli
Nadia e Luca
Introduzione
Avere un rapporto ravvicinato con la musica preclude la necessità di accettare, a volte a malincuore, i compromessi fra sé e tutti gli elementi che costituiscono questa realtà; l’appartenere alla musica o sentirsi un musicista, uno strumentista o un cantante, obbliga, talvolta, a convivere con situazioni e con persone che popolano questo vario mondo, questo indefinito apparato che invade, momento dopo momento, buona parte della nostra vita.
A differenza delle altre arti, dove il ruolo degli artisti è quasi rigidamente canalizzato e il loro numero è spesso ristretto e proporzionato alle parti richieste, nel campo musicale esso cresce a dismisura: non un pittore per una tela o un architetto per una chiesa; non un poeta per un sonetto o uno scultore per una statua!
La musica racchiude in sé un’interminabile schiera di strumentisti – dal suonatore amatoriale di grancassa al più raffinato violinista –, di cantanti solisti e di coristi, di teorici, musicologi, direttori, concertatori, insegnanti, arrangiatori, critici, compositori, copisti, trascrittori, editori... Una costellazione
che include, senza riserve, dal più umile al più spregiudicato e dal più stravagante al più meticoloso degli artisti.
Presentazione
Appunti, considerazioni, riflessioni di un compositore, ma primariamente di un uomo che sa esternare pensieri e sensazioni, scaturiti da estenuanti dubbi e infiniti interrogativi, o da momenti di rapita contemplazione o di sofferti ricordi.
Tutto ha lasciato un segno nell’animo di chi a quelle riflessioni e a quei ricordi ha saputo dar voce, grazie anche al dono di una scrittura scorrevole ed equilibrata, di uno stile semplice e chiaro che sa alternare dettagliate e puntigliose descrizioni a momenti di intima autobiografia, con la quale riesce ad arricchire e impreziosire un semplice testo e trasformarlo in pagine in cui sensibilità e umanità fanno da protagoniste e aprono il sipario di un palcoscenico che sa rappresentare e comunicare, a volte anche con sottile ironia, ciò che l’autore ha saputo cogliere, al di là del proprio sguardo e del proprio sentire.
Traspare, da queste poche pagine, la capacità di chi sa tenere insieme sguardo e ascolto, spazio e tempo e, in loro compagnia, scrivere una partitura su frammenti di vita reale e sognata. La vita dunque si porge come luogo di emozione, ricordo, sogno, luogo al quale l’artista-compositore ha saputo dar voce e nel quale riesce a condurci per poi portarci lontano.
CORRADINA BARBARINO
Docente di Lettere
Capitolo 1
L’incontro con la musica
Da bambino riconoscevo gli strumenti alla radio; almeno, da quello che i miei genitori mi hanno raccontato, ero in grado, già dall’età di quattro anni, di distinguere tanto il clarinetto dal sassofono, quanto il pianoforte dalla fisarmonica!
Probabilmente, in un ambiente diverso, in una zona del settentrione anziché dell’entroterra siciliano, avrei avuto la possibilità di coltivare l’arte sonora in modo più accurato. Tuttavia, anche se i miei interessi erano già orientati verso le attività sportive, non disdegnavo mai, anzi restavo estasiato dagl’imponenti accordi emessi dall’organo della chiesa principale del mio paese e seguivo con vivo interesse qualche ritmo di marcia eseguito dalla banda in occasione delle sagre paesane.
Ricordo, con rammarico, che il solo pensiero di esternare questa inclinazione ai miei coetanei mi avrebbe potuto causare un forte disagio, considerato che ai loro occhi sarebbe stato indice di virilità solo il gioco del calcio; d’altro canto ciò era pure comprensibile, considerato che qualsiasi attività che proponevo agli altri veniva derisa o contestata. Peraltro la normalità – anche se al limite della normalità – stava nel sentirsi rimproverare che qualsiasi attività era improduttiva perché avrebbe tolto braccia all’agricoltura
!
Credo che la mia famiglia non fosse destinata a vivere nel contesto socio-culturale in cui stava, infatti fui molto stimolato da essa: mio padre, suonatore di clarinetto, sperava tanto che io intraprendessi la strada del musicista ma ogni suo tentativo di coinvolgimento non veniva mai assecondato da me. Capii solo qualche tempo dopo quanto era stata grande la sua delusione! Anche mio nonno, il padre di mio padre, si complimentava spesso con me quando mi sentiva cantare e spesso sperava di convincermi a mettermi a studiare musica, però, come al solito, la mia ostinazione era tale da non ascoltare ciò che mi si diceva con garbo; e poi ero sempre più orientato a seguire le mie tendenze sportive.
Grazie ai molteplici eventi degli anni successivi, mi convinsi che i fatti non sempre sono aleatori ma che spesso richiedono una spiegazione logica. Così, dopo aver ascoltato la brillante esecuzione di un pianista in un programma televisivo, mi precipitai da mio padre, esortandolo a farmi studiare musica. Da quel preciso istante vidi i suoi occhi arricchirsi di una luce intensa e, senza farselo ripetere, si mobilitò affinché mi avviassi agli studi clarinettistici.
Le cose andarono come auspicato: proseguii regolarmente fino al Compimento Inferiore di clarinetto – che corrisponde al quinto anno – per poi cominciare a pensare al pianoforte, visto che nei miei progetti c’era quello di studiare Composizione!
Qualsiasi cosa trovassi dinnanzi a me, cercavo di simulare la tastiera e far finta di suonarla finché, un bel giorno, i miei genitori non capirono che era giunto il momento di acquistare un pianoforte: allora mio padre contattò telefonicamente un suo conoscente di un paese vicino che importava pezzi d’antiquariato dall’Inghilterra e, finalmente, a breve distanza di tempo, arrivò a casa nostra un pianoforte verticale di fine Ottocento.
Il mio desiderio era stato quasi realizzato: rimaneva soltanto che io prendessi lezioni di Lettura della Partitura e di Composizione. Chiedevo, mi documentavo ma mi sentivo rispondere sempre, con la massima semplicità, che per diventare compositori occorreva possedere doti innate, come l’orecchio interiore, un’ottima conoscenza dei timbri strumentali e una grande vena creativa! Assecondavo le parole dei miei interlocutori ma rimanevo titubante per l’assurdità del fatto che non esistesse un indirizzo accademico atto a formare un aspirante compositore. In realtà c’era... E c’è sempre stato!
Col passar del tempo, cominciai a intuire che tutto ciò che nel nord faceva parte della normalità, nel sud d’Italia era qualcosa di particolarmente straordinario. Forse sarà stata solo una coincidenza, ma spesso mi torna in mente le tante volte in cui volgevo lo sguardo verso monte Cammarata – o comunque nella direzione che indicava il nord – e mi sentivo avvolto da un desiderio irrefrenabile di cambiamento; mi sentivo proiettato verso la necessità di scoprire una dimensione nuova, di appartenere a una società sempre pronta a progredire e a favorire la crescita culturale di chi possedeva, almeno, una determinata dote artistica e tanta buona volontà! Milano, Torino, Bologna... Erano l’obiettivo da raggiungere, la soglia da varcare!
Ma il sogno è quasi sempre dissimile dalla pura realtà e svegliarsi da una situazione onirica, rendersi conto che una visione meditata per tanti anni contrasta con la verità delle cose, è assai più traumatico che vivere un incubo perché, in quest’ultimo caso, il risveglio regala almeno un senso di piacevole sollievo!
Ebbi modo, per via del servizio militare prima e per motivi di studio e di lavoro poi, di trasferirmi per periodi di differente durata in varie località settentrionali: l’ordine e la serietà, sia etica che professionale, il continuo ricorso alla trasparenza e la ricerca della perfezione mi hanno spinto sempre più a incanalarmi nella formazione d’idee delle popolazioni padane e allinearmi, gradualmente, al loro modo di vivere. Ma il calore affettivo? E la solidarietà? Aveva ancora senso, per me, rimanere ancorato ai rapporti umani, ai sapori e agli odori dell’area mediterranea a cui appartenevo e sempre apparterrò? Forse inizialmente non proprio, ma con il passar del tempo le cose cambiano e, come dicevano anche i miei predecessori, la maturazione arriva con il tempo
. Solo adesso vivo con inquietudine questa profonda assenza d’identità: per Bergamo resterò sempre terùn, per Agrigento, ormai, sono considerato pulintùni!
L’attività di docente