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Zaion e la profezia del crion tintinnante
Zaion e la profezia del crion tintinnante
Zaion e la profezia del crion tintinnante
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Zaion e la profezia del crion tintinnante

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In una notte come tante sulla Terra l'Imperatore Joseph cerca rifugio portando con se, in fasce, i futuri eredi al trono di Zaion. Il pianeta morente, logorato da una continua lotta per il potere, non può che affidarsi all'ultima speranza rimasta: l'esistenza di un'antica profezia. La stessa profezia che porta il suo simbolo marcato a pelle sul polso dei due bambini. Farli crescere in un luogo che ne ignora l'esistenza è l'unico modo per salvarli da un futuro incerto. Cresceranno inconsapevoli del loro destino domandandosi quotidianamente il perché delle stranezze che caratterizzano le giornate trascorse tra lo studio e le avventure in mezzo alla natura incontaminata. Il prolungato isolamento e il manifestarsi dei loro poteri di nascita li porterà a tentare di scoprire quanta più verità possibile sulle loro origini. L'incontro con un coetaneo mutante darà una svolta alle loro vite. Il manovratore d'acqua li condurrà al destino a cui non vorranno più sottrarsi.
LanguageItaliano
Release dateDec 13, 2013
ISBN9788868851330
Zaion e la profezia del crion tintinnante

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    Zaion e la profezia del crion tintinnante - Grasso Maria Luisa

    ZAION

    e la profezia del crion tintinnante

    di Grasso Maria Luisa

    Per Catherine e Cristina,

    che sono tutto il mio mondo.

    FUGA DA ZAION

    L'uomo comparve dal nulla tenendo tra le braccia due piccoli fagotti avvolti in pesanti copertine. Nonostante il buio la luce lunare, che filtrava tra i rami, ne avrebbe reso visibile a chiunque il colore: una rosa e l'altra blu.

    Appena ebbe fatto qualche passo dal punto in cui era comparso si voltò a controllare e il portale si richiuse alle sue spalle e al suo posto comparve un'enorme quercia. Si avviò lungo un sentiero seminascosto dalla vegetazione sapendo che alla fine di esso avrebbe trovato una piccola casa. Vi si era recato parecchi anni addietro con la ragazza che adesso era la sua compagna di vita, nonché Imperatrice della dimensione da cui era appena arrivato. Il pensiero di sua moglie al momento occupata a salvaguardare la vita della loro unica figlia, sopravvissuta miracolosamente ad un difficile parto gemellare avvenuto appena due ore prima, gli causò crampi allo stomaco. Gli avvenimenti recenti vorticavano nella sua mente così velocemente che lui stesso stentava a credere a ciò a cui erano andati incontro e alle decisioni che avevano dovuto prendere in così poco tempo ma che avrebbero potuto influenzare la vita di tutto il pianeta.            

    Cercò di affrettare il passo ma la neve che gli lambiva le gambe non glielo permise. Avrebbe dovuto sentire molto freddo ma non era così. Lo stato di agitazione  in cui si trovava e lo sforzo di farsi strada fra trenta centimetri di neve lo aiutarono a mantenere una buona temperatura e i bambini, così stretti a lui, non correvano rischi. Erano passati trent'anni dall'ultima volta che aveva percorso quel sentiero e a quei tempi Stefi lo precedeva sempre di qualche metro. Era sempre gioiosa e questo suo buon'umore riusciva ogni volta a contagiare tutti coloro che la circondavano.

    Quella volta era quasi mezzogiorno e si dirigevano a casa con un grande appetito. Faceva molto caldo perciò avevano trascorso la mattinata a pescare e fare il bagno nel laghetto poco distante. Era stata proprio lei a scegliere quel luogo sperduto tra le montagne. Era vicino a un piccolo parco nazionale situato nella punta di uno stivale: l'Italia.              

    Il giorno che decisero di trascorrere qualche tempo lontano dalla loro dimensione andarono a consultare la grande biblioteca del Palazzo Reale. Si informarono su tutte le terre conosciute e ne studiarono i territori. Poi quello straccetto di terra  immerso tra due enormi continenti attirò l'attenzione di Stefi che subito lo additò dicendo: « E' qui che voglio andare! ».

    Vollero scegliere il posto ideale e dopo un'attenta analisi e presa visione dei paesaggi migliori con laghi, fiumi e sentieri alberati, lei ridendo di gusto esclamò: « Qui, nella punta ».

    E così fù!.

    Il ricordo dei giorni che seguirono scaldarono il cuore di Joseph che adesso arrancava con più fatica sul tratto finale. Il sentiero voltava a destra e saliva leggermente. Adesso la fitta vegetazione aveva dato spazio ad una piccola pineta.

    Se la memoria non lo ingannava doveva mancare veramente poco.

    A distanza di due anni dal loro matrimonio sia Stefi che Joseph dovettero entrambi giurare fedeltà all'Impero di Zaion. Il che non voleva dire solo ricchezza e potere ma, sopra ogni cosa, responsabilità verso un pianeta consumato dallo sfruttamento delle risorse ambientali e portato quasi al collasso definitivo da secoli di cattiva gestione causata da alcuni membri della famiglia imperiale, i soli a possedere, per discendenza, poteri e capacità tali da piegare al loro volere la volontà di chiunque gli si opponesse.

    Essi accumularono negli ultimi trecento anni enormi ricchezze senza però curarsi da dove esse arrivassero e a chi o cosa fossero state strappate. La popolazione iniziò a fuggire da Zaion. Alcuni lo facevano, spendendo i pochi soldi rimastogli, comprando i favori di qualcuno a corte. Questi ultimi, pur essendo di sangue imperiale e quindi in possesso delle capacità necessarie per creare un portale con una dimensione vicina, non avevano rispetto per i legami familiari e a cuore la sorte di una popolazione che si stava decimando e continuavano ad arricchirsi a discapito dei poveri malcapitati. Molte persone si riunivano in compagnie di almeno venti o trenta persone e utilizzavano lo stesso portale.

    Capitava anche che questi stessi portali venissero creati da qualche servitore stretto dell'Imperatore che ovviamente, in quanto servo, non era un purosangue ma semplicemente un figlio illegittimo.

    I cosiddetti mezzifigli dovevano vivere a Palazzo, anche contro la loro volontà, servendo la famiglia imperiale in quanto erano la prova evidente della corruzione morale di chi invece avrebbe dovuto mettere la propria vita al servizio del popolo.

    Ovviamente capitava spesso che i portali creati dai mezzifigli, in possesso solo di poteri parziali, pur impiegando tutta la loro buona volontà per la salvezza di qualche familiare, non funzionassero a dovere e quindi conducessero i poveri malcapitati in dimensioni diverse da quelle prestabilite.

    Capitò, non di rado, che qualcuno oltrepassasse i portali rimettendoci un orecchio o qualche dito.

    Zaion e il suo popolo ebbero l'opportunità di risollevarsi dalle sorti che l'attendevano solo con l'avvento dell'imperatore Gordon, uomo deciso e ostinato.

    Lui capì che la grandezza dell'Imperatore era data dalla felicità del suo popolo. Gordon, come i suoi predecessori, aveva il potere di piegare al suo volere la volontà altrui. Si circondò dunque di persone che adesso avevano un unico obiettivo: salvare Zaion!. Gordon fece di questo scopo la missione della sua vita e fortunatamente la famiglia condivideva in pieno i suoi obiettivi  e lo sosteneva in ogni sua decisione. La sua unica spina nel fianco era una delle sue figlie, la gemella di Stefi, Vanisia.

    Lei non aveva niente dell'altruismo e gioia di vivere della sorella. Non amava condividere nulla anzi cercava sempre il modo per arrecare danno a chi le stava vicino. Il più delle volte lo faceva utilizzando il suo potere più grande ovvero conoscere paure e debolezze delle persone che le stavano a fianco dopo averle solamente sfiorate. Poteva di conseguenza usare le nuove informazioni per provocare, a volte, danni irreparabili ai poveri malcapitati che per qualche momento si sentivano come svuotati da tutte le energie e di conseguenza del tutto deboli e vulnerabili. Tutto ciò per suo unico divertimento. Tutte le attenzioni di Vanisia erano proiettate a trovare un modo per poter salire sul trono una volta che il padre avesse dovuto scegliere a chi delle due figlie lasciare il comando. Certo l'ammirazione che lei aveva sempre nutrito verso i suoi avi, che avevano immagazzinato ricchezze inimmaginabili a discapito del pianeta, e le varie volte in cui ne aveva lodato le gesta di fronte allo sguardo inorridito della sua famiglia non giocavano certo a suo favore.

    Gordon andò avanti negli anni con sempre maggiore determinazione ma tutti i suoi sforzi erano serviti a ben poco. Chi aveva il potere di individuare animali feriti o in fin di vita li aveva aiutati a guarire...ma una volta rimessi in libertà il loro destino era comunque incerto. Le creature in via di estinzione furono salvate dalla loro sorte ma non riuscivano più a riprodursi come allo stato brado. Chi aveva il potere di creare fortissimi venti era stato mandato in soccorso degli agricoltori perché lo spesso strato di agenti inquinanti, che aleggiava negli strati più alti dell'atmosfera, impediva all'acqua di evaporare e di conseguenza le piogge utili all'agricoltura erano ormai cosa rarissima.

    Gli spazzacieli, così vennero soprannominati dalla popolazione, essendo soltanto in cinque erano costretti a viaggiare di paese in paese sostandovi il tempo necessario da poter garantire almeno un raccolto...ma tutto ciò non era comunque sufficiente a risolvere il problema.

    Le uniche due donne, Nali e Geri, che avevano il dono di poter attirare a se gli oggetti, ovunque essi si trovassero, erano le più impegnate di tutti perché dovettero ripulire mari e montagne da ogni fonte di contaminazione ma ormai le acque e le terre erano quasi irrimediabilmente inquinate.

    Gli zaioniani stavano dando fondo a tutte le loro energie. Chi aveva poteri straordinari si metteva dunque al servizio del prossimo e chi non ne aveva si armava di buona volontà e faceva tutto ciò che gli era possibile. Tutta questa collaborazione aveva se non altro rianimato i rapporti tra le varie persone e fatto rinascere nuova fiducia verso la famiglia Imperiale, i Saviani.

    Molti fuggitivi erano tornati ai loro possedimenti o ciò che ne era rimasto. In fin dei conti non avevano mai perso la speranza di poter tornare. Loro sapevano che c'era ancora tantissimo da fare e che tutti gli sforzi impiegati non avrebbero necessariamente scongiurato un nuovo e definitivo allontanamento da Zaion ma per il momento volevano dare il loro contributo.

    Un giorno Gordon fu informato, con suo grande rammarico, che la miniera di Gandios si era esaurita e che le riserve di Crion erano terminate. Le ultime due gemme gli vennero infatti consegnate all'interno di uno scrigno.

    Il Crion era un minerale rarissimo dalle grandi proprietà. Esso, una volta polverizzato e diluito, veniva dato agli ammalati gravi che quindi guarivano all'istante. Sparso sui terreni arati rendeva i raccolti dieci volte più abbondanti. Gettato nei mari, dopo qualche giorno, permetteva ai pescatori di issare reti cariche di pesce.  Tutte queste migliorie si ottenevano senza danno a niente o nessuno e per tale motivo Gordon non volle arrendersi facilmente e chiese a Geri e Nali di tentare con i loro poteri di estrarre dell'altro Crion dal fondo della miniera.

    Tutti i loro sforzi però furono inutili e la terribile notizia si diffuse velocemente su tutta Zaion. Sentimenti come delusione, frustrazione e resa serpeggiarono tra le genti prospettando, per il prossimo futuro, scenari per niente rosei.

    Gordon quindi iniziò ad aggirarsi per le stanze del Palazzo come un'animale in gabbia. Non voleva arrendersi al fatto che tutte le energie spese sino a quel momento in realtà fossero solo state una perdita di tempo. Per giorni si chiuse in un ostinato silenzio e cercò di evitare chiunque. Stefi era l'unica che riusciva a strappargli un sorriso e lui si rattristava scorgendo la preoccupazione nell'espressione di falso ottimismo scolpita sul viso della figlia.

    Stefi, ogni giorno che passava, era sempre più preoccupata per lui. In tutti quegli anni lo aveva visto darsi tanto da fare per lasciare in eredità a lei e a tutti i bambini di Zaion un mondo migliore in cui crescere.  Adesso lo vedeva stanco, le rughe sul suo viso erano più evidenti e le spalle gli si erano leggermente incurvate. Purtroppo il peso degli anni iniziava a farsi notare.

    Ma l'aspetto fisico allarmava Stefi non più dell'atteggiamento assunto dal padre negli ultimi giorni: il prolungato silenzio, il farsi negare da chiunque e quell'aria perennemente corrucciata come se si stesse lambiccando il cervello per trovare una soluzione ad un enigma. A tutto ciò c'era da aggiungere che il padre non faceva che leggere e rileggere continuamente lo stesso manoscritto portandoselo dietro ovunque.

    Stefi decise di chiedere aiuto ai Medicanti. Loro, essendo di famiglia possedevano il potere, solo avvicinandosi all'interessato, di scoprire se soffrisse di un qualunque problema fisico o mentale ma ovviamente suo padre li teneva a debita distanza.

    Quel manoscritto ossessionava Gordon da parecchio tempo ma solo adesso capiva quanto era necessario saperne di più. Dal momento in cui era stato informato dell'esaurimento del Crion aveva inviato suoi uomini fidati ai quattro angoli di Zaion alla ricerca di nuove informazioni o qualunque altra cosa fosse stata utile per risolvere l'enigma di quella che sarebbe potuta essere la loro unica ancora di salvezza, la profezia.

    Quelle parole si rincorrevano nella sua mente di giorno e prendevano vita nei suoi sogni la notte. Cercava costantemente di capirne il significato e non faceva che stringere forte in mano per tutto il tempo il manoscritto, come se questo contatto gli potesse dare una chance in più di arrivare alla soluzione.

    In una mattinata particolarmente assolata si ritrovò a camminare nel parco antistante il Palazzo.

    Si sedette sull'erba morbida e il contatto con il terreno ebbe quasi un effetto calmante sulla sua mente stanca. Si rigirò il manoscritto tra le mani pensando a quanti prima di lui ne avessero sfogliato le pagine. Infatti la rilegatura in cuoio e gli angoli malconci mostravano i segni del tempo. Era il manoscritto di famiglia ed in quanto tale vi era narrata la storia dei suoi avi e le gesta che avevano compiuto. Era pieno di nomi di eroi conosciuti in tutta Zaion ma anche di uomini temuti e odiati. In ogni caso tutta la sua attenzione veniva irrimediabilmente rapita dalla profezia che si trovava nell'ultima pagina e che recitava così:

    Un inconsapevole eroe guiderà le parti

    la cui unione sarà la cura ad ogni male.

    Il Crion tintinnante è la chiave di svolta.

    Il simbolo di Zaion indicherà la strada.

    Ogni volta che la leggeva gli sembrava di cogliere nuovi significati. Eppure non ne era ancora venuto a capo.

    Per quanto riguardava l'eroe la profezia non dava a capire se si trattasse di uno zaioniano o uno straniero ma questo particolare non lo preoccupava perché il suo ruolo era senz'altro quello di portare una soluzione all'enorme problema che stavano attraversando. Gordon era però convinto che, se l'eroe era inconsapevole del destino che lo attendeva, il suo aiuto avrebbe potuto essergli essenziale. Voleva dunque risolvere l'enigma del Crion tintinnante e del simbolo di Zaion che avrebbe indicato la strada in modo da poter, se possibile, abbreviare i tempi di realizzazione della profezia. Ovviamente Gordon sapeva che le ultime due gemme di Crion erano  al sicuro nelle sue camere e ciò gli dava la certezza che prima o poi avrebbe incontrato personalmente l'eroe.

    L'incontro però, per quanto lo riguardava, avrebbe anche potuto attendere perché un problema più grande era sorto. Per quanto si sentisse immensamente fortunato a possedere le due gemme si accorse che purtroppo non producevano alcun suono. Aveva tentato di tutto pur di ottenere il minimo rumore ma neanche colpendole con altri tipi di metalli aveva ottenuto risultati.

    Giunse alla conclusione che forse solo l'eroe aveva la conoscenza o il potere speciale per far tintinnare il Crion.

    Arreso davanti all'evidenza si consolò in parte sapendo che avrebbe potuto tenere al sicuro le due gemme.

    Volse dunque la sua attenzione al simbolo di Zaion che avrebbe dovuto indicare la strada. Quel simbolo era ovviamente dappertutto a partire dalle facciate degli edifici, passando per monete e gioielli, proseguendo con i libri e finendo con bandiere e stendardi. Gordon, avendolo osservato con più attenzione in quei mesi spesso si trovò a chiedersi per quale motivo la grandezza di Zaion dovesse essere rappresentata da un fiore capovolto ma non seppe darsi risposta e più passava il tempo e più si sentiva in un vicolo cieco. Si domandò quanto tempo avrebbe impiegato per risolvere tutti questi interrogativi e solo quando fu vecchio e ammalato capì che non avrebbe mai visto con i suoi occhi il realizzarsi di quella predizione.

    Quando l'Imperatore capì che il suo  tempo stava per scadere volle parlare con Stefi per metterla a conoscenza di tutte le informazioni in suo possesso e solo alla fine le consegnò il manoscritto di famiglia e lo scrigno che aveva così gelosamente custodito per tutto quel tempo. Le chiese di non perdere le speranze e le augurò di ottenere risultati migliori dei suoi. La mise in guardia dal temperamento e cattivo carattere della sorella. A parer suo la sua ambizione non conosceva limiti. Tutti sapevano che da tempo ormai Vanisia tramava qualcosa ma, occupati com'erano stati, non se ne preoccuparono molto. Lei si disinteressava a tutto ciò che non potesse trarle benefici ma finché non creava fastidi decisero di ignorarla. Gli zaioniani sapevano che il buon vecchio Imperatore Gordon avrebbe scelto Stefi come suo successore. Qualunque altra persona sarebbe stata facilmente eliminabile per Vanisia. Di certo non avrebbe avuto paura di sporcarsi le mani con un omicidio ma non avrebbe osato fare del male a sua sorella gemella perché questo avrebbe provocato la sua stessa fine. Come tutti gli altri gemelli di Zaion infatti erano unite sia nella vita che nella morte.

    Stefi ascoltò attentamente ciò che Gordon aveva da dirle. Le informazioni che aveva appena ricevuto la inondarono di nuova speranza ma il ritrovato buon umore durò ben poco, spazzato via da un colpo di tosse del padre. Aveva un pessimo aspetto e il pensiero di perderlo le fece tremare le gambe.

    Si sedette al suo fianco. Gordon stava per assopirsi e lei gli strinse la mano. Lui fece altrettanto senza con ciò aprire gli occhi. Non c'era bisogno che gli dicesse quanto lo amava perchè lui lo sapeva già e la ricambiava appieno. Era sempre stato così tra loro nessuna parola affettuosa ma tantissimi gesti significativi.

    Gli occhi le si riempirono di lacrime al ricordo dei fantastici momenti passati assieme finché il suo sguardo non fu rapito dallo scrigno. Con delicatezza lasciò andare la mano del padre e una volta afferratolo lo portò a sé. Non aveva bisogno di aprirlo per sapere cosa aspettarsi ma lo fece comunque. Dentro c'era una gemma di Crion. Una soltanto. Ma lei non si stupì perché in realtà sapeva perfettamente chi aveva preso l'altra.

    L'ALTRA GEMMA

    Stefi ormai aveva vent'anni ed era diventata, come tutti avevano previsto, una splendida ragazza che, a differenza dei suoi coetanei, era consapevole di non poter perdere tempo a divertirsi spensieratamente giorno dopo giorno dimenticando gli impegni che l'attendevano.

    Suo padre l'aveva già informata che avrebbe dovuto succedergli quindi ora non rimaneva che mettere al corrente tutta Zaion.

    Volle occuparsi lei dell'organizzazione della cerimonia di incoronazione e non perché la interessassero le frivolezze come gli addobbi o l'intrattenimento ma pretendeva che la sicurezza fosse ineccepibile. Era sicura che sua sorella non avrebbe preso bene la scelta del padre anche se non capiva come potesse aspettarsi una decisione diversa.

    Una notte si era destata improvvisamente da un sonno stranamente agitato, come poche volte le era successo, ma lei sapeva cosa questo volesse dire e quindi, come le volte precedenti, si fece guidare da una mano invisibile.

    Scese dal letto e indossò una morbida vestaglia. Fece per prendere le pantofole ma queste furono spinte via da una forza indipendente alla sua volontà. Stefi capì che avrebbe camminato a piedi nudi per non fare rumore quindi uscì dalla camera e fu dolcemente spinta in fondo al corridoio e poi su per le scale.

    Si chiese perché avrebbe dovuto andare da suo padre, considerato che le stanze superiori appartenevano solo a lui, ma una volta giunta di fronte alla sua camera fu nuovamente sospinta oltre sino alla zona che tutti chiamavano: spazio inaccessibile.

    Era l'unica stanza che solo Gordon aveva il diritto di usare. Nessuno aveva mai osato andare contro il volere dell'Imperatore e quindi Stefì indugiò sul da farsi.

    Poi la maniglia si abbassò e la porta si aprì. Stefi capì che ormai non poteva far altro che entrare e così fece.

    Una volta dentro impiegò qualche secondo per capire cosa stesse guardando esattamente. Nonostante fosse notte inoltrata aveva camminato con sicurezza nel corridoio, perché il chiarore delle lune attraverso la fila di vetrate permetteva di non urtare bauli o armature, ma dentro quella stanza la poca luce che giungeva dall'unica finestra le consentì inizialmente di vedere appena al di là del suo naso. Comunque non perse tempo e iniziò a procedere tentoni e dopo pochi minuti iniziò a distinguere qualcosa. Vide alte colonne di marmo disposte a semicerchio fra il centro della camera, in cui si trovava un'enorme scrivania, ed il perimetro della stanza.

    Cercò di cogliere qualche particolare in più ma dei passi provenienti dal corridoio la fecero sussultare. Non attese oltre e andò a nascondersi dietro una colonna cercando di fare il minimo rumore, anche se il cuore le batteva così veloce nel petto che le sembrava di avere al suo posto un enorme tamburo che tutti nel Palazzo avrebbero sentito. Chiuse gli occhi e cercò di calmarsi. Nel frattempo qualcuno aveva preso posto alla sedia della scrivania. Qualcosa scattò dentro di lei. Nessuno avrebbe dovuto toccare ciò che era di esclusiva proprietà di suo padre!.

    Prese coraggio e decise di sbirciare. Da quella posizione chiunque si fosse accomodato alla scrivania non poteva vederla in quanto lei gli stava quasi alle spalle, per cui era fuori dal campo visivo dell'intruso. La persona aprì un cassetto da cui estrasse un libro e una chiave. Per prima cosa sfogliò il libro soffermandosi, di tanto in tanto, su qualche pagina in particolare finché non arrivò all'ultima quella che, evidentemente, lo interessava perché passarono un paio di minuti prima che si decidesse a richiuderlo.

    A quel punto utilizzò la chiave per aprire uno scrigno che gli si trovava davanti. Ne estrasse qualcosa che si infilò sotto il mantello. Poi molto rapidamente sistemò il tutto così come era prima del suo arrivo. Quando l'uomo si rialzò il cappuccio gli scivolò sulle spalle lasciando scoperta una fluente chioma.

    Allo stesso tempo la donna, perché ormai Stefi era sicura che lo fosse, emise un sogghigno soffocato. Il sangue le si gelò nelle vene. Fino a quel momento aveva creduto che si trattasse di un uomo ma ora sapeva che in realtà l'intruso altri non era che… sua sorella!.

    Vanisia lasciò la stanza richiudendosi la porta alle spalle e solo quando fu a debita distanza Stefi, che si poggiava alla colonna con le gambe tremanti, si lasciò scivolare fino a sedere in terra.

    Non sapeva cosa pensare ma di certo adesso capiva perché suo padre tre giorni prima fosse svenuto. Qualche momento dopo che Vanisia lo ebbe stranamente abbracciato per dimostrargli, come disse lei stessa, che anche lei lo amava. In realtà lo aveva fatto solamente per estorcergli le informazioni che suo padre con lei non avrebbe mai condiviso spontaneamente. Questo spiegava anche il suo modo disinvolto di muoversi in quella stanza. Vanisia sapeva perfettamente dove e cosa cercare. Stefi non dovette attendere molto per sapere qualcosa in più di quel libro o dello scrigno perché fu suo padre, due giorni dopo, a consegnarglieli personalmente con le dovute spiegazioni ma ovviamente lui non sapeva che una gemma gli era stata sottratta e lei, per non creargli ulteriori sofferenze, decise di non raccontargli nulla.

    Dopo aver visto Vanisia rubare la gemma di Crion Stefi decise che la sorella andava a tutti i costi sorvegliata.

    Incaricò alcuni uomini a lei fedeli di seguire con discrezione ogni suo movimento e di informarla su ogni stranezza che avesse compiuto.

    Le notizie che ricevette non la confortarono. Sua sorella, infatti, si recava  quotidianamente in un'antica valle ormai disboscata, molto lontana dai centri abitati, e qui, a quanto le era stato riferito, si esercitava a rafforzare il suo nuovo potere.

    Sollevando la mano destra creava potentissime onde d'urto che spazzavano lontano tutto ciò che le si trovava davanti.

    Stefi non sapeva quali fossero le intenzioni della sorella ma adesso, mentre impartiva ordini su come avrebbero dovuto schierarsi gli uomini della sicurezza il giorno dell'incoronazione, pensava che se Vanisia avesse voluto creare problemi quasi certamente tutti i suoi sforzi sarebbero serviti a ben poco.

    Quando il fatidico giorno arrivò il Palazzo appariva come un vespaio. Erano tutti così concentrati e attenti ai minimi particolari che correvano avanti e indietro urtandosi e scusandosi al contempo. A breve la Sala Grande sarebbe stata gremita di gente proveniente da tutti i Continenti e per garantire a tutti i presenti un'ottima visuale era stato deciso di trasmettere le immagini dell'incoronazione in maxi ologrammi proiettati sul fondo della sala. La stessa cosa sarebbe stata fatta nell'immensa piazza antistante il Palazzo e nelle vie che lo circondavano perché era stato stimato un grande afflusso di zaioniani.

    Quando fu mezzogiorno il vociare della moltitudine di uomini e donne si placò. La musica annunciò l'arrivo dell'Imperatore che fu accompagnato sul trono da due medicanti in alta uniforme perché sfortunatamente era troppo debole per farlo da solo.

    Lo seguivano Stefi con il futuro marito Joseph e a seguire tutti i Saviani che abitavano a Palazzo.

    Durante il loro lento incedere attraverso l'immensa e ammutolita sala tutti facevano inchini e reverenze finchè poi all'improvviso si levò un Oooooooohhhh di stupore che sembrò spaccare in due quel silenzio e le poche teste che ancora non guardavano in alto si levarono.

    Lingue di fuoco erano apparse ovunque ad un metro dalle volte, a circa venti metri dal suolo, che vorticando e attorcigliandosi su se stesse rilucevano di vari colori per poi dissolversi nel nulla.

    Allo stesso modo si videro voli di stormi che si inseguivano da un lato all'altro della sala e branchi di animali che vagavano senza una meta precisa. Infine fu la volta degli animali acquatici che nuotando armoniosamente davano l'impressione che danzassero. Era fantastico notare come fossero nitidi i loro colori eppure, allo stesso tempo, così trasparenti da lasciar scorgere volte e capitelli. Tutti i bambini li additavano divertiti ed entusiasti. Molti uomini diedero un colpo d'intesa al vicino mimando il gesto di abbatterne qualcuno. In generale lo spettacolo organizzato stava ottenendo il successo sperato ma questo non diminuiva in alcun modo l'ansia di Stefi che non riusciva a spiegarsi l'assenza di Vanisia.

    Tutti avevano notato il vuoto lasciato da Vanisia alla sinistra dell'Imperatore e giustificarono il fatto pensando che lei non condividesse la scelta del padre.

    Joseph lesse la preoccupazione sul volto di Stefi e le strinse ulteriormente la mano nel tentativo di infonderle un po' di tranquillità. In fin dei conti quello era il suo giorno e si era data molto da fare affinché tutti potessero essere al sicuro se le cose avessero preso una brutta piega.

    La cerimonia iniziò con i classici riti e procedette senza intoppi per oltre un'ora e finalmente giunse il momento culminante in cui  Stefi andò ad inginocchiarsi di fianco al padre.

    Gordon si alzò con enorme fatica e si voltò verso di lei. Con movimenti lenti ma risoluti si tolse la corona e la tenne sospesa sulla testa di Stefi.

    Lei chinò il capo e attese.

    La corona scese decisa ma non vi si posò mai.

    Una risata agghiacciante squarciò l'aria e tutte le teste si volsero verso il grande portone che affacciava sulla piazza gremita di gente. Adesso tutti si erano scostati per far passare l'ultima arrivata.

    Vanisia era ferma tra i due battenti e dal suo aspetto si poteva dedurre che doveva essere stata vittima di un terribile incidente. Le vesti erano sporche e con molti squarci. La fronte e le braccia e sanguinavano copiosamente. Nel complesso faceva ribrezzo ma in realtà fu il suo sguardo carico d'odio ad incutere ancora più timore.

    Quando parlò la voce roca uscì dalla sua bocca come fosse stata amplificata cento volte e molti dovettero portarsi le mani a coprire le orecchie. Tutti poterono sentirla sino alle vie più lontane e meno affollate. Le stesse che si svuotarono per prime quando la gente iniziò a scappare in preda al panico.

    « Sporchi traditori... Io sono l'erede nata per prima e quella corona dovrebbe essere mia. Vi pentirete tutti di questa scelta e nessuno avrà mai pace. Zaion sarà mio... dovessi impiegarci tutta la vita! ».

    Poi alzò la mano dritta di fronte a sé. La folla era nel panico e si spintonava nel tentativo di trovare un'altra via d'uscita ma l'unico risultato che ottennero fu quello di ferire e schiacciare coloro che si muovevano più lentamente. Le urla erano assordanti e gli uomini della sicurezza non riuscivano ad aprirsi un varco tra la folla impazzita.

    Stefi capì subito cosa stava per succedere e cercò di muoversi il più velocemente possibile. Con uno scatto si mise in piedi e si lanciò tra le persone andando incontro alla sorella e la sala, che già era di dimensioni enormi, le sembrò non finire mai.

    Vanisia non avrebbe attaccato la folla se lei si fosse messa in mezzo. In pochi secondi riuscì a coprire metà della distanza ma non era ancora sufficiente.

    Joseph corse in suo aiuto. Inizialmente fu colto alla sprovvista ma impiegò una frazione di secondo a capire quali erano le sue intenzioni quindi le corse dietro e quando Stefi rimase bloccata a metà strada dalla calca di gente lui le passò davanti e iniziò a farsi largo sfruttando tutta la sua forza fisica. Se alla fine fosse stato necessario le avrebbe fatto da scudo con il suo stesso corpo ma se, al contrario, tutto fosse andato bene allora non sarebbe stato necessario.

    Vanisia era concentratissima a fare del suo meglio e, da come aveva appena scoperto, tutte quelle urla di terrore, di cui lei stessa era stata artefice, le fecero dimenticare il dolore per le ferite che si era causata. Anzi godeva nel vedere il caos che era stata capace di innescare Finito di compiacersi riaprì gli occhi pronta a colpire. L'energia le attraversò il corpo e percorrendo il braccio si proiettò alla mano. Solo in quell'istante però si accorse che tra i volti di fronte a lei c'era anche quello di sua sorella. Ebbe meno di un secondo per  sollevare il braccio. L'onda d'urto colpì le volte del tetto con tanta violenza che pietra e calcestruzzo caddero sulle persone sottostanti. Un urlo di rabbia scaturì dalla gola di Vanisia che non aveva potuto mietere tutte le vittime che si era prefissata ma non si scoraggiò e pensò che avrebbe potuto fare anche di meglio quindi guardò suo padre fisso negli occhi.

    Lui, che ancora reggeva in mano la corona, capì immediatamente le sue intenzioni ma non ne fu meravigliato. Ordinò alle guardie intorno a lui di allontanarsi e non appena eseguirono l'ordine, coscienti di ciò che stava per accadere ma costretti ad obbedire, videro l'Imperatore assumere la posa di un guerriero fiero che guarda in faccia il suo destino. L'onda d'urto lo colpì in pieno petto e lo sollevò da terra mandandolo a sbattere contro la parete alle sue spalle.

    Cadde in terra e lì rimase.

    Stefi non poteva credere ai propri occhi. Distolse a stento gli occhi dal corpo inerme del padre per posarli nuovamente sulla sorella. Vanisia la guardò con aria trionfante e disse « Tornerò cara sorellina e allora ... sarà per rimanere! ».

    Dopodiché si voltò e zoppicando scomparve tra la folla.

    Il giorno della cerimonia si concluse con un conteggio di ventitré morti e settantasei feriti di cui undici molto gravi. Tra di essi era incluso l'Imperatore Gordon che ormai faticava anche a respirare. Stefi che gli stava seduta accanto non si dava pace per come erano andate le cose. Era furiosa con gli uomini della guardia, che assecondando i voleri del padre lo avevano lasciato esposto all'aggressività di Vanisia, ma al contempo non poteva biasimarli perché ovviamente erano stati soggiogati dal suo potere e non avrebbero potuto opporsi neanche volendo.

    Tre medicanti entrarono nella camera a controllare la situazione che, intuirono subito, era rimasta invariata. In seguito si consultarono e uno di loro si allontanò per conferire con Stefi.    La guardò desolato.

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