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Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei: I piani del francese di Telecom Italia che si intrecciano con Renzi per la banda larga e con Berlusconi per Mediaset
Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei: I piani del francese di Telecom Italia che si intrecciano con Renzi per la banda larga e con Berlusconi per Mediaset
Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei: I piani del francese di Telecom Italia che si intrecciano con Renzi per la banda larga e con Berlusconi per Mediaset
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Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei: I piani del francese di Telecom Italia che si intrecciano con Renzi per la banda larga e con Berlusconi per Mediaset

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Vincent Bolloré è il socio più importante di Telecom Italia. Ma chi è il finanziere bretone che da anni investe in Italia e quali sono i suoi progetti? La domanda è d’obbligo nel momento in cui il governo Renzi sta sostenendo un ampio progetto per diffondere la banda larga nel Paese e le aziende media-telecomunicazioni stanno affrontando una delicata fase di consolidamento.

Ripercorrendo la vita del finanziere bretone, l’autore traccia tre ipotesi di lavoro in cui è evidente che il destino di Vivendi, società presieduta da Bolloré, quello della Mediaset di Silvio Berlusconi e quello di Telecom Italia sono destinati ad intrecciarsi con un impatto sullo sviluppo della banda larga e sul futuro dei media. In Italia e anche nel resto d’Europa.

Il primo saggio in lingua italiana sul nuovo re dei media del vecchio continente.
LanguageItaliano
PublishergoWare
Release dateJun 15, 2015
ISBN9788867973705
Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei: I piani del francese di Telecom Italia che si intrecciano con Renzi per la banda larga e con Berlusconi per Mediaset

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    Vincent Bolloré, il nuovo re dei media europei - Fiorina Capozzi

    © goWare 2015, Firenze, prima edizione digitale

    In collaborazione con Key4biz, il quotidiano online sulla digital economy e la cultura del futuro.

    ISBN 978-88-6797-370-5

    Copertina: Lorenzo Puliti

    Sviluppo ePub: Elisa Baglioni

    goWare è una startup fiorentina specializzata in digital publishing

    Fateci avere i vostri commenti a: info@goware-apps.it

    Blogger e giornalisti possono richiedere una copia saggio a Maria Ranieri: mari@goware-apps.com

    Made in Florence on a Mac

    L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti dei brani riprodotti nel presente volume.

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    Presentazione

    Vincent Bolloré è il socio più importante di Telecom Italia. Ma chi è il finanziere bretone che da anni investe in Italia e quali sono i suoi progetti? La domanda è d’obbligo nel momento in cui il governo Renzi sta sostenendo un ampio progetto per diffondere la banda larga nel Paese e le aziende media-telecomunicazioni stanno affrontando una delicata fase di consolidamento. Ripercorrendo la vita del finanziere bretone, l’autore traccia tre ipotesi di lavoro in cui è evidente che il destino di Vivendi, società presieduta da Bolloré, quello della Mediaset di Silvio Berlusconi e quello di Telecom Italia sono destinati ad intrecciarsi con un impatto sullo sviluppo della banda larga e sul futuro dei media. In Italia e anche nel resto d’Europa. Il primo saggio in lingua italiana sul nuovo re dei media del vecchio continente.

    * * *

    Fiorina Capozzi è una giornalista economico-finanziaria che lavora fra Milano, Parigi e Roma. Ha trascorso un decennio in Francia, dove ha ricoperto anche l’incarico di segretario generale della Camera di Commercio Italiana a Parigi. Ha iniziato la sua carriera a Il Mattino di Napoli negli anni Novanta. Dopo gli studi in economia, è entrata a far parte della redazione di Milano Finanza e poi di Finanza & Mercati. Ha lavorato per Il Mondo (Rcs) e per Radiocor-IlSole24ore. Appassionata di geopolitica, ha frequentato il master per inviati in aree di crisi della Fondazione Maria Grazia Cutuli. Oggi collabora con "ilfattoquotidiano.it".

    Introduzione

    Vincent Bolloré è al centro della rivoluzione media e telecom in corso in Europa. Bollo per gli amici è candidato ad essere l’ago della bilancia nella partita per il riassetto delle più grandi aziende del mondo della comunicazione e della produzione video del vecchio continente. Con un ruolo da protagonista in Italia dove, il gigante francese dei media e della telefonia, Vivendi, di cui Bolloré è presidente e primo azionista, diventerà il principale socio di Telecom Italia, la vecchia Sip privatizzata negli anni ’90 da Romano Prodi.

    Telecom Italia non è un’azienda come le altre perché al suo interno custodisce la capillare rete in rame che consente agli italiani di comunicare ed è considerata da diversi esperti come un tassello essenziale per lo sviluppo della banda larga in Italia. Ecco perché in tempi recenti la società di telecomunicazioni ha attirato l’attenzione di grandi investitori internazionali come il fondo americano BlackRock e la Bank of China.

    Bolloré conosce bene il dossier Telecom Italia perché da tempo investe in Italia. Nel 2001, correndo in aiuto del suo mentore, il banchiere Antoine Bernheim, ha conquistato una poltrona nel consiglio di amministrazione di Mediobanca, istituto di credito finora socio e regista dei riassetti azionari di Telecom Italia. In Piazzetta Cuccia, di cui in Francia si dice Bolloré sia arrivato a possedere fino al 25%[1], l’industriale bretone ha sempre avuto un amico al suo fianco: il finanziere franco tunisino Tarak Ben Ammar, recentemente diventato suo rappresentante nel consiglio di sorveglianza di Vivendi. Tarak è però anche uomo di fiducia di Silvio Berlusconi ed è stato in più occasioni suo socio in affari.

    Come spesso accade nella finanza, le vecchie amicizie fra Milano e Parigi tornano ora ad intrecciarsi attorno a nuovi interessi all’interno di una eccezionale fase di convergenza dei media e delle telecomunicazioni in cui Bolloré vuole essere deus ex machina con l’ambizione di diventare il Rupert Murdoch[2] del vecchio continente. Ha molti interessi in comune con Silvio Berlusconi... gli ho chiesto una volta quando seduti di fronte sul suo jet Falcon rientravamo da una trasferta in Bretagna nei luoghi in cui l’azienda di famiglia è nata. Si, è vero mi ha risposto spostando lo sguardo sul panorama e l’argomento sul tremendo meteo bretone. Non ho insistito, sarebbe stato inutile[3]. A volte, del resto, il silenzio può dire molto. Soprattutto da parte di un uomo che non si tira mai indietro davanti alle domande della stampa e che non ha mai fatto mistero delle sue aspirazioni nei media e nelle telecom francesi, coltivando un ambizioso progetto da oltre un decennio.

    Nella mia esperienza da giornalista[4] a Parigi ho avuto modo di affrontare spesso con lui l’argomento dello sviluppo delle attività di comunicazione del gruppo Bolloré. Quando pensa che il suo nuovo polo media possa diventare più europeo? Credo di averglielo chiesto almeno una decina di volte. Ad ogni buona occasione tornavo sul tema: Innanzitutto ci consolidiamo in Francia, ma poi è certo che non è possibile immaginare una realtà imprenditoriale nell’editoria che non sia parte dell’Europa.

    Correva l’anno 2004. Il gruppo media Rcs, sotto la gestione dell’attuale capo di Vodafone, Vittorio Colao, era in corsa per conquistare l’editore francese Editis. L’operazione, poi sfumata, avrebbe creato il secondo polo europeo dell’editoria dopo Pearson, proprietario del Financial Times. Poco più tardi[5] l’azienda proprietaria del Corriere della Sera e di El Mundo avrebbe dovuto in realtà fare i conti con un pesante riassetto dell’azionariato: l’immobiliarista Stefano Ricucci, dopo aver rastrellato titoli Rcs, fu obbligato a venderli sulla scia di difficoltà giudiziarie e finanziarie. In prima linea per accaparrarsi la quota messa in vendita da Ricucci c’era l’editore francese Lagardère, ma alla fine l’operazione non andò in porto e a rafforzarsi nel gruppo di via Solferino furono prima le banche italiane e poi la Fiat di John Elkann.

    L’intero capitolo Rcs fu la dimostrazione dell’attenzione dell’industria editoriale francese per il mercato italiano. Bolloré però fu costretto ad osservare l’intera partita dalla finestra del salotto buono di Mediobanca: per l’industriale bretone non era ancora arrivato il momento per tentare il colpo grosso. Intanto in Francia il finanziere aveva appena avviato il progetto per la costruzione, passo dopo passo, del suo impero media che, a distanza di un decennio, non è più così piccolo: nel suo portafoglio ci sono pezzi da novanta come il colosso media e telecomunicazioni francese Vivendi, ma anche una quota importante del gruppo della pubblicità e delle comunicazioni Havas. Oggi Bolloré è abbastanza forte per muovere la campagna d’Italia nei media e non solo[6]. Iniziando, manco a dirlo, da Telecom Italia. Le difficoltà legate alla delicatezza del dossier, del resto, non lo spaventano. Basti pensare che la sua personale storia imprenditoriale nasce da un inganno che gli permette di mettere le mani sull’impero di famiglia, ormai sull’orlo del collasso. E prosegue con una serie di colpi finanziari e industriali che gli consentono di cumulare un patrimonio da 6,7 miliardi di dollari[7], cifra non lontana dai 7,4 miliardi di dollari di ricchezza di Silvio Berlusconi. Somme da capogiro che piazzano i due imprenditori nella ristretta cerchia dei duecento uomini più ricchi del mondo.


    1 Attualmente, secondo il bilancio 2014 della cassaforte

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