Le nostre prigioni
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Fedele, ostinata, onesta, sognatrice. Poi, lui esce di prigione, e la realtà emerge, prosaica: l’amore non c’è più, il sogno romantico coltivato per anni è finito. Ma rimane l’amore che c’è stato, quello non si cancella. E, se si è amato una volta, si tornerà di certo ad amare ancora. Una storia vera, raccontata come un romanzo.
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Le nostre prigioni - Maristella Bertero
Maristella Bertero
Le nostre prigioni
EEE-book
Maristella Bertero, Le nostre prigioni
© Maristella Bertero
Seconda edizione: agosto 2013
ISBN: 9788866901464
Edizioni Esordienti E-book
Tutti i diritti riservati, per tutti i Paesi.
Copertina: foto © di Maristella Bertero
Ieri io ero uno dei più felici mortali del mondo: oggi non ho più alcuna delle dolcezze che confortavano la mia vita, non più libertà, non più consorzio d’amici, non più speranze!
Silvio Pellico, Le mie prigioni
Carcere di Marassi – Genova – 14-11-1992
Ciao Amore, come stai? Io bene, no moralmente, ma in un certo modo tiro avanti, anzi ti giuro che per me oggi è una giornata particolare, avendo finalmente il tuo mittente, sai perché quando ricevo la tua posta, sono l’uomo più contento di questo mondo, ma mi dava fastidio che non ti potevo scrivere, e non sapevo per chi ti dovevo dare mie notizie, finalmente ti sei decisa, e adesso è tutta un’altra cosa, cioè ti posso rispondere. Io mi auguro con tutto il cuore che mi scrivi sempre perché per me è una grande gioia, ci gredi? Amore, la prima cosa che ti voglio dire, è che mi devi scusare, se non so scrivere tanto bene come te, ti voglio dire che fino adesso ho ricevuto tre lettere, ma spero che adesso mi scrivi un po’ di più, sempre se non ti annoia, tesoro, nella lettera precedente mi hai scritto che per Rodello si diceva che ci vedevamo, magari fossi così, ti giuro sulla cosa che ho più cara, ti desidero tanto vederti, e stringerti tra la mie braccie. Dirti da vicino quanto ti amo, io sono stato sempre innamorato di te, ma stando chiuso in queste quattro mure, non faccio al’tro che pensarti e sono sempre più innamorato di te, l’amore che provo per te è troppo grande, che tu non te l’ho immagini neanche, poi ti voglio dire che hai fatto bene a scrivermi, anche non sapendo se la ricevevo, tu non puoi immaginare che gioia provavo quando ricevevo la tua cara posta, e stai tranquilla tesoro, spero che adesso c’è l’hai le idee chiare per scrivermi giusto? Di me ti dico che sto aspettando il processo e poi ti faccio sapere per quanto tempo devo stare l’ontano da te, sperando che tu mi aspetti con il massimo rispetto, io già lo so che mi rispetti, ma sai come lo voglio sentire da te, tesoro vedi sempre se è possibile di mandarmi una tua foto, che ti desidero tanto vederti, fammelo sapere, e poi scrivimi espresso che aspetto la tua lettera come la libertà, tu non te lo puoi neanche immaginare di come si stà qui dentro, poi voglio che a … non lo saluti neanche, perché come già sai e un … , traparendesi come si è comportato con me, non me lo meritavo, ti pare? Tesoro ma se non sbaglio la renault 4 non è la macchina per chi vende le mozzarelle? scherzo
visto che l’hai comprata, anche se va piano quando torni a casa non fa niente, perché io penso che anche la macchina capisca, di non farti andare presto a casa visto che c’è tuo … o nò? Mio grande amore, mi sento una grande tristezza che tu piangi per me, vorrei starti tanto vicino anche se ho avuto modo di farlo e non l’ho fatto, ma ti giuro che se uscirei subito, sono pronto a farlo, ti giuro che non posso fare almeno di te, e poi non devi dire che sei come una stupida ragazzina ti asciuchi le lagrime, perché il cuore non si comanda, perché la verità anche io adesso ho gli occhi pieni di lagrime perché ti amo da morire e mi manchi tanto, spero che mi mandi la tua foto e che mi scrivi al più presto possibile, vedi che tu sei la mia unica speranza, ti giuro che sei la mia vita, spero con tutto il cuore che ci gredi , chiudo con la penna ma mai con il cuore. Rispondi subito ti prego ciao a presto.
Non so quante donne abbiano avuto nella loro vita la fortuna/scarogna di ricevere la grande quantità di lettere che ho ricevuto io del tenore di quella riportata poc’anzi.
Scrivo fortuna
perché certo ci si sente considerate, amate, pensate, quando l’amante prediletto si ricorda di noi in ogni momento della giornata, ma dico anche scarogna
, se col senno di poi possiamo immaginare quanti retroscena sventurati stiano dietro le parole d’amore impresse su di un semplice foglio di carta che per una donna vale più del più grande tesoro. Sembra retorica ripetere che noi femmine, nonostante la tecnologia, continuiamo tutte, e ripeto tutte, a essere delle inguaribili romantiche e fantastichiamo semplicemente osservando un fiore donatoci dal nostro amore, o nell’udire una semplicissima frase buttata lì per combinazione da un uomo che nella maggior parte dei casi dice cose che neppure pensa. Non parliamo poi se si tratta di un maschietto che ci apre la portiera dell’auto: ah! Non smettiamo più di pensarci e non vediamo l’ora di raccontarlo alla nostra più cara amica, la quale, segretamente, ci invidierà alla grande e chissà per quanto tempo. Quando siamo innamorate, siamo capaci di aspettare per giorni una chiamata, poi quando arriva, il nostro cuore salta di gioia e, anche se in un certo senso avevamo pensato che il nostro grande amore, con il quale già immaginavamo due cuori e una capanna, si fosse dimenticato di noi, e avevamo anche progettato di spedirlo direttamente da Satana senza neppure lasciargli il tempo di proferire parola, cambiamo subito idea! Perché mandarlo al diavolo? Nonostante tutto, si è ricordato della nostra esistenza e sicuramente ci ama. Il nostro uomo, così tenero… facciamo finta di ricevere una chiamata del tutto inattesa, invece sono giornate intere che diamo occhiate fulminanti al telefono: … e se fosse arrivato un messaggio non udito? Pensiamo a quell’uomo che sta chissà dove, immaginiamo sia la storia d’amore della nostra vita, che sarà il più grande degli eventi, che il suo silenzio racconta più delle parole, più delle promesse. Mentre parla e ci sta chiedendo un appuntamento, pensiamo a ogni giorno trascorso insieme, lui è una fonte di arricchimento e non riusciamo neppure a esprimere le emozioni che proviamo a noi stesse, stare con lui è una favola. Speriamo sempre che il nostro uomo sia capace di leggere nei nostri occhi tutto l’amore che proviamo per lui, quando siamo tra le sue braccia, siamo avvolte da una poesia e i suoi baci sono i nostri versi preferiti.
Proprio oggi, e siamo nel 2010, ho deciso di mettere nero su bianco la mia storia d’amore terminata ormai da dieci anni; prima non ce la facevo, mi sentivo ancora troppo coinvolta, almeno emotivamente. Ora finalmente riesco a guardare dentro di me con obiettività, senza rimpianti e neppure rimorsi, come recitava una canzone di moda tanti anni fa. È stata una grandissima storia d’amore, la più grande del mondo, solamente però perché è la mia. L’ho vissuta nella sua interezza, fino in fondo, mi ha dato quasi unicamente dolore e, a voler fare i conti, si può affermare che da uno a dieci, mi ha dato nove in sofferenza. Ora ho deciso che non deve più essere soltanto la mia storia, perché senza reticenze e titubanze la posso affidare a tanti fogli di carta. È come se a un certo punto della mia esistenza abbia deciso di liberarmi di un guardaroba fuori moda, ma che un tempo è stato bellissimo, anche se la maggioranza dei modelli che ne facevano parte era di colore nero. La mia interminabile storia d’amore mi ha insegnato a vivere, ci sono entrata a testa alta, piena del mio orgoglio di donna quasi altera di fronte ai messaggi negativi, capricciosi e arroganti. Ne sono uscita ferita nell’amor proprio e nella dignità, ma ho anche imparato tantissime cose che neanche avrei potuto immaginare e una delle più importanti è la pazienza. Sono diventata accondiscendente, capace anche di aspettare lungo tempo per raggiungere qualsiasi risultato. Sono ormai trascorsi tanti anni dalla fine di questa grande avventura, in fondo credo che alla mia età non avrei più la determinazione di buttarmi in un’esperienza tanto devastante, va da sé il discorso che ognuno di noi è artefice del proprio destino
, ma mettiamola in questo modo più ottimista: io sono caduta, ma poi ce l’ho fatta e mi sono rialzata. In termini di sentimenti mi ha dato tantissimo, ma dal lato pratico non avevo più punti fermi nella vita. Trascorrere otto anni aspettando giorno dopo giorno l’arrivo di una lettera o lo squillo del telefono al quale seguisse una voce del tutto sconosciuta che mi chiamava per dirmi che Ciro mi mandava i suoi saluti mi aveva cambiato radicalmente e inevitabilmente. Ogni momento della giornata che trascorrevo da sola era impegnato a pensare a lui, era diventato automatico, alcune volte, quando potevo, in funzione del mio lavoro, appena mi rendevo conto di essere sola, era come se dentro di me scattasse un on
e alé: Ciro, Ciro e sempre Ciro. Il pulsante riscattava automaticamente in off
non appena mi accorgevo della presenza di qualcuno. In un certo senso avevo addirittura paura che si potessero vedere i miei pensieri più segreti, che non mi potevo permettere di rivelare ad alcuno. Non volevo permettere mai a nessuno di rubarmi l’unica voce che avevo del mio amore meraviglioso e cioè i ricordi, che erano e restavano la mia unica ragione di vita. In quel periodo di prostrazione mentale avevo imparato a capire l’amarezza di tante vedove, che in alcuni casi rimangono per la vita intera attaccate al ricordo del loro compagno scomparso. Quando ero ancora una ragazzina ero stata, come usava ai miei tempi, apprendista sarta presso una giovane vedova, madre di uno scavezzacollo che aveva pressappoco la mia età. Quel monello era la disperazione della madre, la quale, molto probabilmente, anzi sicuramente, vedeva nel suo volto quello del suo sposo scomparso giovanissimo per un attacco di cuore. Quando qualcuno si complimentava con lei per la bellezza del ragazzino, il suo viso si trasfigurava e, con un largo sorriso prontamente diceva: È il ritratto cagato e sputato di suo padre
. Quando accadevano di questi episodi Francesca (era questo il suo nome) si trasformava per tutta la giornata, era sorridente e serena, cosa che non accadeva mai altrimenti, e diventava una pasta di donna. Lei trascorse tutto il tempo che la vita le lasciò tra casa, chiesa e cimitero; il marito era morto ormai da una decina d’anni ma lei, con il sole o il cattivo tempo, non mancava un solo giorno di fargli visita. Io certamente non mi permettevo di dirle nulla, ma dentro di me pensavo che in fondo era un po’ fanatica, mentre ora capisco che non era per niente così: tutta la vita l’aveva dedicata al suo grande amore e a nulla valsero le sollecitazioni dei suoi genitori, i quali, per il suo bene, la incitavano a frequentare qualche amicizia, se non altro per non rimanere legata a un fantasma. Lei si rivelò totalmente insensibile a qualsiasi pressione e rimase coerente nella sua scelta fino alla fine che, se non sbaglio, avvenne nel 1984 e ora riposa in pace accanto al suo amato. È morta anche lei giovane, appena finito di crescere il figlio, e io sono certa che, dal giorno della perdita del suo amato, la sua vita su questa terra abbia avuto come unica missione quella di crescere il frutto del loro amore; una volta raggiunto il suo scopo, lei ha potuto riunirsi al suo compagno.
Tornando un attimo al testo della prima lettera di Ciro devo affermare, a onor del vero, che ho riportato ogni minimo accento, ogni frase e ogni parola, errori grammaticali compresi, proprio per rendere noto a chi legge non tanto l’ignoranza di chi scriveva, bensì la fatica alla quale il poveretto si sottoponeva ogni qualvolta decideva di scrivermi. Posso però affermare che, in otto anni, la sua ortografia, nonché la grammatica, ebbero un grandissimo miglioramento. Se confrontassimo uno dei suoi primi scritti con qualcuno dell’anno 2000, potremmo notare un cambiamento assoluto.
Marassi – Genova – 21-11-1992
Mio unico grande Amore, proprio in questo istante è spuntato un raggio di sole in questa cella buia, cioè la tua lettera, devi sapere che io aspetto la tua lettera come se venissi ad un appuntamento. Amore, oggi è Sabato, e non puoi immaginare che tristezza che hò, pensando che parecchi Sabati li abbiamo trascorsi assieme, mentre adesso mi devo accontentare solo di scriverti, ti giuro che mi manchi tanto, e a dirti la verità ho paura di perderti, è solo a pensarlo impazzisco, mi auguro che non succede mai. Tesoro, stando chiuso qui dentro, non faccio che pensare che per parecchio tempo non ci siamo visti, mentre ci potevamo anche vedere, e riconosco che era soltanto colpa mia, come anche ho avuto l’occasione di venire a vivere con te, ma mi feci prendere dalle chiacchiere, che tu sai, ma ti giuro che appena metto i piedi fuori corro da te e decidiamo noi per il nostro futuro, perché ho provato di tutto ma non posso fare a meno di te, mi spiego meglio, ti ricordi il passato quando hai la sciato tuo … e io me ne sono andato, perché mi dicevano che la colpa era mia, e che era un peccato per i tuoi figli, mentre adesso il peccato è per me, che ti vorrei vicino a me e non è possibile, quindi ti amo tanto e non smetterò mai di amarti mi auguro che sia anche lo stesso da parte tua. Sappi che sono contento che leggendo la mia lettera ti sei commossa, e poi se ci sono degli errori ortografia me lo perdoni certamente, cercherò di migliorare per quanto possibile ma sicuramente avrò bisogno del tuo aiuto per essere bravo nello scrivere anche se ciò che conta