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Varietà D'evoluzione - La Caduta di Mu
Varietà D'evoluzione - La Caduta di Mu
Varietà D'evoluzione - La Caduta di Mu
Ebook255 pages2 hours

Varietà D'evoluzione - La Caduta di Mu

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La Caduta di Mu

Un Continente chiamato Mu domina il Pacifico e, per difendere il territorio dal Continente nemico Atlantide, crea un virus. Ma le cose non vanno come previsto. Inoltre alcuni cittadini realizzano che nel loro Continente si attuano riti disumani. Atlantide, bramosa di minerali preziosi, prevede un cataclisma che estinguerà la razza umana. Attaccherà il Continente di Mu alla ricerca dei minerali, una guerra Continentale sta per sorgere, mentre un soldato di Mu scopre che l’unico modo per vincere la guerra è non lottare.
LanguageItaliano
PublisherTod Tuder
Release dateOct 9, 2013
ISBN9788868556006
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    Varietà D'evoluzione - La Caduta di Mu - Tod Tuder

    Varietà D’ Evoluzione

    La Caduta Di Mu

    Tod Tuder

    Progettazione e Design

    Produzione Pirata

    2012

    A Maria Perna

    Grazie alla sua spinta ho finito il lavoro.

    Terminal

    Dopo aver parlato con la madre, pensò di sapere la causa di tutto questo.

    Logicamente i governatori si saranno già rintanati, il loro senso dell’onore è pari ad un chicco di sabbia. Non si sa nulla di queste morti… vorrei soltanto salvare mia madre…

    se solo sapessi cosa ci attende…

    Adesso mi trovo in alto mare, sono con delle persone che non conosco… a parte Massiva, Nasiel e Jaquin.

    Il mare è agitato, sembra che stiamo seguendo qualcuno…

    Mi sento io stesso spiato. Vorrei girarmi, ma il mio corpo è come immobilizzato…

    Riesco a muovere soltanto il bulbo oculare, ogni mio arto sembra addormentato, sento una presenza incombere su di me. Più si avvicina, più si alza il vento, vedo gli spruzzi dell’acqua salire verso l’alto senza scendere, le urla dei miei amici ed il rombo del vento mi sembrano attutiti.

    Anche i miei capelli si dirigono verso quest’ombra che si offusca sopra di me, inizio a sentirmi come al centro di un ciclone, tuoni, vento, acqua. Io inerme cerco con tutte le mie forze di muovermi ma, all’improvviso… stiamo… per sollevarci…

    … un incubo… ho accumulato decisamente molto stress, per aver avuto un sogno così; del resto è ovvio, sono passati solo trenta giorni dalla decimazione territoriale.

    Il mio ruolo al momento è… non lo so…

    Prima dello sterminio ero una guardia forestale, il mio dovere era quello di preservare la foresta d’Itikiamu dove sorgeva un alto vulcano chiamato Kut Humi nella città delle Fiji, una delle città-stato, appartenente al Continente dei Muani, situato nel Pacifico…

    Esso è un vasto territorio ondulato che ha come confine settentrionale le Hawaii, al meridione c’è la penisola di Pasqua e a sud le Fiji. Da est ad ovest misura ottomila chilometri e da nord a sud cinquemila chilometri. Il territorio di Mu¹ è ricco di vegetazione tropicale, fiumi, laghi e vulcani.

    La decimazione iniziò nel giorno di Giove, quando i soldati sbarcarono dalla stazione Aerea di Ponape. La gente cominciò ad ammalarsi morendo nel giro di cinque giorni. Il panico crebbe a dismisura, quando gli ammalati cominciarono ad aggredire chiunque. Nel caos, tutti attribuirono la colpa a nemici immaginari, come di solito capita nelle situazioni più disperate. Il governo, il giorno dopo lo sbarco dei soldati, consigliò al popolo di eseguire il vaccino A, il quale presto si sarebbe potuto trovare presso l’ospedale. Ma non arrivò mai e, nel frattempo, i soldati sbarcati furono allontanati. Il palazzo del governo nel giorno di Saturno, senza dire nulla, fu chiuso, e sul suo portone fu affisso un foglio con su scritto:

    Passarono quattro giorni, il morbo iniziò a diffondersi via aerea, era praticamente incontrollabile; i primi sintomi erano raffreddore e poi spuntavano piccole emorragie dal naso e dagli occhi. Al quinto giorno il cuore si arrestava, ma la cosa più devastante era che, prima di morire, coloro che avevano contratto il virus diventavano cannibali; una settimana di infetti bastò per decimare più di duecento persone. Dopo dieci giorni i sopravvissuti erano quelli che si chiusero nei bunker o nelle proprie abitazioni e i pochi come noi fuggiaschi…

    … Adesso per fortuna qui con me c’è Massiva, l’unica del gruppo di cui mi fidi. Ci siamo conosciuti al terzo giorno, prestando i soccorsi ai nostri parenti in ospedale, muniti di una benda che filtrava l’aria. Mi ha conosciuto, mentre cercavo invano, di salvare mia madre. La prima volta che la vidi aveva i capelli raccolti in un laccio, neri ed ondulati. Alta quasi come me, con spalle e fianchi larghi e una vita stretta, i suoi occhi sono color miele… mi fece quasi dimenticare mia madre. Adesso della mia famiglia non è rimasto nessuno, com’è capitato anche ai miei occasionali compagni di sventura: Erriche… il prepotente, Nasiel… il saputello, Jaquin… la mistica, Teoshi… la bisbetica e Massiva… la dolce. Adesso stanno tutti dormendo beatamente…

    Io, dopo quel sogno, non credo che riuscirò a dormire, vedrò l’alba di questo giorno. Seguendo le stelle di notte ed il sole di giorno, stiamo giungendo a Ponape.

    Lì forse non è successo niente… forse…

    1 Il nome deriva dall’omonima lettera greca μ = M, che si trovava incisa sulle pareti d’accesso al Continente.

    Treno 1

    Stazione 1

    Città di Pasqua, Periodo dell’Acquario.

    Un uomo, alto un metro e settanta con i capelli neri, una pettinatura trasandata e la barba incolta, camminava con passo sostenuto nei corridoi del palazzo della sede principale D.&A. (Difesa e Attacco). La base militare portava i cognomi dei primi cittadini, che abitavano al castello della penisola di Pasqua. Essi erano sia governatori sia strateghi del paese. Older camminava in modo ansioso dirigendosi al centro dell’edificio sotterraneo. Visto che in esso, c’erano tutte le tattiche di milizia, l’ambiente era stato costruito sottoterra. In superficie ai piedi del Terevaka¹, vi era un semplice parcheggio di cavalli² e navicelle volanti³. Sottoterra il corpo operativo, composto da centinaia di persone tra soldati e civili, cooperavano tutti in movimento. Ciò non faceva altro che accrescere l’ansia in Older che pensava.

    La mia idea forse è troppo pericolosa!

    In ogni caso gliela avevano ordinato e, per lui, l’unica passione era quella di svolgere il suo lavoro e dare il meglio di sé. La sua creatura, così Older la chiamava, era un virus che poteva spargersi con una semplicità assurda, aveva unito alcune particelle di virus, come ad esempio una semplice influenza e altri batteri più letali, depositandole nel DNA delle spore di un fungo.

    Older, tornando indietro col pensiero, ripercorse l’inizio del suo incarico. Da quel giorno egli aveva avuto altre notti insonni e inoltre, a causa di quel progetto, non si era neanche dedicato alla sua vita privata. Ciò lo innervosiva parecchio e quindi, si affrettò a finire la creatura che stava creando.

    Gli fu ordinato di preparare un attacco chimico, ma pensava di non riuscire nell’intento. Adesso che era quasi pronto, voleva che l’idea non si fosse mai conclusa… dagli esperimenti che aveva fatto, il modo in cui si diffondeva il virus era incontrollabile. Arrivato davanti alla porta, una giovane donna dall’espressione di chi la sa lunga, arricciò il naso nel vederlo tutto in disordine, era lampante che non dormisse bene ultimamente.

    - La prego di aspettare qui… chi devo annunciare?-

    -Sono il dottor Koshìa.-

    La ragazza era seduta alla sua scrivania di vetro, con davanti un piccolo computer. Sopra di esso, un telefono interno ed un vaso con delle casealpinie rosse e arancioni, che in quell’ambiente asettico, quei fiori sprigionavano un po’ d’allegria. Sul muro, c’era una tela dipinta con lo scorcio di un paesaggio selvaggio, era l’Istmo. Nel ritratto si vedeva uno dei tanti chicleros⁴, persone ridotte ad un livello di vita quasi primitivo, a causa del poco tempo che avevano per se stessi; lì sorgevano paesi come il Guatemala, Yucatàn, Honduras, Nicaragua. Questi paesi, popolati dai loro alleati Mayax, vivevano in città-stato simili alle loro. Erano persone istruite nell’agricoltura, architettura ed astronomia, ma meno tecnologiche ed avanzate come loro; avevano in comune un gioco, il Pok a tok⁵, ma i mayax aggiungevano a questo, riti e sacrifici.

    Older, aveva le palme sudate dalla tensione, si girò verso la porta per nascondere la sua emozione, la fissava ciecamente. Il suo stato doveva essere palese, la ragazza gli parlò senza neanche guardarlo e, coprendo un accenno di sorriso col dorso della mano, disse.

    -Presto sarà convocato, attenda dentro… nell’anticamera.-

    Quando entrò dentro, si sentiva osservato come se dietro le pareti ci fossero delle persone a spiarlo. La stanza era eccessivamente grande e le uniche due poltrone si trovavano esattamente al centro, con un tavolino di vetro in mezzo, su un tappeto di giaguaro. Il tutto sotto un lampadario fatto di sfere di cristallo luminose, che fluttuavano tranquillamente nell’aria sopra un braciere di bronzo. Older, avanzando guardava quel lampadario, pensando che fosse l’ultima novità per sostituire le lampade ad olio nero (petrolio). Attraversando la sala, notò sulle pareti arazzi e mosaici che illustravano le leggende della loro civiltà. Pensando all’evoluzione umana, si soffermò sulla sua creatura… che invece, era destinata ad essere la causa di morte e pestilenza.

    La teneva, in una provetta nel taschino del camice aperto che portava. Osservando le pareti notò un disegno su carta appeso ad un arazzo che raffigurava il Continente. Il disegno consisteva in una testa oblunga, con un naso sporgente ed affilato e la bocca serrata. Il foglio composto da fibre d’agave, era attaccato sul punto che indicava la penisola di Pasqua, ricordò che in quel periodo si svolgeva il torneo, che consisteva nel creare il nuovo simbolo della città. Il torneo, era un’esigenza sentita anche dal punto di vista evolutivo da parte della popolazione, la creazione era lo stimolo primordiale che essi ritenevano sacro, come il concepimento di un figlio.

    L’autore del disegno era Grisou Attacco, il primo cittadino, nonché suo principale. Older si stava sedendo sulla poltrona al centro della stanza, ricordando gli avvenimenti di un mese fa, mentre concludeva alcuni esperimenti sul progetto, venne chiamato per conoscerne gli sviluppi. Affermò che ci sarebbero volute almeno venti giorni di lavoro, poi avrebbe conferito. Dopo le prove su cavie che fece, non facendolo dormire, si trovò al dilemma di chiamare o no. Dopo venti giorni chiamò alla D&A e rispose il direttore dell’I.S.A. (Infiltraggio- Spie- Atlantide).

    –Salve Older, deduco che siamo a buon punto con quell’affare… vero!-

    -Si! Ma vorrei dissuadervi dall’usarlo… usatelo solo come minaccia!-

    -Spero non abbia rimpianti dottore… ad ogni modo è bene che sappiate quanto accade. Ultimamente… dalla sezione spionaggio, a Chichen Itzà, c’è stato riferito che gli Atlantidei sorvolano lo Yucatàn. A quanto pare, vogliono comunicarci qualcosa… ma, al momento non sappiamo cosa di preciso. Noi conoscendoli, crediamo che ciò sia, come al solito, un diversivo per impadronirsi delle nostre miniere aurifere e renderci loro schiavi. Potrebbero attaccare a sorpresa il nostro Continente anche oggi. Essi seguono la filosofia dei greci e sono sempre più dediti allo spreco, alla comodità e al materialismo; non sono disposti a seguire le leggi della Terra Madre. Noi, quindi, vogliamo tenerli solo distanti per un bel po’! Usando l’arma biologica-

    -Mmm…-

    -Mi creda non vi è modo di agire se non con l’attacco. Colpendo chi minaccia il nostro Continente che segue lo spirito della Terra Madre. Noi, discendenti dei Naacal, che senza mutare i paesaggi ci limitiamo a convivere con essa, non possiamo permettere a loro d’inquinare la nostra terra … mio caro dottore, per cosa crede che sia stato pagato, soltanto per esercitarsi?!?-

    -Ha ragione, scusi la mia titubanza, sarò lì da voi per il giorno di Mercurio… verrò a presentare il mio progetto.-

    -Bene, ci vedremo nella base sotto al Terevaka, nell’ufficio dei capi; saranno loro a decidere se… e come, utilizzare il progetto.-

    Older tornò al presente non appena si aprì porta dell’ufficio, l’uomo che lo invitava ad entrare era alto quasi due metri, con i capelli a spazzola di un biondo cenere, vestito nell’uniforme militare blu-nera.

    -Buongiorno Older.-

    -Buongiorno a lei…-

    -Sono il direttore dell’ISA, colui con cui ha parlato al telefono, prego! S’accomodi.–

    In fondo alla sala dell’ufficio c’era un camino spento, fatto in pietra lavica rossa, davanti ad esso una scrivania lunga per due persone. Vista frontalmente era come un trapezio isoscele con la base più piccola posta verso il basso. La scrivania, composta da vari tipi di legno, non aveva piedi ma era sospesa dall’energia libera⁶. L’ambiente era sempre asettico, ma disordinato, le pareti dell’ufficio erano di color arancio con bordini di mogano che tracciavano il perimetro di forme geometriche. Ad illuminare la stanza, un altro di quegli strani lampadari, cera anche qualche pianta da ufficio negli angoli vicino alle prese d’aria, ed un forte odore di nicotina aleggiava nell’aria.

    L’uomo alla sua sinistra si alzò tendendogli la mano.

    -Finalmente sei qui.-

    -Salve sono Older Koshìa.-

    -Lo sappiamo, io sono Grisou Attacco.-

    Grisou aveva superato i sessanta astri⁷, anche se appariva come un quarantenne, sembrava immune all’invecchiamento. Dalla capigliatura non sembrava un soldato, ma più un lascivo. Aveva i capelli castani sul cranio grosso e con una mandibola stretta, occhi scuri, spalle massicce e robusto di stazza, molto diverso dal suo socio e coetaneo Firlz Difesa. Egli invece era smilzo, dall’aspetto malaticcio e stempiato, con lenti di correzione ai suoi occhi azzurri. Non si scompose più di tanto e salutò con un cenno del capo, mentre sorseggiava del tè.

    -Salve sono Firlz Difesa, adesso potete anche illustrarci il vostro progetto.-

    -Si… adesso ve lo illustro… dovete sapere che…- le parole furono accompagnate dal movimento delle mani, che cacciarono dalla tasca una provetta che portava con sé, ed un foglietto ripiegato con degli appunti scritti da comunicare.

    -… non sono stato ancora in grado di estrarre l’antidoto, in ogni caso, sono qui per illustrarvi come funziona quest’attacco batteriologico…- mentre egli parlava, si rese conto di essere stato in ansia per niente, quelle persone erano lì per ascoltarlo, in quel momento calmandosi, fu pervaso da uno strano senso di patriottismo.

    -La mia creazione organica è mimetica. È il principio attivo di un banalissimo fungo, basta disperdere queste…- disse mostrando la provetta che sembrava contenere della polvere.

    -… spore e, dopo tre giorni, nel raggio di cento metri cresceranno dei funghi che appena maturi continueranno a diffondersi. L’essere umano che inalerà le spore, inizialmente si ammalerà di una semplice febbre, dopodichè, l’organismo inizierà ad essere corroso dal virus. Si propaga nel sangue finchè, nel giro di cinque giorni, si provocherà un arresto cardiaco. Nel momento in cui si è ammalati, inoltre, con uno starnuto o colpo di tosse, si potrà contagiare anche altre persone.-

    –Ammettiamo che dovremmo usarlo; le persone che libereranno le spore, come possono difendersi?- domandò il direttore dell’ISA mostrandosi impassibile. Intervenne anche Firlz.

    - E se il nemico scopre la causa della sua natura… può arrivare all’antidoto?- Older guardando prima l’uno poi l’altro rispose contando le risposte con le dita.

    -Per i soldati che diffonderanno il virus, basterà soltanto che indossino delle bende, tipo quelle usate per le allergie, dovranno allontanarsi almeno cento metri prima di togliersele. In quanto all’antidoto… neanche io so ancora come arrivarci al momento.-

    1 Vulcano della zona.

    2 Mezzo di locomozione simile ad uno scooter d’acqua, per una o due persone.

    3 Simile ad un gommone, capace di portare un peso di dieci persone.

    4 Raccoglitori di caucciù.

    5 Un gioco simile alla pelota, quest’attività era nota fin dal tempo degli Olmechi ed era legato ad un antico mito tramandato dal Popul Vuh che racconta la lotta tra le divinità terrestri e solari e i demoni dell’inframondo.

    6 Un tipo di energia gassosa.

    7 Anni.

    Stazione 2

    Città di Marchesi, Periodo del Leone.

    La CS della regione di Marchesi era costituita da vari anelli di terra alternati da piccoli torrenti d’acqua. Un canale d’acqua perpendicolare tagliava la città da nord a sud, confluendo e continuando dal torrente più piccolo attorno al centro della città, dove vi era il palazzo dei governatori. A sud fuori della città, il canale proseguiva verso due vasche d’acqua, che oltre a coltivare anguille, pesci e rane, servivano anche per irrigare le terre circostanti, ricche di coltivazioni di vario genere.

    La maggior parte delle case aveva una struttura a cupola costituite da legno, pietre vulcaniche e cemento. Le strade erano lastricate con pietre calcaree e, a causa dei cambiamenti climatici, coperte da un soffitto spiovente fatto in legno con tegole in ceramica. La copertura dei viali, era sostenuto da colonne snelle, con capitelli scolpiti in vario genere; queste strade coperte partivano dal centro, diramandosi e circoscrivendo le proprietà creando dei cortili, che ciascuno usava in modo diverso. Il palazzo centrale era simile ad un’arena, all’interno della struttura vi era una piscina pubblica, la cui vasca termo-regolabile aveva acqua fresca d’estate e calda d’inverno. Ogni anello, aveva case perlopiù abitate dagli oriundi, altre fungevano da case-negozi¹, inoltre c’erano strutture pubbliche come l’ospedale, la biblioteca, una scuola ed una taverna. La C.S. di Marchesi nella regione era chiamata anche La Corte, per via dei gusti mondani, quasi Atlantidei, dei Marchesi stessi. Il territorio aveva zone aride e rocciose, ma anche colline e montagne per i pascoli, la cima più alta era quella del monte Tekao, situato a nord della città a 1.224 s.l.m. e l’altopiano Takaiva di 2.000.

    Il clima era subtropicale, caldo e umido, con precipitazioni frequenti concentrate sul versante orientale e sud-orientale, maggiormente esposti agli alisei. La media annua della temperatura era di 25 °C. Molto particolare le differenze di clima presenti nel paese: le zone orientali erano umide e caratterizzate da acquazzoni improvvisi e molto frequenti, dove le terre erano

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