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Freud Mahler
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Ebook89 pages1 hour

Freud Mahler

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Come scrive Marlin Thomas qui di seguito, la sua pièce teatrale è una “imaginative reconstruction” della lunga lettera di Freud alla sua ex allieva Marie Bonaparte sull’unico incontro avuto con Mahler a Leiden in Olanda alla fine di agosto del 1910.

Nato nel Bronx (New York), Marlin Thomas si è laureato al Queens College -City University di New York- e alla Johns Hopkins University. Attualmente dirige il Centro Rudin Samuel Academic Resource allo Iona College di New Rochelle (New York), dove risiede.
LanguageItaliano
PublisherMarlin Thomas
Release dateMay 8, 2013
ISBN9788867558933
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    Freud Mahler - Marlin Thomas

    LARGHISSIMO

    Prefazione all’edizione italiana

    Come scrive Marlin Thomas qui di seguito, la sua pièce teatrale è una imaginative reconstruction della lunga lettera di Freud alla sua ex allieva Marie Bonaparte sull’unico incontro avuto con Mahler a Leiden in Olanda alla fine di agosto del 1910.

    Scritta a molti anni di distanza dai fatti narrati e riportata nelle sue Mémories, la Bonaparte inserisce l’episodio in un realistico eppure affascinante quadro di affinità profonde: nati a pochi anni di distanza l’uno dall’altro in due regioni mitteleuropee limitrofe, Freud e Mahler parlano «la stessa lingua, il tedesco ovviamente ma con espressioni colorite e idiomatiche e con citazioni proprie di uomini colti che condividevano lo stesso background socio-economico, storico e culturale». Tra loro c’è dunque quella che la Bonaparte definisce «una congruenza cognitiva che facilitò un’intesa immediata».

    Insieme a un’altra lettera di Freud sull’incontro, (inviata nel gennaio del 1935 ad un altro suo ex allievo, Theodor Reik[1], molto più sintetica e con un comprensibile lapsus di memoria «Ho analizzato Mahler nel 1912, o nel 1913?». Mahler era morto nel 1911), il lungo resoconto della psicanalista costituisce la fonte di molti scritti su Mahler, che danno vita a una bibliografia seconda forse solo a quella su Mozart; al suo interno, però, la presenza di saggi di taglio squisitamente psicanalitico ha un’ampiezza quale nessun altro compositore può vantare. Tra i tanti che si potrebbero citare, un cenno merita senz’altro il Gustav Mahler: A Life in Crisis dello psicanalista statunitense Stuart Feder (Yale University Press, 2004). Col tempo anche la musicologia tradizionale è stata attratta da questa prospettiva, come testimonia, per esempio, Gustav Mahler: Songs and Symphonies of Life and Death: Interpretations and Annotations di Donald Mitchell (The Boydell Press, 2002).

    Per altro, è stato lo stesso Freud a gettare le basi di un approccio psicanalitico alla biografia e alla creatività artistica pubblicando proprio nel 1910 la prima edizione di Eine Kindheitserinnerungen des Leonardo da Vinci (Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci), seguito nei decenni successivi dall’amico Ernst Kris e dall’allievo di questi Ernst H. J. Gombrich, entrambi viennesi, psicoanalisti e storici dell’arte. E sarà sempre un viennese, il neuro-scienzato Eric R. Kandel in L’età dell’inconscio (Raffaello Cordina Editore, 2012), a gettare un ponte tra meccanismi cerebrali e creatività artistica alla luce della grande stagione vissuta dalla Vienna di inizio Novecento nei campi della scienza, della filosofia e delle arti. La Vienna di Mahler.

    Ettore Napoli

    Nota dell’autore

    Nell’agosto del 2005, mentre cercavo qualcosa da leggere per un weekend sul Lago a nord di New York, scelsi frettolosamente e senza rifletterci troppo una biografia di Gustav Mahler, figura che mi aveva sempre affascinato. Nel libro vi era una descrizione provocatoriamente breve dell’incontro fra Sigmund Freud e il compositore, avvenuto a Leiden in Olanda nel 1910, l’anno prima della morte di Mahler. Il desiderio di conoscere qualcosa di più su questo misterioso incontro fra questi giganti della cultura e il mio coinvolgimento nell’esperienza psicoterapeutica hanno creato un campo gravitazionale di immagini che si è tradotto in un testo teatrale.

    Avrei voluto sapere qualcosa di più di questo incontro, ma scoprii presto che era impossibile: esiste un’unica fonte che descrive la seduta, la lettera che Freud scrisse a Marie Bonaparte più di quindici anni dopo. Poiché la lettera fu scritta così tanto tempo dopo e non esiste altro riscontro sul suo contenuto, non ci sono garanzie sul fatto che la lettera sia completa o che sia immune da faziosità. Questo vuoto di informazioni ha innescato la ricostruzione fantasiosa di questo testo teatrale. Ciò che non ho potuto ricostruire l’ho inventato o dedotto dal poco che sapevo.

    Alla base del testo drammatico ci sono sia documenti storici e biografici che opere artistiche e scientifiche. Tutte le deviazioni da queste fonti sono frutto della mia responsabilità. Sono il risultato della mia immaginazione, di un’interpretazione personale e di una mia riluttanza a sottostare alle costrizioni imposte dalle biografie e dalle rievocazioni; nonché dall’inadeguata comprensione del materiale disponibile e dagli effetti distorti dovuti all’inserimento nel dramma della mia personale storia psicologica. Anche se personaggi, ambientazioni e azioni sono realmente esistiti non necessariamente essi sono in relazione con altre fonti esterne all’opera.

    Non bisogna cadere nell’istinto interpretativo che potrebbe far leggere l’opera come un testo in cui la scienza è contrapposta all’arte o la ragione alla creatività. I personaggi del dramma sono in parte reali e in parte inventati, comunque non sono archetipi. Il conflitto messo in scena avviene fra personaggi e non fra astrazioni conflittuali o idee incompatibili.

    La tesi centrale del dramma che vede Freud e Mahler cimentarsi in una reciproca terapia non priva di aggressività è puro frutto della mia immaginazione. Sebbene riconosca la valenza prettamente speculativa e teatrale di questa tesi, sono comunque certo della sua fondatezza.

    Siccome

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