Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Get Back
Get Back
Get Back
Ebook249 pages3 hours

Get Back

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Wisdom e Lucille, abbastanza normali da confondersi nella folla, si incontrano casualmente a Zurigo. Wisdom, giornalista dalla personalità complessa, divorziato, vive lontano da sua figlia Nina. Lucille, nostalgica degli anni '60, vive sospesa in un limbo. I due intraprendono un viaggio intriso di tensioni, che li porterà a cambiarsi la vita a vicenda, a comprendere ciò che sta loro più a cuore e ad ottenendolo, guidati da pensiero ecologico e condivisione, imprescindibili strumenti di progresso.
LanguageItaliano
PublisherDada Menoc
Release dateFeb 24, 2015
ISBN9786050360127
Get Back

Related to Get Back

Related ebooks

Action & Adventure Fiction For You

View More

Related articles

Related categories

Reviews for Get Back

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Get Back - Dada Menoc

    Dada Menoc

    Get Back

    UUID: 6521bf1a-a1d5-11e5-b44c-119a1b5d0361

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write (http://write.streetlib.com)

    un prodotto di Simplicissimus Book Farm

    I

    Fin da bambina Lucille era una imperdonabile sognatrice. La sera si chiudeva in camera, scoperchiava il vecchio giradischi bianco e azzurro della madre, e ascoltava l’unico disco di musica rock in suo possesso: The Magical Mistery Tour dei Beatles, un regalo del fratello. Lucille adorava quel disco, perché riusciva a farla volare indietro nel tempo, a prima che fosse nata, riempendola di nostalgia per i favolosi anni sessanta mai vissuti e tutti da immaginare, perfetti per le sue fantasie. Ma soprattutto Lucille odiava la violenza. Bastavano poche immagini, un film sulla guerra alla televisione, per farla scoppiare in lacrime. Probabilmente c’entrava il fatto fosse nata nel 1971, l’anno in cui John Lennon aveva composto Imagine.

    Immersa dentro lontani ricordi d’infanzia, Lucille osservava sconfortata il giovane Fritz sparare all’impazzata al computer, in preda quasi a crisi compulsive. Fritz era bravo a uccidere. In classe era quello che totalizzava più punti. Poco distante sua madre, Sandra, si affaccendava a scartabellare regali. Compiva gli anni quel giorno. Aveva ricevuto parecchi doni tra i quali i più preziosi di gran lunga erano William e Kate, le bambole si intende. Sandra possedeva una collezione di bambole di tutto rispetto. Ce n’era d’ogni sorta: da beach girls, a donne in carriera, attrici e muscolosissimi Big Jim. William e Kate, tuttavia, erano bambole d’eccezione, d’alto rango, sottolineato dal collo spropositatamente lungo, inverosimilmente affusolato. Per questo Sandra le sistemò in un luogo sicuro, dove nessuno potesse importunarle. William e Kate erano un regalo di Teo, il ragazzo di Lucille, nonché padrino di Fritz. Di Teo, tutto si poteva dire tranne che fosse un sognatore. Teo viveva la giornata con realismo e senso di rassegnazione. Ma non era certo un depresso, al contrario. Si interessava un po’ a tutto, era sportivo e per giunta un gran chiacchierone, uno che non smette mai di parlare. Teo rappresentava per tutti una garanzia, quella di non restare in silenzio e il silenzio, si sa, spaventa. Lucille non parlava quasi mai. Stanca, e annoiata, non vedeva l’ora di tornarsene a casa.

    Andiamo? Sono stanca

    Va bene, se proprio vuoi. Ma prima salutiamo tutti. Teo sarebbe rimasto.

    Ascolta, Fritz prende i giochi violenti troppo sul serio. Dovresti parlarne con Sandra

    Ma dai, come al solito esageri. Per te anche il Tattoo è violento

    Sandra si incupì nel vedere Teo andarsene così presto. Dopo Teo, se ne sarebbero andati tutti, uno dopo l’altro, lasciandola sola a riflettere sul suo divorzio imminente, ed un futuro incerto.

    Come farai? domandò Teo sul ciglio della porta.

    In qualche modo, farò rispose lei, fingendo tranquillità.

    Era una serata fredda d’inverno. La radio trasmetteva Lady Madonna. Teo accese il motore lentamente. Pareva turbato.

    Non puoi salvare il mondo… poi le cose si aggiustano, vedrai, cercò di consolarlo Lucille.

    Le cose in effetti si aggiustarono, ma in maniera insolita. All’alba della primavera del 2012, Teo si mise assieme a Sandra, e andò a vivere con lei e il figlio a Zurigo. Difficile spiegare come fosse potuto succedere. Lucille dava la colpa a se stessa ed al suo modo di essere un po’ sfasato, fuori dal mondo e soprattutto dal tempo. Per lei la realtà non era altro che una delle tante possibilità. Teo invece nella realtà ci viveva. Questo li rendeva inconciliabili, diversi. Un pomeriggio di fine Marzo Lucille impugnò la chitarra. Non la toccava da anni. Passò la mano sulle corde arrugginite. Pensò a quante volte si fosse ripromessa di imparare a suonarla. In realtà non l’aveva quasi mai sfiorata dal giorno dell’acquisto. Lucille si ricordava quel giorno molto bene. Il commesso del negozio di musica aveva scelto un paio di modelli da dimostrare. A Lucille non erano piaciuti. D’altra parta era difficile soddisfarla. Andava a caccia di miraggi, di perfezione anche in quello che non conosceva. L’unico suono autentico e generoso, che era riuscito a convincerla, era stato quello di una Taylor.

    Cos’è? aveva chiesto al commesso.

    Beh, quella è una Taylor, si tratta di un’altra classe.

    Lucille non cercava una classe qualunque. Lei cercava soddisfazione, orgoglio. Lei cercava una Taylor. E la Taylor fu sua. Le furono regalate persino delle corde di ricambio. A vent’anni di distanza, era arrivato il momento di montarle, in altre parole il giorno del riscatto. Lucille cominciò dal MI basso. Con tocco da chirurgo sfilò la corda sciogliendola dal groviglio che la teneva prigioniera. Le parve di liberare se stessa da una vita prefabbricata, senza pretese, e scontata. Quella corda, piegata dalla fatica e dall’inerzia, avrebbe potuto adempiere al suo dovere per molto tempo ancora. Ma era tempo di svoltare pagina, di ricominciare. Rimessa a nuovo, la Taylor cantò un dolce canto di gioia, uno di quelli che fa tornare giovani. La Taylor non stonava mai, non mentiva mai. Lucille si muoveva a un metro dal suolo, e al di sopra delle parti. D’un tratto sentì d’esser pronta al confronto. Sarebbe andata da Teo, decisa a riprenderselo. Saltò in macchina, volò da lui. La strada le scorreva sotto le ruote, forte e decisa. Lucille trovò fortuitamente un parcheggio proprio davanti all’abitazione di Teo e Sandra. Si avvicinò alla porta e vi accostò l’orecchio. C’erano tutti. Parlavano animatamente, si muovevano, a un passo dalla porta, e, inevitabilmente, la porta si spalancò. Teo vide Lucille piegata in due a origliare.

    Cosa ci fai tu qui?

    Devo parlarti

    Non ora, non vedi che stiamo uscendo?

    Teo, Sandra e Fritz salirono in macchina, lasciandosi alle spalle Lucille, sola, in mezzo alla strada, imbarazzata, annientata. Lucille si pentì amaramente di aver abbandonato la Taylor. E se non fosse stato per la bella giornata, sarebbe tornata da lei seduta stante. Ma il tiepido pomeriggio la convinse a fermarsi e fare due passi, per smaltire la vergogna. La città pulsava di frenesia primaverile. Il lago era tornato a splendere. Le prime barche a vela lasciavano i porticcioli, dopo il gelido inverno. Lucille camminò a lungo, in cerca di una prospettiva. Aveva appena compiuto 41 anni. 41 Anni sono come un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Possono sembrare molti o pochi. E comunque 41 anni, tra il 1971 e il 2012, rappresentano un gran bagaglio di esperienza. Chi ha 41 anni oggi, ne ha viste di cose bizzarre. Il mondo è cambiato più velocemente negli ultimi decenni che in due millenni di storia. Lucille si infilò gli auricolari. Cliccò i Beatles a caso, un brano tra i tanti: She is leaving home. Cominciò a riflettere. Anche la musica, come tutto, era cambiata a velocità supersonica, e i Beatles ne erano stati in gran parte responsabili. Se i Beatles fossero stati ingegneri, a quest’ora abiteremmo sulla luna e la luna sarebbe coperta di fiori. Se i Beatles fossero stati politici, a quest’ora la politica non esisterebbe più. I Beatles sono stati rivoluzionari. Ci hanno scosso da capo a piedi.

    Lucille si sedette su una panchina di fronte al lago ad osservare barche e passanti, a farsi cullare dal sole. Accanto a lei un uomo leggeva svogliatamente un libro: Grandi leggende del rock. Lucille sorrise. L’uomo se ne accorse, ovviamente. Lucille non passava inosservata: Il suo fascino impregnava l’aria, le sue piccole imperfezioni, la fantasia. Avvicinare Lucille era una tentazione cui pochi riuscivano a resistere.

    Cosa ascolti? chiese l’uomo, indicando gli auricolari.

    Musica un po’ vecchiotta rispose Lucille, tradendo il suo credo, I Beatles.

    Vecchiotta? È musica che non tramonta mai. A proposito, lo sai che Paul McCartney suonerà a giorni a Zurigo?. Tutto si poteva dire, tranne che Wisdom fosse stupido. Nonostante parecchie sofferenze e torti subiti nella sua vita, era riuscito sempre a tirare avanti, grazie ad una spessa scorza di apparente indifferenza in grado di proteggerlo da quasi ogni sconforto. Quanto a donne, non poteva lamentarsi. Era un uomo di piacente aspetto. Inoltre le donne dolci e sensibili fiutavano il suo profondo dolore e amavano prendersi cura di lui, cosa che a lui non gli dispiaceva, avendo un buon tornaconto. Lucille, con i suoi auricolari e i suoi Beatles pareva una preda perfetta. Di Paul McCartney e dei Beatles non poteva fregargliene meno, ma si sa, Parigi val pur una messa.

    Come ti chiami? chiese

    Lucille e tu?

    Wisdom

    Wisdom? … Devi essere un saggio

    Forse sorrise l’uomo

    Se sei un saggio, sai dirmi come fermare il tempo? Magari invertirlo…

    Aha, ti ha mollato il ragazzo?

    In un certo senso Wisdom aveva fatto centro. Ma la situazione non era così semplice. Teo rappresentava solo la punta dell’iceberg. Lucille era angosciata dal tempo che scorre. Si sentiva legata in maniera nostalgica e malata al passato più remoto.

    E vero, mi ha mollata. Come lo sai?

    Sono un mago!

    E allora indovina cosa sto pensando …

    Che vuoi andare al concerto di Paul McCartney assieme a me

    Ovviamente Lucille voleva andare al concerto di Paul McCartney. Non si può negare che il pensiero di andarci con Wisdom le avesse sfiorato il cervello. Lucille esitò un attimo. Fu il freddo distacco dell’uomo a convincerla. Acconsentì sfoggiando a sua volta indifferenza. Wisdom la lasciò vincere.

    Lucille non perse tempo. Fece un abbonamento che le dava diritto ad ordinare biglietti per concerti in prevendita. Il primo giorno utile, ad appena cinque minuti dall’inizio della prevendita, Lucille si era già assicurata due ingressi. Parecchi posti erano già stati venduti. Così dovette accontentarsi dei meno peggio. Comunque, ce l’aveva fatta. Per la prima volta nella sua vita avrebbe visto dal vivo un Beatle, realizzando un sogno che aveva fin da bambina.

    Il giorno del concerto Wisdom aspettava Lucille davanti all’ingresso principale dell’ Hallenstadion di Zurigo, in mezzo a un nugolo di gente che premeva. Wisdom odiava qualunque tipo di pressione ed in particolare quella fisica. Determinato nei suoi intenti, decise di resistere.

    Non ti preoccupare, noi passiamo da un ingresso laterale, lo tranquillizzò Lucille

    Quanto ti è costato?

    Non curartene. L’importante è essere qui. Wisdom fiutò un certo fanatismo, assolutamente fuori luogo, ma per delicatezza non commentò. Percepiva tuttavia un gusto amaro in bocca, il presentimento che qualcosa non quadrasse. Giunto al suo posto, vi sprofondò dentro, cercando una posizione comoda per dormire. Fosse stato per lui, mai e poi mai sarebbe andato a quel concerto, e mai avrebbe dedicato un solo pensiero in tutta la sua vita a Sir McCartney. Trattandosi di Lucille, era pronto a un’eccezione. Il gioco della seduzione era cominciato.

    Lucille ammirava lo stadio riempirsi di gente. Davanti al palco c’erano solo imbarazzanti posti a sedere, inappropriati, trattandosi pur sempre di un concerto rock. Affianco al palco scorrevano immagini della vita di Paul. Finalmente le luci si abbassarono, e lo spettacolo ebbe inizio. Lucille si sentì ringiovanire. Non poteva credere di trovarsi allo stesso tempo nello stesso luogo assieme al suo grande amore d’infanzia. Il primo pezzo fu The Magical Mistery Tour, seguito da 50 anni di musica, dai Beatles al 2012. Lo spettacolo fu tanto generoso da convincere persino Wisdom. Allo scoccare dell’ultima nota, Lucille scattò in piedi.

    Sai cosa? voglio incontrarlo! Sarebbe magnifico! Ci pensi?

    Wisdom non ebbe neppure modo di aprir bocca che Lucille era già scomparsa. Rapido, si precipitò sconcertato all’inseguimento, nella speranza di riuscire a bloccarla in tempo.

    Lucille aspetta! urlò un paio di volte. Niente da fare. Lucille correva come il vento. Si fermò solo ad un passo dall’ingresso del back stage. Wisdom riprese fiato, ma per poco. Vide due guardie placcare la donna mentre cercava di sfondare le linee. Con imbarazzo si fece forza ed intervenne. Calmò le guardie, afferrò Lucille per un braccio strattonandola indietro.

    Lucille calmati. Che cosa vuoi fare?! Ragiona! Ammesso che tu riesca a incontrarlo, cosa gli dici? Non lo conosci! Non sei nessuno

    Lucille lo guardò affranta. Wisdom aveva ragione. Non avrebbe saputo che dire, cosa fare. Mestamente capitolò, lasciandosi portar via, senza opporre resistenza. Sulla strada si voltò un paio di volte. Le guardie ancora la tenevano d’occhio. Per un istante aveva creduto di poter incontrare Paul McCartney, trasformare il suo sogno di bambina in realtà. Wisdom si accorse del suo profondo malessere. A malincuore, decise di portarsela a casa sua, offrirle qualcosa di caldo, assicurarsi che stesse bene, ma poi chiamarle un taxi per liberarsene al più presto. Ormai aveva perso interesse nella bizzarra Lucille. Aveva fin troppe gatte da pelare per conto suo. Solo una folle gli mancava. Fortunatamente Wisdom non abitava lontano dall’Hallenstadion. Lucille, vacillante, varcò la soglia dell’appartamento, un modestissimo bilocale, con un bagno e un balconcino, l’unico lusso. In salotto c’erano un tavolo e un divano e sul tavolo un computer portatile attorniato da scartoffie, sotto le quali si intravedeva una radiolina piccola e vecchiotta. Il pavimento era cosparso di cianfrusaglie. Al muro vi era un poster che ritraeva Vivian Leigh. Lucille tornò in se, alzò la soglia di attenzione, svegliò l’istinto di sopravvivenza. A passo felpato si fece strada tra gli oggetti al suolo. Raggiunse il tavolo e si sedette sull’unica sedia ancora libera. Wisdom fece bollire dell’acqua e lavò due tazze. Lucille puntò lo sguardo su un paio di foto appese al muro che ritraevano l’uomo in compagnia di una donna e una bambina.

    Di dove sei, Wisdom?

    Di Amburgo, rispose lui, lieto che Lucille non avesse inghiottito la lingua. Conosci Amburgo?

    Lucille non ci era mai stata. Una cartolina sul tavolo ritraeva una locanda sotto un ponte, tutta storta.

    Quella è l’Oberhafenkantine … disse Wisdom, mentre sgomberava una seconda sedia per sedersi, … cibo fresco, tradizionale e a buon mercato. Una leggenda, in mezzo al quartiere portuale, almeno un tempo.

    Lucille bevve qualche sorso di tè caldo. Lentamente recuperò le forze e uno straccio di sorriso.

    Scusa, mi vergogno …

    Ognuno è folle a modo suo. Allora quanto ti devo?

    Ma starai scherzando! Con quello che ti ho fatto passare ... Senti, non so come dirtelo … Insomma una qualche spiegazione te la devo … Lucille esitava, cercava le parole, … vedi, a me sono sempre piaciuti gli anni sessanta, anche se non li ho vissuti...

    Ti capisco! … si affrettò a replicare Wisdom, cercando di bloccare la conversazione sul nascere. Tutto ciò cui aspirava era liberarsi in fretta e senza rancori della donna. Gli anni sessanta sono stati gli anni della rinascita. Allora tutto era ancora possibile, il mondo si muoveva a velocità ragionevole, mica come oggi!. Lo spettro della guerra si allontanava. C’era voglia di vivere, divertirsi. C’era ottimismo. Non ti si può dar torto. Non ti devi mica vergognare. Chi non ama gli anni sessanta? E poi quest’anno va di moda il vintage.

    Lucille si sentì sopraffare da quel fiume di parole. In realtà voleva andare a parare da tutt’altra parte. Con qualche piccola esitazione, continuò: Quando ero bambina ascoltavo sempre e solo i Beatles. Mi riempivano la fantasia. Desideravo incontrarli. Mi piaceva particolarmente Paul McCartney. Adesso ho più di quarant’anni. Il tempo è passato, però siamo ancora tutti e due vivi e per giunta ci troviamo sullo stesso pianeta. Se potessi conoscerlo, anche solo scambiare due parole, credo che mi sentirei rinascere, conquisterei una seconda giovinezza. Ti sembrerà stupido, ma credo che potrei fermare il tempo

    Wisdom l’osservava sconfortato.

    Lucille, i Beatles o chi resta di loro, hanno più di settanta anni. Cambia target. Invece di incontrare Paul McCartney, cerca di incontrare, che ne so, la Merkel. Adesso è lei a fare musica, voglio dire … in senso figurato

    Cosa c’entra… contestò Lucille.

    Wisdom era esausto. Gettò un ultimo sguardo alle gambe slanciate e sode di Lucille. Gli scappò un sorriso. Lucille si rallegrò. Pensò Wisdom l'avesse perdonata. Neanche la sfiorò pensiero che l’uomo ci volesse provare. I sognatori non brillano d'astuzia, nè tanto meno di buon senso.

    Wisdom si alzò in piedi, aveva sonno, voleva finalmente dormire. Per non essere scortese diede a Lucille la possibilità di scegliere tra restare ed andare: Ascolta, ora vorrei ritirarmi, se non ti dispiace. Quindi o ti chiamo un taxi, oppure se vuoi, per questa notte dormi qui. Basta che non mi molesti e non mi accoltelli

    Lucille si guardò attorno turbata. Wisdom si affrettò a tranquillizzarla:

    Guarda che non devi dormire con me. Quello è un divano letto, basta aprirlo … tu resti qui e io mi chiudo in stanza a doppia mandata.

    Wisdom estrasse il materasso da sotto il divano. Lucille fu più che felice di non dover farsi due ore di viaggio nel mezzo della notte. E tuttavia le parve strano dormire a casa di un perfetto sconosciuto, dopo un concerto. Negli anni settanta l’avrebbero fatto in molti, pensò. Oggi la gente diffida, interagisce nel mondo virtuale, confortevole e poco impegnativo. E forse oggi, è meglio così. Lucille notò sparse ovunque diverse riviste d'architettura. Lentamente si mise a sedere e poi si sdraiò. Le palpebre le divennero pesanti, come macigni. L’ultimo sguardo, prima di cadere nel sonno profondo, lo dedicò a Vivien Leigh, austera e bella.

    II

    Devo rientrare disse Lucille, seduta davanti ad una tazza di caffè bollente. Il sole era appena sorto. Si sentiva molto meglio. Era praticamente rinsavita, tornata nei ranghi. Wisdom afferrò un asciugamano e si diresse in bagno. A metà stanza si voltò, come farebbe l’ispettore Colombo, per porre un’ultima domanda, e smascherare il colpevole.

    Di un po’ Lucille, ma tu che fai nella vita, a parte la groupie, se posso chiedere…

    Sono traduttrice. Devo consegnare domani un lavoro, dei prospetti, ad una ditta ortopedica. E tu?

    Vendo recensioni ad agenzie giornalistiche, quello che mi capita, ma soprattutto recensioni su architettura, città, viaggi. Sono sempre in giro

    E ora riparti?

    Forse

    Lucille, si alzò in piedi ed afferrò la borsa. Non voleva restare sapendo Wisdom nudo sotto la doccia. Aveva osato già abbastanza. Bevve l’ultimo sorso di caffè.

    Wisdom, ma tu il caffè non lo bevi mai?

    No, bevo solo tè

    Allora io vado. Se ti va ci vediamo un’altra volta …

    Perché no. Ma scelgo io il concerto. Di un po’ … che farai? Lo andrai a cercare a Londra?

    Lucille prese la domanda inaspettatamente sul serio, cosa che fece preoccupare Wisdom e non poco.

    Non ne avrei il coraggio, lascio stare rassicurò Lucille, almeno all’apparenza. Lucille abbandonò

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1