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Venetika e le bestie di Salem
Venetika e le bestie di Salem
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Venetika e le bestie di Salem

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About this ebook

Il conflitto sanguinoso più cudele di tutti i tempi salverà la terra dalla catastrove
LanguageItaliano
Release dateSep 1, 2014
ISBN9786050315370
Venetika e le bestie di Salem

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    Venetika e le bestie di Salem - Federico Menichetti

    Non chiedetemi dove sono

    perché il buio mi circonda soffocandomi

    la vista ed il respiro.

    Ho aperto gli occhi solo adesso, mi

    sento disorientato e confuso, non so

    l'ora né il giorno né il mese e ne tanto

    meno l'anno; l'unica cosa di cui sono

    certo è che sono sdraiato sopra ad un

    letto e che non posso muovermi; sento

    cinghie di contenzione su tutto il corpo;

    alle braccia alle gambe al torace ed alla

    fronte di sicuro non mi trovo

    nell'ambiente giusto dove poter

    ricevere accoglienza o amici di vecchia

    data.

    Ad ogni respiro è come se ingoiassi a

    grandi bocconi fette di oscurità senza

    avere un bicchiere di luce per buttare

    giù questo boccone soffocante, ad un

    tratto, avverto un odore familiare,

    quell'odore che durante tutta la mia

    carriera mi ha sempre accompagnato,

    quel classico miscuglio di cibo e

    medicinali, solo ora capisco che mi

    trovo dentro una camera d' ospedale.

    Tento di muovermi ma è inutile, quelle

    cinghie sono talmente serrate che per

    fuggire dovrei amputarmi mani e piedi,

    ma non riuscirei ugualmente a

    scappare, quindi, è meglio restare

    immobili.

    Dopo qualche minuto ricordo che i miei

    occhi possono abituarsi all'oscurità, le

    mie pupille cominciano ad ingrossarsi

    occupando tutto lo spazio del bulbo

    oculare permettendomi di intravedere

    l'interno della stanza.

    Le pareti sono molto vicine al letto,

    lasciano solo poco spazio utile al

    dottore durante le visite.

    Alla mia destra un macchinario

    controlla costantemente la pressione

    sanguigna mentre, alla mia sinistra, un

    contenitore di vetro, legato col fil di

    ferro ad un sostegno di metallo

    arrugginito, goccia a goccia sta

    iniettando uno strano liquido nelle mie

    vene.

    Le lenzuola sono da motel di quinta

    categoria lise dal tempo e

    maleodoranti.

    2

    Alzo a fatica il collo per osservare

    meglio la stanza, quando intravedo un

    telecomando vicino alla mia mano

    destra.

    Penso che sia meglio premere il

    pulsante se voglio sapere che cosa mi è

    successo.

    Il suono è inquietante, sembra una

    sirena rotta dei pompieri comunque

    efficace, in quanto, in meno di un

    minuto, riesco ad udire dei passi

    all'esterno che si avvicinano.

    Dalla porta si apre una piccola

    finestrella ed una strana ombra sbircia

    all'interno, dopo aver scrutato nel buio

    la finestrella si richiude ed un tintinnio

    di chiavi mi avverte che la porta sta

    per aprirsi, infatti, dopo alcuni secondi

    la maniglia comincia a ruotare e la

    porta a scatti comincia ad aprirsi.

    Come un ventaglio giallo, la luce dal

    corridoio entra nella stanza mangiando

    tutta l'oscurità, mentre, il click

    dell'interruttore, accende i neon nel

    soffitto che cominciando a lampeggiare

    si accesero.

    La luce mi trapana gli occhi ed a stento

    riesco a tenerli aperti, intravedo due

    3

    dottori ed una infermiera che si

    avvicinano al mio letto.

    Subito mi circondano; il primario con lo

    stetoscopio a destra, l'infermiera con la

    sua infallibile siringa di anestetico a

    sinistra ed il giovane apprendista

    medico ai miei piedi, si vede subito che

    è un giovane studente capelli curali

    barba incolta ed occhiali doppi, il

    classico tipo che ha sfogliato più libri

    che donne.

    Il mio sguardo cerca risposte nei loro

    occhi ma niente, stanno immobili al

    mio capezzale come se dovessero fare

    la veglia al mio cadavere; senza

    battere ciglio concentro il mio sguardo

    sulla figura del primario aspettando un

    suo ordine.

    -Salve dottore!-

    Da quel saluto capisco che ormai sanno

    tutto di me, chi sono, chi non sono e

    che mestiere faccio, l'infermiera sorride

    ed il dottorino, sistemandosi gli occhiali

    sul naso, mi guarda e scrive.

    -Come si sente dottore? Scusi la cattiva

    presentazione ed il brusco trattamento

    ma dovevo prendere le dovute

    precauzioni.

    4

    Con un filo di voce gli chiedo dove mi

    trovo e cosa mi era accaduto.

    Non ricevo nessuna spiegazione tranne

    l'impronta del freddo stetoscopio che

    mi gela il petto, mentre il battito

    assente del mio cuore gela quello del

    dottore.

    -Non sento niente...il battito è assente-

    L'infermiera si mette con le spalle al

    muro, il dottorino continua a scrivere

    sempre più velocemente continuando a

    lottare con gli occhiali che, per le gocce

    il sudore che gli colavano dalla fronte

    continuavano a scendergli sul naso.

    Evidentemente quel povero dottore che

    si divertiva a fare il primario si era

    informato bene su di me ma non aveva

    scoperto ancora tutto.

    -Provi ancora, se quell'apparecchio è

    vecchio come questa stanza, forse ci

    sta che sia rotto-

    Il dottore dandomi ragione si toglie lo

    stetoscopio dalle orecchie e

    poggiandomi una mano sulla spalla

    esplode in una grassa risata che diede

    anche un po' di vita a quella stanza.

    5

    -Bene lei è in ottima salute, adesso

    l'infermiera le toglierà le cinghie e tutte

    le apparecchiature, dopo passi dal mio

    ufficio che le faccio firmare il foglio di

    dimissioni-

    -Va bene dottore ci vediamo dopo-

    Il dottore fa cenno al dottorino di

    seguirlo ed abbandonano la stanza.

    L'infermiera, con aria più rilassata,

    scarica a terra il contenuto della

    siringa, la poggia nel carrellino

    d'acciaio, con mani di fata mi stacca gli

    elettrodi dal petto e la flebo dal

    braccio, fatto questo si dirige verso il

    guardaroba posizionato nella parte

    destra della stanza prende i miei

    indumenti, li poggia sul letto e mi

    toglie le contenzioni.

    Abbasso le sbarre, mi metto a sedere

    nel bordo del letto e comincio a

    vestirmi.

    -sono un po' debole, mi gira la testa,

    però in generale mi sento bene-

    Mentre mi accingo ad abbottonarmi la

    camicia, da dietro, una voce d'angelo,

    sussurrandomi nell'orecchio, attira la

    mia attenzione.

    6

    -Lei deve avere di sicuro qualche santo

    in paradiso!-

    -Perché?-

    -Dopo un volo di dieci piani è già in

    piedi dopo soltanto tre giorni di

    ricovero!-

    -Dieci...piani?-

    -Si, evidentemente non si ricorda bene

    ma l'abbiamo trovata per terra svenuto

    ai piedi di un enorme stabile-

    -Strano, non mi ricordo niente-

    -Sarà lo choc dell'accaduto-

    -Sicuramente!...Dove siamo qui?-

    -Nell'unico ospedale della città che non

    sia stato del tutto distrutto!-

    -Distrutto?-

    -Si dalla grande guerra che c'è stata

    non meno di una settimana fa!-

    Formulavo domande vaghe alle risposte

    che mi venivano date per non destare

    sospetti, non potevo dire chi ero né

    tanto meno potevo confessare che ero

    stato io a porre fine a tutto questo, io e

    la mia dolce amica.

    Finisco di vestirmi ed esco da quella

    scatola di sardine.

    7

    I corridoi erano fatiscenti le fioche luci

    nel soffitto lampeggiavano penzolavano

    come tanti impiccati mentre la tinta

    veniva via a fiocchi dalle pareti come la

    pelle dalle spalle dopo una scottatura al

    mare.

    Mi dirigo verso l'ufficio del dottore

    facendomi largo tra i detriti del tetto

    crollato; busso alla porta ma nessuno

    risponde provo ancora ed ancora ma

    nessuna risposta dall'interno, credendo

    l'ufficio vuoto ruotai la maniglia ed

    entrai.

    Sul muro colavano gocce dagli schizzi

    di sangue fresco mentre sul tavolo

    giaceva morto il dottore con il costato

    smembrato; le sue interiora

    penzolavano dal tavolo dell'ufficio

    mentre il sangue, colando dalle stesse,

    sgocciolava sul pavimento, i miei sensi

    si centuplicarono il respiro divenne più

    affannoso ed il dolore pungente alle

    labbra mi avvertì che i miei canini

    volevano uscire, ma le urla del

    dottorino mi fecero ritornare in me.

    -La...la prego mi salvi!!-

    -Che è successo?!-

    8

    -Quelle creature sono tornate ci stanno

    attaccando! Che cosa posso fare, non

    voglio morire!!-

    -Se non vuoi morire c'è solo una cosa

    da fare...correre più veloce di loro!-

    -Grazie dottore seguirò il suo consiglio-

    -Non far tesoro di quello che ti ho detto

    sappi che in poco tempo o per mano

    loro o per fame tu morirai! Ma se eviti

    rumori e resti nell'ombra può anche

    darsi che tu ce la faccia!!!!-

    Lascio il dottorino al sicuro ed esco

    dall'ospedale.

    Comincio a camminare per tutte quelle

    macerie e rottami di auto, sono debole,

    a stento mi reggo in piedi, trascino i

    piedi a terra inciampando sulle macerie

    e sui pezzi d'asfalto; so che ormai il

    peggio è passato ma non devo mai

    abbassare la guardia, so che qualcuno

    di loro ha ucciso il dottore e si aggira

    da queste parti.

    In lontananza vedo un pub aperto,

    allungo il passo attirato dall'odore

    invitante di cipolle arrostite e hot dog ,

    entro, mi siedo e subito vengo accolto

    dal gestore che mi consegna il menu

    9

    mezzo scolorito e pieno di impronte di

    maionese e mostarda.

    -Avete ancora il coraggio di restare

    aperto dopo tutto quello che è

    successo?-

    -Certo prima io ero nell'esercito, ho

    visto braccia teste e gambe dei miei

    compagni esplodermi a meno di dieci

    metri di distanza, non so mai quante

    volte mi sono tolto le macchie del loro

    sangue dal viso eppure sono riuscito a

    sopravvivere non saranno queste

    bestie a spaventarmi-

    -Hai delle armi?-

    -Certo, vedi questo sniper? Di notte è

    un potente alleato! L'altra sera ne

    uccisi trenta con un solo colpo alla

    testa e boom adios muchachos!!!!-

    sembra molto coraggioso dopotutto

    aveva visto uno dei tanti aspetti della

    morte ma nessuna guerra vissuta e

    combattuta poteva mai eguagliare la

    mia.

    Un caldo hot dog ed una birra fredda

    gelata doppio malto cullano il mio

    stomaco come un bimbo in fasce viene

    cullato dalla balia, senza perdere

    10

    tempo, dopo l'ultimo morso, e l'ultima

    sorsata presi alcuni spiccioli di tasca

    pago e dopo aver controllato l'esterno

    esco.

    L'aria è arsa dal caldo nuvole di polvere

    si alzano sospinte dal vento arido che ti

    faceva seccare la gola e il naso.

    Con passo lento mi dirigo verso casa, o

    quello che

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