Lo scrigno della Contessa di Clermont
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Lo scrigno della Contessa di Clermont - Elisa Cappagli
casa
Ciao Emma, ciao Marie
Nella notte buia e tempestosa, con il vento che infuriava oltre le finestre del castello, Lady Lucrezia notò che qualcosa faceva muovere il grande arazzo appeso nella sua camera. Si fece coraggio e lasciata la sicurezza del suo letto, con la sola compagnia di una candela, raggiunse l'oggetto del suo interesse che, una volta spostato, rivelò la presenza di una porta. Eccitata per quella scoperta e non potendo più resistere alla curiosità, girò la maniglia. La fioca luce della candela illuminò una stanza segreta, dove da centinaia di anni nessuno aveva messo più piede. C'erano ragnatele ovunque, e malgrado la polvere riuscì a scorgere un pugnale insanguinato lasciato sul pavimento. All'improvviso Lady Lucrezia, alzando lo sguardo, prima che un alito di vento facesse spegnere la candela, vide...
- Vide?- chiese Marie impaziente.
- Boh, e chi lo sa! La lettura si interrompe qui. Uffa, dovremo aspettare la prossima settimana per leggere on-line il nuovo capitolo e sapere cosa accadrà a Lady Lucrezia. - rispose Emma sconsolata, stanca che quelle appassionanti storie di avventura, terminassero sempre sul più bello, per poi continuare la settimana dopo e interrompersi di nuovo puntualmente. - Se un'avventura fosse reale - continuò Emma - non si fermerebbe di certo quando l'eroina sta per risolvere il mistero che la riguarda. Pensa se ci trovassimo anche noi nel bel mezzo di una faccenda che ha dell'incredibile...
- Wow Emma, sarebbe fantastico! - rispose Marie alla sua migliore amica.
Sì, perché Emma e Marie erano migliori amiche, fin dai tempi dell'asilo, dove si erano conosciute. La scintilla della simpatia si era accesa subito, cosi come l'amicizia. I loro gusti erano gli stessi: avere una vera e propria adorazione per il cioccolato e studiare malvolentieri matematica e scienze; ma soprattutto stare sempre insieme, fantasticando inoltre su quel loro grande desiderio di poter vivere, almeno per una volta, le avventure di cui leggevano ogni giorno, in una cornice di castelli stregati, dame in pericolo, cavalieri audaci, fantasmi inquietanti, passaggi segreti e tantissimo altro ancora. E adesso che anche un altro anno delle elementari era trascorso, si sentivano più unite che mai.
- Ma te lo immagini? Il nostro grande sogno si avvererebbe. - continuò Marie – Cioè, io e te alle prese con un mistero così intrigato da... da... Da far storcere in naso pure a quella gallina di Jessica, che pensa solo ai blog di trucco e parrucco! Comunque dai... Non facciamoci illusioni. Tanto queste cose non succedono a nessuno. E noi non saremo di certo l'eccezione!
- Lo so. Ma... Dì la verità... Se capitasse a noi, sarebbe un'esperienza indimenticabile che ci legherebbe per tutta la vita! - affermò Emma, già proiettata come un razzo nel mondo della fantasia.
- Sì, è proprio vero! - affermò Marie illuminata da uno dei suoi soliti sorrisi, che si spense lievemente nel guardare l'orologio - Ora però, dobbiamo tornare alla realtà. Sono già le sei e devo proprio andare. Sai, stasera i miei genitori devono parlarmi di una cosa molto importante e non posso far tardi. Mamma mia, stamani mi hanno avvisata con un muso lungo che non prometteva nulla di buono.
- Vedrai che non sarà niente. - le rispose Emma - Uffa, lo sai come sono i grandi, fanno sempre tutto tragico. Come quando ti rimproverano perché dicono che ti sei comportato male. Che poi uno cosa può mai fare da comportarsi tanto male? Boh!
- Già, valli a capire. Allora ci vediamo domani, tanto per ora i compiti non li dobbiamo fare e possiamo divertirci un po'! - disse Marie, prendendo la cartella dove ripose il suo tablet e dirigendosi verso la porta d'ingresso della casa di Emma.
- Marie, posso chiederti un favore? Domani puoi portarmi uno di quei libri che ti regala tuo papà? Sai quelli di avventura, che ci piacciono un sacco. Lo leggerò in un batter d'occhio e te lo restituirò.
E' vero, Emma e Marie li leggevano tutti d'un fiato. Era così grande la loro passione per la lettura, che sceglievano anche libroni difficili, scatenando le ire della prof. d'italiano M. Simonetti, una povera divorziata (tutti i mariti che aveva avuto se l'erano data a gambe!), intenta a far girare tutto il suo mondo intorno alla sua mediocre bellezza, ormai sciupata dagli anni, che a torto, la faceva sentire in diritto di camminare un metro sollevata da terra; ma si sa, la superbia è una brutto difetto, e a camminare a un metro da terra, spesso si rischia di picchiare nell'architrave della porta, e farsi molto male! Ahahah!
La povera donna in questione, dietro un infido sorriso, le rimproverava perché Emma e Marie dimostravano di avere un cervello pensante, manifestando impegno e passione; ma soprattutto, perché erano diverse dalle altre, diverse da quel branco di capre ammaestrate che erano le loro compagne.
- Te li porterei volentieri, – riprese Marie - ma quelli che ho a casa li abbiamo già letti. Dovremo aspettare che mio papà ritorni per lavoro nella nostra tenuta in Francia. A quel punto, gli dirò di portarmi dalla biblioteca alcuni di quei libri. D'accordo?
- Già, mi ero dimenticata che tuo papà prende i volumi dalla biblioteca della vostra tenuta.
- Sì, abbiamo molti libri al castello e la gran parte sono scritti proprio in italiano. Alcuni sono molto utili ai miei nonni perché spiegano un sacco di cose importanti che riguardano il vino.
- E' vero... I tuoi nonni in Francia producono vino. Wow, dev'essere bellissimo stare all'aria aperta ad occuparsi dei vigneti e fare la vendemmia. Per non parlare del castello. Ma come, proprio tu che come me adori così tanto queste storie, non ti elettrizza l'idea che la tua famiglia possieda un castello? Chissà quanti misteri ci saranno là dentro! - affermò Emma euforica.
-Mah... Io ho l'occasione di andarci solo una volta all'anno durante l'estate. Lo sai, mio papà è nato laggiù e quando ha conosciuto mia madre, ha deciso di stabilirsi qua. Durante le feste, sono i miei nonni a venire in Italia. Dopotutto, al castello non c'è molto da divertirsi. Laggiù sono sola e i miei non fanno altro che farmi studiare francese. Fra quelle mura a parte la leggenda di una nobildonna non so che cosa, mi sembra che di misteri non ce ne siano poi molti. - concluse Marie, perché le sei erano passate da un pezzo e doveva far ritorno a casa.
- Ok, continueremo la nostra chiacchierata domani, quando ci rivedremo. Ti voglio bene, amica del cuore. - disse Emma abbracciando Marie. - E se di misteri non ce ne accadranno mai, vedrai ce li inventeremo da sole!
- E' vero Emma, hai ragione! Ti voglio bene anch'io. Allora a domani. Ciao Emma.
- Ciao Marie.
Un invito a sorpresa
Era una bella mattina d'estate. Il sole era alto nel cielo sgombro dalle nuvole. Un leggero, caldo venticello muoveva le foglie degli alberi che delimitavano la strada. Oltre gli alberi, piccoli viottoli portavano ad altrettante villette con giardino.
Marie stava percorrendo la strada pedonale posta di fianco a quella principale. Il suo sguardo era rivolto verso l'alto, proprio verso le fronde movimentate di quegli alberi. Era bello vedere il colore cangiante di quelle foglie variare ad ogni singolo movimento, colpite dai raggi lucenti del sole. E Marie si era persa a guardare quelle foglie, ad osservarle, come se non le avesse mai viste prima o come se le vedesse per l'ultima volta. Sicuramente non le avrebbe mai dimenticate. Niente avrebbe mai dimenticato della vita trascorsa laggiù. E adesso stava andando dalla sua amica, ansiosa di darle quella notizia che, a parer suo, era una delle più belle degli ultimi tempi. Girò in una delle viuzze e si avviò verso la casa di Emma.
Le due ragazzine, abitavano abbastanza vicine e anche per questo avevano potuto frequentarsi così