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Oltre i confini: Il canto delle Forze Ancestrali
Oltre i confini: Il canto delle Forze Ancestrali
Oltre i confini: Il canto delle Forze Ancestrali
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Oltre i confini: Il canto delle Forze Ancestrali

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About this ebook

«Non che tu non te lo meriti, ma che hai fatto di tanto brutto per farti portare qui?» chiese lui.
Sono morta!, sproloquiò Lily. Come si permette di rivolgerci la parola?, aggiunse poi, rivolta a Lucilla. Per una volta, la Viator fu in parte d'accordo.

Lucilla si sveglia nel mondo che credeva perduto.
La realtà circostante è ormai mutata a causa degli squilibri, il mondo sta scivolando nel caos. La stessa Viator è molto cambiata: quel tanto che le servirà per trovare la sua strada...

LanguageItaliano
Release dateMar 27, 2015
ISBN9781311104458
Oltre i confini: Il canto delle Forze Ancestrali
Author

Noemi Gastaldi

Noemi Gastaldi è nata e cresciuta in provincia di Torino, città in cui attualmente risiede. Ama scrivere fin da quando era piccola, ma la sua prima pubblicazione risale al 2009, quando collabora al romanzo erotico-sentimentale “22 fiori gialli”, attualmente edito da Eroscultura. Nel 2011, affascinata dal mondo sommerso dell’arte indipendente, riprende in mano una vecchia bozza ideata anni prima e mette le basi per la saga “Oltre i confini”. Il primo volume della stessa, “Il tocco degli Spiriti Antichi“, viene autopubblicato nel novembre 2012. Il secondo volume, "Il battito della Bestia", viene autopubblicato nel gennaio 2014. Il volume conclusivo "Il canto delle Forze Ancestrali" è disponibile dal 22/03/2015.

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    Book preview

    Oltre i confini - Noemi Gastaldi

    XXXVI

    Era fatta di nulla, ma questo non le aveva impedito di percepire un brivido caldo lungo la schiena.

    Le sue dita avevano iniziato a tremare in preda all'estasi, il resto del corpo si era poi unito, armonioso, a quella sinfonia di piacevoli vibrazioni.

    Tutto questo si era in breve ampliato al di fuori dello spazio occupato dalla sua figura spettrale, tanto che Duffy aveva potuto sentire ciò che provava l'altra, come se il suo essere si fosse esteso a lei. Se ne era accorta con stupore nel momento in cui il suo olfatto era stato pervaso da una moltitudine di fragranze floreali, profumi che non le passavano attraverso le narici, ma che venivano sapientemente recepiti da una quantità di spazio che era altro da lei, e che lei non avrebbe saputo definire.

    Questa sensazione si era espansa ulteriormente, inarrestabile: pensare di poter distinguere una qualsiasi parte del tutto era diventato inconcepibile. Dunque lei stessa non era più qualcosa di esistente.

    Era svanita, svanita nel nulla.

    Duffy non avrebbe mai scordato quelle sensazioni sconvolgenti: aveva vissuto in piena coscienza la dissoluzione. Aveva cessato di essere. Ma allora, cosa ci faceva in quel giardino fiorito?

    Iniziò subito a guardarsi attorno, placida, eppur profondamente turbata: non ricordava nulla, ma quei luoghi erano pregni di rassicurante staticità. Li conosceva da tempo, ne era certa.

    Toccando i boccioli tra gli steli più alti, aveva quasi l'impressione che quel luogo non fosse solo di contorno: quel luogo era lei.

    E il tempo passava, impercettibile. Duffy era intenta a districarsi tra i suoi pensieri stranianti, quando la ragazza bionda comparve all'improvviso nel giardino. Restò ferma per qualche secondo a osservarla, poi le corse incontro preoccupata: la sua presenza stonava, non risuonava alla stessa frequenza di quel luogo immoto.

    Fantasy… sussurrò Lucilla, subito dopo essersi lasciata andare a un sorriso. Mi hai salvata. aggiunse poi, vedendo che la sua amante si era fermata accanto a lei. Stava immobile, e la sua espressione non mutava. Lucilla si mise in piedi e le si fece di fronte. Sono riuscita a completare il mio rituale prima che Malvina mi uccidesse, e ora finalmente siamo assieme. Non so cosa sia successo di preciso.

    Lucilla sorrise ancora. Duffy no: non aveva capito una sola parola. Ricordava bene di essersi invaghita di quella ragazza, prima di svanire; ricordava altrettanto nitidamente di essersi dissolta proprio durante la compenetrazione con il suo corpo. Senza stare a pensarci troppo, allungò una mano nella sua direzione, decisa a ripetere il gesto. Ma qualcosa era cambiato, e le sue dita si fermarono sul braccio di Lucilla. La stava toccando, come solo un corpo materiale le avrebbe concesso. Trasalì, incredula.

    Fantasy, che ti succede? chiese Lucilla, prendendo tra i suoi palmi quella mano candida che ancora le sfiorava la pelle.

    Duffy accettò quel contatto sorprendente e dimenticato; la sua mente divenne un turbinio di pensieri sconnessi, ma uno su tutti riecheggiò regolare fino a farsi afferrare dalla psiche: anche quella donna era lei, era parte di lei. Si conoscevano da molto più tempo di quanto non riuscisse a ricordare, ne era sicura.

    Avrebbe voluto condividere questo suo pensiero ma, probabilmente, il suo idioma le sarebbe risultato incomprensibile, essendo così diverso da quello che le aveva sentito pronunciare.

    Così si fece coraggio e si lasciò andare a un istinto che risiedeva in lei da tempo. Si sporse in avanti e le scostò i capelli dalla fronte, dove depositò un primo, timidissimo bacio. Ricordò, quasi con certezza, che questo era già accaduto, e anche in modo del tutto simile.

    Lucilla sollevò il capo lentamente, fino a incontrare le sue labbra.

    Le due donne iniziarono a cercarsi avidamente, si strinsero, si avvinghiarono, restituendosi una sana sensazione di vita.

    Un abito di piume e una pelle di cervo caddero silenziosamente sull'erba.

    Quei due corpi si conoscevano in ogni più piccolo dettaglio, ma insistevano a esplorarsi con passione, come non fosse mai stato concesso loro di procurarsi tanto reciproco piacere.

    In un tempo difficile da definire, quella manifestazione di esistenza giunse al suo culmine: Duffy e Lucilla divennero un unico essere composto della luce più pura, e fu allora che la Viator Lucis ricordò chi era.

    Pochi anni di vita.

    Più di tre secoli di esistenza.

    Fantasy si risvegliò confusa dalla sua amnesia, concentrandosi immediatamente sui ricordi più recenti, dai quali separò il proprio vissuto per poter esplorare quello di Lucilla. Continuava a recepire qualcosa di strano, di stonato, nella presenza della sua amante nel giardino. Riuscì a vedere il duello tra lei e Malvina, l'intenzione di portare a termine un ultimo rituale, poi più nulla. Lucilla, come sei finita qui? chiese infine.

    Reduce dalla voluttà vissuta pochi attimi prima, Lucilla sentì quella frase schiantarsi sul suo sorriso come una manciata di schegge di ghiaccio. Fantasy, non ne ho idea. ammise infine serena. So soltanto che non esiste alcun altro luogo in cui vorrei trovarmi... La centaura stava per uccidermi, provavo un dolore atroce, e ora sono qui.

    Fantasy venne scossa da un brivido: non le piaceva, non le piaceva per niente.

    Sei stata sempre accanto a me, non è vero? chiese poi Lucilla, lasciandosi andare a uno sguardo languido. Io ti cercavo, ero distrutta... e invece tu lo sapevi che nemmeno la battaglia degli Spiriti Antichi era stata capace di separarci. elaborò poi, ingenua.

    Fantasy lasciò che lo credesse. Doveva convincerla a tornare indietro il più presto possibile se aveva abbandonato il suo corpo inerme in quella radura. Ma anche se era rientrata in possesso del lessico necessario, esprimersi non le veniva del tutto naturale. Potresti essere in pericolo. Potrebbe accaderti qualsiasi cosa. Devi lasciarti andare al sonno e tornare indietro, subito, prima che ti accada qualcosa di brutto. Scandì bene le parole, lentamente.

    Lucilla assunse un'espressione triste: era questa l'accoglienza che meritava, dopo tutto quello che aveva patito? Ma, come sempre, dovette ammettere che Fantasy aveva ragione. Così si rannicchiò tra i cespugli di fiori, respirò forte e si rilassò fino a lasciarsi raggiungere dal sonno che l'avrebbe riportata indietro.

    ***

    Lucilla si risvegliò in un letto. Non era il suo. Le lenzuola erano rigide, ruvide. Il materasso invece era morbidissimo, sembrava imbottito di lana.

    L'oscurità l'avvolgeva quasi totalmente, e solo sollevando la testa poté vedere il profilo serio della sua compagna illuminato di luce propria.

    Fantasy si era seduta ai piedi di quello stesso letto, il suo letto. Aveva portato lì la sua amante quando si era resa conto che l'altra faccia della realtà era stata preclusa a entrambe. La situazione le piaceva sempre meno: l'infausta teoria che le si era abbozzata in testa dopo aver ritrovato la memoria, ora si stava delineando, traducendosi in fatale realtà. Lucilla non aveva terminato il suo rituale: non lo aveva fatto, perché Malvina l'aveva uccisa. C'era forse speranza che non fosse così?

    Fantasy, dove siamo? domandò Lucilla, mettendosi a sua volta a sedere su quel letto.

    In casa mia. sfiatò Fantasy, tutta intenta a cercare in lei qualche segno di vita. La guardava con occhi indagatori, cercando di capire, grazie a quell'oscurità, se la luce emessa dal suo corpo fosse aumentata, come accadeva a tutti i Viator Lucis.

    Dentro la tua casa di pietra? Oltre i confini? Che ci faccio ancora qui? insisté Lucilla.

    Non ne ho idea. mentì Fantasy.

    Ogni volta che sono stata qui, mi è sempre bastato rilassarmi fino al sonno per tornare indietro. Ma forse la realtà non è ancora tornata al suo consueto equilibrio, che ne dici?

    Lucilla, non so come dirtelo. Se avevi una spada piantata tra le scapole, ti sei trovata qui all'improvviso, e ora non riesci a tornare indietro... Fantasy si fermò. Forse non era il caso di parlarle con tanta schiettezza.

    Non tornerò più indietro. proferì Lucilla con occhi vacui, per poi sorprendere la sua amante con un sorriso rassegnato. Non ho rimpianti e sono felice di essere con te. le disse seria.

    Fantasy sostenne il suo sguardo per una frazione di secondo, poi si alzò dal letto, nuovamente preda dell'inquietudine. Se Lucilla aveva cessato di vivere, lei, invece, aveva cessato di esistere. Ma allora perché era tornata lì? Non riusciva a capacitarsi. Non poteva accettare che la pace dovuta alla dissoluzione le venisse negata e, men che meno, voleva credere che un'esistenza eterna e priva di pace fosse destinata anche alla sua amata. D’improvviso le sfuggiva il senso di ogni cosa: la realtà oltre i confini, la sua amante predestinata; nulla aveva più un vero significato.

    Fantasy! la richiamò Lucilla, Possibile che tu non sia felice che io sia qui? Possibile che io riesca ad accettare la mia morte meglio di quanto non voglia farlo tu?

    La Viator Lucis non era più in sé, e Lucilla aveva visto giusto: non riusciva ad accettarlo, non si sentiva più propensa ad accettare nulla. Voleva scomparire dissolvendosi in pace, solo questo. Si alzò dal letto e, con passi lenti, uscì dalla stanza, decisa a isolarsi per raccogliere i pensieri.

    Pochi minuti più tardi, un grido agghiacciante la richiamò alla sua natura di amante predestinata: era Lucilla, ma cosa poteva mai esserle accaduto? Senza darsi risposta, Fantasy corse con il cuore in gola fino al pozzo che stava appena fuori dalla sua casa di pietra; prese un secchio d'acqua alchemica e tornò rapida dalla sua protetta.

    Lucilla si era sdraiata prona sul letto e aveva raccolto le gambe al ventre. Si agitava tra le lenzuola con gli occhi sbarrati, implorante, ma incapace di esprimere quali atroci tormenti le stessero dilaniando il corpo. Aveva sentito prima di tutto qualcosa di freddo all'altezza del petto. D'istinto si era tastata per scostare l'insistente corpo estraneo, ma aveva constatato che non c'era proprio nulla a minacciarla. Non su quella faccia della realtà, almeno.

    Il dolore si fece sempre più bruciante, scese fino all'altezza del ventre, poi si spostò impietoso tra le costole, fino a diventare tanto intenso e vivido da non concederle di distinguere nitidamente le sensazioni.

    Il suo corpo pulsava ormai in modo atroce e lei, suo malgrado, restava lucida, capace solo di gridare in modo sconnesso contro qualcosa di disgustoso e inconcepibile.

    Fantasy venne accolta da quei terribili lamenti. Restò molto stupita quando si accorse che le urla non erano accompagnate da null'altro. Non c'era proprio niente a minacciare Lucilla. Lei però urlava come non aveva mai fatto e, pur senza comprendere, la Viator Lucis iniziò a irrorare il suo corpo sofferente con il liquido benefico, dandole sollievo. Che ti succede? chiese dubbiosa, continuando istintivamente ad accarezzare Lucilla con le lenzuola fradice d'acqua alchemica.

    Lucilla era terrorizzata: non aveva mai provato un dolore simile in tutta la sua vita, nemmeno quando Bruno l'aveva stretta fino a soffocarla, nemmeno quando Malvina l'aveva trafitta. Alzò lo sguardo verso Fantasy ma non riuscì a dire nulla. Mantenne i suoi occhi sbarrati fissi su quelli rassicuranti di lei, finché un'altra fitta le fece lanciare un urlo disumano.

    La Viator Lucis strinse con più forza le lenzuola bagnate su Lucilla, ma non fu sufficiente. Fece quindi una nuova corsa fino al pozzo e tornò indietro in pochi secondi. Quel che vide la lasciò basita: Lucilla era evanescente, perdeva consistenza a vista d'occhio. A quel punto, l'unica spiegazione era che le stesse accadendo qualcosa di terribile sull'altra faccia della realtà, e Fantasy cercò di concentrarsi per vedere il suo corpo, quello fatto di carne, ma non le riuscì. Dunque la sua compagna non stava tornando nel proprio mondo, nemmeno ora che l’organismo richiamava la coscienza con così tanto dolore. Senza perdere altro tempo, Fantasy versò nuovamente il secchio d'acqua su di lei, calmando i suoi tormenti e restituendole un aspetto materico. Stai meglio? le domandò, non appena la vide ragionevolmente calma. Era sinceramente preoccupata, ma la sua voce apparve fredda, distaccata.

    Lucilla aveva smesso di singhiozzare ma aveva ancora paura. Sto meglio. confermò atona.

    Sei ancora viva, dobbiamo...

    Trovare il modo di riportarmi indietro, scommetto! la interruppe Lucilla, per poi levarsi di dosso le lenzuola bagnate e rimettersi a sedere sul letto. Forse Malvina mi sta tagliando a fettine, e tu non vedi comunque l'ora che io torni di là a godermi la mia bellissima vita, vero? accusò con rabbia.

    Fantasy restò attonita, non ricordava di aver mai sentito la sua amante rivolgersi a lei in quel modo. Piuttosto le aveva ricordato Elisabeth: trarre conclusioni affrettate e sputarle fuori senza prima filtrarle era tipicamente suo. Cercò comunque di mettere assieme le giuste parole per rispondere senza sfociare in un litigio sconclusionato, ma non ne ebbe il tempo. Lucilla si alzò, per poi procedere a passo spedito verso la porta di quella stanza buia. Dove vai? le chiese Fantasy, ottenendo di bloccare quella fuga solo per qualche secondo.

    Esco, cerco il mio cervide e corro al mare. A quel punto mi butto in acqua e ci resto per sempre! sbottò ancora Lucilla, prima di procedere fuori dalla casa di pietra.

    Una volta all'esterno, la Viator iniziò a correre, ricominciando immediatamente a piangere.

    Il dolore l'aveva sconvolta, non immaginava che se ne potesse provare così tanto. Ad aggravare la situazione, il fatto di non poter sapere cosa effettivamente le fosse accaduto: che cosa avrebbe trovato se fosse riuscita a risvegliarsi? Cosa le avevano fatto?

    Continuò a correre senza fermarsi.

    Riuscì a sfinirsi al punto di scacciare le macabre fantasie che affollavano la sua mente, e finalmente il cervide dal pelo argenteo le venne incontro. La Viator si gettò su di lui in cerca del conforto che non aveva avuto da Fantasy; strinse forte il suo collo tra le braccia, accarezzandolo nervosamente. La Bestia comprese e la lasciò fare, fino a quando, dopo un lungo sfogo, avvenne l'ibridazione. In quel momento la mente di Lucilla si ripulì completamente dai brutti pensieri, concentrandosi piuttosto su quelle sensazioni piacevoli che per troppo tempo le erano state negate. Avvertì il suo corpo sprofondare in quello sottostante, si sentì sciogliere nella compenetrazione che avrebbe presto portato il cuore del cervide a congiungersi al proprio. Percepì le sue braccia prendere il posto delle zampe anteriori della Bestia mentre, contemporaneamente, le sue gambe venivano rimpiazzate dai forti posteriori animali. La peluria soffice le ricoprì quasi tutto il corpo, mentre da due zone calde sopra la sua testa spuntarono le fini corna ramificate.

    Senza lasciare spazio ad alcun pensiero, Lucilla riprese a correre in forma ibrida con in mente solo il desiderio di raggiungere la spiaggia. Presto, il corpo e l'istinto del cervide presero il sopravvento.

    La Bestia galoppò a lungo sotto il cielo eternamente crepuscolare della terra delle Rocce Antiche, superò rapidamente le colline smeraldine tra le quali sorgeva la casa di pietra, per poi aumentare ancora l'andatura, tracciando un perfetto rettilineo sulla vastissima pianura sottostante. Arrivò al punto in cui i rilievi ricominciavano a disegnare il paesaggio facendosi sempre più impervi, ma non rallentò, per quanto iniziasse a sentire la fatica: il tempo non dava alcun cenno della sua esistenza, ma la Bestia sapeva di aver percorso una distanza notevole a un ritmo folle, ed era altresì consapevole di aver mantenuto quel ritmo per molte ore.

    Era ormai lontanissima dalla casetta di Fantasy, ma solo alla vista del grosso lago scuro che precedeva la spiaggia si decise a rallentare al passo.

    Cercò con lo sguardo il magnifico cigno reale che apparteneva alla Viator Lucis e, senza rendersene conto, tornò in forma ibrida: quel pensiero l'aveva distratta, ma non l'avrebbe fermata.

    Anche senza il predominio dell'istinto del cervide, riconobbe quel luogo e ricordò che le sarebbe stato sufficiente seguire il corso d'acqua salmastra che spariva all'orizzonte per arrivare alla spiaggia che ben conosceva. Si fermò soltanto per un secondo, nel momento in cui elaborò all'improvviso che dovevano esser passate molte ore da quando aveva lasciato la sua amante: quel tragitto, quella folle corsa mutata in cervide, Lucilla l'aveva già fatta una volta, a ritroso, e ci aveva messo una notte intera.

    Riprese a camminare seguendo il corso d'acqua tra le alture, incapace di svuotare ancora la mente. Non le era dato sapere cosa fosse accaduto al suo corpo durante quel lungo lasso di tempo, né poteva tornare indietro per scoprirlo; accettare quella situazione le sarebbe riuscito molto meglio, se almeno Fantasy non si fosse mostrata così fredda e frettolosa di mandarla via.

    Immersa in questi pensieri, finì per trovare lunghissima la camminata che la separava dalla spiaggia.

    Una volta giunta in riva al mare, si lasciò cadere a terra sul bagnasciuga, esausta.

    Era così vicina all'acqua alchemica da potersi permettere un po' di riposo, almeno quel che bastava al cervide per separarsi da lei. Se il suo corpo le avesse nuovamente trasmesso anche solo un piccolo accenno del dolore provato nel letto di Fantasy, si sarebbe immersa in mare e ci sarebbe rimasta, così da non accorgersi di nulla.

    Era quasi sul punto di appisolarsi e godersi un po' di riposo, quando un pensiero la ridestò completamente: ma era acqua alchemica, quella? O forse l'acqua di mare non si poteva considerare tale?

    Lucilla dovette ammettere che non ne aveva idea. La sua fuga era stata troppo precipitosa e, ora, rischiava di non cavarsela lontana da Fantasy. Proprio mentre elaborava il suo pentimento, un cigno reale si posò accanto a lei. Senza attendere che la Bestia si distaccasse dal suo corpo né che il cigno assumesse un aspetto ibrido, Lucilla abbracciò la sua amata in quella forma, passandole delicatamente le dita tra le piume candide e scusandosi più volte.

    Poco dopo, i due animali tornarono nei pressi del grosso lago, mentre le due donne se ne restarono in silenzio accanto al bagnasciuga; erano stanchissime dopo aver percorso quella distanza con così tanta fretta, ed entrambe non avevano la forza di pensare a nulla.

    Hai avuto una buona idea. sussurrò Fantasy, lasciando scivolare la testa sul grembo di Lucilla e chiudendo gli occhi. Finché non capiremo di più ce ne staremo accanto all'acqua. E se mai dovessi provare ancora dolore ti sarà sufficiente immergerti...

    Sono stata davvero stupida e impulsiva, scusami. la interruppe Lucilla. Poi proseguì: Sarebbe bastato avvicinarsi a un qualsiasi fiume sulle colline, senza dover correre qui come due disperate. Quanto tempo sarà passato da quando sono arrivata?

    Fantasy non rispose. Era davvero stanca morta e proprio non se la sentiva di dedicarsi a improbabili calcoli che correlassero la realtà oltre i confini a quella materiale.

    Lucilla la guardò con dolcezza, le scostò una ciocca di capelli rossissimi dal volto e le augurò la buonanotte. Poi si mise comoda, decisa ad addormentarsi a sua volta.

    Prima che questo potesse accadere, un ultimo pensiero le accarezzò la mente: era stata di un'impulsività allarmante quel giorno, e proprio non era da lei.

    ***

    Risvegliarsi fu nuovamente strano, anomalo.

    Era mattina? Era piena notte?

    Lucilla non lo sapeva e temeva che le sarebbe stato difficile abituarsi a vivere in quel modo.

    Era ancora assonnata, ma non capiva se quella sensazione fosse dovuta a un sonno troppo breve o se non fosse altro che un capriccio. Si rigirò stiracchiandosi, ancora in pieno dormiveglia. Intercettò Fantasy con lo sguardo, poi richiuse gli occhi. Quella Viator Lucis era di una bellezza strabiliante, e lei voleva crogiolarsi per un attimo nel ricordo della prima volta in cui l'aveva vista, proprio su quella spiaggia... o forse no? No, non era stato sulla spiaggia: era accaduto davanti alla casa di pietra, quando era ancora una bambina. Eppure, un'immagine le si era fissata dietro le palpebre chiuse: Fantasy che fissava il mare con meraviglia, le sue chiome infuocate raccolte in una lunga treccia, quel vestito cencioso troppo corto e stretto.

    Lucilla si sforzò di svegliarsi completamente stiracchiandosi e spalancando gli occhi, poi si gettò dell'acqua fredda sul viso: doveva aver sognato o qualcosa del genere, si sentiva confusa.

    Ti sei svegliata, finalmente.

    Fantasy le si fece accanto, si rannicchiò con lei sulla battigia. Era ancora scossa da tutto quello che era successo, ma il desiderio di prendersi cura della sua amante predestinata offuscava, almeno in parte, il disagio che l'aveva colta dopo la dissoluzione.

    Fantasy, credo di averti sognata... Si sogna, qui? domandò Lucilla.

    La Viator Lucis la guardò perplessa, poi sorrise. È strano, ma ormai posso affermare con certezza che tutto ciò che ti riguarda lo è.

    Mi sembrava di vederti per la prima volta. Mi sentivo triste, ma poi vedevo te guardare il mare con gli occhi pieni di speranza. Nel sogno, voglio dire... io ero... Lucilla si fermò, intenta a rincorrere i pensieri: stava parlando di un sogno o di un ricordo? Fantasy, ti ho mai vista con un vestitino sbrindellato che sembrava esserti stato cucito addosso da bambina? Insomma, un vestitino... da bambina.

    Fantasy si lasciò andare a una risata argentina. Credo che solo Elisabeth e pochi altri mi abbiano vista conciata in quel modo. Probabilmente hai sognato di lei, dato che ti ho raccontato il nostro incontro, e forse proprio io ti ho detto di essermi risvegliata qui con lo stesso abitino che avevo indosso il giorno in cui sono morta.

    Lucilla si sentì, se possibile, ancora più confusa.

    Probabilmente hai ragione… disse poco convinta.

    Poi trasalì.

    Mi chiamavano Elisabeth, puoi chiamarmi Lily. La Larius le aveva detto proprio così. E aveva detto anche di essere in circolazione da circa tre secoli, proprio come Fantasy. Fantasy, ma Lily, la Larius... Possibile che...

    Non riuscì a comporre la frase, ma la Viator Lucis comprese ugualmente. Non lo sapevi? domandò.

    Era lei? La mia Lily era la tua Elisabeth?

    Fantasy assentì.

    Lucilla era esterrefatta. Non solo per quell'incredibile casualità, ma anche perché aveva appena avuto l'impressione di rivivere esattamente il ricordo di Elisabeth. Possibile che la storia tra lei e Fantasy l'avesse suggestionata a tal punto?

    In effetti è una strana coincidenza che lei sia esistita così a lungo come Larius, fino ad arrivare proprio da te... e da me. asserì ancora Fantasy, cercando di capire perché qualcosa le dicesse che non si era trattato affatto di una coincidenza.

    Proprio strano, confermò Lucilla, e non mi capacito di aver sognato con così tanta chiarezza un ricordo della tua Elisabeth, né tanto meno del fatto che quel vissuto appartenga proprio alla mia Lily. esternò.

    Fantasy la ascoltò con molta attenzione. Non era stato il caso a volere che Lucilla e Lily si incontrassero, ora ne era sicura. Ricordi quando Daris ha detto che avresti dovuto dissolvere uno spettro, e che quella dissoluzione ti avrebbe arricchita? provò a chiedere.

    C'eri anche tu? Quindi sei davvero stata sempre con me…

    Ma no, interruppe Fantasy, io non c'ero. Quando ci uniamo in un unico essere riesco a immedesimarmi in te, e se poi mi concentro a dovere riesco a vivere i tuoi ricordi.

    Lucilla la guardò stupita, senza riuscire a dire una parola.

    Fantasy le sorrise e: Vedrai che quando imparerai a concentrarti per bene su quello che fai, prescindendo dalle sensazioni fisiche, succederà anche a te. la rassicurò. Poi continuò: Ad ogni modo, credo proprio di sapere qual è stato il tuo ultimo rituale, quello che ti ha permesso di non morire mentre Malvina si nutriva del tuo fluido vitale.

    Vuoi dire che per salvarmi ho...

    Lucilla non riuscì a dirlo: aveva capito, ma non voleva crederci. Se le teorie di Daris erano esatte, il suo arrivo oltre i confini non era altro che una ricompensa, il premio per aver portato a termine ciò che Moira aveva scritto per lei. Aveva dunque dissolto Lily, per ottenere in cambio di restare sospesa tra la vita e la morte. Non so nemmeno come ho fatto, confessò affranta, Lily non avrebbe neanche dovuto trovarsi lì! Cosa può essere accaduto? Lei non voleva... morire.

    L'idea la intristì al punto che non riuscì ad aggiungere altro, né a piangere.

    Le due donne non si mossero, non parlarono più.

    Solo quando Lucilla avvertì nuovamente un corpo estraneo scalfire la sua pelle, l'istinto la spinse a immergersi completamente in acqua.

    Funzionò. Lucilla non provò dolore. Questo, però, non servì a consolarla. Aveva eliminato per sempre un essere senziente e pieno di voglia di esistere, senza nemmeno esserne consapevole. Evidentemente, nulla si poteva contro le decisioni di Moira. Lucilla formulò questo pensiero cercando gli occhi di Fantasy e, in quel momento, fu certa che anche lei avesse tratto la stessa conclusione.

    XXXVII

    Moira aveva rincarato la dose, spingendo tutti in situazioni alle quali non potevano sottrarsi.

    Una dei cinque Viator che avevano assistito alla totale dissoluzione del mondo oltre i confini aveva, seppur inconsapevolmente, portato a termine la sua più importante prova: dissolvere una parte di sé che si era perduta, assorbendone l'essenza e divenendo così un essere completo. Proprio in quel momento, la parte immateriale della realtà era riuscita a distaccarsi da quella materiale, e il mondo oltre i confini aveva spalancato i suoi cancelli a quella Viator.

    A quel punto, anche tutti gli abitanti indissolubili da quel mondo erano tornati a esistere.

    Mentre le Bestie facevano ritorno ai propri luoghi d'appartenenza, l'essere che deteneva ogni potere legato alle Rocce Antiche e alla loro natura passeggiava fiero sulla costa, superando gli scogli color ardesia con il suo incedere preciso, inumano. Il suo aspetto era quello di un uomo adulto e rude, ma nei suoi occhi si leggeva la curiosità di un bambino. Nel momento in cui aveva ripreso coscienza d'esistere, uno strano appetito aveva iniziato a essere parte di lui, determinandone la natura fin da quel nuovo principio: egli avrebbe vissuto per osservare e, in particolare, per tenere sott'occhio alcuni esseri molto particolari che vivevano in una dimensione diversa dalla sua, e che lui poteva spiare tramite gli specchi d'acqua di quelle terre.

    Aveva già scovato, seppur distrattamente, alcuni Viator che popolavano lo strano mondo che recepiva come sottostante al proprio. In quel momento, però, questi erano passati completamente in secondo piano: aveva avvertito uno di quegli esseri calpestare le Rocce Antiche, ed era stato irrimediabilmente attratto dalla sua presenza sulla spiaggia.

    L'essere potente sgranò gli occhi con stupore: si trattava di una ragazza molto giovane. Nel suo sguardo vedeva tanta tristezza, così decise di sbirciare immediatamente tra i suoi pensieri.

    Quando conobbe il suo recente vissuto, un moto di soddisfazione gli si mosse tra le viscere.

    Quella Viator aveva compiuto un passo molto importante e, senza sapere perché, l'Alchimista si sentì saziato dai suoi trascorsi come se avesse appena soddisfatto la sua fame con un lauto pasto.

    Decise immediatamente di avvicinarsi a lei, per poterla conoscere e osservarla ancor più da vicino.

    "È evidente che nulla si può contro le decisioni di Moira. Il tuo pensiero è corretto, giovane Viator, ma dal tuo turbamento immagino che tu non sia in grado di interpretare questo fatto in maniera corretta."

    Lucilla riconobbe quella voce e si voltò verso la spiaggia. L'Alchimista torreggiava alle sue spalle, imponente, fiero; i suoi capelli nerissimi e prorompenti, il suo fisico forte, la lucida pelle d'orca di cui si vestiva. Era proprio lui, come se nulla fosse cambiato. Fantasy, c'è... Lucilla troncò la frase per deglutire.

    La Viator Lucis mantenne un contegno migliore ma dai suoi occhi si poteva intuire quanto anche lei fosse stupita. Vedendo che lui teneva lo sguardo puntato su Lucilla, osò scrutarlo in volto per qualche secondo: appariva entusiasta, curioso. Quella durezza primordiale che lo aveva sempre caratterizzato, almeno da quando lei ci aveva avuto a che fare per la prima volta, sembrava scomparsa in seguito alla rinascita.

    Fantasy pensò che per un essere inumano vivere la propria dissoluzione dovesse esser stato molto diverso da come era stato per lei. Spostò quindi il suo sguardo su Lucilla, ancora a bocca aperta, chiedendosi se lo Spirito Antico avesse un ricordo conscio di quanto era successo o se, piuttosto, egli non fosse qualcosa di simile a una perturbazione, che torna a manifestarsi senza rapportarsi in alcun modo a quanto già accaduto.

    Il fervore con cui si rivolse nuovamente a Lucilla sembrò confermare questa sua ipotesi. Ti mostro cosa sarebbe potuto accadere! esclamò lo Spirito Antico.

    In una frazione di secondo le fu addosso.

    La Viator si ritrovò con la grossa mano dell'Alchimista sulla fronte e, immediatamente, si sentì risucchiare via.

    Poi non avvertì più nulla.

    Poco dopo tornò cosciente in mezzo al mare in cui era ancora immersa, davanti a quello Spirito Antico che la scrutava nel profondo.

    È meglio che te lo spieghi a parole: intendevo dire che potevi morire. Non lo capisci, vero?

    Lucilla fece segno di no con la testa: era tanto sconvolta da non poter capire proprio nulla e, tra sé e sé, implorò lo Spirito Antico di non essere criptico come al suo solito.

    L'Alchimista intercettò questo pensiero e decise di accontentarla: Tu credi che quel che è successo sia stato solo il volere di Moira, indipendente dalla tua volontà o dalle tue azioni. Credi di non aver partecipato attivamente a quel che è accaduto perché era già scritto. Ma su questo ti sbagli. Tu ti sei allenata duramente, hai rafforzato al massimo il tuo legame con la Bestia che portavi nel cuore. Solo questo ti ha concesso di svolgere correttamente, alla perfezione, quel tuo ultimo, disperato, rituale. Cosa sarebbe accaduto se l'avessi sbagliato? Forse avresti dissolto la Larius senza assorbirne l'essenza, quell'essenza che ti ha salvato la vita quando la centaura di metallo stava nutrendosi del tuo fluido vitale. Forse non l'avresti dissolta affatto. Ma quel che voglio dire, giovane Viator, è che è stato solo grazie alla tua prontezza e alla tua abilità se sei riuscita a portare a termine la tua prova in questa vita.

    Lucilla restò muta.

    Lucilla, si intromise Fantasy, vuol dire che se tu non ti fossi allenata a sufficienza saresti morta. Non saresti giunta qui e, secondo le teorie di Daris, non avresti nemmeno contribuito affinché l'equilibrio potesse ripristinarsi. È un bene che tu ti sia impegnata così a fondo in quello che hai fatto, e questo è dipeso solo da te.

    Non è solo questo, proseguì l'Alchimista, non si è trattato solo del tuo impegno: sei stata molto coraggiosa, e hai fatto la scelta giusta.

    A quel punto lo Spirito Antico si interruppe e scrutò ancora più a fondo gli occhi di Lucilla alla ricerca di un nome. Non appena l'ebbe trovato, si rivolse nuovamente a lei: Elisabeth. la chiamò, poggiandole ancora una volta il palmo della mano sulla fronte.

    Lucilla si sentì trascinare verso l'alto, poi si ritrovò ad aleggiare nell'aria. Non era più oltre i confini: era a casa sua, accanto al divano. Aleggiava e non provava alcuna sensazione fisica. Era uno spettro, e le sue piccole manine da infante erano circondate da un alone violaceo. Era Lily e, per qualche ragione, non le sembrava per nulla strano: non stava accadendo nulla di nuovo, era soltanto un ricordo di ciò che parte di lei era stata.

    In quel momento osservava il disegno di Daris. Francesca lo aveva appena lasciato cadere tra i cuscini per teletrasportarsi altrove. Lily aveva già scoperto che quell'immagine ritraeva lei, ma ancora non sapeva cosa significasse. Un'idea un po'

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