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Bonsai
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"È un vanto per la nostra redazione avere scoperto Pierluigi Tamanini."
W. Amighetti - Critico letterario e romanziere

La vicenda si svolge all'incirca un paio di secoli fa a Hokkaido, un'isola nel nord del Giappone. Jin vive solo in mezzo ai boschi con il padre, un monaco buddista che nasconde al figlio un importante segreto. Entrambi passano le giornate curando un enorme giardino zen. Jin porta dentro di sé un mistero che non sa di custodire. La passione per i bonsai lo porterà in un antico villaggio noto come il paese della seta dove avrà modo di incontrare un leggendario maestro che gli insegnerà l'arte di leggere gli occhi della gente. Nella sua peregrinazione sarà accompagnato da Haruki, un ragazzino viziato di Tokyo, che con la sua semplicità gli farà capire che la vita va vissuta con leggerezza. La madre di Haruki e la sua malattia di vivere avranno un ruolo importante all'interno della storia.
Bonsai è un romanzo di formazione dove il protagonista scopre la sua vera natura e la asseconda fino in fondo, anche a costo di ferire a morte il padre e il suo mondo bigotto.
Leggere questo romanzo non consente solo di calarsi in un'atmosfera zen densa di segreti inconfessabili, ma permette al lettore di riflettere assieme al protagonista su ciò che veramente conta, cioè il mistero del vivere.

In definitiva un romanzo originale, sincero e poetico che vi immergerà in un Giappone antico, dove ogni parola, ogni gesto e ogni emozione era preceduta da una meditazione interiore, un Giappone in cui l'arte e la spiritualità soffocavano ogni azione: un romanzo unico nel suo genere, capace di emozioni profonde e intimità sconosciute nella società odierna occidentale.

Dall'autore del ROMANZO GRATUITO "Resurrezione"

LanguageItaliano
Release dateJan 1, 2014
ISBN9781310604607
Bonsai
Author

Pierluigi Tamanini

Se desideri leggere i miei libri gratis o scoprire come diventare uno scrittore, iscriviti subito alla newsletter suwww.pierluigitamanini.com(seleziona il sito precedente, tasto destro del mouse e "vai al link"!)"Pierluigi Tamanini è un grande dosatore di emozioni, capace, come pochi altri, di emozionare e di colpire, a volte anche duro, i propri lettori."www.passionelettura.itVive in un paesino di montagna sopra Trento, dove è nato il giorno di Natale del 1977. A venticinque anni, fresco di laurea in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio, è stato all’estero – Paraguay, Spagna e Inghilterra – durante lunghi stage e interscambi culturali. Rientrato in Italia ha lavorato come operaio metalmeccanico, postino, insegnante di materie tecniche, architetto, ingegnere ambientale in diversi settori (raccolte differenziate, indagini fognarie, sicurezza cantieri), archeologo, tecnico informatico, insegnante di sostegno, capotreno: ritiene la precarietà importante per la raccolta di materiale narrativo per i suoi romanzi.---RECENSIONI"Scoprire un nuovo talento letterario è un po’ come imbattersi in un banco di tonni con la speranza di pescare un aringa o ipotizzare che un miope possa trovare un quadrifoglio in una sconfinata distesa erbosa. Ogni anno, nella nostra penisola, circa cinquantamila nuovi autori iscrivono il loro nome nel catalogo letterario. Numeri non supportati poi dalle vendite, sempre in ribasso, che fanno quasi assomigliare tali dati ad una patologia incurabile.L’orda barbarica che affolla lo scalcinato mercato dell’editoria nostrana contribuisce ad alzare polvere e sotto a questa coltre spariscono autori che avrebbero tutti i requisiti per dover emergere. È quindi un vanto per la nostra redazione avere scoperto Pierluigi Tamanini, autore trentino, non ancora giunto nel mezzo del cammin della sua vita già particolarmente interessante e ricca di momenti che molti suoi coetanei hanno solo vissuto attraverso la trasposizione cinematografica.Autore in proprio, il termine self di questi tempi è talmente abusato da suscitare orticarie lessicali, Tamanini, esordiente con Rotte Mutande, romanzo di culto della gioventù trentina, ha poi continuato a produrre testi degni di essere letti. Il pesce illuminato, Bonsai, Un mucchio di parole e infine Resurrezione, romanzo casualmente capitato sulla nostra scrivania e che si è presentato come aria fresca, capace di sovvertire lo stantio colloso della mancata estate e dell’aridità letteraria stagionale."Wiliam Amighetti - critico letterario---Intervista a cura di cultura@valseriananews.info-Se immaginiamo un fiume e poniamo gli scrittori su entrambe le rive, con da un lato coloro che sono affermati e dall’altro quelli che tentano di guadarlo per raggiungere la celebrità: tu a chi chiederesti di lanciarti una fune per issarti sulle sponde della notorietà?-Credo che fra le centinaia di nomi noti cercherei di far vedere la mia mano a Hermann Hesse e a Kafka, ma soprattutto a Dino Buzzati, magari attirando la sua attenzione brandendo una copia de “il deserto dei tartari”.-Gran parte di coloro che cercano di guadare il fiume finiscono con l’essere spazzati via dalla corrente o dopo un timido approccio risalgono la riva e tornano nel mucchio degli sconosciuti.-Non trovi aiuto in generale. Non puoi affidarti ad una casa editrice che in teoria dovrebbe avere fra i suoi compiti quello di scoprire o riconoscere talenti... Quindi ti butti in acqua sperando di acquisire velocemente i primi rudimenti del nuoto, ma non può funzionare così. Certo, va anche detto che in Italia la percentuale di coloro che scrivono un romanzo è superiore rispetto a quella di coloro che poi lo leggono...-Resurrezione è un romanzo intimista. Lo specchio di una quotidianità che spesso cerchiamo di non vedere o quantomeno di far sì che la nostra immagine non finisca con il riflettersi dentro.-Tutti dovremmo affrontare di petto la nostra solitudine, anziché fingere che non esista. Non dobbiamo lasciarci distrarre da un continuo flusso di notizie inutili e spesso fasulle, che ci allontanano dal nostro vero io. Il protagonista di Resurrezione è costretto a vederla, respirarla, sentirla questa solitudine: è solo, straniero al mondo, incapace di parlare con la gente: proprio per questo affascina il lettore. Ognuno di noi – anche se non lo ammette a se stesso - si rivede in Efrem e nel suo mondo fatto di interminabili silenzi.-Se seguiamo gli input che i media propongono oggi, dovremmo mangiare solo piatti che ci vengono proposti da chef rinomati in programmi pseudo real life. Quindi travasando il concetto a livello letterario bisognerebbe cibarsi solo di best-sellers, trilogie più o meno sexy o saghe fantasy. Il tuo romanzo lo paragonerei invece ad un brodo caldo. Serve. Aiuta a digerire l’indigestione di parole troppo precotte.-Ho cercato nella stesura del romanzo di essere originale, non solo nella scelta dell'ambientazione e della trama, ma nell'uso di ogni singola parola. Credo che il dovere morale di ogni scrittore sia di scegliere sempre la parola di adatta: esaustiva e sintetica, in una parola essenziale. Non sono un lettore di best-seller: perché dunque dovrei essere uno scrittore di best-seller? Nella letteratura – quella vera – ci deve essere sincerità, anche nella finzione. Insomma, il lettore saggio sa quanto vale un brodo caldo nelle fredde sere d'inverno culturale degli ultimi decenni.-La sensazione di precarietà di Efrem è una cartina di tornasole della nostra quotidianità ed è il sunto anche delle tue esperienze personali.-Nei miei romanzi l'autobiografia la fa spesso da padrona, ma allo stesso tempo anche la pseudo-autobiografia: amo giocare col lettore attraverso il dualismo verità-finzione. Ho lavorato anch'io in fabbrica, sono stato in Lettonia, amo correre, adoro le montagne innevate... ma ciò che conta è l'amore per ciò che si vuole mostrare agli occhi del lettore. Alla fine, se ci pensi, la nostra quotidianità è spesso vissuta con superficialità: ci alziamo, lavoriamo, mangiamo, camminiamo... portando all'estremo questa routine nel romanzo, si crea un meccanismo d'immedesimazione e ci accorgiamo che Efrem non solo è uguale a noi, ma si potrebbe addirittura affermare che noi siamo Efrem.-Negli alberghi si cerca di contrastare il senso di solitudine lasciando una copia della Bibbia nel cassetto del comodino. Tu che libro lasceresti come analgesico?-A livello stilistico la mia più grande maestra è la recentemente scomparsa Agota Kristof. Chi ama la lettura non può esimersi dal assaporare e riassaporare La trilogia della città di K: si tratta di tre romanzi brevi in cui la scrittrice ungherese dà il meglio di sé con una prosa asciutta e tagliente che non ha eguali.-Immaginati come ministro alla cultura. Ormai nel bel paese tutti possono aspirare ad un posto in parlamento. Cosa faresti per far risorgere il patrimonio letterario che è stato disperso negli ultimi anni?-Se fossi il ministro della cultura credo inizierei a promuovere iniziative culturali che meritano di essere considerate tali e taglierei tutto ciò che è pettegolezzo, falsità, letteratura da quattro soldi. Farei rinascere la vera letteratura, quella dei Baricco, dei Calvino, dei Buzzati: vale più un romanzo che mille saggi scopiazzati e raffazzonati. Sarò uno dei pochi a pensarlo, ma credo che il romanzo, ancor più del cinema che tanto amo, sia la forma espressiva più adeguata per crescere e capire veramente se stessi.---Chiede a chi legge i suoi libri di condividere - dopo la lettura - il loro parere tramite una SINCERA RECENSIONE: aiuterà così i futuri lettori a capire se è il libro che fa per loro, e darà utili indicazioni all'autore per migliorare il romanzo stesso e il proprio modo di scrivere.Per quanto riguarda la POETICA di romanziere, le domande che lo ossessionano riguardano identità e verità: chi narra e cosa narra – fatti accaduti dentro di sé, o fuori di sé?Analizzando a posteriori ogni sua storia è facilmente riscontrabile, per quanto riguarda l’aspetto formale e strutturale, una forte tendenza alla meta-narrazione e alla scrittura su più livelli, mentre, per quanto riguarda i contenuti, una ricerca di equilibrio attraverso un dualismo di opposti: istinto/ragione, cambiamento/stabilità, viaggiare/stanziare, esperienza corporale/meditazione interiore."Scrivo romanzi, perché lo reputo il modo migliore per avvicinarsi alla verità."Pierluigi Tamanini

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